Tsukihime Remake RECENSIONE

Recensito su Nintendo Switch

Tsukihime Remake RECENSIONE
Scena iconica con Arcueid che salta e viene illuminata dalla luna

Tsukihime – A piece of blue glass moon, conosciuto più comunemente come Tsukihime Remake, è un progetto che chiunque abbia una conoscenza, anche basilare, delle visual novel attendeva da anni. Un po’ per l’importanza storica di questa storia, un po’ per l’incredibile ritardo che ha subito la pubblicazione.

Parliamo infatti di uno dei videogiochi con il tempo di attesa più lungo tra annuncio e rilascio. Si parla di quattordici anni per la versione Giapponese e sedici per quella occidentale. E dopo tutto questo tempo, Tsukihime Remake non è nemmeno veramente completo, in quanto gli mancano 3 delle cinque route originali.

Ci sono tutti gli ingredienti per un disastro? Beh, sappiate che c’è anche di più. Type-Moon non pubblicava una visual novel da dodici anni, il suo co-fondatore e scrittore principale Kinoko Nasu si è perso tra vari progetti e l’intero team di artisti è stato essenzialmente monopolizzato dal successo del gacha game Fate/Grand Order.

Inoltre, se escludiamo l’eccellente Samurai Remnant del 2023 (uscito tecnicamente dopo l’originale release di Tsukihime Remake), la compagnia non era in un periodo positivo in quanto alla qualità dei videogiochi, con i due deludenti Fate/Extella per Playstation 4.

Tsukihime Remake RECENSIONE | Più che una visual novel, è un piccolo miracolo di narrazione che rivede ed arricchisce una delle storie più influenti del Giappone.

Infine c’è un ultimo punto, forse più importante di tutti gli altri. Tsukihime è…una storia del suo tempo. Ha diverse scene che ad un pubblico odierno, persino a quello molto più permissivo oltre oceano, probabilmente non andrebbero giù. Erano i primi 2000, un wild west per gli indie (doujin) giapponesi come lo era l’originale storia di Kinoko Nasu.

Quindi il destino di quest’opera non solo sembrava grigio, ma era anche destinato a intraprendere una tra due strade, entrambe pericolose. Modernizzarsi e perdere l’appeal dell’originale o rimanere fedele ad un vecchio stile e limitare il pubblico ai nostalgici di un opera che comunque ha già vent’anni.

Io stesso che ho giocato Tsukihime ormai 12 anni fa, alla veneranda età di 14 anni, mi rendo conto di averlo apprezzato molto anche e soprattutto perché l’ho letto al momento giusto. Già solo leggendo il suo sequel Kagetsu Tohya negli scorsi mesi, mi son reso conto di quanto le visual novel pre-Fate di Type Moon fossero molto grezze e un pelino troppo “edgy” per i miei gusti.

Dico ciò non per denigrare le classice visual novel di Kinoko Nasu, ma per dare un’idea no-spoiler di quanto arduo era il compito di rifare Tsukihime. Le esigenze per creare doujin nel 2000 erano diverse e ad oggi risultano controproducenti, rimettere mano a quelle storie può essere complicato.

Tsukihime Remake però è la cosa più vicina che abbia mai visto al miracolo narrativo. Non perchè sia la migliore storia che abbia mai letto, ma perchè è riuscita a fare tutto ciò che io ritenevo impossibile.

Riesce a riproporre tutti gli appeal dell’originale, ricreare alla perfezione tutti i tratti caratteriali dei personaggi storici e riprendere tutti gli sviluppi narrativi che rendono tali personaggi memorabili, pur andando a cancellare praticamente tutto ciò che non andava nell’originale.

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schermata di avvio del gioco

Remake o Reboot? Entrambi

Una delle cose più strane di Tsukihime Remake è che, effettivamente, è molto strano. Le visual novel, pur utilizzando a proprio vantaggio molti aspetti del medium videoludico, hanno il proprio appeal principale nella scrittura. Quindi un remake di Tsukihime poteva essere un semplice revamp delle visual, audio e interfacce, ma così facendo saremmo più vicini al concetto di Remaster che di Remake.

