Windbound – Recensione
Ci sono momenti, durante la vostra esperienza con Windbound, che vi rimarranno impressi nella memoria. Un dolce naufragare tra le onde dei vari arcipelaghi che compongono l’avventura di Kara, protagonista del gioco.
Un survival rogue-like, quello sviluppato dai ragazzi australiani di 5 Lives Studios, che mostra una buona personalità, pur non lesinando spunti e ispirazioni da prodotti sul mercato che hanno lasciato il segno, tra cui gli The Legend Of Zelda: Breath Of The Wild, e The Legend of Zelda: The Wind Waker, ma anche al dolcissimo RIME.
Come anticipato, in Windbound giocheremo nei panni di Kara, all’interno di un mondo generato in maniera procedurale e composto da una serie di isole e misteri che starà al giocatore scoprire, ovviamente restando vivi fino alla fine del gioco (la storia si conclude in circa 13/15 ore). Storia che non sarà mai esplicita, se non ne presupposti; i giocatori dopo una tempesta si troveranno su un’isola dispersa nei panni della protagonista con un solo coltello come compagno. Dopo aver trovato un remo speciale, che gli servirà per governare le imbarcazioni da lei costruite, la nostra eroina si lancerà nella ricerca di speciali conchiglie che le permetteranno di attraversare dei portali che la porteranno sino all’arcipelago successivo, in un susseguirsi di situazioni sempre più probanti ma che le permetteranno di arrivare alla fine della storia e scoprire il mistero che avvolge la sua avventura.
Come detto il gioco non si sbottona più di tanto, sta al giocatore riuscire a scoprire tutta la lore dietro a questo prodotto, affidandosi il più delle volte a materiale testuale. Scelta già adottata da altri prodotti, ma che in questo caso ci è sembrata forse un po’ troppo fragile, lasciando davvero troppi interrogativi nella testa del giocatore durante tutta l’avventura.
A fare da contrappeso a una narrazione indubbiamente criptica, ci pensa un gameplay che invece fa della semplicità il suo punto di forza (e in alcuni casi di debolezza). I parametri essenziali che dovremo sempre tenere sottocchio sono la stamina e la salute. Tenerle sottocchio vuol dire sfruttare tutte quelle meccaniche tipiche dei survival game: recuperare risorse offerte dalla natura oppure cacciare creature fantastiche – ma succulente – che popolano le varie isole, creare oggetti utili per il recupero di risorse più raffinate che, a loro volto, sbloccano nuovi elementi di costruzione tra cui armi, consumabili ed equipaggiamenti.
In generale, possiamo tranquillamente affermare che Windbound rientra nella categoria del light survival. Un approccio scelto probabilmente per favorire l’esplorazione degli arcipelaghi e le piacevolissime traversate in mare a discapito di tutta una serie di altre necessità tipiche del genere. Al netto di questa scelta più che legittima, non possiamo però non segnalare una fase action piuttosto povera, sia in termini di animazioni che di intelligenza artificiale dei nemici (sempre creature). I pattern di attacco tendo spesso e volentieri a ripetersi (eccezione fatta per alcuni incontri leggermente più impegnativi) a causa di un’IA che fa tutto tranne che brillare; non bisogna poi dimenticare che in Windbound non ci sono boss fight, ulteriore elemento che potrebbe far storcere il naso a chi si aspettava un’avventura meno rilassante e più d’azione.
Amanti dell’adrenalina non temete, perché una volta scesi in acqua, stranamente, le creature si faranno decisamente più aggressive, lasciando pochissimo scampo alla vostra imbarcazione. Un arco a portata di mano, farà davvero comodo: fidatevi.
Ed è proprio in acqua che il gioco regala le gioie maggiori: sia a livello di crafting quanto di esperienza vera e propria. Partendo da una modesta imbarcazione potremo andare a migliorare la nostra navigazione con natanti sempre più veloci, resistenti e confortevoli. La costruzione di una vela, ad esempio, ci permetterà di sfruttare il vento a nostro favore, uno scafo più ampio ci darà la possibilità di inserire tutta una serie di strumenti utili per l’esperienza survival, come ad esempio la possibilità di cucinare il cibo direttamente sulla nostra imbarcazione o poter conservare alcuni oggetti/materie sulla nostro mezzo acquatico.
Qui il gioco brilla, senza se e senza ma. Le traversate sono sempre piacevoli, mai banali e l’intravedere una nuova isola all’orizzonte dona quella giusta scarica di adrenalina che un’avventura del genere deve sapere offrire a chi gioca. Inoltre, affrontando l’avventura in modalità storia (il livello di difficoltà più facile) i giocatori potranno evitare il permadeath e godersi traversate e avventura in totale tranquillità. Una scelta che abbassa nettamente un grado di sfida già di per sé non altissimo, me che potrà essere apprezzata da quei giocatori che non amo le esperienze rogue-like pure.
Esperienza che risulta piacevole anche sotto l’aspetto estetico, grazie a una direzione artistica che sopperisce in maniera piuttosto funzionale a una mole poligonale a volte insufficiente.
Aspettavamo con molto interesse questo Windbound, e nel complesso possiamo affermare che il gioco non delude nel senso stretto della parola. Tuttavia, il gioco soffre di una serie di carenze in quasi tutti i reparti che formano l’esperienza nel suo complesso, e questo fa sì che l’avventura di Kara risulti un piacevole light survival con elementi rogue-like, ma che una volta finito probabilmente dimenticherete presto.
Pro
- La navigazione è incredibilmente piacevole.
- Il senso di esplorazione si percepisce.
- Un survival per tutti a livello di difficoltà.
Contro
- IA troppo banale
- La parte action è lacunosa
- La storia non fa breccia