Valkyria Revolution – Recensione
Rivoluzione è una parola a cui generalmente associamo un valore positivo, un cambiamento per il meglio. Eppure non sempre rivoluzionare qualcosa equivale a migliorarlo, soprattutto se si cerca di cambiare un’ottima formula come l’ibrido strategico-ruolistico di Valkyria Chronicles, una delle migliori esclusive dell’epoca PS3 recentemente tornato anche su PS4.
Nonostante l’ottima fattura dei suoi titoli la serie non ha mai goduto di grandi risultati di vendita, soprattutto per il fatto che gli strategici non sono esattamente il genere più gettonato su console. Ecco quindi che Sega ha affidato il nuovo Valkyria Revolution a Media.Vision (team di sviluppo di Wild Arms, ma anche di Valkyria Chronicles 3, tra le altre cose) nel tentativo di portare la serie nelle mani di un pubblico più vasto, facendola virare talmente tanto verso l’action da sfociare nel musou.
Sarebbe stato necessario un autentico miracolo per bilanciare tutti questi elementi, un miracolo che Media.Vision non ha potuto compiere.
Storia di tradimenti
È bene precisare che Valkyria Revolution non è ambientato nella stessa timeline degli altri capitoli della serie, ma costituisce un capitolo a sé. Persino il mondo sembra essere una re-immaginazione dell’originale Europa presentataci nel primo Valkyria Chronicles, anche se si tratta sempre di una interpretazione in chiave fantasy-steampunk del Vecchio Continente.
Le vicende vengono presentate come un racconto del passato: uno studente di storia del regno di Jutland è deciso a scoprire la verità sulla guerra tra il suo paese e l’impero di Ruz, in particolare sul ruolo dei cosiddetti “Cinque Traditori” autori della rivolta che liberò il regno dall’oppressione imperiale. Messa alle strette dalle sue domande, la sua insegnante inizia a raccontare la vera storia di quella guerra mai riportata nei libri.
Il mondo ha da poco scoperto come imbrigliare il potere della ragnite, uno speciale materiale dalle proprietà magiche, e così facendo ha intrapreso un percorso di avanzamento tecnologico mai visto prima d’ora, portando una nuova epoca di prosperità in Europa. Come prevedibile però, presto le miniere di ragnite divengono oggetto di contesa delle varie nazioni, scatenando un aspro periodo di guerra.
Il regno di Jutland è soffocato dall’embargo economico messo in atto dall’oppressivo impero di Ruz, che da anni ormai compie ogni genere di azione bellica ai danni delle popolazioni circostanti pur di ottenere i suoi scopi. Protagonista principale del gioco è Amleth Grønkjær, comandante del plotone anti-valchiria e uno dei Cinque Traditori, un gruppo segreto di cospiratori che, tirando le fila dietro le quinte del regno, mirano unicamente a vendicarsi di Ruz uccidendo l’imperatore e i suoi quattro gran generali.
La storia di Valkyria Revolution ha di buono il fatto di coinvolgere temi più oscuri rispetto ai predecessori, e in varie occasioni ci pone di fronte a situazioni che fanno riflettere su argomenti come la vendetta, la giustizia e il valore della vita umana. Purtroppo la narrazione procede tramite una quantità di cutscene capaci di mettere a seria prova la nostra capacità di sopportazione.
La gran quantità di scene non interattive di per sé non sarebbe un difetto assoluto, dopotutto non sarebbe certo la prima volta che ci troviamo davanti a un gioco che fa affidamento su lunghe sequenze narrative (basti pensare a Metal Gear Solid 4 o Xenosaga), il vero problema è come ci vengono presentate. Salvo alcuni coinvolgenti momenti chiave della trama, una buona parte delle scene non interattive sono decisamente lente ed eccessivamente verbose, e quel che è peggio è che non sono neanche particolarmente belle da vedere.
Affresco storico
Valkyria Revolution è purtroppo un esempio perfetto di disarmonia tra comparto artistico e tecnico. Non si può certo dire che la grafica del gioco sfrutti a dovere le potenzialità della PlayStation 4, complice la sua natura cross-platform con PS Vita. Il team di sviluppo ha abbandonato il precedente engine Canvas per passare al nuovo Gouache, ma i risultati sono davvero poco lusinghieri. Nonostante sia stato mantenuto il particolare effetto grafico che ci mostra il gioco come un dipinto su tela, i modelli tridimensionali, le texture che li dettagliano e le animazioni sono davvero poco convincenti, e non rendono giustizia al buon lavoro di character design di Hiro Kiyohara. Questi dal canto suo ha scelto uno stile che si distacca notevolmente dal semi-realismo dei Chronicles e vira su un design più tipicamente giapponese, con abiti più estrosi, spadoni e armi luminose varie.
