Guida atipica a Metal Gear Solid V – Missione 31: Sahelanthropus
La nostra serie atipica su Metal Gear Solid 5 arriva alla missione 31, Sahelanthropus, e al primo finale del gioco. È in ogni caso lo scontro finale di Metal Gear Solid 5, quello in cui bisogna imparare a convivere con i nostri demoni.
La prima parte di Metal Gear Solid V: The Phantom Pain si conclude ufficialmente qui, con la missione 31 che vede Big Boss tentare di abbattere Sahelanthropus, attivatosi nella scorsa missione (Skull Face). Abbiamo provato la missione 31 innumerevoli volte e siamo pronti per condividere il miglior modo di superarla, chiudendo questo capitolo in attesa del “vero finale” della seconda parte.
Obiettivi principali della missione:
- Distruggere Sahelanthropus.
Obiettivi secondari:
- Distruggere la testa di Sahelanthropus;
- Colpire il ragazzo fluttuante con un attacco.
L’approccio alla missione – Chi è Sahelanthropus?
Nella missione Sahelanthropus dovremmo vedercela uno contro uno con il progenitore dei Metal Gear. La missione precedente termina con il risveglio di Sahelanthropus, dando così l’opportunità di equipaggiarsi al meglio. La macchina bipede deve il suo nome al ritrovamento di un teschio appartenente a un ominide della regione del Sahel, Africa, chiamato poi sahelanthropus tchadentis. La particolare conformazione del teschio indicava che esso fosse supportato dalla spina dorsale – in parole povere, sarebbe stato eretto prima dell’homo erectus e sarebbe comparso 3 milioni prima dell’australopiteco, facendo di sahelanthropus l’antenato più antico dell’uomo, il progenitore della razza, proprio come è Sahelanthropus rispetto al Metal Gear. Se tutto questo vi sembra anacronistico, lo è (il cranio dello sahelanthropus tchadentis fu scoperto solo nel 2002), ma Hideo Kojima ha giocato sul fatto che Cipher avesse insabbiato l’informazione per poi far tornare l’antenato alla luce quando più comodo.
Sahelanthropus è costituito dagli scarti dell’uranio 235, un metallo durevole ma abbastanza flessibile da permettere al bipede di sostenere il peso sulle gambe. La capacità più spaventosa della creazione del dottor Emmerich, tuttavia, è la capacità di fondere tale uranio impoverito con l’archaea presente nel suo corpo, diventato una bomba atomica semovente. Come già accennato, la sola esistenza di Sahelanthropus creerebbe un’isteria di massa, instaurando un clima di paura mondiale. Per questo motivo dovremo mettere in pratica tutto ciò che abbiamo appreso durante le precedenti missioni per abbattere questo Golia carico di esplosivo.
In questa guida adotteremo uno stile più schematico, trattando Sahelanthropus come un boss a tutti gli effetti, allo scopo di rendere più leggibili i singoli attacchi. La “arena” è un rettangolo di terra dell’Afghanistan vicino alla centrale elettrica, che si rivela più che ottima per un combattimento di questo tipo, soprattutto contando i carri armati posizionati e la possibilità di ripararsi dietro le rocce. Sahelanthropus dispone di un arsenale piuttosto vasto ma che può essere appreso molto presto e addirittura mutilato. Senza perdere altro tempo passiamo alla sezione dedicata all’equipaggiamento, ovvero le migliori armi che possiamo portare con noi per questo lungo scontro.
L’equipaggiamento:
In Sahelanthropus non dovremo preoccuparci di finire le munizioni, poiché verrà inviato automaticamente un elicottero di rifornimento. Detto ciò, dopo diverse prove abbiamo ristretto la scelta a due set, contando anche in quanto tempo è possibile abbattere Sahelanthropus.
- Isando RGL-220 | ALM-48 | Uragan-5 (12+ minuti)
- AM-MRS-4 | CGM-25 | Uragan-5 (8:50 minuti)
Le armi primarie del primo gruppo sono rispettivamente un lanciagranate e una mitragliatrice, mentre l’Uragan-5 è una pistola secondaria di cui si può trovare il progetto nella missione 18 che abbiamo coperto in passato. Questo equipaggiamento dà una maggiore cadenza di fuoco ed è più facile da reperire rispetto il secondo set. Tuttavia, il punto debole di questo primo set è la lentezza nella ricarica dell’ALM-48 e il minor danno generale.