Cosa è quindi un Remake di una Visual Novel? Type-Moon risponde a modo suo, cioè con tante idee, molto confuse ma sempre estremamente interessanti. Andiamo quindi per ordine. Essenzialmente Tsukihime Remake è allo stesso tempo una riscrittura fedele dell’originale, una re-interpretazione completa, una via di mezzo e persino una quarta cosa che terrò segreta fino all’ultima parte della recensione.

Da qua in poi comincerò a parlare finalmente della visual novel in sé, non ci saranno veri e propri spoiler ma dovrò raccontare qualche dettaglio di ambientazione o personaggi, altrimenti tutto si ridurrebbe ad un “bello ma strano”.

Se volete leggere quest’opera completamente vergini, andate. Non posso fare a meno di consigliarlo a chiunque sia fan di Fate o anche semplicemente dell’Urban Fantasy con un pizzico di Horror. Ma se volete qualche dettaglio in più, la prossima sezione può considerarsi ancora decisamente “safe”

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Appuntamento con Arcueid a scuola

Tsukihime è diviso essenzialmente in tre parti, la common route, la Arcueid route e la Ciel route. La common occupa le prima 10/15 ore di gioco e serve da base per poi avere cinque storie parallele, delle quali solo due presenti in questo remake (le altre tre arriveranno nel futuro “Tsukihime Red Garden, del quale non si sa ancora praticamente nulla).

Quindi andrò a discutere, sempre cercando di evitare più spoiler possibili, l’inizio della novel. Se siete interessati a leggere di questa parte per capire quanto possa essere nelle vostre corde questa storia, vi invito a proseguire con me.

Prologo: Distogliere lo sguardo dalla realtà.

Quindi, di cosa parla esattamente Tsukihime? La storia si concentra su Shiki Tohno, un ragazzo dalla salute estremamente precaria che si risveglia in ospedale dopo un gravissimo incidente che gli ha lasciato una grossa cicatrice sul corpo. Tale incidente ha due conseguenze principali, la prima è che il padre decide di diseredarlo.

La seconda e più importante è che Shiki comincia a vedere ovunque delle linee nere che se toccate “uccidono” le cose a cui son collegate. Ciò non vale solo per gli esseri viventi, persino gli oggetti han queste linee. E così la novel ci mette subito davanti alla sua principale tematica, la fine di tutto.

Inutile a dirsi, nonostante i design curatissimi e bellissimi di Takeuchi possano farvi pensare di essere davanti ad un ibrido tra action e rom-com, questa non è una storia per tutti. Vi farà pensare a tante cose pesanti e il prologo mette subito in chiaro che si può scappare dalla realtà, ma non per sempre.

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Prologo con Aoko

Shiki infatti ottiene un modo per non vedere più queste linee, che lo stavano portando alla follia. Una signora misteriosa (che non è altro che Aoko di Witch on the Holy Night) gli dona degli occhiali magici per impedirgli di percepire le linee di morte…ma queste sono sempre presenti e un giorno Shiki dovrà affrontare il proprio potere.

Sembra che abbia detto molto, ma in realtà questa è solo la premessa basilare di Tsukihime, la quale presto si arricchisce con i suoi elementi più leggeri. Dopo il prologo di una mezz’oretta che mette in chiaro la base della storia, il gioco salta sette anni nel futuro e Shiki deve tornare dalla sua famiglia in seguito alla morte del padre.

Da questo momento, per circa 3 orette la storia si prenderà tutto il tempo che gli serve per farti conoscere i personaggi e cominciare a presentare vari misteri. Tuttavia, qui devo dare la prima grossa critica al gioco. Quasi tutti i misteri presentati nei primi 3 giorni riguardano il casato dei Tohno…argomento affrontato nelle Akiha, Hisui e Kohaku route.

Queste tre route non sono presenti in Tsukihime Remake. Quindi essenzialmente i primi tre giorni del gioco servono più a farti capire come sia Shiki come personaggio e come si approcci al mondo, che per portare avanti la storia. Non si tratta solo di sezioni lente, non ho assolutamente nulla contro i cosiddetti “slow burn”.

