Valiant Hearts: The Great War
Il 28 giugno 1914 si consumò l’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando erede al trono dell’impero austro-ungarico e si decretò, nel sangue, l’inizio del primo conflitto globale della storia dell’umanità che, dal luglio successivo fino al novembre 1918 avrebbe portato morte e distruzione tra le popolazioni europee e non solo. Se per voi questi dati non significano nulla, forse è il caso di rimettere mano ai libri di scuola o, forse, sarà utile leggere gli interessanti inserti presenti in Valiant Hearts: The Great War, ultima fatica di Ubisoft Montreal.
Questo puzzle adventure atipico si prefigura fin da subito come un piccolo gioiello liberamente ispirato al conflitto del 1914-18. Rilasciato a pochi giorni dal centenario di quei tragici eventi, vanta dalla sua una grafica molto originale e curata, grazie al versatile UbiArt Framework, e viene distribuito tramite la formula del rilascio solo su piattaforme digitali, così come avvenuto per Child of Light qualche mese fa.
Grande Guerra e Grande Ricerca
Cosa fareste se il marito di vostra figlia fosse espulso dal paese lasciando in lacrime una moglie e un bambino appena nato? Emile non ha dubbi: cercherebbe e riporterebbe il genero tra le braccia dei suoi cari alla prima occasione.
Ed è così che comincia la storia di Valiant Hearts, con la dichiarazione di guerra della Germania alla Francia e con la deportazione di un giovane tedesco dal piccolo paese francese di Saint-Mihiel verso la madre patria dove sarà costretto a imbracciare un fucile e a invadere il paese che l’aveva accolto e dove aveva trovato l’amore. Anche Emile, nonostante l’età, sarà costretto a partecipare a questo lungo e doloroso conflitto e, una volta al fronte, coglierà prontamente la possibilità di ritrovare il genero tra le trincee nemiche.
Il titolo racconta un periodo difficile, fatto di sofferenze e morti, tramite i diari e l’intreccio di storie di alcuni personaggi molto convincenti, proponendo anche una lodevole componente istruttiva grazie alla presenza delle già citate informazioni storiche sulla “Grande Guerra”.
La scelta di Ubisoft Montreal di ambientare il titolo in un periodo storico poco sfruttato in ambito videoludico risulta fin da subito vincente in quanto, tramite le vicende di persone comuni, riusciremo a essere coinvolti all’interno di avvenimenti di portata molto più grande di quanto si possa immaginare. Ma oltre a Karl ed Emile ci saranno altri due, o meglio due e mezzo, personaggi fondamentali e giocabili: Freddie, un americano che sperava di coronare in Francia il suo amore, e Anna, una ragazza proveniente dalla tristemente nota Ypres alla disperata ricerca del suo amato padre; non va infine dimenticato Walt, mezzo personaggio poiché trattasi di un cane dobermann dell’esercito tedesco, che diverrà un prezioso alleato, oltre che perno, nelle vite dei nostri personaggi.
Come si può evincere da questa breve descrizione ci troviamo di fronte a un incipit all’apparenza non originalissimo ma che riesce, grazie a dei personaggi ben caratterizzati e a una narrazione avvincente ed emozionante, a tenere incollate le mani sul pad per tutta la sua, non troppo lunga, durata.
Tra trincee e bombardamenti
Sebbene Valiant Hearts rientri a pieno titolo nel genere puzzle-adventure dimostra di avere molte anime grazie alle componenti platform e action sapientemente mescolate e in grado di impegnare e allo stesso tempo appagare anche il più esigente videogiocatore. Dopo un rapido tutorial nei panni di Emile, dove apprenderemo l’utilizzo dei comandi fondamentali (X per attaccare e utilizzare l’abilità del personaggio, A per raccogliere gli oggetti e interagire, grilletto L per mirare e lanciare oggetti/granate in combinazione con A) saremo catapultati da subito sul campo di battaglia in emozionanti assalti tra le trincee nemiche in cui dovremo evitare bombardamenti e fuochi di sbarramento. Sebbene lo stile “a fumetto” possa non essere apprezzato da tutti o coinvolgere come un motore grafico 3D di ultima generazione, le fasi più frenetiche si rivelano comunque molto coinvolgenti ed epiche.
