Tunic – Recensione

Recensito su PC

Sviluppato dal canadese Andrew Shouldice, con il supporto del publisher Finji, Tunic è un titolo indipendente che ha avuto una genesi molto lunga: svelato nell’ormai lontano 2015 col titolo provvisorio di Secret Legend è poi salito alla ribalta durante l’E3 2017, quando è stato presentato definitivamente come Tunic, per poi approdare l’anno successivo in ID@Xbox. Da allora sono passati alcuni anni e il piccolo titolo action adventure che ricorda Zelda è diventato qualcosa di definitivo con il suo rilascio su PC e, in esclusiva temporanea console, su Xbox One e Xbox Series X|S disponibile al day one su Xbox Game Pass.

Tunic

Tunic comincia con una piccola volpe antropomorfa che si risveglia tranquillamente su una spiaggia dopo un apparente naufragio, senza alcun ricordo o oggetto con sé. Il nostro piccolo amico, vestito guarda caso con una casacca verde, si spingerà in modo impavido, grazie a una sete di scoperta e avventura invidiabili all’interno di una landa sconosciuta, fitta di misteri e leggende, nonché temibili nemici.

Una trama tutt’altro che originale è quella che fa muovere i primi passi e i ricordi del videogiocatore che andrà a cimentarsi nelle prime fasi di gioco di un titolo che ammicca in più parti a mostri sacri del passato. Ma allora siamo di fronte a un classico clone di Zelda? La risposta, va detto fin da subito, è no. Tunic infatti non avrà la direzione artistica la genialità di Shigeru Miyamoto, ma il canadese Shouldice dimostra un talento non indifferente nel saper toccare al momento giusto le varie corde che stuzzicano nostalgia, fantasia ed emozioni degli amanti dei titoli action adventure con sfumature ruolistiche.

Tunic

Caratterizzato da una visuale isometrica Tunic può definirsi a buon diritto un ibrido tra Zelda – per le fasi di combattimento, esplorazione e risoluzione di enigmi – e un Soulslike per via di alcune caratteristiche che lo accostano alle produzioni FromSoftware. Qui giocano una parte importante una trama criptica con una lore disseminata in maniera centellinata, una difficoltà non regolabile, un sistema di respawn presso punti specifici  (che fungono da save point), e il suo essere punitivo in caso di morte (per fortuna non ai livelli di ciò che offrono le maestose opere di Hidetaka Miyazaki).

Tuttavia, ciò che può sembrare un mix di generi porta a piccole ma significative intuizioni che rendono il titolo gradevole e, in parte, originale. Ciò che balza subito all’occhio, o per meglio dire all’orecchio, è la scelta di sostituire ai dialoghi, o ai testi propedeutici alla narrazione, un semplice manuale di gioco recuperabile pagina dopo pagina durante il girovagare della piccola volpe su questo particolare continente. Un qualcosa che ricorda i libretti inclusi nei titoli retrò, con tanto di pagine per le note, oppure le classiche guide al gioco che un tempo venivano allegate alla riviste videoludiche: una chicca che farà piacere agli amanti del retrogame e non solo.

Tunic

Il manuale di gioco presenta molte parti scritte in una lingua incomprensibile ma sarà fondamentale per orientarsi nel piccolo ma fitto mondo di Tunic grazie agli indizi che saprà fornire, alle combinazioni per sbloccare i tanti segreti che si celano dietro l’opera di Shouldice e, soprattutto, per le utilissime mappe di gioco. Oltre al “cartaceo” non mancherà il classico tutorial nelle prime fasi di gioco, anche se probabilmente risulterà superfluo per chiunque abbia già affrontato un qualsiasi Zelda in 2D.

Andiamo infatti a parlare di attacco, difesa con scudo, capriola e utilizzo di oggetti consumabili o magici che si alimentano con il mana. La componente ruolistica del titolo si concretizza poi con una serie di caratteristiche che influenzeranno la barra vitale, quella magica e quella della stamina del nostro personaggio, nonché i classici punti attacco e difesa, migliorabili grazie all’offerta di particolari oggetti e monete presso i santuari\save point.

Tunic

Come nei titoli Nintendo, sarà possibile falciare l’erba e i cespugli o rompere i vasi e riempire di mazzate il nemico di turno per ottenere valuta spendibile presso dei particolari mercanti nascosti in alcuni punti oscuri della mappa e rappresentati come degli enormi mostri. Non mancano ovviamente i forzieri, presenti in gran numero e spesso nascosti all’occhio meno attento: sarà decisamente divertente scovare tutti i passaggi segreti, resi tali da effetti ottici, e arrivare all’ambito tesoro.

