Zero Time Dilemma – Recensione
Nel mondo dei videogames di oggi, posso dire di essere circondato da una varietà di produzioni stupefacente e veramente fantastica. Posso sfidare altri eroi perfettamente caratterizzati in soggettiva sul mio PC con Overwatch, o magari andare in cerca di tesori con Nate in Uncharted per PS4 o persino rilassarmi per una breve partita a Pac-Man 256 su Xbox One, mangiando fantasmi con gli amici spendendo in tutto una manciata di euro.
E ci sono anche Playstation Vita e l’industria del videogioco giapponese, un mondo a parte che sfortunatamente sta vivendo un periodo davvero difficile: 10 anni fa quasi tutte le grandi produzioni avevano matrice nipponica, ora vi sfido a trovarne più di una manciata all’anno. In questa situazione, la quale mi causa notevole tristezza devo dire, la buona notizia è pervenuta dalla distribuzione digitale, una pratica che ha reso possibile l’arrivo e localizzazione a prezzi contenuti di prodotti che lo scorso decennio non avrebbero avuto una chance che una di giungere dalle nostre parti.
In questo scenario si colloca perfettamente la trilogia di visual novel/puzzle/escape games che risponde al nome di Zero Escape. Nata su Nintendo DS nel 2009 con 999: Nine Hours, Nine Persons, Nine Doors(mai arrivato in Europa, ndr) e proseguita 3 anni dopo su Playstation Vita e Nintendo 3DS con Virtue’s Last Reward, la serie è entrata nel cuore di moltissimi, incluso il sottoscritto, per la sua storia tanto convoluta e intrigante (mi ricorda Lost), i suoi personaggi davvero dettagliati e profondi e i suoi intelligentissimi enigmi. Oggi, sulle stesse piattaforme (più PC!) dell’ultimo giro, arriva Zero Time Dilemma, la storia che chiude il cerchio e, nonostante i problemi economici del publisher, regala l’ultima gioia a noi, il pubblico adorante.
Un gioco per aficionados
Il progetto di Zero Time Dilemma ha un nome e un cognome, Kotaro Uchikoshi, geniale game director giapponese, responsabile unico di questa storia ai limiti della fantascienza e del paranormale, dove gruppi di persone vengono intrappolate in strani edifici dove cose pericolose succedono e un pazzo in maschera li comanda a bacchetta giocando con la loro morte. Chiaramente, un concept di questo tipo non è per tutti, ed è proprio a noi – pochi, giudicando dal successo commerciale molto relativo dei primi capitoli – che Zero Time Dilemma è dedicato: un progetto inizialmente accantonato e poi riportato in vita grazie alle richieste dei fan; fan che lo stesso Uchikoshi ha ringraziato pubblicamente negli ultimi giorni, dedicandogli questo splendido epilogo della trilogia.
Zero Time Dilemma è un sequel di Virtue’s Last Reward e 999, sebbene i suoi avvenimenti non siano direttamente conseguenti a quelli dei suoi predecessori. Tuttavia, una buona parte del cast (per esempio la presenza di Junpei e Akane da 999 e di Sigma e Phi da VLR), la storia sottintesa e le situazioni sono riprese invece in toto dal lore della serie; perciò, difficile consigliare ZTD a chi non abbia già conosciuto Zero, il Radical-6 o il Nonary Game. Chi di voi fosse completamente nuovo, potrebbe certo apprezzare i puzzle, ma perderebbe davvero tanto nella comprensione della complessa storia o delle pieghe più interessanti dell’intreccio.
Siamo tre squadre fortissimi
Zero Time Dilemma, come gli altri episodi prima di lui, è una visual novel dalla narrazione molto approfondita intervallata da sezioni “Escape the Room”, nelle quali, in stile avventura grafica/puzzle, dovremo indagare e trovare l’uscita dalla stanza. Gli enigmi di questo nuovo episodio sono ancora una volta molto stimolanti, tuttavia, rispetto al passato, alcuni appaiono fin troppo oscuri, costringendo a procedere per tentativi. Quando tutto funziona bene invece, il flusso mentale che porta alla risoluzione delle stanze è uno dei momenti più appaganti vissuti da quando testo videogiochi.
Il tutto è poi ovviamente attorniato da una storia, la vera protagonista del gioco, comprensiva delle sue linee temporali e numerosi finali, una caratteristica tradizionale della serie.