La storia di Valiant Hearts è divisa in quattro capitoli, all’interno dei quali alterneremo l’uso dei protagonisti della storia ognuno dei quali caratterizzato da una particolare abilità. Avremo infatti la possibilità di scavare tramite Emile, utile per farci largo durante i bombardamenti tra le trincee; Freddie sarà dotato invece di un’utile tenaglia, in grado di distruggere i fili spinati e spianare quindi la strada; Anna, essendo una veterinaria prestata alla medicina, sarà in grado di curare i feriti ottenendo come ricompensa collezionabili oppure oggetti chiave per l’avanzamento della storia; Karl avrà invece la possibilità di utilizzare alcuni travestimenti, in modo da passare inosservato; infine il fedele Walt potrà infilarsi in cunicoli, distrarre le sentinelle nemiche e recuperare oggetti per noi, davvero utilissimo.
Sebbene sia presente una buona varietà di puzzle, QTE e componenti platform-action, alcune situazioni potrebbero risultare un po’ ripetitive mentre la difficoltà di base si rivela abbordabile anche per i giocatori meno avvezzi al genere grazie all’utilizzo di aiuti che verranno sbloccati di volta in volta dopo alcuni minuti, e all’evidenziazione degli oggetti recuperabili. Discorso diverso è da fare in modalità “Veterano” dove tali componenti non saranno presenti, aumentando in parte la difficoltà e allungando la longevità. Proprio la durata del titolo, insieme alla difficoltà, è uno degli aspetti meno convincenti in quanto sarà possibile completare la storia in appena 8-10 ore a seconda della propria abilità. Per come è strutturata la trama, senza bivi o scelte caratterizzanti, la rigiocabilità è decisamente scarsa: l’unico motivo per rigiocare determinati capitoli o sottocapitoli sarà quello di trovare i 109 oggetti collezionabili disseminati e nascosti nei livelli al fine di sbloccare tutti e 20 gli obiettivi del gioco.
Il conflitto a fumetti
La scelta di Ubisoft Montreal di utilizzare uno stile fumettistico per un titolo ambientato durante una cruenta guerra è allo stesso tempo ambizioso e vincente. Lo stile è quello tipico francese, per intenderci ricorda da vicino il famoso TinTin, e per quanto i personaggi abbiano fattezze in parte caricaturali la drammaticità di certe scene non viene affatto sminuita. Alcuni tocchi di classe sono riscontrabili nelle scelte cromatiche degli ambienti e appunto in quelle stilistiche dei personaggi, ad esempio solo ai bambini è concesso di mostrare i propri occhi mentre agli adulti, forse accecati dalla guerra, sono coperti da copricapi e chiome. Le animazioni di Valiant Hearts, per la forma adottata, sono molto fluide e presentano un framerate costante anche nelle scene più affollate.
Il comparto audio rappresenta un’eccellenza e senza ombra di dubbio è la ciliegina sulla torta di un prodotto curato nei minimi particolari: la colonna sonora è avvolgente, ispirata e sempre coinvolgente. Anche il doppiaggio italiano del narratore si rivela impeccabile e credibile mentre i personaggi del gioco farfuglieranno una mistura di parole francesi o tedesche e termini incomprensibili, come accade in molti titoli dove non si vuole lasciare completamente “muti” i protagonisti, attenuando a tratti la drammaticità di certe situazioni.
La guerra è finita
Non posso negarlo, da amante del periodo storico e del genere, Valiant Hearts: The Great War rappresenta un titolo promosso a pieni voti. La mancanza di rigiocabilità e la difficoltà non troppo elevata non precludono il divertimento e la fruizione di una storia che si dimostra sempre coinvolgente ed emozionante. Ubisoft ha senza ombra di dubbio dato in mano agli sviluppatori, con l’UbiArt framework, la possibilità di puntare più sugli aspetti creativi che tecnici dei giochi e, fino a questo momento, pare abbia avuto ragione su tutta la linea.