Victorious Boxers 2: Fighting Spirit – Recensione Victorious Boxers 2: Fighting Spirit
Let’s get ready to rumbleeeeeeeeeee!
Dopo anni di crisi, i videogiochi sportivi che trattano la nobile arte hanno finalmente trovato una loro dimensione, abbandonando in modo graduale la classica tipologia arcade e avvicinandosi sempre più ad un approccio simulativo, grazie soprattutto alla nota serie Fight Night targata EA.
Nel 2001 ESP software lanciava sul mercato Victorious Boxers, discreto gioco di boxe tuttavia senza troppe pretese,ispirato alle avventure del giovane pugile nipponico Ippo Makonouchi.
Direttamente tratto dal manga Hajime no Ippo, tuttora in corso di pubblicazione nella terra del Sol Levante (si contano ad oggi oltre 80 volumi) , del quale è stata proposta anche una versione anime purtroppo inedita in Italia, e a a cinque anni di distanza dal suo predecessore, è ora disponibile questo secondo capitolo.
Ippo, Takamura e gli altri.
Il gioco offre le seguenti modalità di gioco: story mode, player vs player, e torneo.
Il cuore del gioco è sicuramente lo Story Mode, dove potrete impersonare Ippo, un timido studente abbastanza impacciato che viene spesso picchiato e deriso dai bulli della scuola. La situazione cambia quando il ragazzo conosce Takamura, un pugile professionista che lo inizia alla Nobile Arte e lo conduce alla palestra di coach Kamogawa.
Qui il giovane Ippo conoscerà altri pugili, come Aoki e Kimura, due ex teppisti che hanno deciso di cambiare vita e dedicarsi ad uno sport dove la parola d’ordine è sacrificio; e soprattutto Miyata, dotato di una tecnica sopraffina e maestro nelle counter, che sarà destinato a diventare il rivale per eccellenza, nonché il traguardo sportivo,del nostro protagonista.
Dovrete quindi ottenere la licenza da pugile, misurararvi nei primi incontri da 4 round e combattere nel torneo che sancirà il miglior debuttante del Giappone (dove farete la conoscenza di altri temibili combattenti come Mashiba, maestro della tecnica flicker jab e Sendo, soprannominato la Tigre di Naniwa), giungendo infine a sostenere match da 10 round e ad ambire al titolo giapponese.
Tuttavia durante la modalità Carriera non prenderete solo il controllo di Ippo, ma anche dei suoi compagni di palestra. Di Takamura, ad esempio,che combatterà addirittura per il titolo mondiale; del duo Aoki-Kimura, che tenteranno di scalare il ranking nazionale per avere così la loro chance di aggiudicarsi il titolo nipponico; nonchè di molti altri pugili, ripercorrendo la trama del manga fino al 75° numero.
La storia è narrata attraverso delle scene animate (con lo stesso motore grafico del gioco) che intercorrono tra un match e l’altro, tuttavia le scene sono abbastanza scialbe e prive di mordente. Incapaci di riproporre lo spirito che permea attraverso tutto il manga, queste sono invece lente e con dialoghi spesso scontati, inoltre del tutto prive di doppiaggio.
Altra pecca è la totale mancanza di quelle scene esilaranti che hanno contribuito a decretare il successo della serie Hajime no Ippo in Giappone: scene comiche e demenziali (che fanno invidia a manga come Slam Dunk o ad anime come Due come noi). che fanno da controaltare alla serietà con la quale vengono presentati gli incontri dei protagonisti.
Non un titolo da Main Eventer
La giocabilità di questo titolo è discreta, per quanto presenti un sistema di controllo sulle prime difficile da padroneggiare.
Attraverso la leva analogica sinistra potrete controllare sia i movimenti del vostro pugile (tenendola piegata del tutto), sia le schivate (attraverso leggeri spostamenti). Gli altri quattro tasti del joypad sono adibiti ai due tipi di diretti e di ganci (destro e sinisto), mentre i montanti ed i colpi al corpo potranno essere eseguiti attraverso la combinazioni con i tatsi dorsali L1 e L2. Ogni pugile possiede inoltre uno o più colpi speciali, così come nel manga, utilizzabili attraverso la combinazione del tasto dorsale R1 con uno o più tasti principali del joypad: Ippo utilizzerà il Dempsey Roll, Sendo lo Smash, Volg il colpo White Fang e così via.
I pugili hanno inoltre caratteristiche diverse, a seconda del proprio stile di combattimento: ci sono infatti infighter e outfighter, pugili portati al combattimento ravvicinato ed altri che danno il meglio di sè utilizzando il loro maggiore allungo. Allo stesso modo, ogni personaggio avrà parametri di forza, velocità e resistenza diversi dagli altri.
Occorrerà quindi prendere confidenza con i comandi, e fare l’abitudine alla mancanza di un qualsiasi indicatore di energia sullo schermo, scelta operata per garantire un maggiore livello di realismo al gioco.
Graficamente il titolo ESP rappresenta una sorta di presa in giro, in quanto utilizza il medesimo motore grafico del suo predecessore, uscito quando il monolite nero di casa Sony era ai primi anni di vita… il che non è sicuramente un merito.
I pugili sono dotati di un basso numero di poligoni rispetto agli standard a cui ci ha abituato la vecchia PS2, e gli spettatori in bitmap così come le arene spoglie nelle quali vengono disputati gli incontri fanno da degna cornice alla quantomai scialba resa grafica di un gioco che sembrerebbe ben più datato di quanto realmente non sia.
Nemmeno il comparto sonoro è degno di nota, ed anzi i suoni prodotti dai colpi durante i combattenti sul ring sono alquanto comici, mentre le musiche sono poche ed anonime e si fa sentire, nella modalità "Story Mode", la mancanza di quel doppiaggio che avrebbe sicuramente dato maggior sale ad una trama narrata in modo disdicevole.
La longevità del gioco è discreta, ma di certo non grazie alle poche modalità presenti. Tuttavia lo Story Mode è molto lungo e difficoltoso (se non si gioca al minimo livello di difficoltà), e per ogni rivale che incontrerete dovrete seguire le chiavi di lettura del vecchio Kamogawa e limitare i punti di forza del vostro avversario, sfruttando allo stesso tempo i suoi punti deboli a vostro favore.
Ad aumentare la longevità di questo titolo concorre sicuramente l’elevato numero di pugili che sbloccherete una volta sconfitti nello story mode, più di 40, appartenenti a diverse categorie di peso ed ognuno con specifiche abilità.
Fight Night se la ride.
Victorious Boxers 2 Fighting Spirit è un gioco tecnicamente mal confezionato, con una grafica obsoleta e un comparto sonoro del tutto carente; tuttavia un discreto sistema di controllo e un longevo story mode ne fanno un gioco discretamente giocabile, per quanto non certamente in grado di rivaleggiare con la serie pugilistica di EA.
Consigliato a chi come me è un fan del manga e dell’anime… anche se le avventure di Ippo, Takamura e gli altri meritavano forse una trasposizione videoludica maggiormente degna di nota.