Fortunatamente il comparto musicale è di alto livello grazie all’ottimo lavoro del maestro Yasunori Mitsuda (compositore di Chrono Trigger, Chrono Cross, Xenogears e dei temi principali dei vari Xenoblade Chronicles), che con i suoi brani contribuisce a migliorare l’esperienza sia in occasione delle cutscene che nell’accompagnamento al gioco vero e proprio. Peccato solo non poter dire lo stesso della qualità del doppiaggio inglese.
In prima linea
Come accennato nell’apertura della recensione, con Revolution Sega ha voluto creare una sorta di spin-off action-RPG della serie. Dopo la prima demo rilasciata in Giappone i fan reagirono in modo molto negativo, soprattutto alla rimozione degli elementi strategici. Il team di sviluppo ha fatto quindi un mezzo passo indietro e ha tentato di varare un sistema ibrido.
Invece di muovere un personaggio alla volta nei vari turni che scandiscono le battaglie, Valkyria Revolution ci mette al controllo di un party di quattro personaggi liberi di muoversi in tempo reale sul campo di battaglia, anche se potremo controllare direttamente un solo personaggio alla volta lasciando gli altri al controllo della AI del gioco con la possibilità di impartire loro dei comandi specifici o una linea di azione generica. Per poter agire è comunque necessario attendere il riempimento di una barra del turno, dopodiché potremo scegliere se attaccare fisicamente tramite un apposito tasto o eseguire altre azioni organizzate in un apposito menu che congela l’azione di gioco e ci permette di selezionare tecniche speciali, utilizzare oggetti, ecc.
Interessante l’introduzione di vari stati d’animo dei nemici che è possibile indurre con le proprie azioni: se si sorprende un gruppo di nemici con un’azione repentina questi saranno spaventati e quindi più esposti ai nostri attacchi.
La scelta di tentare una via di mezzo tra azione e strategia ha dato come risultato solo quello di fallire in entrambi i sensi, soprattutto a causa di una scarsa intelligenza artificiale dei nemici che non mette davvero alla prova il giocatore e non ci fa sentire la necessità di utilizzare tutte le possibilità del sistema. Spesso l’approccio più efficace sarà semplicemente quello di sbaragliare i nemici il più rapidamente possibile con attacchi fisici e tecniche speciali; gli attacchi a distanza tramite armi da fuoco non saranno efficaci quanto le armi bianche, e dal canto loro le coperture come sacchi di sabbia non proteggeranno granché i nemici dalle nostre mastodontiche armi.
L’AI non è scarsa solo per i nemici, che spesso se ne staranno impalati in attesa che andiate ad affettarli, ma anche per i membri del proprio party che non di rado ignoreranno alcuni ordini o si allontaneranno per attaccare nemici in lontananza. Gli scontri contro i boss (generalmente grandi mech) pongono le sfide migliori, ma si tratta di scontri che puntano più sulla resistenza che sulla reale difficoltà.
Ovviamente è presente un sistema di progressione per il nostro party, che potrà imparare tecniche e magie via via più efficaci, potenziare le armi, acquisire e sviluppare armi secondarie e persino creare equipaggiamenti tramite materiali ottenuti dai campi di battaglia. Tutto questo porta a grindare ripetutamente in missioni secondarie davvero poco esaltanti. Il sistema di sviluppo non sarebbe male di per sé, il problema è che è il gioco stesso che sembra non giustificarne la complessità e capacità di personalizzazione, proprio perché non pone un equilibrio e un livello di sfida tali da farcene sentire la necessità.
Con Valkyrie Revolution Sega e Media.Vision hanno cercato un equilibrio utopico tra azione frenetica e strategia, ma proprio questa dualità ostacola il battle system che finisce per non soddisfare appieno entrambi i target: troppo macchinoso per gli amanti dell’action e troppo superficiale per i fan della strategia pura. Non si tratta di un pessimo gioco, ma non riesce a districarsi da questo paradosso e a sollevarsi a causa di una percettibile disarmonia tra forma e sostanza, anche sul piano narrativo. Valkyrie Revolution racconta una storia di guerra dai temi interessanti, ma lo fa in modo davvero difficile da digerire. Se siete alla ricerca di un action-RPG senza grandi pretese, con uno stile e una trama particolari, potrebbe fare al caso vostro; se state cercando un nuovo Valkyria Chronicles guardate altrove.
Pro
- Storia dalle tematiche interessanti
- Buona colonna sonora
Contro
- Cutscene estenuanti e verbose
- Gameplay poco convincente
- Comparto grafico insoddisfacente