Sword Art Online: Lost Song (PS4)
Archiviati anche i The Game Awards 2015, l’anno in corso si appresta a giungere alla sua più che degna conclusione videoludica. Ma prima di lasciarci investire dall’inevitabile hype per i titoli più attesi del 2016, concentriamoci su un gioco che strapperà un sorriso ai fan più accaniti della serie di ligh novel giapponesi Sword Art Online, scritta da Reki Kawahara e illustrata da abec.
Sword Art Online: Lost Song è il diretto successore di Sword Art Online: Hollow Fragment, di cui vi abbiamo parlato nell’estate del 2014. Abbandonati i pericoli di Aincrad (ambientazione dell’arco narrativo delle prime due light novel, dove trova spazio proprio quella Hollow Area anacronistica che abbiamo avuto modo esplorare in SAO: Hollow Fragment), Kirito e compagni si trovano ora a sbrogliare le matasse dell’universo multirazziale di ALfheim Online.
Dove eravamo rimasti?
Il ciclo narrativo di Aincrad è dunque concluso e l’arcinemico Heathcliff non rappresenta più una minaccia reale e men che meno virtuale. È così dunque che a convalescenza ultimata la compagnia di Kirito-kun si getta senza indugio nel Virtual Reality Massively Multiplayer Online Role-Playing Game (VRMMORPG) di ALfheim Online, universo composto da continenti fluttuanti dalla eterogenea geomorfia. Seguendo dunque la stessa linea temporale (alternativa, rispetto a quella delle light novel originali) di Hollow Fragment, il gioco comincia con i nostri eroi alle prese con la prima espansione di ALfheim, Svart ALfheim.
Per la prima volta in un gioco ambientato nell’universo SAO potremo potremo impersonare non solo l’eroe Kirito ma un più vasto totale di diciannove personaggi tra i più celebri dell’anime e del cicli di Kawahara (due di questi ottenibili esclusivamente tramite DLC). Il gioco permette inoltre di creare il proprio personaggio, che verrà però gestito nell’arco narrativo come se fosse l’eroe Kirito. Tre sono i nuovi personaggi inediti che vengono introdotti in SAO: Lost Song. L’idol russa e al contempo promettente scienziata Nanairo “Seven” Arshavin”, con una mania per la realtà virtuale, Rain, ragazza che seguirà il protagonista durante le sue avventure e Sumeragi, guardia del corpo di Seven.
Muovendo i primi passi nelle regioni dei nuovi continenti fluttuanti ci verrà fornita una panoramica dell’eterogeneo mondo di gioco e dei suoi equilibri: la gilda conosciuta come Shemrock, che fa capo all’idol scienziata Seven, conta tra i suoi membri il 30% dei top player dell’universo di gioco. La sua guardia del corpo Sumeragi detiene il titolo di miglior spadaccino del mondo a seguito della vittoria in uno scontro diretto con il leader del clan Salamander, Eugene. La trama ruoterà attorno a questi inediti nuovi personaggi con cui Kirito e associati dovranno condividere gioie e dolori nelle innumerevoli battaglie aeree e di terra che li attendono.
Vola vicino al sole, bruciati senza riserbo
Disponibile su Play Station 3, Playstatin 4 e Play Station Vita, il nuovo titolo Namco Bandai riprende quello che era il sistema di gameplay dei titoli precedenti e implementa un nuovo sistema di esplorazione e combattimento aereo dell’universo fluttuante: l’introduzione della simulazione di volo promette di essere il punto più alto dell’esperienza videoludica del titolo. I comandi sono molto semplici e un essenziale tutorial ci mostrerà come potremo usufruire sin dalle primissime fasi di gioco delle ali dei nostri protagonisti per librarci in volo in due diverse modalità, una dal taglio esplorativo e la seconda che ci permetterà di compiere distanze più elevate a maggior velocità. Proprio come accade a terra, anche le azioni in volo saranno dettate da una barra della stamina che ci permetterà scatti e riprese per un tempo limitato, prima di riempirsi automaticamente quando torneremo ad andature più blande.