Nel secondo set l’Uragan-5 resta la secondaria numero uno e l’AM-MRS è uno dei primi fucili d’assalto che è possibile ottenere nel gioco. La vera differenza sta nel CGM-25, un lanciarazzi che spara missili multipli a ricerca. Il CGM-25 è senza dubbio la miglior arma di tutte contro Sahelanthropus, ma per progettarla serve avere l’arma Killer Bee a livello 3 e un team R&D di almeno 38 – un livello che, soprattutto se non si è dedicato il giusto tempo a reclutare soldati, potrebbe non essere stato raggiunto entro la missione 31. Il lanciarazzi GROM-11 è una possibile alternativa ma perde la funzione di ricerca del CGM-25 durante la mira, che può rivelarsi preziosa durante le fasi più concitate.
Il secondo set, quindi, sacrifica la cadenza di fuoco e la grande capacità dell’ALM-48 a favore di un’arma più distruttiva e un fucile d’assalto meno potente e che bisognerà ricaricare di frequente. A ogni modo, con il CGM-25 nel proprio arsenale questo malus è di gran lunga sopportabile. Lasciamo a casa il compagno, ricordandoci invece di equipaggiare la Battle Armor, che ci permetterà di sopportare meglio i danni e il visore notturno. Pronti? Si parte, Pequod!
La missione – I punti deboli e gli attacchi di Sahelanthropus:
Durante la pre-missione Skull Face, circondato dalle fiamme, incontrerà la morte con il sorriso stampato sulle labbra per mano del suo stesso Sahelanthropus, sicuro che sparirà dai libri di storia ma che tracce del suo piano rimarranno. La battaglia inizierà immediatamente finita la cut scene, con Sahelanthropus che ci guarda dall’alto.
La prima cosa che farà sarà cacciare dallo sterno la sua frusta speciale, piantarla nel terreno e far fuoriuscire dal terreno spuntoni di roccia a seconda del movimento. La prima cosa che invece dovremo fare noi sarà andare verso di lui, scalare le rocce e puntare al lanciafiamme tra le gambe. Sahelanthropus, infatti, è formato da diverse parti che possono essere danneggiate per indebolirlo più velocemente e non permettergli di utilizzare certi attacchi, come appunto il lanciafiamme. Le parti principali sono:
- Il lanciafiamme, posizionato nell’inguine della creatura;
- Quattro “missili” bianchi posizionati sulla schiena;
- La sfera montata sulla spalla sinistra;
- Il railgun sulla spalla destra;
- Lo sterno: quando si apre e si colora di arancione è il momento giusto per sparare in quel punto, con un diverso effetto sonoro.
Passiamo in rassegna tutti gli attacchi di Sahelanthropus, anticipando che si divide in 4 fasi:
- Fruste di archaea: è il primo attacco che compie e quello che utilizzerà più di frequente. Il modus operandi è lo stesso e vede Sahelanthropus sfoderare una frusta di archaea e “barrire”. A seconda del movimento il colpo si dirama in due varianti: nella prima fuoriusciranno degli spuntoni di roccia in linea retta avvisandoci con una polvere celeste un attimo prima, nella seconda tali rocce aguzze spunteranno direttamente sotto Big Boss e nelle fasi più avanzate, lo circonderanno. Nel secondo caso basta sparare ripetutamente per aprire un passaggio. Una volta evitato l’attacco concentriamoci sullo sterno puntando con il CGM-25 o con un semplice mitragliatore finché non lo richiude.
- Lanciafiamme: il lanciafiamme, a nostro parere, è la seconda arma più pericolosa a disposizione del boss e serve a Sahelanthropus per proteggersi dal suo unico vero punto cieco. L’attacco vede delle fiamme investire l’area attorno al carro armato bipede in particolar modo se gli siamo troppo vicini. La cosa migliore da fare è sfruttare il suo primo attacco, le fruste di archaea, aggirare le rocce e puntare al lanciafiamme, guastandolo e rendendolo inutile per tutto il resto della battaglia. Tutto quello che bisogna fare è sparare precisamente al lanciafiamme – vi renderete conto quando diventa inutilizzabile, usciranno delle scintille.
- Mitragliatrici: Sahelanthropus riesce a sparare proiettili dagli occhi. È un attacco debole e impreciso, evitabile semplicemente non rimanendo fermi.
- Granata di archaea: segnala l’inizio della seconda fase a un quarto di vita circa ed è una granata che rilascia una nube rossa che limita la vista e corrode tutti i veicoli dell’area, neutralizzandoli. Non fa danno ed è possibile aggirare la nebbia con il visore notturno.
