Watch Dogs – Watch Dogs

Svariati prodotti ludici odierni provano a innovare cercando, nella maggior parte dei casi, di adattarsi o rievocare il periodo in cui viviamo: si ricercano elementi che richiamino l’attualità nei fatti di cronaca, nella cultura, negli scandali politici, nelle vicende di corruzione e nel progresso tecnologico. 
 

Watch Dogs, il nuovo titolo free-roaming sviluppato da Ubisoft Montreal, spinge in particolar modo su quest’ultimo frangente servendo al protagonista e al giocatore la rivisitazione della metropoli di Chicago, verosimile nella sua realizzazione architettonica, fittizia nel suo cuore di città controllata da un sistema di reti informatiche in grado di vedere qualsiasi cosa. Il CToS infatti, è il sistema operativo che fa da sfondo alle vicende del protagonista, Aiden Pierce, giovane hacker che grazie al suo smartphone e alle sue conoscenze informatiche ha modo di accedere alle infrastrutture tecnologiche della città volgendo a proprio favore situazioni altrimenti fatali per una persona sola.

 
Aiden è un uomo tormentato dai fantasmi del proprio passato, dalla sua vecchia vita e da una giovane nipote uccisa in un incidente stradale provocato da due loschi figuri in seguito a un furto finito male. Questo l’incipit di Watch Dogs, e motivo per il quale Pierce darà il via alla propria crociata, nonché “carriera” da vigilante, nel tentativo di risalire al mandante di quello che si è trasformato nell’omicidio di una persona a lui cara.
 
Soffermandoci in questo paragrafo sulla main story proposta dal titolo, possiamo già avvertirvi a malincuore che si tratta per certi versi di un’occasione mancata: una serie di buone idee narrative che purtroppo dall’inizio alla fine non riescono mai a decollare. Il team di sviluppo ha voluto raccontare una storia matura, fatta sì di hacking, ma anche (come anticipato nell’introduzione) di complotti, scandali, intere reti criminali e organizzazioni distinte da una propria etica e obiettivi. Tutti questi elementi avrebbero potuto trovare una giusta coesione se gli sceneggiatori avessero dato maggiore importanza ai dettagli, cosa che purtroppo non è stata riscontrata nelle circa 30 ore di gioco necessarie per terminare l’arco narrativo principale.

Ciò che più mina le vicende del protagonista sono i personaggi, alcuni dei quali dalle potenzialità immense in quanto a caratterizzazione, ma che al contrario finiscono per diventare mere macchiette, senza mai evolversi, senza dare motivo al giocatore di affezionarvisi. Alcuni di questi addirittura, verranno decantati come personaggi chiave, per poi scomparire per sempre dopo una sola missione.



 
Fortunatamente il titolo offre un vastissimo parco attività al quale sarà possibile attingere in qualsiasi momento dell’avventura: la città è più viva che mai grazie al telefono cellulare di Aiden. Con esso sarà possibile profilare ogni passante e guidatore di Chicago, ma anche i nemici, scoprendone così generalità quali la loro occupazione, reddito, eventuali vizi et similia. Tutto questo non sempre avrà una sola funzione riempitiva, ma spesso ci darà anche modo di scoprire segreti, attraverso ad esempio l’intercettazione telefonica di alcuni particolari individui, che daranno il via a una serie di eventi dinamici come la ricerca di valigette sospette sparse nel labirinto di cemento di Chicago, crimini premeditati o ancora l’accesso al conto bancario del malcapitato di turno. 
 
Nel caso non vi interessasse fare da “grande fratello” a una delle metropoli più popolate degli Stati Uniti, potrete ripulire alcune zone da diverse bande di nemici che avranno fatto del luogo il loro campo base. In questo caso vi verrà chiesto di mettere fuori gioco (non letalmente) da uno a tre obiettivi primari, per poi eliminare il resto della comitiva o allontanarvi dall’area facendo perdere le vostre tracce. A questo si aggiungono altre missioni secondarie che prevedono il furto e la consegna di veicoli in cambio di denaro, l’intercettazione e conseguente hacking di svariati nemici, e ancora l’eliminazione di convogli criminali che richiederanno una buona conoscenza delle strade della città. 

