YS The Oath in Felghana – Recensione
Non è passato molto tempo da quando vi ho parlato di YS X Nordics eppure eccomi qua con una nuova pubblicazione di Nihon Falcom, YS The Oath in Felghana. Se nel caso di Nordics vi parlai di un’avventura completamente nuova, Felghana è in realtà un remake, o meglio una remaster di un remake in questo caso.
Il titolo originale che ha ricevuto il trattamento remake è YS III: Wanderers from YS, primo gioco della serie a seguire il format narrativo atipico che consiste nel proporre le varie avventure di Adol in ordine sparso, separandole completamente dalle precedenti e successive.
Dopo un primo rifacimento nel 2005, Oath of Felghana arriva sulle console di attuale generazione in una situazione molto particolare. Se da una parte appare immediatamante retrogrado a livello tecnico, dall’altra è una boccata d’aria fresca rispetto al modello troppo verboso adottato dalla serie nei suoi titoli post-VIII.
YS The Oath In Felghana – Recensione
L’avventura di Adol nella regione di Felghana ha inizio immediatamente. Non passano 10 minuti dall’avvio dell’applicazione che si è già in un breve combattimento e dopo qualche altro minuto di dialogo per conoscere i personaggi secondari, il gioco ci lascia liberi di esplorare la sua mappa.
A differenza di Nordics (o anche di Monstrum Nox e Lacrimosa of Dana) il gioco non ha il tempo di soffrire per un inizio lento e verboso, cosa diventata purtroppo molto comune negli ultimi YS. Di contro non ha nemmeno tempo di creare una narrazione interessante, la storia infatti è estremamente semplice.
Un Re cattivo vuole quattro statue per risvegliare un antico potere, un amico d’infanzia di Dogi (compagno d’avventure imprescindibile di Adol) sta aiutando in questa nefasta impresa per motivi misteriosi ma facilmente anticipabili, sta ad Adol recuperare le statue per primo e uccidere qualunque mostro gli si palesi davanti.
Di tanto in tanto il gioco cerca di costruire qualcosa di memorabile a livello di scrittura ma non riesce a far molto. La star del gioco è la mappa di Felghana e la storia nient’altro che una scusa per partire all’esplorazione.
Una solo dungeon travestito da cinque
La cosa che più ho apprezzato di Ys The Oath in Felghana è la sua struttura esplorativa. Si tratta di un Metroidvania nel quale si ottengono vari poteri per aprire nuove strade ma che allo stesso tempo guida molto il giocatore utilizzando la propria storia per chiudere i dungeon destinati ad essere affrontati in futuro.
Infatti il gioco ha essenzialmente cinque diversi dungeon, collegati da una piccola mappa del mondo. In realtà questi dungeon non sembrano molto 5 zone separate quanto una singola mega zona con vari biomi, in linea con la struttura dei metroidvania bidimensionali.
Il level design è di buon livello, per quanto non arrivi mai a sorprendere e il ritmo del gioco è frenetico. Non c’è mai un momento di pausa se non nei brevi dialoghi di intermezzo tra i vari obiettivi principali.
Per questo, YS The Oath in Felghana è un gioco che non dura molto. A normale lo si può tranquillamente concludere in circa sette ore senza sapere nulla in anticipo.
Semplice ma efficace
Le parole chiave del gioco sono semplice ed efficace. Nulla in Oath of Felghana fa urlare al miracolo ma tutto funziona bene. Il sistema di combattimento è basilare, con una singola colpo a disposizione, tre tipi di magia, un tasto salto che funge anche da schivata e una barra ricaricabile che permette ad Adol di potenziarsi e ricaricarsi la vita.
Ad arricchire il combattimento non è tanto il moveset di Adol quindi ma l’unione tra i nemici e il loro posizionamento nella mappa. Durante l’esplorazione i nemici raramente saranno un grosso problema, solitamente sono poco più che un ostacolo verso la propria stanza ma se li prenderete sotto gamba scoprirete come i danni che infliggono siano tutt’altro che ignorabili.
Non essendoci alcun modo di curarsi attivamente, la difficoltà del gioco viene dal riuscire a sopravvivere per i lunghi settori della mappa stando attenti a non essere sopraffatti da nemici normalmente poco pericolosi ma che se ti circondano possono creare grossi problemi.
La vera essenza della difficoltà del gioco però sta nelle bossfight, numerose e molto varie. Alcune purtroppo non sono invecchiate molto bene, altre invece le ho trovate essere una sfida molto interessante.
Poco da vedere ma molto da sentire
A livello estetico YS The Oath in Felghana non solo usa il vecchio engine “a pupazzetti” di Falcom, invecchiato piuttosto male, ma è anche antecedente agli anni d’oro di tale engine, dove i dev avevano capito come utilizzarlo al meglio per creare ambientazioni memorabili come in Trails From Zero e Trails to Azure.
Questo è un modo gentile per dire che è bruttino all’occhio. Fortunatamente il trattamento riservato all’orecchio è molto migliore grazie ad una colonna sonora retrò ma molto gradevole, in line con il solito livello di qualità atteso nelle produzioni Falcom.
Ys The Oath in Felghana è un gioco che si trova in una posizione strana. Arriva molto tardi per essere attrattivo esteticamente, non offre nulla a livello narrativo eppure la sua vicinanza a YS X Nordics fa si che i suoi pregi da semplice ed efficace metroidvania tridimensionale brillino a pieno.
I fan della saga devono sicuramente dargli un’occasione, a patto non si aspettino una narrativa paragonabile ai titoli successivi a Lacrimosa of Dana. Se siete incuriositi dal provare il genere abbastanza raro dei metroidvania 3D, personalmente consiglierei piuttosto la gemma che è YS Origins ma anche The Oath in Felghana può essere un buon punto di partenza.
Un ottimo YS vecchio stile per quanto non al livello di Origins
Pro
- Divertente
- Ottimi boss (quasi tutti)
- Level design molto interessante
- Belle colonne sonore
Contro
- Storia dimenticabile
- Graficamente retrogrado
- Alcuni boss frustranti