Come per i titoli precedenti, potremo impostare in quadranti di slot un totale di azioni tra abilità speciali direttamente collegati all’equipaggiamento ed arma in uso e magie. Una volta padroneggiati gli strumenti di combattimento a terra e in cielo, sarà divertente affrontare orde di nemici su più livelli alternando magie e abilità in maniera sufficientemente fluida. Nel nostro quartiere generale in città, nella più classica delle locande potremo salvare il gioco, cambiare abilità ed equipaggiamento e impostare il team di massimo tre personaggi che comporrà la prossima fase della nostra avventura. In città sarà poi possibile craftare nuovi equipaggiamenti e accettare missioni secondarie da risolvere a terra o in cielo per ottenere nuovo equipaggiamento o materiale per le nostre azioni di craft. Fin qua tutto bene dunque.
Un paio d’ali non basta
Se le prime ore di gioco nell’universo di Svart ALfheim scorrono senza intoppi e in qualche modo piacevoli, proprio quando ci staremo per convincere che in fondo quella sensazione di libertà dettata dalla possibilità di esplorare il mondo non solo in lungo e in largo ma anche in “alto” ci accompagnerà fino alla fine del gioco, ecco che le cose prendono una brutta piaga.
La prima delle situazioni che non riusciremo a digerire risulterà probabilmente nella ripetitività di nemici, dungeon e azioni che potremo intraprendere. Le stesse situazioni di gioco ci vengono presentate decine e decine di volte senza nemmeno un diverso condimento, i cieli saranno presto tutti facilmente riconoscibili e i nuovi dungeon pressoché indistinguibili dai precedenti. Accompagnati da una colonna sonora anch’essa ripetitiva e per nulla originale, ci accorgeremo troppo presto che quel senso di libertà assaporato nelle primissime fasi verrà per buona parte del gioco inasprito da limitatori di altitudine che non ci permetteranno di godere appieno delle ali magicamente comparse sulle nostre schiene.
E a nulla servirà cercare svago nelle missioni secondarie o coltivare le relazioni tra Kirito e i compagni di viaggio. Le prime risulteranno presto mortalmente ripetitive quanto l’universo che ci circonda, mentre le seconde dettate da dialoghi surreali, scostanti e non contestualizzati anche nel caso di relazioni sentimentali tra personaggi e spesso correlate alle già citate monotone missioni secondarie.
A smorzare l’entusiasmo iniziale contribuisce in maniera determinante la trama di gioco: senza la presenza di un arcinemico mortale, senza il peso di migliaia di vite sulle nostre spalle, senza ostaggi in pericolo o mondi da salvare, Lost Song incespica in un sussegui di scene troppo lineari, prevedibili anche dal fan meno esperto e assolutamente non motivanti.
Ben presto ci accorgeremo come ci verrà naturale preferire un ristretto numero di personaggi giocabili per poi concentrarci esclusivamente sul loro sviluppo e sul loro equipaggiamento, con un livello di fan service insufficiente al punto che nemmeno i preferiti tra i nostri personaggi di Sword Art giocabili ci salveranno da quel senso di vuoto che mai più avremmo immaginato potesse rimanere a tal punto incolmato.
A spezzare la continuità del gameplay, una delle poche note positive del gioco risulta essere il multiplayer. Sarà infatti possibile connettersi senza problemi alla rete per reclutare un massimo di due amici o giocatori e affrontare insieme le orde di nemici poco dettagliati e dallo scarso numero di pixel sincronizzando attacchi e strategie. In questo modo affrontare l’ennesimo drago che ci attende in un cielo dalla grafica opinabile o il guerriero deforme già visto appena dieci minuti prima tra quelle colonne in un tempio che non fa invidia alle grafiche old gen potrebbe risultare meno noioso.
[signoff predefined=”Signoff 1″]Insomma, se siete fan sfegatati della saga e non vi siete mai perso nulla dell’universo di Sword Art, dalle ligh novel all’anime passando per i cicli narrativi alternativi dei videogiochi dedicati, troverete in Sword Art Online: Lost Song un titolo apprezzabile. Una campagna single player noiosa e poco incisiva, dalla trama prevedibile e dai dialoghi superflui e sconnessi, accompagnati da grafiche e musiche non al passo coi tempi e orde di nemici indistinguibili dopo poche ore fanno di Sword Art Online: Lost Song un action RPG che raggiunge solo la sufficienza. Nonostante l’ebrezza del volo in un contesto action, Lost Song non è il miglior RPG da inserire nella wishlist del prossimo Natale.[/signoff]