Xenogears – Recensione Xenogears
Xenogears nasce dal team di sviluppo della Squaresoft già parzialmente responsabile della produzione di Chrono Trigger. Sin dagli inizi il gioco ha avuto una vita travagliata. Dopo l’uscita giapponese la Square si è dimostrata subito restìa alla localizzazione occidentale, temendo lamentele relative ai contenuti religiosi presenti in gran massa nel gioco. Alla fine il gioco è riuscito ad approdare in America grazie a numerose petizioni firmate dai fan e ad una partnership di distribuzione come la Electronic Arts. Essendo uscito tra FFVII e FFVIII e nello stesso periodo di Metal Gear Solid sembrava sicuro che Xenogears dovesse rimanere un titolo destinato a poca attenzione; per fortuna la sua alta qualità gli hanno permesso di distinguersi nel panorama degli RPG, malgrado le difficoltà poste dalla Squaresoft stessa. Purtroppo infatti il team di sviluppo ad un certo punto del lavoro ha subito un taglio di fondi e di tempo (presumibilmente per non far avvicinare la data di uscita di Xenogears a quella di FFVIII); questo ha influito molto sulla qualità del secondo cd del gioco come vedremo fra poco.
L’Alpha e l’Omega
Il gioco narra l’avventura di Fei Fong Wong, un ragazzo afflitto da amnesia che non ricorda nulla del suo passato; egli trascorre una quieta esistenza nel villaggio di Lahan, accettato da tutti e ormai affezionato a quel posto senza nessuna preoccupazione della sua vita passata. Ma questa tranquillità viene spezzata da una spedizione di alcuni mech umanoidi da battaglia (chiamati Gears) che una notte iniziano a combattere fra di loro coinvolgendo il villaggio e gli abitanti.
Dopo la tragedia che ha colpito Lahan, Fei è costretto ad avventurarsi nel mondo esterno; il suo viaggio lo porterà ad affrontare il suo passato ed a scoprire profonde verità sul mondo e sulla vita stessa. Durante il suo viaggio incontrerà personaggi che si uniranno a lui e che lo accompagneranno nel suo viaggio; incontrerà altresì numerosi nemici che dovrà affrontare per il proprio bene e quello degli altri. La storia di Xenogears è una delle più profonde, intricate e corpose che si siano mai viste in un videogioco. Essa tocca temi religiosi con frequenti riferimenti alla Bibbia, il Giudaismo, la reincarnazione… ma non nella chiave dogmatica alla quale siamo abituati, bensì adattandoli alle esigenze della trama stessa e dandogli un’impronta filosofica. I contenuti religiosi, malgrado i timori, non sono in alcun modo offensivi. Troviamo anche largo spazio alla scienza, la metafisica, l’amore, fino all’introspezione psicologica. Niente viene affrontato in maniera eccessivamente pesante e tutto si trova in perfetta armonia con la trama portante, dimostrando che un videogioco può trattare temi maturi e importanti. Lo stile narrativo è del tipo "a lungo termine", perciò passerà molto tempo prima che alcuni misteri in cui ci si imbatte trovino spiegazione. Questo stile è un’arma a doppio taglio però, perché se da un lato si propone di invogliare il giocatore ad andare avanti per scoprire i particolari nascosti, dall’altro può risultare a volte fastidioso non sapere con esattezza il significato di alcuni eventi che verranno chiariti solo avanzando nella trama. In generale comunque la trama è talmente appassionante che difficilmente ci si può stancare dell’atmosfera carica di mistero che aleggia, e grande è la soddisfazione durante i colpi di scena che gradualmente fanno luce sull’intreccio. Malgrado Xenogears sia un capolavoro dal punto di vista della storia, questa non è purtroppo esente da difetti.
