XCOM 2 – Recensione VGN
Il rilancio di un brand non è mai affare semplice, ci sono troppi elementi in ballo. Innanzitutto, il fattore nostalgia: se si rinnova eccessivamente si rischia di scontentare i fan storici; se si ripropone un more of the same, il peso degli anni si fa sentire come un macigno. Decisamente non un buon affare. Quando nel 2012 2K Games e Firaxis decisero di riportare in auge XCOM con il reboot intitolato XCOM: Enemy Unknown, gli scettici erano molto numerosi, ed invece, a distanza di circa quattro anno dalla sua pubblicazione, stiamo ancora parlando di uno dei migliori giochi strategici a turni dell’ultimo periodo.
Visto il successo forse inaspettato, arriva ora anche il tanto atteso seguito, dal più semplice nome di XCOM 2. Se i pericoli erano elevati con il reboot, con questo secondo episodio la situazione non è molto migliorata: partendo dall’alto standard qualitativo del precedente capitolo, le insidie per il publisher e per il team di sviluppo erano presenti più che mai.XCOM 2 può dunque essere considerato un degno erede di Enemy Unkown e soprattutto della stirpe XCOM? Andiamo a scoprirlo.
La resistenza terrestre contro le forze Advent
XCOM 2 si pone in linea cronologica diretta rispetto ad Enemy Unknown, ma già dalle primissime fasi appare evidente come gli avvenimenti non abbiano proprio preso la piega desiderata, e la frattura rispetto al finale del prequel serve come background per le nuove avventure. La guerra con gli alieni è stata persa, ma se vi aspettate un pianeta Terra ridotto a terra bruciata, vi sbagliate di grosso. Grazie ad un’imponente macchina propagandistica, gli extraterrestri, ora rinominati Advent, sono riusciti ad imporre uno stato globale dittatoriale, tanto amichevole in apparenza, quanto sfruttatore, minaccioso e soprattutto spietato con le poche forze di resistenza che non vogliono cedere agli inganni dei continui messaggi e trasmissioni che vengono ripetuti a rotazione dai media oramai controllati completamente dagli alieni.
L’incipit è quanto mai interessante, e da il via ad una lotta di resistenza da parte delle cellule umane non ancora soggiogate, che lavorano nell’ombra sparse per i quattro angoli della Terra. Nei panni dello stesso capitano protagonista di Enemy Unknown – liberato durante il tutorial – il nostro compito è quello di coordinare la controffensiva e, nonostante le evidenti disparità di forze in campo, cercare di respingere gli invasori extraterrestri. Senza ombra di dubbio questa è la principale differenza che i vecchi giocatori diEnemy Unknown riscontreranno e che è stata sapientemente utilizzata da Firaxis per rinnovare il gameplay: niente più base centrale da cui dirigere le operazioni e lanciare gli attacchi contro gli alieni, ma una vera e propria astronave-hub in grado di spostarsi di nascosto per tutti i continenti nel tentativo di recuperare risorse e reperti, di salvare gli umani dalle azioni di rappresaglia degli invasori e di sconfiggere definitivamente questi ultimi. Al giocatore viene dunque lasciata sostanzialmente carta bianca sul come guidare la resistenza, le missioni secondarie abbondano e non sempre buttarsi a capofitto in quelle principali si rivela una buona idea, in quanto è necessario prima di tutto garantirsi sufficienti entrate economiche, reperti alieni da studiare e risorse energetiche per mandare avanti i programmi di ricerca e i potenziamenti della base.
Una migliorata fase gestionale
Parlando della nostra base, essa presenta molte somiglianze con quella gestita in Enemy Unkown e, al di là dei graditi miglioramenti estetici, i giocatori più navigati non ci metteranno molto a mettere a posto tutti i pezzi del puzzle, nonostante il loro elevato numero, tale da rendere XCOM 2 quasi un grand strategy al pari di un Civilization. Il paragone con quest’ultima serie è voluto: la mano di Firaxis si vede in ogni minuto passato dentro la nave-madre, specie nella gestione delle nuove tecnologie e nella ricerca dei miglioramenti bellici, i quali richiedono una dose prefissata di giorni prima di essere raggiunti. La base è poi suddivisa in varie sezioni, come quella dedicata alle ricerche scientifiche, l’ingegneria, dove è possibile guidare la costruzioni di nuove sezioni e armi, e l’armeria vera e propria, dalla quale avviene la gestione delle truppe a disposizione, il loro reclutamento e l’organizzazione del loro equipaggiamento.
