Valkyrie Profile: Covenant of the Plume – Recensione Valkyrie Profile: Covenant of the Plume
I primi due capitoli della serie di Valkyrie Profile hanno sicuramente dato lustro alle console che li ospitavano. Sia il primo capitolo su Playstation (e relativo porting su PSP) che il suo seguito, Silmeria, sono riusciti a portare una ventata di innovazione al genere dei giochi di ruolo, delle esperienze di gioco soddisfacenti e delle storie affascinanti.
Ora la Tri-Ace prova a ripetere il successo su Nintendo DS, senza comunque adagiarsi troppo sul successo passato e cercando di introdurre elementi nuovi, conditi con il classico feeling e le meccaniche di base di Valkyrie Profile.
La storia di guerre e caduti
Il protagonista del gioco è un giovane di nome Wylfred. Suo padre, un valoroso guerriero di nome Theodor, venne ucciso durante una guerra quando egli aveva solo dieci anni e la valchiria Lenneth ne ha acquisito l’anima per fare di lui un Einherjar. A causa della morte di Theodor, la famiglia di Wylfred ha vissuto nel disagio e nella povertà; la sorellina minore finisce per morire di stenti e la madre è sull’orlo della pazzia, finendo addirittura per convincersi che Wylfred sia il suo amato marito morto. Man mano che Wylfred cresce il suo odio aumenta sempre di più, ed è in Lenneth Valkyrie che vede la causa di tutti i suoi problemi.
Egli viene avvicinato da Hel, regina del Niflheim, che si offre di aiutarlo nella sua vendetta; Hel dona a Wylfred la Goddess Feather, una piuma delle ali di Lenneth che ha trovato accanto al corpo di Theodor e che ha in sé un potere straordinario. Il protagonista accetta il suo aiuto: il suo obiettivo è quello di diventare un rinomato guerriero come suo padre per essere scelto a sua volta come Einherjar ed avere la possibilità di sconfiggere Lenneth.
Come spesso accade su Midgar, la situazione nei regni degli uomini non è tranquilla. E’ infatti in corso una disputa di successione tra i due principi del Regno di Artolia, Langrey e Cristoff, che è sfociata in una vera e propria guerra per il potere. Per Wylfred è un’occasione perfetta e, accompagnato dal suo amico Ansel e da Ailyth, un’emissaria del Niflheim, si arruola come mercenario.
Nella trama di Covenant of the Plume possiamo vedere un drastico cambiamento di rotta da quello che era stato fino a questo momento lo ‘stile’ delle trame di Valkyrie Profile. Non si tratta di una storia di divinità e di personaggi talmente positivi da essere scelti dagli dei. Wyfred anzi emerge per il suo essere completamente fuori dagli schemi della morale e dei valori visti finora. Se inizialmente la sua accusa verso Lenneth può sembrare dissennata e infantile, con il proseguire della trama si capisce meglio il suo punto di vista: il suo odio non ricade tanto sulla figura di Lenneth quanto sull’ideologia della glorificazione della guerra e della morte in battaglia; Wylfred incarna il lato umano della tragedia del conflitto tra uomini e difende la posizione di chi, a causa della guerra, ha perso tutto.
La trama è sicuramente interessante e piuttosto solida nella sua concezione. I temi affrontati sono lontani da una “happy-ending story”, caratteristica sostenuta anche da alcuni finali del gioco.
Questa volta i ruoli sono invertiti: Lenneth sarà l’oggetto della vostra vendetta!
Battaglia per l’anima
Covenant of the Plume si propone come un ibrido tra un RPG strategico e il classico stile di Valkyrie Profile. Non ci sono più sessioni di esplorazione in side-scrolling bidimensionali; la trama prosegue attraverso scene di dialogo intervallate dai classici momenti in cui farete compere o personalizzerete il vostro gruppo.
Le battaglie avvengono in un’arena tridimensionale con visuale isometrica. I vostri personaggi dovranno essere prima spostati nell’area e portati vicino alle unità nemiche, quando l’ultimo di essi sarà stato spostato (e se il nemico sarà alla vostra portata) potrete iniziare ad attaccare con tutti i personaggi che saranno nella posizione per farlo. E’ allora che lo stile di combattimento caratteristico della serie si farà sentire: ogni personaggio sarà assegnato ad un tasto e dovrete colpire il nemico combinando gli attacchi in modo da formare combo devastanti. Anche questa volta, se riuscirete ad arrecare abbastanza danno, potrete scatenare un attacco speciale, la Soul Crush, che farà ulteriori e pesanti danni; danni che potranno essere moltiplicati se riuscirete a concatenare più Soul Crush insieme.
Diversamente dai capitoli precedenti, gli scontri non saranno strutturati su un’interfaccia bidimensionale, ma ognuno dei vostri combattenti attaccherà dalla casella sulla mappa sul quale si trova. Questo fattore aggiunge una novità alle battaglie: l’Active Formation System. Organizzando i componenti del gruppo attorno al vostro avversario in un certo modo potrete ottenere dei bonus che potranno essere una probabilità maggiore di ottenere oggetti a fine combattimento, o un rate maggiore di riempimento della barra delle Soul Crush. Le formazioni che potrete formare costituiscono in determinati schemi, ad esempio la Double Cluster prevede che ci siano due personaggi su un lato del nemico e altri due sul lato opposto; oppure la Grand Cross prevede un personaggio per ciascun lato, e così via.
Un altro fattore che implementa il classico sistema della serie è rappresentato dal Karma. I Karma Point vengono accumulati dall’infierire sui nemici incontrati (in gergo “overkill”), ed è necessario accumularne una determinata quantità a ogni scontro; ovviamente il metodo per accumularne il più possibile (fino a 100 per scontro) è quello di concatenare le Soul Crush. Se non si raggiunge il livello di Karma Point indicato nel combattimento successivo i nemici saranno molto più potenti, quindi continuando a sbagliare renderà il proseguimento nel gioco impossibile. Inoltre più Karma Point si accumulano migliori ricompense si ricevono alla fine del combattimento.
