Valkyrie Profile: Lenneth – Recensione Valkyrie Profile: Lenneth
Le Valchirie su PSP
Alla PSP spetta un altro remake con un nome importante e che ha alle spalle una produzione di grande calibro: parliamo di Valkyrie Profile, il capolavoro Square per PSX risalente al 1999 e distribuito solo sul mercato giapponese ed americano. Stessa sorte per questo remake, che non arriva in versione europea e gli amanti che lo compreranno saranno costretti a giocarci in inglese vantandosi, quindi, di un prodotto d’importazione. E’ lo sbarco della Square-Enix su PSP che probabilmente servirà a spianare la strada per i prossimi capolavori della casa nipponica su console portatile: l’inizio non promette male. Tremate, concorrenti, le valchirie sono arrivate!
Lenneth: la Valchiria che salverà il mondo
La nostra storia affonda le radici nella mitologia norrena, o, che dir si voglia, mitologia vichinga; il tutto inizia dalla fine: il Ragnarok è giunto.
Richard Wagner, il grande maestro nel campo musicale, nella sua opera "Götterdämmerung" (a.k.a. "il crepuscolo dei dei" dal tedesco) ci rese note alcune particolarità riguardanti il Ragnarok e la sua storia. Storia che, in tutto e per tutto, si ricollega al capolavoro Square. Il Ragnarok (Ragna = Degli Dei – Rok = Fato/Crepuscolo) altro non è che il momento finale, il crepuscolo appunto, della storia delle divinità nordiche: la battaglia finale tra luce ed oscurità. Odino, padre degli Dei norreni, non si arrenderà al suo fato ingiusto, bensì proverà a plasmarlo: nasce così un’ultima armata, un’armata che andrà a contrastare le forze dei Vanir a favore degli Aesir. Intanto a Midgar, il regno degli umani, è stata inviata una valchiria, la più fedele ad Odino, il cui compito sarà quello di assistere imparzialmente alle vicende che straziano gli umani e, una volta morti, di raccoglierne le anime e convertirle in valorosi combattenti fedeli alla causa di Odino. Lenneth, assistendo a quante stramberie portino alla morte gli uomini, inizia a ricordare quanto fu del suo passato ignoto, ed inizia poco a poco, anche a mettere in discussione la stessa missione affidatale dal suo Re.
La trama rimane sempre affascinante, la stessa che aveva colpito l’intero mondo otto anni fa; ma mentre prima la trama si articolava tra dialoghi amorfici, stavolta il tutto si muove in scene in Computer Graphic.
Addestrami e sarai il mio signore
Il gioco è suddiviso in 8 capitoli, ognuno composto di 24 periodi. All’inizio di ogni capitolo Lenneth si concentra ascoltando, le preghiere, il dolore, le lamentele degli uomini di Midgar. Trova così nuove anime pronte ad unirsi alla sua causa. Queste fasi servono ad individuare il luogo esatto dove recarsi per trovare le anime, che, in altre parole, altro non sono che i personaggi del nostro party. Quando un umano, o meglio l’anima di un umano, decide di affidarsi a Lenneth, diventa selezionabile nella squadra dei personaggi. Sempre concentrandosi, Lenneth può scoprire dungeon dove risiedono gruppi particolarmente numerosi di nemici. Inizia l’addestramento dei personaggi, volto a potenziarli in vista del trasferimento ad Asgard, allo scopo di renderle invincibili macchine da guerra contro i Vanir e cambiare, quindi, le sorti del Ragnarok. Ogni capitolo, insomma, ci permette di conoscere nuovi personaggi e di formare un gruppo pronto per essere potenziato; quando si ritiene che uno dei nuovi alleati sia sufficientemente potente e pronto si può inviare ad Asgard a combattere la battaglia finale. Tutta la strategia di Valkyrie Profile, quindi, risiede proprio nel saper valutare al meglio il momento migliore per congedare un membro del nostro party e nel tentare di renderlo nel frattempo il più forte possibile. Naturalmente non si tratta di una faccenda semplice e immediata: ogni membro del party presenta determinate skill che bisogna modificare, potenziandole od altro. Troveremo il "valore di eroicità" che deve essere aumentato per far sì che venga ammesso ad Asgard, e poi una serie di tratti distintivi (codardia, altruismo, ottimismo, ecc.) che devono assolutamente essere corretti o rinforzati. Per fare ciò, è necessario spendere i punti esperienza guadagnati in battaglia, tenendo però anche conto che il tempo a disposizione non è infinito. Seconda cosa della quale curarsi attentamente è il tempo: abbiam detto che ogni capitolo è diviso in 24 periodi, che si consumano col procedere del tempo come entrare in una città, consuma immediatamente un periodo, o l’affrontare un dungeon, ne consuma due, o il concentrarsi per scovare anime e dungeon altri due periodi. Si capisce quindi che nessuno spostamento può essere lasciato al caso ma tutto deve essere calcolato considerando che, a fine capitolo, sarebbe opportuno avere qualche personaggio pronto per essere inviato ad Asgard. Odino, inoltre, nella Sacred Phase, alla fine del capitolo, valuterà il nostro operato e un andamento negativo può comportare il game over o l’impossibilità di accedere al finale migliore, dopodichè, in caso di buona riuscita, vi comunicherà i guerrieri dei quali ha più bisogno, indicandone la classe, la razza e le caratteristiche.
