Yomawari: The Long Night Collection – Recensione
Dall’uscita della console ibrida di Nintendo, si è instaurata una prolifica e longeva moda di portare su Switch una quantità smodata di titoli del passato in versioni da collezione o rimasterizzate o chi più ne ha più ne metta. Basti pensare ai recenti The World Ends With You: Final Remix, Child of Light o Dark Souls Remastered. Switch si sta man mano popolando di un ottima line-up, non solo di produzioni indipendenti. Oggi siamo qui per parlarvi di Yomawari: The Long Night Collection.
Uscita il 25 ottobre e pubblicata da Nippon Ichi Software, Yomawari: The Long Night Collection racchiude Yomawari: Night Alone, originariamente uscito su PC e PlayStation Vita, e Yomawari: Midnight Shadows, che ha ricevuto una release anche su PlayStation 4. Avete paura del buio?
Soon, I will be consumed…
Il punto di partenza di Night Alone e Midnight Shadows è praticamente lo stesso, seppur visto da punti di vista differenti: il buio. Sin da bambini siamo stati portati ad aver paura del buio, dell’oscurità e di tutte le cose che vi si celano: mostri, fantasmi o qualsiasi altro tipo di entità sovrannaturale hanno tormentato i nostri sogni da cuccioli di esseri umani fino all’arrivo dell’età della ragione, o quasi.
La premessa narrativa dei due titoli è anch’essa piuttosto simile: la protagonista del gioco dovrà ritrovare una persona a lei cara scomparsa nei primi momenti dell’avventura: nel caso di Night Alone si tratterà della sorella maggiore; nel caso di Midnight Shadows, invece, della migliore amica. Le nostre due protagoniste dovranno quindi, nelle circa sette ore che serviranno a completare i titoli, avventurarsi in due cittadine caratteristicamente giapponesi per ricongiungersi alle persone amate.
“Cosa ci sarà di così complesso in tutto ciò?”, direte voi. Nulla, se non il fatto che le adorabili città, al calar del sole vengono infestate da spettri e mostri tipici della cultura e del folklore giapponesi. Ed è esattamente qui che entrambi gli Yomawari danno il meglio: l’atmosfera. Vagare nelle vie anguste, svoltare da un angolo e sperare di non ritrovarsi nulla davanti, farsi battere il cuore nelle vicinanze di un’entità proprio come succede alle piccole protagoniste, tutte piccoli e grandi sensazioni che si riescono a provare ancor più giocando i titoli in cuffia.
Il comparto sonoro è tanto semplice quanto efficace. Non sarà presente alcuna musica di sottofondo, gli unici suoni saranno quelli ambientali: i passi della protagonista, il vento, l’accelerare del battito cardiaco all’avvicinarsi di un’entità. Tutto scandito alla perfezione in ogni attimo di tensione o di rilassamento.
By them… by the Dark
I due titoli hanno un gameplay completamente assimilabile: non ci saranno grandi differenze nel sequel se non per qualche rifinitura estetica ai menu di interazione. Yomawari è un survival horror in visuale isometrica con qualche sprazzo di puzzle game. Le protagoniste dovranno muoversi in due cittadine differenti, seppur piuttosto simili, ed evitare le varie creature terribili che verranno loro poste di fronte. Non ci sarà alcuna barra della vita, qualsiasi interazione con un’entità o un fantasma causerà game over e si dovrà riprendere dall’ultimo salvataggio. Salvataggio che potrà essere effettuato a casa o con i vari idoli sparsi in giro per la mappa. In quest’ultimo caso, però, si dovrà pagare una moneta (anch’esse sparse per la città) per effettuare il save data, quindi bisognerà ben valutare se e quando salvare, elemento che aumenta ancor più l’ansia e la percezione di essere in costante pericolo.
La cosa più importante sarà imparare i movimenti dei nemici e soprattutto cercare di capire quando è necessario correre e quando, invece, nascondersi o camminare di soppiatto. La morte spesso sopraggiungerà non tanto per un eccessivo livello di difficoltà (i due titoli sono tutt’altro che difficili), ma proprio per una questione di meccanica. Il tutto è principalmente basato sul trial and error più puro e classico, quindi armatevi di pazienza e soprattutto di tanto coraggio.
Yomawari: The Long Night Collection riprende due titoli di buon successo di Nippon Ichi Software e li porta di peso su Nintendo Switch, senza alcun tipo di aggiunta. I pregi e i difetti sono quindi quelli dei titoli originali: atmosfere d’impatto, sonoro coinvolgente e ambientazioni macabramente bellissime si scontrano con pochissime innovazioni fra il primo titolo e il suo sequel e meccaniche lievemente grezze, che appunto sarebbero dovuto essere affinate con un secondo titolo. Consigliato agli amanti dei survival horror!
Pro
- Ambientazione angosciante al punto giusto
- Sonoro semplice, ma azzeccatissimo
- Meccaniche di gameplay basilari, ma ben rodate
Contro
- Pochissimi miglioramenti fra il primo e il secondo capitolo
- Nessuna novità su Nintendo Switch
- A tratti frustrante