The Last of Us Part II: un fight system complesso
Nuove scelte morali, anche in combattimento
The Last of Us Part II introduce diverse nuove meccaniche, non solo a livello di esplorazione e environmental storytelling, ma anche nel contesto delle varie sequenze di combattimento che dovremo affrontare.
Uno degli aspetti più interessanti e, in pieno stile The Last of Us Part II, controversi del fight system è l’introduzione dei cani: lontani dalla “pucciosità” che la vita quotidiana ci presenta, o anche solo i companion offerti da titoli come Blair Witch e Fallout, sono macchine di morte che non si fanno scrupoli ad attaccare Ellie, una volta aizzatile contro.
La domanda centrale è logica: siete disposti a ucciderli, per sopravvivere?
Sentiamo Neil Druckmann:
I cani sono… interessanti, perché è parecchio difficile uccidere un cane, soprattutto sentirne gli ultimi rantoli prima di morire. Vi troverete in questa situazione in cui dovrete scegliere se rischiare un approccio completamente stealth al livello, o facilitarvi la vita uccidendo con una freccia prima il cane poi il suo proprietario. Le opzioni di approccio, le strategie, sono davvero molte di più rispetto al primo capitolo.
I WLF, il gruppo che ora controlla Seattle, ha allenato i cani per riconoscere l’odore degli “stranieri”, e Ellie, nuova dell’area, è sicuramente nell’occhio del mirino: anche se sarete nascosti, i cani possono, lentamente ma sicuramente, portare i loro padroni dritti dritti da voi, perché sentiranno e seguiranno il vostro odore.
Certo, possiamo sfruttare l’abilità “udito” già presentata nel primo The Last of Us per osservare la scia di odore che Ellie si sarà lasciata alle spalle e agire di conseguenza, ma non è difficile immaginare situazioni in cui ci troveremo faccia a faccia con un cane, e l’unica scelta diversa dalla morte sarà ucciderlo, tra guaiti e rantoli di morte.
“Ho dovuto lottare a lungo per sopravvivere, e non… Qualunque cosa accada, continui a trovare una ragione per cui lottare”.
Mai le parole di Joel furono più on point.