Turok – Recensione Turok
A volte ritornano…
Nel 1997 si assisteva all’avvento di un nuovo sparatutto sulla console di punta del momento, il Nintendo 64: Turok, il cacciatore di dinosauri arrivava in grande stile pronto a mettersi nei posti più alti delle classifiche del tempo. La possibilità di andare contro orde di dinosauri che non si preoccupavano di essere troppo aggressivi armati soltanto di qualche pugnale, armi da fuoco e un arco, colpì totalmente i fan tanto da permettere agli sviluppatori di proseguire la serie. Purtroppo, come accade la maggior parte delle volte, un seguito della saga non sempre riceve lo stesso successo di quanto ci si aspetta, o forse, ancora peggio, non riesce a migliorarsi come dovrebbe: questo è quanto, a detta di statistiche più che ovvie del mercato, accadde allo shooter più innovativo del tempo, che quindi dopo qualche capitolo che voleva confermare il predominio si ritrovò nella situazione inversa. A distanza di circa dieci anni, il cacciatore di dinosauri torna alla carica cercando di tornare ai primordi migliorandosi a passo della next generation. La Propaganda Games riporta in auge Turok, semplice e schietto come fu su N64, e a disposizione di Xbox360 e PlayStation 3.
Dall’Iguana alla Propaganda
Leggendo il titolo del paragrafo sembrerebbe quasi che il vecchio cacciatore di dinosauri sia passato dalla foresta governata dalle iguane, alla propaganda sul mercato, invece è semplicemente legato al passaggio di marchio che ha caratterizzato la serie, che approda nei quartieri di Vancouver come primo progetto della Propaganda Games, che rinnovando Turok, o forse facendolo iniziare daccapo, ne tenta il lancio. Con una trama priva di troppe sofisticative varianti, Turok ci permette di entrare subito nel vivo dell’azione in un futuro, forse parecchio prossimo, dove la nostra preoccupazione sarà solo quella di sopravvivere all’imminente catastrofe. La squadra Whiskey, capitanata dal soldato Joseph Turok, giunge in un’isola potremmo dire fantastica, per ritrovare o addirittura catturare, un tale Roland Kane, uno sconosciuto all’inizio per il giocatore, ma una persona legata al protagonista, come chiariranno molti flashback successivi. Purtroppo l’arrivo sull’isola non è dei migliori e la squadra è costretta ad un atterraggio di fortuna che non semplifica la già disagiata situazione della squadra americana, che diverrà ancora più difficile quando scopriranno che la loro organizzazione sta effettuando esperimenti alquanto pericolosi sull’isola in questione. È così che Turok e compagni scopriranno di essere giunti in un posto futuristico per noi, antichissimo per loro, popolato dai dinosauri che nessun occhio umano aveva mai visto. La preoccupazione della Whiskey sarà quella di scappare da quell’inferno e per farlo dovranno attraversare fitte foreste, laboratori chimici e ambienti infestati da presenze multizampe: l’avvincente ritorno al passato di Turok è solo all’inizio.
Un dinosauro anche per me
Il sistema di gioco che ci viene presentato si amalgama perfettamente ad uno sparatutto degno degli ultimi capolavori. Potremo saltare durante l’azione e in qualsiasi altro momento, ricaricare le nostre armi e infine sparare, utilizzando i tasti dorsali proprio come se fossero dei grilletti: col tasto sinistro spareremo con l’arma impugnata dalla mano sinistra e stessa cosa per la destra. Ottimo movimento della telecamera e del personaggio stesso che con le levette analogiche vengono amministrati al meglio: il tutto risulterà già visto per i cultori della serie di Halo che però stavolta faranno dei salti umani con Turok e non qualcosa di sovrumano come col Master Chief. Accompagnato da un arsenale molto vicino al soldato moderno, Turok affronterà dinosauri inferociti che non si faranno pregare per scaraventarvi a terra e lasciarvici se non sarete pronti a controbattere. Non avrete mai la prima parola con i mostri che vi attacheranno, a meno che non sarete prontissimi a scaraventare piombo a non finire sulle loro teste o si tratterà di dinosauri unici erbivori. A volte, data la velocità dei quadrupedi, sarebbe più giusto lasciarsi travolgere, sfruttando la fantasia che rende la realtà un videogioco, per poter avviare una lotta corpo a corpo col vostro nemico invece di concentrare il vostro sguardo sul mostro rapido nello spostarsi. Nulla di fin troppo complicato quindi nella giocabilità di Turok, e muovere il nostro comandante non sarà per niente difficile. Per mirare al nemico avremo un utile mirino che si muoverà con la telecamera, ma non alla stessa velocità dei nostri nemici che difficilmente riuscirete a colpire in testa o altrove: infatti, a seconda di dove li colpirete, si baserà il vostro danno, che si tratti di gambe o che si tratti di teste.
Un seguito o una ripartenza?
Riprendendo un titolo che aveva spopolato decenni fa, la Propaganda è quasi costretta, per non presentare una banale riproposizione, a creare un qualcosa dal livello tecnico senz’altro alto.
Partendo dalla grafica: c’è da elogiare l’ottimo livello delle ambientazioni e dei personaggi che sono caratterizzati in maniera molto dettagliata. Senza alcun ritardo nell’esecuzione e con interessanti intermezzi, il sistema grafico della Propaganda rende ancora più emozionante il ritorno di Turok nelle nostre mani. Per quanto riguarda il sonoro si elogia un interessante doppiaggio completamente in italiano, manovrato da ottime voci espressive, a differenza della maggior parte dei doppiaggi in lingua nostrana. Con i proiettili delle armi, l’urlo dei dinosauri, i dialoghi interazionali dei vari soldati della Whiskey, si raggiungono grandi livelli per il reparto audio che permette di immedesimarsi alla grande nell’azione. Tutto sommato però, il tutto rimane, si, su un ottimo piano, ma non si sviluppa in varianti eccellenti, tanto da rimanere un remake di ottima fattura ma privo di quello slancio che serviva alla serie per riprendersi il successo conquistato negli anni 90.
Fiocco rosa a Vancouver
Assolutamente da lodare resta però il lavoro fatto dalla casa emergente di Vancouver, che come suo primo lavoro convince a pieno il mercato. La sua riproposizione si attiene alla trama e allo stile della serie andata, e con un’attenta rielaborazione del comparto tecnico salva Turok dal dimenticatoio. Chi non ha avuto il piacere di provare uno dei primi sparatutto per N64 ai suoi tempi potrà godere in next gen un interessantissimo capolavoro dei tempi andati. Come longevità non si eccelle ovviamente, dato che rimane pur sempre uno sparatutto, e forse come nota critica negativa abbiamo da evidenziare il fatto che i canonici sistemi trovati nella serie di Halo per Xbox si sono totalmente traslati. Tutto sommato un buon lavoro che si spera potrà essere rinnovato in futuro dalla neonata casa produttrice.