- Missili guidati: Sahelanthropus si metterà in posizione e sparerà dalle cosce diversi missili guidati, circa 4-5. Per evitare una fine prematura basta spararli anche solo una volta, occhio al caricatore, soprattutto se utilizzate un fucile d’assalto.
- Sonde esplosive: Sono delle sonde che Sahelanthropus spara dalle spalle e gravitano sopra di lui per qualche secondo, salvo poi tramutarsi in missili a ricerca. Queste sonde di colore bianco, come i missili guidati, sono la principale arma che Sahelanthropus ha contro il chopper che arriva in nostro aiuto e basta neutralizzarli sparandogli prima che la loro ricerca si concluda.
- Railgun: Segnala la terza fase ed è l’attacco più devastante di Sahelanthropus. Raggiunta circa metà vita, il boss salterà all’indietro atterrando lontano e su un’altura. Da lì si chinerà e caricherà il suo railgun (o cannone a rotaia), capace di sparare un raggio elettrico ad alta potenza e finire Big Boss in 1-2 colpi. È possibile vedere cosa sta puntando da un laser rosso che preannuncia il punto d’impatto e l’unica cosa da fare in questi casi è sfruttare il territorio e nascondersi dietro una roccia finché Sahelanthropus non ritornerà nell’arena.
- Salto: Segnala la quarta e ultima fase e utilizzando il CGM-25 è possibile addirittura saltarla. È la più semplice di tutte perché accade al rallentatore. Sahelanthropus, ridotto all’ultimo quarto di vita, salterà spesso all’indietro e poi verso Big Boss attivando la reflex mode, rivelandosi sotto il controllo del ragazzino fluttuante che apparirà davanti al suo muso. Abbiamo diversi secondi per prendere un’arma che sappiamo essere carica (come la Uragan-5, che dispone di una ricarica più veloce) e colpire il ragazzino fluttuante. Sahelanthropus rimarrà stordito abbastanza per danneggiarlo seriamente e aspettare che salti di nuovo verso la sua morte.
Epilogo – Addio Skull Face:
Abbattuto il progenitore dei Metal Gear, Big Boss ritornerà con Miller nel punto Skull Face ha esalato l’ultimo respiro, scoprendo però che è in fin di vita, schiacciato da una trave. Big Boss si farà così spazio tra i lamenti di Skull Face, che chiede di morire, raccogliendo le fiale che contengono i parassiti del ceppo inglese – il vero piano del leader XOF.
Notando con stupore che ne manca una, getterà le altre in mezzo al fuoco. Purtroppo, occupati con il morente Skull Face, nessuno si accorgerà che il ragazzo fluttuante salva una fiala dalle fiamme per poi allontanarsi scomparendo.
A questo punto possiamo decidere se accontentare o meno Skull Face, se ucciderlo cioè con il suo fucile o lasciarlo agonizzante dove si trova. Nel caso decidessimo di “risparmiarlo”, Big Boss si limiterà a sparare a ciascuno dei suoi arti, vendicando così Miller, dirigendosi poi verso l’elicottero. In quel momento si udirà uno sparo e si scoprirà che è stato Huey Emmerich, ex-prigioniero tra molte virgolette, ad aver avuto l’ultima parola sulla vita di Skull Face.
Lo stesso Emmerich accoglierà con gioia l’arrivo di Sahelanthropus al quartier generale dei Diamond Dogs, che ormai spento rimane come una sentinella in mezzo all’oceano. Emmerich, insieme a Eli, sarà protagonista silente della seconda parte di Metal Gear Solid 5, ma questa è un’altra storia. La visione di Skull Face è stata sventata e adesso non si può che andare avanti, ciascuno con il dolore fantasma che la guerra porta con sé.
Imbracciamo i fucili in mani assenti. Ci reggiamo in piedi su gambe assenti. Spingiamo avanti sulle ossa dei caduti. In quel momento, e solo allora, noi siamo vivi. Questo “dolore” è nostro e di nessun altro. Un’arma segreta che brandiamo dove nessuno può vederla.
La seconda parte di Metal Gear Solid 5 consiste nella ripetizione di alcune missioni in modalità difficili e altre più importanti che gettano luci e ombre sulla figura di Big Boss. Noi vi ringraziamo per averci seguito fino a qui e lasciamo la porta socchiusa per altre possibili missioni insieme.