X-Men: Destiny – Recensione X-Men: Destiny
I videogiochi basati su altri media, quali film, libri o fumetti, si dividono in due categorie: gli odiati tie-in che in genere accompagnano l’uscita di un film e che, senza esagerare, si rivelano puntualmente delle mere operazioni pubblicitarie di pessimo livello, e i titoli "originali", slegati dalla pubblicazione di ciò da cui son tratti e spesso interessanti. X-Men: Destiny, qui recensito, appartiene alla seconda categoria, e la premessa che a scriverne la storia sia Mike Carey, uno scrittore di fumetti Marvel, ha fatto ben sperare. Ma attenzione: le buone notizie finiscono qui.
L’ora X
Destiny si pone in un momento cruciale del mondo Marvel, ovver subito dopo la morte del professor Xavier, fondatore degli X-Men. A seguito di ciò, la loro base si sposta a San Francisco, città in cui è in atto un aspro conflitto sociale tra umani puristi e mutanti. Proprio nel bel mezzo di una conferenza di pace nel quale si sarebbe dovuto inagurare un monumento alla memoria di Xavier e del suo impegno per la coesistenza pacifica, si scatena un disastro per mano di forze sconosciute, ed i puristi non perdono tempo ad incolpare e attaccare mutanti e civili pacifici. Invece di usare un personaggio conosciuto, il giocatore prende controllo di uno fra tre giovani ignoti, definendo così la sua mutazione e il suo ruolo di protagonista a totale discapito dei rimanenti. Questi sono Aimi Yoshida, figlia di mutanti fuggita dalla repressione in atto in Giappone, Grant Alexander, il tipico belloccio da college impegnato nello sport e disinteressato al resto del mondo, e Adrian Luca, nato, cresciuto e addestrato come un purista – quando si dice il destino…
Il destino siamo noi
Proprio il destino è il fulcro di questo gioco, o almeno così appare. Scelto il personaggio, bisogna scegliere anche tra tre tipologie di poteri che cambiano lo stile di combattimento del personaggio: dark matter, mass control, energy projection, rispettivamente basate su agilità, forza bruta e attacchi a distanza. Lo sviluppo del personaggio avviene tramite la raccolta di punti esperienza, e permette di potenziare i vari poteri che si sbloccano nel corso dell’avventura, combinabili a piacimento.
Questi ultimi sono ottenuti in momenti prestabiliti e con qualche leggera variazione in base alle scelte morali fatte, le quali, essenzialmente, ruotano intorno alla fazione che volete aiutare, a scelta tra gli X-Men e la Fratellanza di Magneto; niente puristi invece per via dell’ovvio conflitto di interessi.
La verità è che la libera scelta offerta dal titolo è molto illusoria: sotto il profilo del gameplay, l’interessante concetto di personalizzazione cozza con il numero limitato di abilità offerte dai vari poteri, che essenzialmente consentono di risolvere l’intero gioco continuando con gli attacchi di base senza aggiungere nulla di spettacolare ai medesimi; per quanto concerne la trama invece, il background dei personaggi non ha nessuna influenza a parte per la sequenza iniziale e qualche dialogo, e aiutare una o l’altra fazione non cambia lo svolgersi degli eventi al di fuori di offrire missioni alternative che si sviluppano in modi pressoché identici gli uni con gli altri. Per un prodotto il cui nome stesso fa leva sulla possibilità di determinare il proprio destino questo è già un notevole fallimento, che viene aggravato ulteriormente arrendendosi all’idea di avere di fronte nullaltro che un button-basher dove affrontare una serie di missioni ripetitive che consistono perlopiù nell’eliminare un certo numero di nemici, peraltro estremamente deficitari nell’IA, alternandole a qualche sezione platform priva di significato, missioni secondarie dove picchiare altre ondate di nemici stupidi, e qualche boss con pattern di attacco così banali da non rappresentare mai una vera sfida nemmeno alla massima difficoltà.
Ciliegina sulla torta: graficamente è un titolo così povero da sembrare un gioco sviluppato su PlayStation2 con la sola aggiunta dell’alta risoluzione. No, non è uno scherzo. Nessuna interazione fisica, nessun effetto grafico meritevole, texture povere, numero di poligoni bassissimi sia sugli oggetti che sui personaggi.
Fallimento critico
Il destino ludico degli X-Men è ben lontano dallo splendore, e gli studi Silicon Knights, responsabili di questa produzione, fanno un altro profondo buco nell’acqua, come se non fosse bastato quello di Too Human. Volendo a tutti i costi trovare qualcosa di buono in questo inutile gioco d’azione, si può ricordare la già citata trama d’autore che, tutto sommato, è nello spirito del fumetto e rispetta la caratterizzazione dei tanti personaggi noti che appaiono nel corso dell’avventura. Per il resto, valgono i soliti consigli per questo genere di titoli: valutate l’acquisto se proprio non potete fare a meno di ogni cosa brandizzata X-Men, altrimenti fate finta che non esista.