I soldati, dopo aver superato il grado di recluta semplice, vengono suddivisi in varie classi – granatieri, ranger, specialisti e tiratori scelti – ognuna delle quali è specializzata in certe azioni e va utilizzata valutando le peculiari abilità sul campo di battaglia. I granatieri sono armati in modo pesante, con mitra e granate e sono in grado di infliggere pesanti danni ai nemici. I ranger sono unità all around, dotati anche di spada e abili negli scontri ravvicinati. I tiratori scelti non sono invece adatti al fuoco da breve distanza, ma se posizionati su zone rialzate sono in grado di infliggere consistenti perdite alle forze aliene. Infine gli specialisti sono le unità di supporto, dotati un un bot possono utilizzati per guarire gli alleati sul campo, infliggere danni da lontano e, ancora, sabotare e hackerare le strutture avversarie. Avanzando nelle missioni, le truppe maggiormente impiegate accumulano punti esperienza, vengono promosse e apprendono nuove abilità in grado di renderle ancora più letali: in ogni caso, non aspettatevi un un albero delle abilità in stile GdR, perché la scelta è limitata solo fra A e B. Infine, tutte le unità sono dotate di un arma principale, una secondaria e e di un terzo oggetto, spesso un equipaggiamento peculiare della propria classe.
Il lato più punitivo di XCOM 2 emerge proprio nell’amministrazione del reparto militare: a causa del permadeath, basta infatti una missione andata storta e mal gestita per perdere le truppe migliori, trovandosi in un batter d’occhio costretti a ricominciare tutto da capo, reclutare dei novellini, ricostruire tutto l’armamentario e riassegnare tutti i potenziamenti. Firaxis ha saggiamente deciso di non semplificare affatto un genere ritenuto fra i più ostici: soprattutto se giocato ai due livelli di difficoltà più elevati, XCOM 2 è uno fra i giochi in cui si muore con maggiore facilità e in cui le missioni prima di essere portate a termine con successo vanno magari ripetute anche quattro o cinque volte. Se proprio dovessimo trovare una pecca in tutto questo, potremmo citare il fatto che quasi tutte le missioni obbligano il giocatore ad eliminare tutte le forze Advent sul terreno, cosa non proprio logica durante le sortite dietro le linee nemiche o nelle missioni innestate dalle rappresaglie aliene dove forse sarebbe più consono un toccata e fuga.
All’interno delle battaglie
Guidare e coordinare la resistenza è certamente uno degli aspetti più riusciti di XCOM 2 e genera una forte empatia con gli avvenimenti: siamo stati davvero dispiaciuti quando abbiamo dovuto abbandonare dei civili inermi per limitare le perdite, ma è ovvio che il vero plus di XCOM 2 siano ancora le missioni, molto variegate, e che ci ricordano ancora una volta come Firaxis sia una delle maestre degli strategici a turni. Partiamo con ciò che differenzia maggiormente questo secondo capitolo dal suo predecessore, vale a dire la fase iniziale di occultamento. Proprio come una vera forza partigiana di resistenza, i nostri XCOM agiscono nell’ombra e sarebbe stato davvero un errore mettere in scena schermaglie dove già le forze umane e quelle aliene fossero a conoscenza del teatro degli scontri. I primi turni vanno dunque sfruttati per studiare i movimenti delle forze aliene, le loro routine, la presenza di sensori in grado di svelare la nostra posizione e per garantirsi una posizione offensiva di vantaggio. Saremo quindi noi a decidere quando apriranno le danze, o per un nostro sfortunato errore che ci ha portato ad entrare nel campo visivo nemico o a rompere involontariamente porte o finestre, oppure volontariamente, facendo fuoco per primi sulle forze Advent. In molte delle nostre battaglie, questa fase preparatoria ha determinato quasi esclusivamente il buon andamento e il posizionamento delle nostre 4, 5 o 6 unità dietro i ripari o nelle posizioni migliori ci ha garantito un vantaggio non da poco. Una volta allarmati, anche gli Advent entrano realmente in gioco e, lo diciamo con tutta sincerità, siamo realmente rimasti colpiti dalla loro ottima intelligenza artificiale e dai loro continui tentativi di accerchiamento per trovare il nostro punto debole. Le meccaniche di gioco non si discostano molto da quelle di Enemy Unknown: ogni soldato è dotato di due punti movimento – salvo lo sviluppo di abilità peculiari – utilizzabili o per compiere uno spostamento più ampio, o per muoversi e poi far fuoco o, ancora per svolgere tutte le altre azioni speciali loro permesse, come l’uso di droni, la ricarica delle armi e il lancio di granate. A nostro modo di vedere, resta comunque inspiegabile l’impossibilità di far fuoco con il primo punto azione e di muoversi successivamente, a meno che non venga sviluppata una abilità apposita..
Come per il primo capitolo, l’interfaccia è ottima anche in XCOM 2 e permette di avere sott’occhio tutte le informazioni necessarie allo scontro, come la percentuale di buon esito dei nostri colpi, il livello della copertura, l’utilizzo delle armi secondarie, la possibilità di mettersi in guardia e di tendere imboscate e, ancora, i punti vita e gli status delle varie unità. Nonostante la chiarezza del tutto, la situazione non è però così rosea come appare e ci è capitato di frequente di compiere azioni e di pentircene immediatamente, poiché ingannati proprio dalla grafica del gioco. Spieghiamoci meglio: data la possibilità solo di movimento e poi fuoco in quest’ordine, è capitato spesso di spostarci e di avvicinarci al nemico, convinti di alzare la percentuale di fuoco positivo per via di una minore copertura dell’unità Advent. In realtà, solo dopo aver eseguito l’azione, nonostante visivamente il soldato avesse più corpo scoperto, ci siamo accorti del fatto che la probabilità di centrare il bersaglio si era invece abbassata. La scarsa chiarezza sui movimenti delle unità aumenta quando ci si trova negli edifici disposti su più piani e, anche se è permesso di alzare e abbassare la telecamera, è davvero complicato capire in quale piano si andrebbe a finire dando l’ordine di movimento ad una truppa. Più in generale, proprio la gestione della visuale è uno degli aspetti meno riusciti, e il fatto che la telecamera possa essere ruotata solo di 90° non facilita certo le operazioni. Fortunatamente è già disponibile una mod sullo Steam Workshop che permette una più libera amministrazione della visuale. Infine, rimanendo in tema, non sappiamo se classificare come un bug il fatto che, caricata una missione lasciata in sospeso, la telecamera venga posta e ruotata in una posizione diversa da dove la si era lasciata, creando così non poca confusione.
