WWE SmackDown vs. Raw 2010 – Recensione WWE Smackdown vs. Raw 2010

Da molto tempo ormai l’appassionante mondo del wrestling si mantiene ad alti livelli di gradimento grazie soprattutto all’opera magistrale del signor Vincent Kennedy McMahon (per gli amici Vince), il quale da più di dieci anni, tramite la sua WWF (World Wrestling Federation) e in seguito con la WWE (World Wrestling Entertainment), cavalca l’onda del successo in questo sport-spettacolo e continua ad ottenere tutt’oggi grandissimi risultati. L’attenzione di quest’uomo si è sempre concentrata sull’intrattenimento derivante da questa disciplina, elemento che ha permesso di trattare il wrestling della WWE diversamente da uno sport normale, con notevoli benefici: evitando grossi problemi legati alle regole sportive in vigore negli USA, McMahon ha potuto trasformare la sua federazione in un vero e proprio show nel quale i wrestler hanno iniziato a giocare il ruolo degli attori in faide, storyline e combattimenti già predeterminati. Il successo avuto da quest’approccio è indiscutibile: la WWF è riuscita nel tempo a sbaragliare la concorrenza di WCW ed ECW, finendo con acquisirle entrambe al proprio interno e diventando al giorno d’oggi il punto di riferimento mondiale del wrestling. Gli spettacoli di RAW e SmackDown! rappresentano un appuntamento imperdibile per milioni di fan negli Stati Uniti e non solo: la febbre del wrestling si è diffusa negli ultimi anni a macchia d’olio in tutto il mondo industrializzato e solo i tragici incidenti di Eddie Guerrero e Chris Benoit ne hanno minato l’espansione.

In ogni caso, THQ ha capito sin da subito come sfruttare questo enorme potenziale e già diversi anni fa, su diretto interessamento del marchio WWE, ha iniziato ad esaudire le richieste di molti videogiocatori fan di questa disciplina. Già dall’epoca Playstation One i videogiochi riguardanti SmackDown! potevano vantare un notevole gradimento, ma tutto è cambiato circa cinque anni fa, quando il mondo dei videogiochi vide per la prima volta SmackDown! vs RAW (SDvsRAW).

Roster più ampio, due leghe, il doppio dei titoli in gioco, il doppio delle possibilità, il doppio delle arene e una giocabilità totalmente rivoluzionata: il primo SDvsRAW (del 2004/05) era riuscito a migliorare ogni singolo aspetto del gioco in maniera esagerata, presentandosi finalmente come un videogame di notevole fattura e con grandi pretese anche al di fuori della cerchia dei fan. Col passare degli anni implementazioni sempre migliori e una modalità General Manager in continuo perfezionamento lasciavano intendere che il capolavoro non sarebbe tardato ad arrivare, soprattutto con l’approdo su console next-gen: questi capitoli in effetti presentano maggiore qualità sotto il profilo tecnico, ma sono le modalità ad aver reso ottima questa serie, e THQ è riuscita a non farsi distrarre da quello che rappresenta l’obiettivo finale, ovvero il divertimento e la varietà e non solo una bella grafica.


Cinque wrestler + un match senza squalifica = tanto, tanto dolore


La bella grafica c’è

Pur non essendo l’elemento essenziale in un titolo del genere, il fatto che ci sia non è assolutamente un crimine, e anzi spesso corrisponde ad un sistema di gioco più realistico. Cosa che accade in questo caso grazie all’inedito utilizzo nella serie del motore fisico Havok (già visto in capolavori come Bioshock e Fable II), in grado di simulare con buona precisione le normali leggi fisiche umane, di importanza fondamentale quando si parla di prese, tuffi, salti, lanci, colpi volanti e non; l’attenzione al dettaglio dei modelli poligonali e alla realizzazione degli alter ego virtuali dei campioni WWE è indiscutibile, con ottimi risultati in entrambi i casi e solo qualche incertezza nel caso dei wrestler meno famosi. L’unica vera pecca del comparto grafico riguarda la presenza di alcuni “aloni” o comunque fasce di poligoni che dovrebbero creare chiaroscuri nel personaggio ma finiscono con l’apparire come macchie non volute e piuttosto visibili (oltre che fastidiose).

