WipEout 2048 – Recensione WipEout 2048
Non solo, infatti, Wipeout 2048 ci mette di fronte a una grande quantità di prove sistemate su una griglia a nido d’ape (che verrà di tanto in tanto stimolata apprezzabilmente dal touchpad posteriore), da portare a termine in sequenza semi-strutturata. Gare, attacco al tempo, le ormai note zone e combattimenti vari vengono presentati a gruppi e noi sceglieremo cosa affrontare e con quale delle nostre navi fra le quattro tipologie selezionabili. Per di più, restrizioni provocatorie sparse qua e là, come l’obbligo di dover usare una nave da velocità in un combattimento (quando la tipologia su cui si orienteranno gli avversari sarà ovviamente quella del Caccia da combattimento), aggiungono un po’ di pepe al progresso della campagna in single player.
E non sarà Fury, ma anche 2048 è particolarmente arrabbiato, e incentrato sullo scontro a fuoco. E come chiunque abbia giocato a un capitolo precedente si possa aspettare, tanto le piattaforme velocizzatrici quanto quelle offensive sono sparse per tutto il tracciato. Solo che ora le ultime sono suddivise, per colore, in armamenti che potremmo definire, un po’ alla buona, da inseguimento e da fuga. Così, una volta al primo posto saremo più propensi a dirigerci sopra le piattaforme verdi per ottenere elementi difensivi (mine, bombe, turbo, scudi) o, al contrario, nella scalata al primo posto saremo intenzionati a utilizzare tutto ciò che le piattaforme gialle, offensive (missili, cannoni, plasma, razzi), hanno da offrirci. Anche qui possiamo recuperare un’esigua parte di energia assorbendo (e al contempo, rendendo inutilizzabile) l’arma attualmente in nostro possesso.
Parlare del multiplayer ora potrebbe essere prematuro (a parte il cross-play con HD, che non può che essere una cosa gradita): Sony Liverpool ha già in previsioni nuove aggiunte che potrebbero stravolgere la struttura del gioco online. Ciò nonostante, la tanto criticata mancanza di opzioni per il matchmaking è qui giudicata come una coraggiosa scelta di design non senza la sua parte di fascino, sebbene non si possa che comprendere il desiderio di chi voglia scegliere come e dove giocare la propria partita. I giocatori, infatti, si ritrovano catapultati in eventi che mimano la campagna in singolo e nessuna opzione selezionabile è minimamente presente. Ma se fin qui è tutto comprensibile e spiegabile in termini di design (così come in quelli di risparmio energetico rispetto al normale hosting), obbligarci a comportarci nello stesso modo anche nell’ad-hoc play è disturbante a livello enterico. Se ci incontriamo con qualcuno e abbiamo 2048 nelle nostre Ps Vita, avremmo anche il diritto di scegliere come diavolo giocarci, no? No, invece pare proprio di no.
Naturalmente, questo non è l’unico punto debole del gioco. E ci rendiamo conto di aver reso scarsa equità a un difetto che non ha scusanti, e scatena un’avversità incondizionata: i tempi di caricamento di Wipeout 2048 sono inammissibili. Dopo il primo aggiornamento, si sono attestati sui 40/45 secondi per gara, con la ciliegina sulla torta dei 10/15 secondi per un retry. Che dire? Non troppo. Una volta constatato questo fatto, non bisogna che prendere o lasciare: non convince, non è pensabile per una console che fa della mobilità e dell’instant play la sua forza, questo non è che un errore fatalmente avvinto e ormai inscindibile dall’opera di Sony Liverpool. Insomma, se ne è parlato, se ne parlerà ancora.
Wipeout è un nome che, nella storia dei videogame, rievoca con prepotenza l’esordio della quinta generazione di console. La commistione di un eccellente motore grafico tridimensionale e una colonna sonora di qualità presentata senza alcun compromesso grazie all’allora innovativo supporto CD uniti a quel suo gameplay “antigravitazionale” permesso dalla capacità computazionale delle nuove macchine da gioco mostrò con spiccata efficacia che il gaming, inteso qui come comodo svago da salotto, aveva effettivamente compiuto un gigantesco salto di qualità tecnico-estetico. Da Wipeout in poi, l’ingresso per una nuova e inesplorata era videoludica era finalmente una realtà alla portata di molti.
Ma oggi Wipeout non può più ambire a quel copione da star. Astenendosi ormai da tempo a presenziare su piattaforme all’infuori del marchio Sony, e procedendo lungo una lenta evoluzione fatta di aggiunte periferiche e update grafici, è gradualmente diventato un titolo fortemente indirizzato agli appassionati del genere, perdendo di fatto il carisma del classico 2097, secondo e forse miglior portavoce della serie. Come ha già dimostrato Capcom con Ultimate Marvel vs Capcom 3, la risposta dei controlli di vita è pressoché perfetta e tranquillamente in grado di restituire a schermo con tutta la sensibilità necessaria la vostra quieta concentrazione, o la vostra nevrotica disperazione, senza sbavature. Ed è forse un peccato prendere atto della povertà della playlist della pur ottima colonna sonora, a cui, probabilmente, una libera selezione della musica sulla propria memory card avrebbe potuto facilmente ovviare.
Wipeout 2048 è la dimostrazione che squadra che vince non si cambia, almeno sino a quando l’obiettivo non sia quello rivoluzionario, di più ampie prospettive. E si potrebbe, allora, concludere proprio così, con qualche semplice frase di chiusura: dopo gli ottimi Wipeout HD e Fury, un altro gioco che non delude, appassiona, impegna. Quasi perfetto nella forma, altrettanto nella sostanza. E allora perché non farlo? Wipeout 2048 non delude, appassiona, impegna: la gara è appena iniziata.