Parliamo invece scene molto atmosferiche, scritte in modo egregio da uno scrittore che ormai è al picco della sua trentennale carriera…ma che per ora non portano a nulla.

Fortunatemente, al giorno 3 inizia la “common route” vera e propria. Da qua i dettagli si faranno molto più vaghi ma affronterò i temi di cui parla la storia e farò del mio meglio per recensirne la qualità. Parlare di Visual Novel è così ostico.

Common Route: Lottare contro la propria natura

La Common Route parla essenzialmente di come Shiki Tohno, dopo aver commesso un atto terribile, debba redimersi aiutando la principale eroina della storia. Viene introdotta quindi Arcueid Brunestud, una millenaria vampira che passa in città alla caccia di un altro vampiro cattivo.

A causa di un terribile errore di Shiki, Arcueid non è in grado di risolvere la situazione da sola e i due si ritrovano a collaborare in una dinamica molto strana che oscilla tra servilismo e genuina amicizia tra due persone molto strane.

Questa sezione della storia è tutto sommato quella più leggera, tuttavia sappiate che anche in questo caso ci sono scene molto pesanti, con tanto gore. Tuttavia a livello psicologico è una manna rispetto a ciò che ci aspetta dopo.

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Kohaku una delle eroine di Red Garden

L’obiettivo della Common Route è quella di fermare il villain Vlov Arkhangel e per quanto vengano introdotte delle tematiche interessanti riguardanti il lottare contro la propria natura e la difficoltà di pentirsi per i peccati più gravi, tutto sommato per queste dieci ore regna l’azione.

Nasu ha uno stile di scrittura delle scene d’azione molto particolare ma estremamente soddisfacente. Tende a scrivere gli scontri iniziando dal punto di vista del più debole, costruendo i punti di forza del cattivone di turno tramite delle scene horror in cui si percepisce il pericolo e l’impotenza di chi narra.

Queste tinte horror permeano tutta l’atmosfera di Tsukihime Remake e sono parte integrante del fascino di questo gioco.

Durante la common route cominciano anche a brillare gli elementi multimediali di questa storia. La presentazione grafica è praticamente su un altro pianeta rispetto a qualsiasi altra visual novel che non si chiami Witch on the Holy Night.

Le illustrazioni sono tantissime, con uno studio praticamente ossessivo di ognuna d’esse. In particolare l’utilizzo dei punti di luce, da sempre grande talento di Takeuchi, aiuta a rendere distinte molte delle ambientazioni pur trattandosi di un Urban Fantasy ambientato nelle strade di una normalissima città giapponese.

Il comparto musicale a opera di Keita Haga è solido, per quanto il compositore abbia dimostrato di poter fare molto di più con il suo lavoro su Avalon le Fae e Nahui Mictlan di Fate/Grand Order. Ciò che però brilla immensamente è il sound design, sempre perfetto sia per dare l’impatto delle battaglie esagerate di Arcueid che per accentuare il terrore delle scene horror a cui assiste Shiki.

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Hisui una delle protagoniste di Red Garden

Tsukihime Remake è essenzialmente un rarissimo esempio di “Visual Novel Tripla A”. Una  novel con dei valori produttivi molto alti e con talento di altissimo livello in ogni fronte. Se devo dare una piccola lamentela, è un peccato che Type-Moon non sia riuscita a superare sè stessa sotto il punto di vista della direzione artistica e musicale.

Witch on the Holy Night infatti rimane un’eccellenza mai arrivata da altre visual novel, nonostante abbia ormai 14 anni d’età.

Arcueid Route: Il dilemma del riccio

La route di Arcueid inizia subito dopo la common route ed è ciò che tutti leggeranno alla loro prima partita in Tsukihime. Si tratta anche del vero e proprio Tsukihime Remake, in quanto è una riscrittura molto fedele dell’originale, con giusto qualche accorgimento e miglioria qua e là.

Quest route è sempre stata molto particolare perchè è essenzialmente una romance minacciata da un orrore che si nasconde dietro l’angolo senza mai palesarsi fino all’ultimo. Il focus è molto sulla relazione tra Arcueid e Shiki e su come questi due esseri viventi che si ritengono “rotti” cerchino di amarsi.