Un’ultima considerazione merita di essere fatta per l’interfaccia visibile in gioco (l’HUD), ridotta all’essenziale sotto forma di una piccola barra semitrasparente, ai piedi del wrestler, che si carica o scarica a seconda della propria prestazione sul ring: raggiunta una quantità abbastanza alta diviene disponibile una mossa speciale, di potenza superiore alla media, che se eseguita correttamente riempie totalmente la barra di caricamento e rende così disponibile la mossa finale, capace di arrecare danni ancora maggiori e spesso di mettere la parola fine al match. Manca totalmente un indicatore di danni, sostituito da un effetto grafico sul wrestler manifestabile con arrossamenti o ferite nella parte del corpo “danneggiata” e col classico sangue nel caso della testa: il realismo sicuramente ne guadagna, ma questo sistema si rivela poco funzionale e spesso mette un po’ di confusione al giocatore che non riesce a capire bene su quale parte del corpo insistere per provare a concludere l’incontro il prima possibile.

Per il resto le animazioni sono abbastanza fedeli, le sequenze animate non mostrano problemi e sono molto più rari anche i vecchi errori riguardo le prese, che spesso finivano con lo spostare i personaggi anche di diversi metri solo perché ci si ritrovava in una posizione non perfetta. Un ottimo lavoro; non è la perfezione, ma su questo target di titoli è abbastanza raro trovare questo livello di dettagli.

Imbarazzo della scelta (?)

Poco più sopra si parla di modalità, essenziali per mantenere vivo un gioco di questo genere evitando che si riveli monotono dopo le prime ore di gioco.

Riguardo la carriera, teoricamente la modalità principale del gioco, notiamo che questa non presenta molto di interessante: che si tratti di Superstar esistente o creata, si sceglie inizialmente un cammino verso una cintura e si lotta contro alcuni wrestler predefiniti, cercando di ottenere più stelle possibili contro ciascuno di loro grazie a prestazioni di alto livello; raggiunto il numero di stelle richiesto per accedere al #1 Contender Match si svolge quest’ultimo e la settimana successiva si va alla lotta per il titolo: vincendo la cintura, poi, si passa ad un nuovo cammino. A dir la verità si conclude tutto qui, bisogna ripetere lo stesso procedimento per più volte sinché non ci si aggiudica il titolo e di volta in volta ricominciare la scalata sino ad una nuova vittoria: non si può negare che in breve rischia di diventare monotono.


Undertaker, Batista e John Cena (qui purtroppo di spalle) sono praticamente identici

Non avendo a disposizione la modalità General Manager (assenza che lascia un po’ d’amaro, dati gli ottimi risultati avuti con gli SDvsRAW precedenti), tutta la forza di questo gioco si concentra sulle modalità Storie e Road To Wrestlemania.
La prima rappresenta una vera novità: di base si trovano già alcune storie (una, ad esempio, ripercorre i match più importanti dell’anno passato) ma il sistema dà il meglio di sé nella creazione di nuove storyline personalizzate. È possibile dare vita a faide e agli intrighi tipici dello show con la creazione di scene (tantissime disponibili, dall’arrivo in auto ai litigi con il general manager, dai licenziamenti in pubblico ai pestaggi sleali prima dell’incontro, ciascuna in luoghi diversi) seguiti da match nei quali è possibile scegliere anche se e quante Superstar possono interferire oppure la salute iniziale dei wrestler (ricollegabile ad esempio alla scena del pestaggio, nella quale si indebolisce un lottatore che in seguito arriva sul ring debilitato); in definitiva, è possibile dar vita a circa 500 eventi diversi (tra scene e match), con una notevole possibilità di scelta (persino con le inquadrature) che da sempre rappresenta uno dei punti fondamentali della serie.

Anche in questo capitolo, infatti, si presenta molto ampia la modalità di creazione delle proprie Superstar, con un buon editor a disposizione e diverse opzioni di personalizzazione (tra accessori, tatuaggi, pitture ecc…): le scene d’entrata sono come sempre molto varie mentre sono state migliorate le mosse finali creabili (adesso anche in tuffo); con i momenti salienti dei vari match (selezionabili e salvabili alla fine di ogni incontro) è inoltre possibile creare un inedito e personale video d’entrata con le immagini delle proprie migliori esibizioni. THQ non si smentisce e per l’ennesima volta offre ai suoi utenti una possibilità di customizzazione pressoché illimitata, tra set di mosse per i propri wrestler, finisher “componibili”, storie, video d’entrata, scene d’ingresso e molto altro, senza dimenticare la Road To Wrestlemania “a bivi”.