Fortunatamente questo è uno dei pochi nei di XCOM 2. Tornando a parlare degli elementi che ci hanno convinto di più, non possiamo non soffermarci un attimo sulle truppe Advent, la cui varietà implica la necessità di differenti approcci e tattiche. Si va dai soldati semplici agli ufficiali della Advent con sembianze umanoidi, passando per i Senza Volto, insidiosi mutaforma, fino alle unità robotiche, extraterrestri con sembianze da serpenti, i Viper e, ancora, i corazzati Berserker. Se dovessimo scegliere l’unità nemica più fastidiosa, il nostro dito indicherebbe senza ombra di dubbio i rinnovati Sectoidi, i cui poteri psionici sono in grado di resuscitare le truppe decedute, controllare la mente dei nostri soldati, incutere in loro il panico o annebbiarne le scelte. Più di una volta si sono rivelati una vera e propria spina nel fianco.
Citiamo infine fra i pregi la distruttibilità ambientale, meccanica di gioco che garantisce una certa dinamicità degli scenari e apre le porte a scelte strategiche non sempre disponibili non appena avviato lo scontro.
Il comparto tecnico
Per ciò che concerne il motore di gioco, i ragazzi di Firaxis si sono affidati alla solidità dell’Unreal Engine. XCOM 2 è certamente un bel vedere: nulla di cui stracciarsi le vesti, ma per essere uno strategico un turni, genere storicamente abbastanza “statico”, sono stati raggiunti buoni livelli di spettacolarità, grazie all’abbondante uso di animazioni, utili per garantire una certa dinamicità. Non possiamo però certamente dire che tutto sia perfettamente filato liscio e non è raro imbattersi in grossolani bug e glitch, i quali fortunatamente non compromettono in alcun modo il gameplay. Certo è che vedere la telecamera puntare nel vuoto, un Viper compenetrarsi nella parete o essere colto da spasmi a causa di un tragicomico ragdoll non è proprio un bello spettacolo. Soprassedendo su questi errori grossolani, abbiamo apprezzato la realizzazione dei modelli delle unità, Advent e terrestri, e soprattutto l’effettistica, che vanta ottime esplosioni ed effetti luminosi. Tra le opzioni, oltre alla semplice risoluzione grafica, è presente un’abbondante dose di parametri da settare, fra cui spiccano il filtro anti-aliasing, disponibile fino al MSAA 8x, l’occlusione ambientale SSAO, l’effetto bloom e il filtro anisotropico. Se all’apparenza XCOM 2 si presenta come un gioco semplice da digerire anche per le configurazioni meno performanti, a causa di un’ottimizzazione non ancora del tutto raggiunta non sono rare le fasi in cui siamo scesi sotto la soglia dei fatidici 60 fps, nonostante la configurazione i7 4770K e Nvidia GTX 970. Infine, sono inspiegabilmente i filmati di gioco, decisamente sottotono, ad essere i più ostici per quel che riguarda le performance e lo stuttering appare evidente. XCOM 2 non è un action, quindi i cali di frame rate non lo rendono di certo ingiocabile, ma, se speravate di mettere tutte le opzioni grafiche al massimo anche su un PC di fascia media, rimmarete delusi.
Un breve accenno infine alle lingue disponibili. Il titolo è interamente doppiato in italiano, testi e audio, e questo faciliterà non di poco i giocatori meno abili con la lingua inglese, soprattutto nella comprensione delle missioni e degli obiettivi.
Pur non essendo privo di piccoli difetti, XCOM 2 può essere considerato il degno successore di Enemy Unknown: forse risulterà ancora un po’ ostico per quanti non siano abituati agli strategici più complicati, ma se siete in cerca di un livello di sfida elevato e di un titolo che vi tenga incollati allo schermo per ore ed ore, XCOM 2 fa al caso vostro e siamo certi che molti utenti console saranno scontenti del fatto che, almeno per ora, l’opera di Firaxis sia un’esclusiva PC.
Pro
- - Riprende e migliora le meccaniche di Enemy Unknown
- - Il livello di sfida è elevato
- - Totale personalizzazione delle unità
- - Svariati approcci tattici
Contro
- - Graficamente ci sono delle problematiche
- - La gestione della telecamera non è perfettamente sviluppata