Se la world map dove si muove Lenneth è interamente poligonale, l’azione vera e propria ha luogo in scenari bidimensionali, dov’è possibile spostarsi solo nelle due dimensioni. I nemici saranno visualizzabili sulla mappa e se Lenneth riuscirà a colpirli con la spada inzierà un combattimento con voi in vantaggio, altrimenti sarà il contrario: una cosa che ricorda molto il sistema di gioco di Magna Carta su PS2. Ed ecco che parte il tanto amato combattimento a turni col nemico, la cosa più amata dai grandi strateghi del GDR: naturalmente anche qui le novità non mancano. Il party è formato da quattro personaggi ed ad ognuno di questi è assegnato un pulsante, e la pressione di questi attiva l’attacco preassegnato. Dalla pressione combinata dei diversi pulsanti, in relazione alle armi equipaggiate, possono nascere combo devastanti e con un tot di attacchi consecutivi, si attivano le mosse speciali, diverse per ogni personaggio che, col passare del tempo, si potenzieranno fino a realizzare combo che non daranno scampo a nessuno. Insomma: preparatevi alla più stupenda storia mai vista in un GDR.
Un capolavoro tecnico senza precedenti
Parlando della grafica, che nel complesso non cambia molto dal decennio scorso come struttura, ma che si migliora come qualità. Da un lato, abbiamo il quadro visivo molto più ampio e sfondi con una profondità ancora maggiore, soprattutto grazie ai piccoli dettagli animati che conferiscono vita ai paesaggi; dall’altro, invece, alcune zone al chiuso di piccole dimensioni, sono state allargate e il risultato è una perdita della definizione dell’immagine, che risulta sfocata. In questi schermi anche gli sprite bidimensionali dei personaggi subiscono purtroppo la stessa sorte. Poi negli effetti speciali è stata inserita l’esatta dose di spettacolarità, soprattutto nelle esplosioni e anche nel momento nel quale Lenneth recupera l’anima del defunto. Durante la navigazione nei candidi ed organizzatissimi menu di gioco, possiamo godere di una sovente comparsa dei fantastici artwork che lasciano a bocca aperta sotto qualunque punto di vista, sia per la gamma delle espressioni che per la naturalità con la quale sono disegnati i corpi. Non è esagerato dire che, in generale, siamo di fronte ad una delle migliori direzioni artistiche mai viste in un videogioco, cosa che ci permette di chiudere anche un occhio sulla grafica bidimensionale che, forse, non sarà molto gradita ad un pubblico più giovane.
L’aspetto sonoro non fa eccezione. Un elogio va al lavoro monumentale per la colonna sonora svolto dal Maestro Motoi Sakuraba. L’altra caratteristica capace di imprimersi a fuoco nella memoria del giocatore è il doppiaggio: la qualità durante i dialoghi è elevata, anche se a causa dei continui caricamenti spesso si accusa una perdita di ritmo vocale. Nelle fasi di combattimento, le voci dei protagonisti danno il meglio ed ognuno dei circa 30 personaggi giocabili possiede un numero di frasi elevatissimo; pronunciate con foga e grande stile durante le schermaglie, in caso di vittoria o in altri frangenti particolari del gioco, esse risultano a dir poco esaltanti.
Conclusione
La longevità rimane, come sempre in ogni GDR, il punto forte, dato che c’è la possibilità di assistere a ben tre finali diversi. All’inizio, vi saranno proposti tre diversi stati di difficoltà che renderanno il gioco dal più facile al più difficile. E naturalmente, poi, tutto dipende dal vostro stile di gioco: c’è chi, incapace di aspettare, si dirigerà alla fine del gioco, e chi, amante spasmodico del GDR, passerà ore e ore a giocare per scovare anche il più minimo segreto.
Dopotutto Valkyrie Profile è sempre un remake. Il remake di un qualcosa che un decennio fa già segnò un importante passo nella storia Square. Non aspettatevi il capolavoro grafico degli ambienti poligonali di ultima generazione, ma accontentatevi di un’ottima grafica bidimensionale. Se non avete gustato l’originale, oramai introvabile se non usato o a prezzi da capogiro, è arrivato il momento di darvi a questo remake portatile che merita in tutto e per tutto.