iOS 13 e le automazioni: Innovazione perfettibile
L'App Comandi, con iOS 13.1, si arricchisce del tab Automazioni, che dovrebbe permettere di lanciare in automatico le nostre shortcuts. Peccato che non sia proprio così.
Immaginatevi uno smartphone che sia smart per davvero: un dispositivo che disponga di un’intelligenza artificiale in grado di comprendere quando deve eseguire determinate azioni preimpostate dall’utente, permettendogli di risparmiare tempo e automatizzare anche operazioni complesse che fanno parte della routine di tutti i giorni. Bello, vero? Ecco, ora continuate a immaginare, perché le automazioni, una delle novità più attese dell’aggiornamento iOS 13 per iPhone e iPad si dimostra altamente perfettibile, fallendo (almeno in parte) nel tentativo di rivoluzionare l’esperienza d’uso con i device Apple.
Tutto inizia parecchio tempo fa – calcolando che in informatica anche pochi mesi corrispondono ad ere geologiche – con un’apparentemente innocua app chiamata IFTTT. If this, then that, disponibile ancora oggi, permette di concatenare azioni ed eseguire interazioni tra app nel momento in cui si verificano determinate condizioni: si può ad esempio copiare e postare un contenuto su tutti i profili social con un solo tap, piuttosto che impostare il comportamento degli accessori domotici in base alla propria posizione, o ancora realizzare infinite altre “scorciatoie” che si adattino alle differenti modalità di utilizzare lo smartphone che ognuno di noi mette in atto ogni giorno.
Se su Android IFTTT permette di impostare anche i comportamenti del sistema operativo, sappiamo bene quanto il software made in Cupertino sia volutamente chiuso, ed è così che è nata l’app Comandi. È singolare vedere come su un ecosistema blindato come iOS Apple abbia permesso l’esecuzione di shortcuts – questo il nome dell’app in lingua inglese, decisamente più autoesplicativo rispetto alla traduzione italiana – che da iOS 12 permettono di inanellare script anche molto complessi, realizzando delle vere e proprie macro. E così ad oggi, con un iPhone dotato di iOS 12 o superiore, è possibile programmare scorciatoie che al tap aprono un’applicazione ricavandone delle informazioni che passano poi a un’altra app, per eseguire una seconda azione proseguendo virtualmente all’infinito nella creazione di comportamenti molto complessi che richiederebbero numerosi input da parte dell’utente. Alcuni esempi? Con un solo tap potete convertire una playlist da Apple Music a Spotify, piuttosto che ridimensionare e applicare watermark a un’immagine, zippare una serie di file e inviarli per e-mail e così via.
Ma non basta: gli utenti (soprattutto noi dall’anima più nerd! -ndr) chiedevano di più: ed è così che con le automazioni di iOS 13 beta prima e con iOS 13.1 ora, tutti gli utenti hanno accesso al nuovo tab automazioni all’interno dell’App Comandi. Cosa è in grado di fare (o meglio, come vedremo tra poco, cosa dovrebbe essere in grado di fare) questo tool? Semplicemente permettere di far sì che il proprio dispositivo esegua un’azione – o addirittura una o più shortcuts in sequenza – al verificarsi di una determinata condizione.
Si potrà così dire al proprio iPhone di inviare un messaggio alla famiglia quando si esce dal lavoro, calcolando automaticamente in base al traffico il tempo di percorrenza necessario a tornare a casa; si potrà far sì che al mattino, allo spegnimento della sveglia, il cellulare si colleghi agli accessori Homekit compatibili per accendere le luci, mostrarci il telegiornale, fornirci le previsioni del tempo e così via, senza richiedere alcun intervento da parte nostra nel comandare ogni singola azione necessaria a fare tutto ciò.
