Valkyria Chronicles – Recensione Valkyria Chronicles
Asterix non c’entra
Siamo nel 1930, in un continente immaginario ma molto simile all’Europa, chiamato Paneuropa.
Il dominio del continente è conteso da due superpotenze: a est il malvagio Impero, bramoso di espansione e pronto a tutto pur di mettere mano alle grandi risorse non ancora sotto il suo dominio, mentre a ovest la Federazione, la seconda superpotenza, decisa a respingere l’attacco nemico. Lo scontro è accesissimo e dà vita alla seconda guerra paneuropea. Ovviamente tutti gli stati continentali si schierano con uno o con l’altro schieramento. Tutti tranne uno: la Gallia, piccolo stato sito proprio in mezzo al continente conteso, che decide di mantenere la sua neutralità. Neutralità che purtroppo verrà meno quando l’Impero decide di invaderla, spinto dalla notevole ricchezza di risorse presenti in Gallia: così facendo costringerà alla fuga gli abitanti delle maggiori città, riuscendo a dare grandi segni di una conquista imminente. Questo fino all’ingresso di scena di Welkin Gunther, professore, figlio di un ex grande generale gallico, ormai eroe nazionale. Dopo un iniziale tentennamento,vista la tragica piega che assumono gli eventi, decide di guidare la resistenza, coadiuvato da coraggiosi commilitoni, come l’ex fornaia Alicia, compagna, e forse anche più, sul fronte. Sarà compito vostro prendere le giuste decisioni per riuscire nella sua missione, attraversando eventi che, nonostante l’incipit non proprio originalissimo, risultano avvincenti e di discreta fattura narrativa, il tutto condito da una molto ben riuscita colonna sonora che valorizzerà i momenti più intensi ed epici.
Wow!!
La prima cosa che penserete guardando Valkyria chronicles in movimento è questa. Non per il numero spropositato di poligoni, per il fotorealismo delle ambientazioni o per le animazioni fluidissime dei personaggi. Anzi, ad essere sinceri i poligoni non danno l’impressione di essere più del minimo indispensabile, di fotorealismo manco l’ombra e qualche animazione dei personaggi è pure un po’ legnosetta. No, quello che vi colpirà e il particolare stile grafico, simile al cell-shading, ma arricchito da un tratto dei colori molto particolare, che sembra quasi essere “pennellato” più che distribuito uniformemente. Oppure sarete rapiti dalla paletta cromatica estremamente luminosa che rilancia tonalità pastello che ormai, abituati al fotorealismo a tutti i costi, stavamo quasi dimenticando. La sensazione perenne è quella di essere davanti ad un quadro in movimento, e se durante le fasi di gioco sarete concentrati solo sul vostro prossimo obiettivo, durante le (numerosissime) sequenze narrative godrete di uno spettacolo unico di vivacità cromatica, quasi come se la luminosità del tutto volesse oscurare la drammaticità degli eventi. Scusate quindi se per una volta non vi parlo di frame al secondo o compenetrazioni poligonali etc…
Una sessione di combattimento
Giocabilità=Tattica+action (poca eh)
Valkyria chronicles è fondamentalmente un gioco tattico a turni. Ad ogni turno avrete un tot di “punti comando” che ad ogni vostra azione verranno sottratti. Il numero di punti utilizzati varia a seconda dell’unità scelta: un soldato necessita di un punto comando, il carro armato di due e così via. Per decidere le mosse avremo a disposizione una mappa tattica che rappresenta dall’alto il terreno sul quale combatteremo. Ovviamente su questa mappa vengono rappresentate le vostre unità e, una volta avvistate, quelle nemiche. Per compiere un’azione dovrete selezionare una vostra unità. A questo punto dalla mappa tattica si passa alla visuale in terza persona alle spalle del personaggio scelto che sarà direttamente controllabile da voi, come in un qualsiasi gioco action e come potete vedere nell’immagine riportata poc’anzi. Però, a differenza di questi, vedrete una barra che, man mano che ci si muove, si consuma e una volta terminata non potrete più muovervi, a meno di utilizzare un altro punto comando. Terminati i punti comando, che potrete anche conservare per il turno successivo, il pallino passerà al nemico. Tutto qui, le regole sono molto semplici. Quello che eleva un gioco tattico sopra gli altri sono le variabili utilizzabili, e ce ne sono davvero tante. Differenze di unità, esperienza accumulata per scoprire nuove abilità, potenziamenti per i mezzi pesanti, unità nemiche sempre diverse, sebbene pecchino leggermente in IA, e molto altro che lascerò a voi il piacere di scoprire. I principali limiti sono forse da rilevare in una eccessiva facilità iniziale per poi arrivare a missioni avanzate, che superano il numero di 50 in totale, che non permettono il minimo errore, rischiando di risultare frustranti ai più. Nonostante la possibilità di salvare prima di ogni singola mossa, un po’ più di “tolleranza” sarebbe stata molto ben accetta.
Sega in gran forma
Questa è una generazione in cui le esclusive third party sono veramente pochissime, ma Sega ha deciso di omaggiare Playstation 3 con una delle sue produzioni più importanti degli ultimi anni, oltre all’ovvio e già conosciuto Yakuza. Resta un po’ di amaro in bocca per il fatto di non avere i sottotitoli in italiano e doversi accontentare del doppiaggio in inglese, o anche giapponese: questo, unito alla difficoltà di certi passaggi, lo rende un titolo più di nicchia di quello che meriterebbe. Ma se avete voglia di ragionare anche mentre giocate, se il character design alla giapponese vi fa impazzire o più semplicemente siete accaniti fan di Sega, è il caso di dire che avete trovato il videogioco che cercavate da tempo.