Parlando di combattimenti, n questo capitolo non sarà possibile fare esperienza all’infinito. I combattimenti sono contati e l’unico modo per ottenere esperienza aggiuntiva è attraverso missioni facoltative che possono essere sbloccate nelle taverne delle città.
L’ultima, importante, nuova caratteristica che troviamo in questo capitolo è costituita dalla Goddess Feather, già citata in precedenza. Evocando il suo potere ed assegnandolo ad un personaggio questo diverrà straordinariamente potente, i suoi parametri verranno moltiplicati e i suoi attacchi speciali saranno devastanti; l’unico problema è che alla fine del combattimento il potere della Feather sovrasterà il corpo fisico del personaggio portandolo alla morte non reversibile. In compenso ciascun suo utilizzo farà imparare a Wylfred abilità utili e devastanti. La scelta di quando e su chi usare la Goddess Feather farà inoltre variare il procedimento della storia.
La formula del gameplay di Covenant of the Plume è fondamentalmente solida. Il vero problema risiede nel fatto che, anche presentando elementi di RPG strategico, il gioco non offre una vera sfida di strategia. I nemici non sono molto aggressivi e non attaccano secondo tattiche che possono mettervi in seria difficoltà, dunque per avere la meglio nei combattimenti non vi sarà difficile restare a distanza di sicurezza, circondare i nemici uno alla volta e trionfare. E’ vero che ci sono tre diversi livelli di difficoltà, ma la carenza in questione non è sul piano di potenza dei nemici quanto su quello di base strategica.
Se a questo aggiungiamo il fatto che ora non sono più presenti le sessioni di esplorazione già viste in precedenza viene spontaneo dubitare che la sterzata verso la struttura da RPG strategico sia valsa la pena.
Se riuscirete a attaccare secondo certe formazioni potrete contare su dei bonus
Una Midgar isometrica
Se si passa, come probabile, da Valkyrie Profile Silmeria a questo Covenant of the Plume è inevitabile rimanere un po’ spiazzati. Sebbene sia congruo non aspettarsi lo stesso livello grafico visto nel precedente capitolo, c’è bisogno di un po’ di tempo per abituarsi alla differenza.
Lo stile grafico si avvicina a quello di un classico RPG strategico, come Final Fantasy Tactics (vediamo persino i personaggi in battaglia camminare sul posto!).
Le arene di battaglia sono sufficientemente ampie, ma il loro livello di dettaglio non è molto alto. Le animazioni e gli sprite dei personaggi sono realizzati più che discretamente e in occasione delle Soul Crush possiamo assistere a buoni virtuosismi grafici.
Ciò nonostante non siamo di fronte ad un gioco che può impressionare per la sua grafica. Il livello è buono ma non eccezionale.
Dagli artwork dei personaggi è possibile notare un certo cambio di stile che potrebbe non piacere a tutti ma, al di là di questo, il lavoro svolto è comunque più che buono.
Ancora una volta i filmati in computer grafica della Square-Enix sono di assoluta qualità.
Avretebisogno di un po’ di tempo per abituarvi alla nuova interfaccia di questo VP
Sonus mortis
La colonna sonora di questo capitolo è piuttosto deludente. La stragrande maggioranza dei brani presenti sono riarrangiamenti di pezzi già ascoltati in VP: Lenneth. Se da un lato questo può essere un bene, vista l’indubbia qualità di tale colonna sonora, dall’altro non fa molto piacere vedersi riproposte quasi in massa le stesse tonalità di un gioco già uscito, per quanto belle possano essere. Soprattutto perché le limitazioni sul piano sonoro della console Nintendo non aiutano allo scopo.
Gli effetti sonori sono ben eseguiti. Anche il doppiaggio (perlomeno quello in lingua giapponese) è stato fatto in maniera semi-impeccabile, conferendo ad ogni personaggio la propria personalità.
Il destino di un guerriero
Per terminare l’avventura principale vi basteranno 10-15 ore, che sono decisamente pochine. Per fortuna sono presenti tre livelli di difficoltà che sono integrati nel gioco. Nel secondo capitolo potrete scegliere di intraprendere tre strade che corrispondono ai livelli di difficoltà; a seconda di che strada avrete intrapreso potrete reclutare diversi personaggi. A seconda delle vostre scelte, incluso l’uso della Goddess Feather, sbloccherete alla fine dell’avventura uno tra i quattro finali disponibili. Grazie all’opzione New Game+ (con la quale inizierete il gioco con tutte le abilità già imparate in precedenza) potrete intraprendere la strada verso un finale diverso con maggiore libertà.
Anche in questo capitolo fa il suo ritorno il Seraphic Gate che costituirà, come sempre, un’ardua impresa.
Per concludere…
Nonostante si possa dare un certo plauso alla Tri-Ace per il tentativo di innovazione nel fondere la sua serie con un RPG a turni, c’è da constatare che il risultato avrebbe potuto essere sicuramente migliore.
Ciò nonostante Valkyrie Profile: Covenant of the Plume rimane un gioco tutto sommato ben fatto ed appagante, con una trama dai temi adulti e un gameplay che, sebbene presenti un livello di difficoltà altalenante, darà un’esperienza di gioco positiva. Ad un confronto con altri RPG strategici su Nintendo DS (FF XII: Revenant Wings e FF Tactics Advance) non sfigura affatto, anzi. Ma al confronto con gli altri due capitoli della sua stessa saga sicuramente risulta il meno riuscito dei tre.