Quest’ultima è forse la modalità più importante, completa e avvincente del gioco, con addirittura sei strade diverse da poter percorrere: Edge, Shawn Michaels, John Cena e Triple H (disponibile anche in Coop), Randy Orton, la DIVA Mickie James e una dedicata alla propria Superstar creata, tutte ben realizzate. All’interno di ciascuna di queste storyline bisogna sempre compiere alcune scelte che vanno poi a modificare alcuni eventi del proprio cammino: questo permette anche di rigiocare la stessa storia e far sì che la modalità non si esaurisca nel completarle tutte ma nel concluderle con le diverse opzioni; rigiocabilità che viene favorita anche dalla varietà degli obiettivi in ciascun incontro, i quali non sempre si limitano ad essere match 1 vs 1 con regole standard, ma spesso si tratta di incontri a regole speciali o nei quali è richiesta un’azione particolare del proprio personaggio: quando si tratta di obiettivo obbligatorio allora diventa indispensabile soddisfare tale richiesta, in caso di obiettivo facoltativo (se soddisfatto) si ottengono bonus speciali oppure alcuni vantaggi sempre riguardanti il cammino del proprio personaggio. Proseguendo in questa modalità non ci si stanca mai: la storyline è ben pensata mentre la varietà degli scontri la rende dinamica e avvincente; basti pensare alle sfide dei campioni che Vince McMahon impone a Cena, HHH e Big Show nella road “Guerre tra leghe”, o all’impresa che la nostra Superstar è obbligata a compiere nella Royal Rumble o in match contro altre quattro grandi Superstar tutti contro tutti.

Tolte le Storie, la Carriera e la Road To Wrestlemania rimangono la modalità di gioco veloce (con il nuovo match Championship Scramble, visto ad Unforgiven 2008), l’online e quella di allenamento. Quest’ultima viene rimodellata andando un po’ a ricordare i nuovi FIFA: prima ancora del menù iniziale si ha a disposizione un ring con due Superstar e tanti suggerimenti per imparare i nuovi comandi, premendo Start si accede al menù e da lì all’intero gioco.

Per ciò che riguarda la personalizzazione, oltre alla modalità Crea con le relative opzioni, esiste un sistema di gestione roster che permette di stabilire se una Superstar ispira una reazione positiva o negativa alla folla, a quale show appartiene e che titolo detiene, senza contare il nuovissimo sistema “Rivali”, che tiene conto di alleati e rivali di ciascun wrestler e li fa intervenire come intromissioni in un match (anche a seconda dell’intensità di tali rapporti).


Una scena esempio di ciò che si può creare nella modalità Storie: Cena e Orton pronti a sfidarsi, mentre Y2J commenta per il pubblico

It’s time to end the game

Il gioco sta tutto qui: potrebbe sembrare poco, oppure troppo, di sicuro è abbastanza per un gioco di questo target, ben realizzato e abbastanza curato, sopra la media rispetto allo standard del genere (si tratta pur sempre di un videogame ispirato ad un prodotto televisivo) e con buone carte in regalo per divertire i fan a lungo. Chi non ama il marchio WWE potrebbe non apprezzarlo a fondo, chi possiede i vecchi capitoli troverà roster aggiornati e diverse implementazioni riguardo giocabilità e opzioni, chi ha speso ore nei vari capitoli della serie concentrandosi in tutto ciò che richiedesse personalizzazione amerà la nuova modalità Storie così come tutto il gioco. Un bel titolo, quasi un must have per i fan accaniti del wrestling WWE, mentre è un ottimo passatempo per il pubblico amatoriale che segue lo show, soprattutto nella fascia adolescenziale. Peccato solo per quella modalità GM che poteva dare ancora più longevità e opzioni ad un titolo in cui non sono mai troppe. It’s your world now. 

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