Vampire: The Masquerade – Swansong – Recensione

Recensito su PlayStation 4

Dopo l’arrivo dell’ultima stagione di Stranger Things, vi è stato un ritorno di popolarità di D&D. Fra gli appassionati dei giochi di ruolo da tavola però in molti conoscono anche World of Darkness: GDR da cui prendono spunto tutti i titoli della saga Vampire. Fra quelli usciti finora, Vampire: The Masquerade – Swansong è forse quello che, per alcuni aspetti, si avvicina di più all’originale.

Il compito di dar vita a questa nuova incarnazione videoludica del “Mondo di Tenebra” è stata affidata da Nacon a Big Bad Wolf, che si è cimentata nell’impresa pescando a piene mani dall’aspetto più “gdr-istico” del mondo di gioco, dando la sua visione della Camarilla, più precisamente della corte di Boston.

Vampire Swansong

Tre vampiri in cerca d’autore

Per farci calare nell’atmosfera del Mondo di Tenebra, Big Bad Wolf ha deciso di narrare le peripezie di Vampire Swansong tramite tre personaggi principali: Leysha, Emem e Galeb. L’incipit tre vampiri, appartenenti ognuno ad un clan diverso, vengono chiamati a raccolta dal Principe Iversen, insieme ai suoi Primogeniti per l’Allarme Rosso, scattato per cause non chiare a molti. Il compito dei tre vampiri sarà proprio quello di far luce su cosa stia succedendo alla Loggia di Boston e risolvere i misteri che aleggiano intorno a numerose situazioni. La trama, sebbene progredisca tramite tre diversi punti di vista, si intreccia senza creare un effetto “spezzatino” poco gradevole, risultando godibile in pieno.

Questa però presenta comunque moltissime sfaccettature perché si può dipanare in diversi modi a seconda delle decisioni che i tre personaggi principali prenderanno e di determinati oggetti o rivelazioni di cui verremo a conoscenza tramite le azioni intraprese in gioco. Il progredire della trama quindi è legato a doppio filo sia alle azioni che ai risvolti che prenderanno i dialoghi. A prescindere dalla piega che prenderà la narrazione questa comunque risulta essere ricca di colpi di scena per nulla scontati, risultando comunque godibile. Questa si rivela comunque essere molto “politica” e ricca di intrighi, che sicuramente sarà più godibile dagli appassionati del GDR originale.

Vampire Swansong

Bla bla bla bla

Senza girarci troppo intorno: Vampire Swansong è un gioco che si basa quasi totalmente sul dialogo. Come nel GDR originale, molto politico/diplomatico, anche qui il gioco verte molto sulle relazioni fra i personaggi e gli equilibri fra fazioni. Se non si è avvezzi al Mondo delle Tenebre, appellarsi al Codex (che funge da viatico per conoscere il mondo di Vampire) diventa fondamentale, perché se vi mancheranno alcune di queste conoscenze ne risentirete sia in termini di godibilità che di giocabilità vera e propria, finendo per andare un po’ a casaccio nei vari dialoghi. Questi ultimi, come dicevamo, sono fondamentali per il dipanarsi della trama e molte delle capacità dei tre vampiri che guideremo puntano proprio sulle varie modalità che si possono adottare per avere la meglio in un discorso: la retorica, la psicologia, la deduzione sono tutte caratteristiche fondamentali. In Swansong diventano delle vere e proprie abilità migliorabili, senza le quali perderemmo tutti i confronti da cui dipenderà la piega che prenderà la trama.

Alcune volte però non sarà tanto semplice far finire il discorso a nostro favore, non avendo poi così molti elementi per giudicare quale delle opzioni di dialogo convenga scegliere e questo sicuramente non è qualcosa che è piacevole da vedere. Non mancheranno tuttavia anche le sezioni più esplorative, anche se povere di profondità, dove ci troveremo a dover risolvere qualche puzzle non eccessivamente impegnativo. Spesso, durante le esplorazioni, dovremo soddisfare anche delle condizioni aggiuntive, che per lo più consistono nel ritrovare dei documenti/oggetti che diverranno poi fondamentali per le indagini. Ci è sembrato tuttavia che Big Bad Wolf si sia concentrata di più sul creare delle vere e proprie “schede” personaggio migliorabili tramite i punti esperienza, acquisendo o potenziando le abilità dei vampiri, che nel dare un senso più profondo all’esperienza di gioco che, cerca di essere varia, ma perde di profondità sotto vari punti di vista. Aggiungere un pizzico di attenzione in più sotto alcuni aspetti non avrebbe guastato, a nostro parere. Lo stesso può dirsi anche per la rigiocabilità: solitamente un titolo del genere si dovrebbe prestare bene a svariate run ma il fatto è che, per come è strutturato il titolo, soltanto chi ammira molto il mondo di gioco potrebbe essere spinto a sperimentare vari playtrough.

Vampire Swansong

Boston insanguinata

Durante la nostra avventura nella Boston dei vampiri ci siamo imbattuti in svariati difetti tecnici: un bug ci ha addirittura fatto vivere una scena di Leysha con un audio totalmente ovattato e dei sottotitoli invisibili mentre giocavamo nei panni di Emem. Il titolo, a più di un mese dalla sua uscita, ha bisogno ancora di supporto e questo è indubbio. Il comparto tecnico, nel complesso, non è però da buttar via ma, se confrontato con quello degli altri esponenti del genere, non riesce a tenere il confronto, sia sotto il punto di vista dei modelli che delle animazioni, fin spesso imprecise.

Diverso è il discorso per il doppiaggio in lingua originale che rimane comunque godibile.

Vampire Swansong


Vampire: The Masquerade Swansong non è un titolo da buttar via ma, per come è stato realizzato, è desinato a rimanere un prodotto di nicchia. Rimane godibile per chi è appassionato del Mondo di Tenebra e difficilmente affascinerà i nuovi arrivati. Diversi difetti tecnici ne minano la godibilità nella sua interezza sebbene diversi spunti ci sono sembrati abbastanza interessanti. A salvare la baracca di pensa il comparto narrativo che rimane comunque interessante ma a nostro parere si poteva fare ben di più, considerando cosa si aveva per le mani.

6.3

Pro

  • Trama per nulla scontata
  • Ambientazione fedele

Contro

  • Gameplay molto statico
  • Dialoghi non chiari
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