Una rivoluzione, insomma, soprattutto per un sistema (scusateci se lo ribadiamo per l’ennesima volta, ma riteniamo la cosa davvero una pietra miliare) chiuso come iOS. Una rivoluzione che però, nel momento in cui si inizia a utilizzarla per davvero, mostra tutte le sue mancanze e il suo essere ancora fastidiosamente acerba. Qual’è il problema? Che per i trigger più utili (es.: quando si arriva o si lascia una determinata posizione) iOS 13 richiederà all’utente di confermare le automazioni con una notifica che comparirà sullo schermo prima di eseguire l’azione richiesta.
Ed ecco che torna la limitante chiusura di iOS e l’ossessione di Apple per la privacy, che prevede il lancio delle shortcuts solamente a device sbloccato e a interazione con l’utilizzatore avvenuta. E così, mentre da una parte è possibile gestire macro incredibilmente complesse nel momento in cui si tappa lo schermo per spegnere la sveglia, risulta impossibile far compiere automaticamente a iOS 13.1 un’azione assurdamente banale come disattivare la rete Wi-Fi quando si lascia la propria abitazione.
Ci siamo interrogati a lungo sul perché di questa scelta senza riuscire a comprendere le motivazioni di Apple: escludiamo le preoccupazioni legate al risparmio della batteria, dal momento che applicazioni come Dov’è (nuova App di cui abbiamo parlato qui) fanno già uso del rilevamento della posizione, mentre funzioni come non disturbare e dark mode sono programmabili e attivabili in automatico in background a seconda dell’orario. Resta quindi il discorso privacy, legato al convincimento che l’utente deve comunque interagire con il proprio dispositivo per confermare il lancio di una serie di azioni predeterminate, ma anche qui si tratta di una giustificazione che si arrampica sugli specchi: sono io utente a impostare l’automazione, decidendone il comportamento e decidendo quando voglio che il mio smartphone la esegua. L’assistente personale dovrebbe proprio servire a questo: a mo di maggiordomo che, una volta ricevute le indicazioni su cosa fare e quando farlo, esegue il compito affidatogli senza chiedere ogni volta conferma al padrone di casa, no?
No. Almeno per il momento. Non capiamo davvero il senso di tarpare così violentemente le ali a un sistema aperto come Shortcuts, potenzialmente in grado di fare qualsiasi cosa, compreso installare codice non autorizzato che uno sviluppatore malintenzionato potrebbe “nascondere” tra le centinaia di azioni di un comando rapido (ne sono un chiaro esempio gli shortcuts dedicati al Jailbreak o esplicitamente riferiti a Cydia): se l’utente può autorizzare e installare un comando rapido in grado di arrecargli danni con un semplice tap, a che pro chiedergli invece conferma tramite notifica per eseguire invece un comando rapido semplicissimo, creato da Apple stessa e già presente nella libreria di default degli shortcuts?
La conclusione a cui siamo giunti è che Comandi in iOS 13, con le sue relative automazioni, è un po’ come Siri o Mappe ai suoi albori: l’intenzione di Apple è sempre quella di stupire inserendo quella caratteristica proprietaria che, al momento del lancio ufficiale, lascia sempre la sensazione che sarebbe stato necessario un periodo di rodaggio maggiore. Chi vi scrive utilizza iPhone e prodotti Apple da diversi anni: anche il più sfegatato fanboy Apple ammetterà di aver utilizzato Google Maps per almeno un anno o due prima che il nativo Mappe diventasse affidabile; lo stesso si può dire per Siri, iniziato a diventare utile solo dopo l’integrazione con CarPlay e dopo una serie di aggiornamenti che hanno reso l’assistente virtuale qualcosa di più di una divertente voce elettronica in grado di raccontare una barzelletta.
La scusa della privacy e del controllo sempre in mano all’utilizzatore non reggono: Shortcuts è un’applicazione dalle potenzialità enormi, e contiamo che Apple recepisca i numerosi feedback degli utenti che chiedono a gran voce una reale integrazione con il sistema operativo e le sue funzioni, per permettere finalmente a iOS 13 e alle sue automazioni di dare senso alla componente smart dei nostri smartphone.