Il multiplayer si amalgama infine all’esperienza in giocatore singolo, proponendo a fianco di modalità competitive ormai rituali dei prodotti contemporanei (ma neanche tanto) come il capture the flag e le gare automobilistiche, una meccanica che in merito a funzionamento ci ha riportato alla mente quanto visto nei due Dark Souls, mettendo sul tavolo la propria versione di invasion nelle sessioni di gioco di altri utenti connessi alla rete, nonché dei contatti della propria lista amici. Modalità quest’ultima che poteva essere estesa maggiormente, ma che riesce in ogni caso ad aggiungere un nuovo livello di difficoltà e immersione regalando vivacità al mondo di Watch Dogs: l’attaccante travestito da civile avrà lo scopo, nascondendosi tra la folla, di hackerare il terminale del protagonista senza farsi scoprire, mentre quest’ultimo dovrà profilare l’intero quartiere alla ricerca della minaccia nel tentativo di porre fine alla sua missione, che spesso si tramuterà in sparatorie o rapidi inseguimenti automobilistici basati anch’essi sul controllo delle apparecchiature elettriche cittadine. Un comparto multigiocatore interessante tutto sommato, anche se non ci sarebbe dispiaciuta una maggiore persistenza e rilevanza in quanto a conseguenze nel gioco stesso.



 
Dare la caccia alla malavita dopo diverse ore inizierà comunque a farsi sentire ripetitivo, per questo, nei vicoli, nei bar e sui marciapiedi sono presenti diverse attività totalmente slegate dagli scontri a fuoco. Non sarà infatti difficile trovare qualche ubriacone con il quale fare una gara di bevute, o dirigersi al parco e iniziare minigiochi legati al mondo degli scacchi, ma anche una partita a Texas hold‘em nei quartieri ricchi della città o una sessione di digital trip dallo spacciatore di fiducia. Le droghe virtuali sono infatti un’alternativa che si estranea totalmente dalla natura del titolo, e ci chiederanno, per fare qualche esempio, di metterci alla guida di un auto e investire quanti più “demoni” possibile nel tempo massimo concesso dalla sfida, ma anche vestire i panni di un ragno meccanizzato e mettere a ferro e fuoco l’intera metropoli.
 
Il sistema di combattimento in Watch Dogs si rivela una piacevole novità per il genere. Molte missioni potranno infatti essere portate a termine seguendo più di un approccio, tra i quali troviamo una componente strategica tipica del genere stealth. Aiden con l’aiuto del proprio smartphone potrà accedere alle telecamere installate sul territorio, eventualmente “balzando” da una telecamera all’altra disattivando a distanza i terminali che gli daranno accesso all’area successiva, utili inoltre per avere una panoramica dei nemici o per attivare trappole restando sempre all’infuori del raggio visivo delle entità ostili sulla mappa.

Le armi disponibili e ottenibili durante il corso dell’avventura sono molte e diversificate tra loro: si passa dalla classica Colt 1911 (anche in versione provvista di silenziatore) a diversi fucili d’assalto quali l’M16 o il buon vecchio Kalashnikov, per poi animare la festa con fucili a pompa e lanciagranate. L’IA dei nemici è nella media, come il protagonista utilizzeranno le coperture disposte sullo scenario e non esiteranno a sparare a vista, nonché cercare di aggirare Pierce per coglierlo di sorpresa; lo stesso non si può dire degli abitanti di Chicago, dotati di ben poche variabili che si traducono in una fuga alla vista di un’arma, a una fuga in seguito ad un incidente, a una fuga nel caso di una colluttazione col giocatore.

 

I gadget aiuteranno invece a risolvere intelligentemente le sfide che si proporranno al giocatore: affiancate alle granate e ai c4, troveremo dei piccoli dispositivi che, producendo rumore, attireranno i nemici nel punto in cui li avremo posizionati.  Il JamCom avrà invece la funzione di rallentare il processo di localizzazione delle forze di polizia e il blackout, beh, provocherà un blackout temporaneo di un’area cittadina.