Benché i dialoghi siano di ottima fattura, a volte risultano prolissi e a tratti inconsistenti. Si tratta di una pecca che, anche se marginale, pesa sulla scorrevolezza del canovaccio. Ad aggravare tale aspetto c’è l’assenza di un’opzione per saltare o accelerare il testo dei dialoghi. Altro aspetto negativo è lo scarso approfondimento dei personaggi secondari. A questi vengono dedicati pochi momenti (prevalentemente quelli in cui li si incontra per la prima volta) e, anche se caratterizzati ottimamente, spesso alcuni loro particolari vengono lasciati in sospeso. Inoltre nel secondo cd viene adottato uno stile narrativo ben differente da quello del primo. Il gioco viene "raccontato" da alcuni personaggi tra una sessione e l’altra invece che affidare il tutto al gioco vero e proprio. Inoltre proprio nel secondo cd vengono raccontati i dettagli più profondi e importanti della trama alla base del gioco; il risultato è un sovraccarico di informazioni che vengono svelate tutte in una volta. Gli sviluppatori sono stati costretti ad usare questa struttura per via delle pressioni citate in precedenza, ma fatto sta che la differenza tra il primo e il secondo disco si fa sentire pesantemente. Ultima nota (positiva) riguardante la trama del gioco riguarda le numerosissime citazioni, esplicite o meno, che sono state inserite. Sono presenti numerosi riferimenti a film di fantascienza (che gli appassionati sicuramente apprezzeranno); abbastanza palesi poi sono quelli a Neon Genesis Evangelion; passando per riferimenti a Chrono Trigger, ad un tributo alle serie animate sui robottoni nipponici sul genere di Daltanous e Voltron fino ad arrivare a Stephen King. Sono cose secondarie ovviamente, ma fa piacere trovare questo tipo di mini-intrattenimenti e vedere come siano stati ben amalgamati nella trama senza risultare invadenti.
Arti marziali e mech
Nella sua struttura di gioco Xenogears unisce elementi classici ed innovativi. La classicità è perfettamente distinguibile nel ritmo di gioco che vi metterà alle prese con dungeon, sessioni di esplorazione, combattimenti casuali e classici boss al termine. I dungeon sono ben calibrati e in linea di massima non sono noiosi o eccessivamente lunghi. Anche gli enigmi all’interno di essi sono interessanti e mai troppo facili. Per il resto Xenogears introduce numerose innovazioni. La prima subito distinguibile è il tasto del salto. Benché all’inizio possa sembrare di importanza limitata, presto ci si rende conto che la componente verticale è molto presente e ben sviluppata, conferendo al gioco una marcia in più nelle sessioni di esplorazione e non. Il sistema di combattimento si basa su un certo numero di AP (Ability Points) che vengono usati per attaccare; ci sono tre tipi di attacco che consumano differenti quantità di AP: debole 1, medio 2, forte 3. Ogni attacco è assegnato ad un tasto del joypad (similmente a un beat ‘em up se vogliamo). Usando certe combinazioni di attacchi si imparano delle tecniche speciali chiamate Deathblows che danno vita a animazioni e danni dirompenti. E’ inoltre possibile accumulare AP durante i turni per poi usarli in massa in combo di molteplici Deathblows consecutivi con risultati ancora più dolorosi. Una delle caratteristiche più interessanti del gioco è che le battaglie possono essere affrontate anche a bordo dei Gears, conformemente alle esigenze della trama. La struttura di questi combattimenti è simile a quella delle battaglie a piedi, ma le combo non possono essere eseguite ad ogni turno, bensì solo quando viene raggiunto un livello d’attacco sufficiente, che si raggiunge combattendo normalmente. Un altro fattore è che i mech si muovono consumando carburante che bisognerebbe usare con parsimonia. In generale i combattimenti a bordo dei Gears risultano più tattici anche grazie alla limitazione del carburante e se agli inizi possono risultare semplici, più avanti nel gioco ci si trova a dover far lavorare bene il cervello per non rimanere senza, anche considerando che per curare questi mech non si utilizzano gli EP (Ether Point, punti magia insomma) dei personaggi ma grandi dosi di combustibile.
Da notare inoltre che le performances dei Gears non dipendono direttamente delle statistiche fisiche dei personaggi che li pilotano, ma piuttosto dai potenziamenti meccanici che vengono apportati. Un aspetto che ancora di più ‘costringe’ ad adottare la tattica nei combattimenti, visto che non è possibile aumentare la potenza di un Gear con intense sessioni di livellaggio dei personaggi. In linea di massima i combattimenti di Xenogears sono ben calibrati sul punto di vista della difficoltà e il sistema di combattimento funziona a dovere. Purtroppo molta poca attenzione è stata posta alle magie, che (ad eccezione di quelle curative) sono decisamente poco potenti e quindi semi-inutili. Per attaccare sono quindi sempre preferibili gli attacchi fisici. Anche le combo non sono così importanti a fini del combattimento e si può anche fare a meno di usarle.
