TikTok: molte luci e moltissime ombre
Il social cinese rischia il ban dagli Stati Uniti.
Donald Trump, Presidente degli Stati Uniti d’America, starebbe per vietare l’utilizzo della app TikTok negli Stati Uniti.
La diatriba tra Stati Uniti e Cina è infatti cosa ormai nota dai tempi in cui Huawei è stata inserita nella Entity List delle aziende con le quali le controparti americane non avrebbero potuto collaborare o avere interessi commerciali, a causa dei problemi di sicurezza nazionale derivanti da presunti spyware inseriti nei device cinesi. A finire nel mirino dell’inquilino della Casa Bianca è toccato adesso al social network TikTok dell’azienda ByteDance, lanciato nel 2016 con il nome Musical.ly che, pur avendo base negli Stati Uniti, è di proprietà cinese con il marchio Douyin. Il funzionamento di questo social network, per chi ancora non lo sapesse, è molto semplice: una volta scaricata la app e creato un account, l’utente può creare brevi videoclip, inserendo filtri o effetti.
Occorre precisare che il Presidente americano non è l’unico ad aver preso provvedimenti contro TikTok: il social network cinese infatti, è già oggetto di un ban da parte del governo indiano poiché risulterebbe “pregiudizievole per la sovranità e l’integrità dell’India, la sicurezza dello Stato e l’ordine pubblico”. Alla radice del divieto ci sono ragioni politiche di assoluta rilevanza internazionale, sfociate nello scontro del Karakoram sul confine tra India e Cina, nel quale sono rimasti uccisi venti soldati indiani. Oltre alle questioni politiche, tra i due paesi è in atto una vera e propria guerra commerciale anche perché il premier indiano Narandra Modi è a capo di un partito fortemente nazionalista che, di fatto, non ha alcuna opposizione concreta in patria.
Inizialmente sembrava che il Presidente Donald Trump stesse considerando di firmare un ordine esecutivo che obbligasse a vendere parti di TikTok a una società americana a causa di problemi di sicurezza nazionale, tuttavia in seguito ad alcune dichiarazioni rilasciate ai giornalisti direttamente dall’Air Force One, pare che addirittura si stia parlando di vietare l’utilizzo della app su suolo americano, un provvedimento che ricalcherebbe perfettamente quello varato dal governo indiano. Le iniziali voci che parlavano di un’ordinanza di vendita con Microsoft interessata all’acquisizione sembrano quindi essere del tutto infondate, anche perché Trump stesso ha categoricamente smentito qualsiasi buon proposito in merito ad un’acquisizione del prodotto da parte di un’azienda americana.
Tutto è cominciato quando il gruppo hacker Anonymous ha analizzato la app TikTok con la tecnica del reverse-engineering, grazie alla quale è stato stabilito che l’algoritmo alla base del social network fosse sostanzialmente un malware controllato direttamente dal governo cinese. A livello internazionale si sa che la Cina adotti una politica di controllo totale sulla popolazione attraverso la tecnologia, è infatti impossibile vivere in Cina se non si possiede uno smartphone: i dati di milioni di cinesi sono infatti costantemente a disposizione del governo, poiché tramite cellulare si fa tutto ciò che caratterizza la vita quotidiana, come ad esempio i pagamenti.
Benché il Presidente Donald Trump sia persona discussa in tutto il mondo, specialmente in Europa, la sua forte presa di posizione non fa eco solo a quella del governo indiano, ma anche alla creazione di una task force europea chiamata a verificare se il social network cinese possa essere o meno pericoloso per la privacy degli utenti. Al giorno d’oggi infatti, con il problema della cybersecurity che si fa sempre più pressante, nulla spaventa come la violazione dei dati delle persone a livello internazionale.
Inizialmente il fatto che TikTok avesse base negli Stati Uniti aveva messo a tacere il problema dell’integrità e della sicurezza dei dati, tuttavia diversi esperti interpellati hanno sostanzialmente confermato che non conta dove questi dati siano custoditi, conta il tipo di rapporto che c’è tra chi comanda e chi ha effettivamente accesso a questi dati. In parole povere, anche se il materiale viene conservato su suolo americano, se coloro che hanno accesso ai dati stessi sono sotto il comando di Pechino, non c’è alcuna garanzia che i dati non siano a disposizione dei cinesi. A questo proposito, occorre ricordare che TikTok deve necessariamente rispettare le leggi cinesi in materia di controllo e gestione delle informazioni, con tutti gli annessi e i connessi. Molte volte infatti, la differenza tra “moderazione” e “censura” si assottiglia talmente tanto che quasi non si nota la differenza.
Senza addentrarsi nel diritto della comunicazione elettronica, sappiate che in Cina tutto ciò che fa parte della vita quotidiana è sotto il rigido controllo governativo. Nel caso di TikTok, se un contenuto può diffondersi o semplicemente “esistere”, è il governo stesso a deciderlo. Ad oggi, nessuno è ancora riuscito, dopo svariate inchieste, a stabilire i criteri con cui la piattaforma viene moderata. Stando alle dichiarazioni di alcuni ex dipendenti della sede americana dell’azienda, per tutto ciò che riguarda l’ambito della moderazione e della gestione dei contenuti, è sempre stato tutto affidato a moderatori cinesi che hanno sempre avuto l’ultima parola su qualsiasi contenuto.
Un caso emblematico è quello dell’azione legale mossa da una ragazza di origini asiatiche che accusa l’azienda di aver trasferito i suoi dati sensibili in Cina senza averle chiesto alcun consenso. Sembrerebbe infatti che sia stato creato un account con i suoi dati biometrici e il numero di cellulare, cosa assolutamente impossibile senza un accesso diretto ai dati dell’utente. I precedenti legati alle app di provenienza cinese purtroppo ci sono tutti: basta pensare a Grindr, una app di un’azienda per incontri omosessuali che tracciava tutto ciò che era presente sullo smartphone di alcuni militari americani.
Al di là della questione politico-economica della faccenda, occorre sempre di più fare attenzione a come utilizziamo i nostri dati quando siamo on line, perché siamo noi i primi a doverli tutelare dai malintenzionati. Una grande attenzione va assolutamente dedicata ai minorenni, ovvero la categoria che più di ogni altra utilizza TikTok ed è perennemente connessa ad internet con lo smartphone. Ricordatevi che quando un contenuto viene pubblicato on line, è impossibile da rimuovere, diventa pubblico ed è virtualmente a disposizione di chiunque. Il pericolosissimo fenomeno del “deep fake”, con cui si ruba letteralmente il volto di una persona per screditarla attraverso immagini compromettenti, è solo uno dei pericoli in cui si può incorrere on line.