 
L’anima del gioco targato Ubisoft risiede in parte anche nelle fughe dalla polizia che a differenza di quanto accade con gli inseguitori di stampo criminale non potranno essere terminate eliminando tutti gli aggressori. In questo modo durante la guida sarà necessario imparare a conoscere le vie di Chicago, trovare così i luoghi dove nascondersi e i percorsi che ci garantiranno una fuga indisturbata. Gli elementi dello scenario fanno da padrone in questo frangente, poiché provocare un incidente a un incrocio, far saltare un tombino o alzare un ponte al momento giusto determineranno la riuscita della nostra corsa verso una zona sicura.

 I veicoli sono piuttosto semplici da manovrare, questo perché lo stile di guida adottato dagli sviluppatori si avvicina più a un racing game in salsa arcade piuttosto che una simulazione più vicina nello stile ad un GTA IV; questa caratteristica  non ci ha comunque infastiditi particolarmente, anche se sarebbe stata apprezzabile una cura maggiore sulle collisioni tra veicoli, che talvolta creano siparietti inverosimili in cui macchine volano mentre altre esplodono per autocombustione. Infine, una mancanza che ci sentiamo di citare è l’assenza delle sparatorie in auto, perlomeno, da parte del protagonista, impossibilitato nell’utilizzare un’arma da fuoco alla guida e costretto quindi a fuggire o travolgere i propri nemici.

 
L’abbiamo capito, l’abbiamo visto, l’abbiamo giocato: Watch Dogs presentato all’E3 2012 e Watch Dogs uscito lo scorso 27 maggio graficamente parlando non sono lo stesso gioco. Il Disrupt, ovvero l’engine utilizzato da Ubisoft e costruito appositamente per questo titolo, offre un impatto altalenante, variabile da diversi fattori che sarà possibile scorgere in gioco. Se infatti le fasi notturne sono tra le migliori visibili in un videogioco open world, quelle diurne spesso lasciano a desiderare lasciando il giocatore in balia di una città panoramicamente piatta.

Il problema principale riguarda la gestione delle ombre le quali non vengono proiettate da ogni oggetto e non sempre reagiscono correttamente con le luci dinamiche del gioco, il che crea un’assenza di profondità soprattutto, come già detto, durante le ore di luce. Altro discorso e nota positiva va agli effetti particellari e in particolar modo ai fumi e vapori prodotti dal motore di gioco, capaci da soli di affascinare e immergere il giocatore nell’atmosfera generale del titolo. A questi possiamo infine aggiungere la pioggia combinata alla foschia notturna, un vero e proprio dipinto sul quale gli sviluppatori si sono visibilmente dedicati. Le texture infine sono variabili: si passa da personaggi e vestiari ben caratterizzati ad alcune sbavature in zone della città riprodotte in bassa risoluzione.

In conclusione

Watch Dogs è tutto sommato un prodotto sopra la media, di certo non brilla per una storia coinvolgente o ben sceneggiata, ma sa regalare un’esperienza sandbox capace di accontentare un pubblico misto, grazie soprattutto alle molteplici opportunità poste al giocatore tra una via e l’altra della grande metropoli. Quest’ultima è una città viva e plasmabile che farà felici sia coloro che cercheranno un’alternativa (sia chiaro, Watch Dogs ha un’anima sua) all’ultimo capitolo di GTA, sia coloro che, ossessionati dai vari fenomeni televisivi a la “Person of Interest”, vorranno avere il controllo telematico sulle vite di milioni di cittadini virtuali. Il combattimento è solido e soddisfacente soprattutto ad alte difficoltà, allo stesso modo le sezioni di guida sono impegnative e assumono un nuovo livello di profondità grazie all’hacking.

Ci sentiamo quindi di consigliarvi un titolo che, seppur non esente di critiche, saprà regalarvi decine di ore di gioco prima che la noia prenda il sopravvento, ma allo stesso tempo vi invitiamo a non effettuare l’acquisto nel caso foste alla ricerca di un titolo narrativamente memorabile o interamente current-gen in quanto a grafica.

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