Un mondo a 360°
La grafica di Xenogears è una fusione di elementi 2D e 3D. Gli ambienti sono interamente tridimensionali tanto da poter essere osservati in maniera accurata grazie alla possibilità di ruotare la telecamera di 360° (45° alla volta). Le ambientazioni presentano architetture e tecnologie tipiche di molteplici ere e culture, amalgamate insieme in maniera del tutto convincente e mai contrastante. I poligoni hanno buone textures e il livello di dettaglio è soddisfacente. I personaggi, sia negli ambienti che nei combattimenti, invece consistono in sprites 2D. Il loro aspetto non è il massimo: basta guardarli da vicino aiutandosi con la telecamera per rendersi conto della loro evidente ‘pixellosità’; d’altra parte la PSX non è certo famosa per la potenza di gestione degli sprites 2D. Malgrado questo, le animazioni sono ottimali dimostrando la grande cura dedicatagli. Specialmente nei combattimenti i movimenti dei personaggi sono fluidi, mai a scatti e costituiti da un massiccio numero di frames. Anche i Gears sono formati da modelli poligonali e anche loro sono ben dettagliati, anche nelle battaglie. Il connubio tra 2D e 3D funziona benissimo e non stona eccessivamente, dimostrando altresì che il 2D ha ancora molto da dire. I filmati sono un misto tra CG FMV e anime. Entrambi i tipi sono splendidamente curati e non stonano l’uno con l’altro. L’unico problema è che i filmati, escludendo i primi due e quello finale, sono davvero troppo corti e sporadici. E’ un peccato vedere tali intermezzi così’ ben fatti ridotti a pochi secondi l’uno.
La voce dell’umanità
Le musiche di Xenogears hanno poco da invidiare a quelle della conosciuta saga Final Fantasy. Il compositore Yasunori Mitsuda (che ha anche curato la colonna sonora di Chrono Trigger, di cui possiamo qui riconoscerne i toni simili) ha fatto un ottimo lavoro creando tracce che spaziano dal classico al new age, dai toni tecnologici a quelli eterei, da tracce adrenaliniche a tracce calme e melodiche. Malgrado il numero di tracce non sia particolarmente alto, i temi del gioco sono sempre adatti all’occasione e coinvolgenti. Il doppiaggio è stato eseguito in maniera soddisfacente, ma la sincronizzazione labiale nei filmati è pessima.
Fino alla fine del mondo
Il gioco richiede dalle 50-60 ore di gioco in su, a seconda del tempo che si vuole dedicare all’esplorazione e agli elementi secondari si può anche arrivare a oltre 80 ore di gioco. Le sessioni non obbligatorie non sono molte, ma se ne sente poco la mancanza essendo già sufficientemente longeva la storia principale. Anche in questo aspetto la differenza tra i due cd del gioco si fa sentire, visto che nel secondo l’esplorazione viene penalizzata molto dalla struttura di cui si è già parlato. Peccato davvero, perché se non ci fosse stato questo impedimento anche la longevità sarebbe risultata ancora più alta.
Per concludere
Gran parte dei difetti di Xenogears è da attribuirsi agli inconvenienti di fondi e tempo ai quali gli sviluppatori hanno dovuto far fronte. Se la Squaresoft avesse supportato il progetto alla stessa maniera di un Final Fantasy sarebbe stato un capolavoro ancora più grande di quello che è. Pochi sono i giochi che hanno coinvolto così tanti temi, così tanta sostanza e profondità nella propria trama, un canovaccio che sa coinvolgere e farsi amare anche da chi non è appassionato di mech, fantascienza o filosofia. L’aspetto grafico, le musiche e tutti i suoi fattori sono di alto livello e così anche l’esperienza di gioco. Un acquisto obbligatorio per tutti gli amanti degli RPG, anche se il suo reperimento non è semplice non essendo mai arrivato in Europa.