La principale differenza, a parte il nuovo motore grafico 3D dalle prestazioni e look discutibile (soprattutto su 3DS), tra Zero Time Dilemma e il passato è la nuova linea temporale e il sistema delle Squadre. Gli Zero Escape sono contraddistinti da una storia che si divide in numerose timeline, le quali portano a ad altrettanto numerosi finali. Una feature abbastanza classica degli adventure e delle visual novel, con un twist: in Zero Time Dilemma tutti i finali, tutte le sequenze, contribuiscono a costruire la trama globale del gioco. Prendete come esempio un Steins;Gate a caso: in quel gioco certo ci sono numerosi finali ed è possibile e consigliato rigiocare più volte il titolo per scoprire tutti i possibili modi nei quali può concludersi, ma ogni nuovo finale resta fine a sé stesso, solo un modo diverso per rivivere qualcosa. Invece, da 999 in poi, Uchikoshi ha creato questo sistema geniale che permette di arrivare al “true ending” solamente vivendo la summa di tutti i finali e di tutte le timeline. Per questo, in questi giochi è imperativo scoprire tutte le strade per giungere a quella che concluderà la storia, imparando nuovi dettagli in ogni realtà parallela. E per fare ciò, è stata introdotta in Virtue’s Last Reward una comoda tabella che mostra tutte le strade esplorate e non, permettendoci di tornare immediatamente a un particolare momento di gioco per eventualmente prendere una decisione differente.
In Zero Time Dilemma la rinnovata linea temporale si dimostra un punto di forza e di debolezza allo stesso tempo. In questo capitolo infatti seguiremo contemporaneamente le vicende di tre squadre composte da tre ignari personaggi ciascuna. Siamo nel 2028 e ognuna di queste persone sta partecipando a un esperimento nel deserto del Nevada, rinchiusa in una base per mesi per simulare gli effetti di una possibile colonizzazione di Marte. Un mattino però si ritrovano all’interno di una prigione, dove un misterioso personaggio vestito come un medico del Rinascimento chiamato Zero li informa di essere diventati parte del Decision Game, un gioco che li vedrà competere per la loro vita.
The Decision Game
Non tratterò oltre la trama di Zero Time Dilemma, in quanto sono convinto che il modo migliore sia quello di vivere da soli i tre giochi uno dietro l’altro e connettere i punti, scoprire chi sia Zero e che cosa voglia effettivamente da noi. Dopo questa piccola digressione sulla trama, devo forzatamente tornare al discorso sulle squadre; nei precedenti titoli della serie, la storia si divideva in momenti pre-determinati, a seconda di scelte o azioni compiute e questo avviene anche in questo capitolo, tramite le decisioni immediate che il “Decision Game” costringe i personaggi a prendere. Tuttavia, l’esperienza in ZTD è meno lineare e davvero innovativa. Intanto, come accennato, le vicende sono vissute dal punto di vista di tre squadre diverse; dopo aver completato ogni segmento di storia, risolvendo un puzzle o prendendo una decisione, potremo selezionare un nuovo frammento di trama dal menu, scegliendo il team con il quale affrontare la nuova sfida. E questo è reso possibile dalla struttura di Zero Time Dilemma, non più cronologica, ma affrontabile nell’ordine che vogliamo; scelta giustificata da un espediente narrativo che scoprirete dopo pochi minuti.
La nuova linea temporale è quindi originale, ma può confondere, in quanto non si capisce effettivamente che piega della storia stiamo vivendo. Affrontando vicende in momenti diversi e con protagonisti diversi, si rischia di perdere il controllo sulla totalità della narrazione, fin troppo spezzettata e in generale il gioco non sembra seguire una trama coerente come in passato. Decisamente una caratteristica che alcuni ameranno e alcuni odieranno. Posso dire di non averla apprezzata molto.
Classe nipponica
Zero Time Dilemma è comunque un gioco che, subito dall’inizio, mostra una classe tipica solo delle grandissime menti. Già un colpo di scena che potreste incontrare dopo 3 minuti mi ha costretto ad appoggiare la console sul tavolo e applaudire il team di sviluppo. Dopo due episodi della serie, Uchikoshi e Chime co. mostrano maturità e un’esperienza tale da poter raccontare storie pazzesche, crude e ai limiti della realtà con la naturalezza dei grandi.
Zero Escape è una delle migliori serie degli ultimi vent’anni, nel caso siate le persone giuste per godervela. In comparazione con i due precedenti episodi della serie, questo capitolo conclusivo non è forse il migliore, ma possiede caratteristiche uniche e qualità superiori agli altri in alcuni campi.
Sommando l’atmosfera e gli enigmi di 999, la struttura della timeline e il motore grafico di Virtue’s Last Reward, con la maturità e i personaggi di Zero Time Dilemma, probabilmente potremmo creare la migliore Visual Novel di sempre. Così invece, abbiamo 3 giochi imperdibili e quasi perfetti, che – vissuti come una geniale trilogia – regalano una delle storie ed esperienze videoludiche giapponesi più rimarchevoli degli ultimi dieci anni.
Grazie, Uchikoshi-san, è stato fantastico.