Oltre alla valuta i forzieri nasconderanno oggetti comuni e speciali, necessari per il level up delle caratteristiche sopracitate, e fondamentali per poter ambire a procedere in scioltezza nelle nostre avventure. Dopo aver equipaggiato fino a un massimo di tre armi o oggetti per volta (la classica spada, scettri vari che consumano mana e tutta una serie di consumabili), sarà possibile associare al nostro personaggio quelle che potremmo definire delle effigi in grado di fornire abilità peculiari. Oltre all’armamentario e all’equipaggiamento vario, avremo infine a nostra disposizione una cura fissa rappresentata da fiaschette consumabili (ma ricaricabili nei santuari), potenziabili e aumentabili di numero (vi ricorda qualcosa? – N.d.R).

Tunic

Per quanto riguarda il mondo di gioco ci troveremo a esplorare diverse volte le stesse zone con meccaniche di backtracking non eccessivamente marcate, come in certi metroidvania, ma comunque presenti. Gli ambienti non saranno troppo numerosi o vari ma si caratterizzano per ottimi spunti di level design soprattutto per scelte cromatiche interessanti e piacevoli, tranne forse in alcune situazioni eccessivamente scure e in cui la lampada inclusa nell’equipaggiamento risulterà quasi del tutto inefficace.

Com’era prevedibile per un titolo che fa della malinconia uno dei suoi cavalli di battaglia, Tunic presenta un corollario di nemici che varierà nelle diverse zone di gioco, risultando decisamente più ostici nelle fasi finali del titolo, nonché in alcuni ambienti ostili come “La Miniera”.

Tunic

Parlando di nemici non possono mancare le boss fight contro energumeni e macchine spesso di proporzioni mastodontiche rispetto alla nostra piccola volpe eroica. In questi combattimenti sarà messa alla prova l’abilità del giocatore, necessaria per apprendere i pattern d’attacco e poter diminuire la barra vitale nemica fino al trionfo finale. Mescolando caratteristiche fantasy ad altre più meccaniche e quasi in stile steampunk, nemici e ambienti di gioco, seppur caratterizzati dalla semplicità dovuta allo stile grafico, si dimostrano convincenti e in definitiva ben riusciti nonché in grado di aumentare la limitata longevità di un titolo che potrebbe superare le 20 ore di gioco solo per i completisti dei 36 obiettivi presenti o per chi ha la volontà di spulciare tutti i dettagli e segreti disseminati nel mondo di gioco.

I giocatori maggiormente avvezzi al genere, pratici e precisi, potranno portare a termine l’avventura della volpina di verde vestita anche in meno di 10 ore, evitando le copiose morti che potrebbero giungere contro boss e gruppi di nemici.

Tunic

Andando a tirare le somme di Tunic non possiamo esimerci da notare che sul versante tecnico Shouldice ha fatto un buon lavoro con Unity, soprattutto per via di una scelta artistica (e forse anche dettata dalle risorse limitate di chi lavora in solitaria) che lo ha portato a puntare sulla realizzazione di un mondo sostanzialmente 2.5D dalle tinte pastello e caratterizzato da interessanti giochi di luci e ombre.

L’illuminazione del titolo è l’elemento meglio riuscito a fronte di alcune animazioni scriptate e non sempre al top, ma comunque trascurabili a fronte dell’ottimo lavoro generale sul titolo. Il comparto sonoro, invece, risulta un po’ sottotono forse per via del limite imposto a un titolo con personaggi che non spiccicano parola ma, in generale, a causa di una colonna sonora sì gradevole ma mai avvolgente ed epica, come ci si aspetterebbe da un titolo d’avventura come Tunic.


All’apparenza un clone di Zelda, con vari ammiccamenti alla saga Nintendo e non solo,  Tunic è un’opera realizzata con il chiaro intento di andare oltre al semplice omaggio o ispirazione e pone le basi per diventare fin da subito un piccolo titolo di culto grazie a un gameplay impegnativo ma divertente, una grande quantità di misteri, segreti e, soprattutto, grazie a quell’aura malinconica e retrò in grado di stuzzicare l’appetito di un gran numero di giocatori. Seppur con alcuni limiti tecnici, Andrew Shouldice ha fatto un buon lavoro e la longevità risulterà appagante per la maggior parte dei giocatori. Solo chi non saprà soffermarsi su Tunic, e non si farà prendere dalla curiosità che questo piccolo titolo riesce a stuzzicare, perderà l’occasione di apprezzare un gameplay costruito con passione e che esprime un background videoludico intelligente e variegato.

8.5

Pro

  • Non è un semplice clone di Zelda
  • Gameplay impegnativo e appagante
  • Diverse trovate geniali come il manuale di gioco
  • Interessanti giochi di luce
  • Una longevità giusta...

Contro

  • ...ma per alcuni potrebbe essere troppo breve
  • Colonna sonora che manca di brani epici
  • Nemici a volte troppo scriptati
Vai alla scheda di Tunic
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