Si tratta di una storia tutto sommato piuttosto corta, in quanto la più fedele all’originale. Dopotutto Tsukihime aveva una durata di circa 15/20 ore con tutte e cinque le route, Remake arriva a quelle ore solo con la common route.

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Scena iconica con Arcueid che salta e viene illuminata dalla luna

Non ho molto da dire sulla Arcueid route. La storia è molto dolce, Arcueid è sempre stata un personaggio veramente carino ed è difficile non innamorarsene. Essendo molto vicina alla “vecchia maniera” di scrivere tipica degli eroge, dire che la Funny Vamp sia amorevole è il pregio migliore che possa dargli.

Un altro pregio che voglio sottolineare però è come Kinoko Nasu sia riuscito a re-integrare una scena che nell’originale trovai molto discutibile. In questa scena c’era un tentativo di assalto a sfondo sessuale e personalmente l’ho sempre trovata fatta piuttosto male.

Purtroppo però è anche importante per lo sviluppo psicologico di un personaggio, quindi ero curioso di vedere come l’avrebbero resa considerata la maturità che ha ora Nasu come scrittore rispetto a 24 anni fa.

Il risultato è…sinceramente ottimo. Non ha preso la strada più facile dell’evitare completamente questo scomodo scoglio ma ha piuttosto scritto una scena con un’impatto psicologico simile, evitando completamente di coinvolgere l’assalto.

Quindi se siete sensibili all’argomento, Tsukihime Remake è decisamente più adatto a voi rispetto all’originale. Fortunatamente Nasu ha avuto un enorme rispetto dei propri personaggi ed è riuscito a tirarsi fuori da uno scomodissimo angolo.2

Ciel Route: Il Reboot di Tsukihime

Se la Arcueid Route è tutto sommato molto simile alla sua controparte del 2002, tolte alcune scene completamente riscritte per coerenza, la route di Ciel è dove si viene a scoprire come mai Type-Moon abbia deciso di non pubblicare tutte e cinque le route in un solo gioco. 

La durata della seconda storia proposta da Tsukihime Remake è, da sola, superiore all’intera opera originale. Non si tratta infatti di una riscrittura leggera, ma di qualcosa che si avvicina più al reboot che al remake.

Storicamente, questa seconda route è sempre stata considerata un po’ la “pecora nera”. L’originale era una storia molto ambiziosa che però crollava sotto tali ambizioni e finiva per presentare degli eventi confusionari e dei personaggi interessanti ma che non raggiungono mai la propria maturità.

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Shiki Tohno il protagonista

Nella versione 2022 (o 2024 usando l’uscita occidentale) l’ambizione è rimasta tale ma sin dalla Common Route sono state aggiunte delle basi necessarie a tenere in piedi la storia, basi che prima invece non c’erano.

L’esperienza è quindi quella di leggere una nuova storia che parte dalle stesse fondamenta dell’originale, piuttosto che una re-interpretazione. Sebbene il carattere e i rapporti interpersonali di Ciel rimangono fedeli alla sua versione 2002, tutto il resto cambia.

Persino la sua backstory, unica parte veramente riuscita nell’originale, viene raccontata con un twist decisamente gradito e finisce per essere l’highlight anche di questa versione. La differenza è che ora parliamo dell’highlight di una storia solida e avvincente, piuttosto che di una sceneggiatura confusionaria e poco convincente.

Nella Ciel route si può vedere la vera abilità di Kinoko Nasu, vent’anni dopo la sua prima visual novel. Il suo stile narrativo non è mai stato tanto marcato quanto in quest’opera e i temi proposti in Tsukihime mai esplorati meglio.

Persino l’horror psicologico mostra i suoi picchi all’interno di questa seconda storia, cosa molto positiva in quanto l’orrore di Tsukihime è sempre servito a sostenere i suoi temi di perdita d’identità, peso dei propri peccati e costante presenza della morte.

Se siete particolarmente sensibili al gore, questo è il punto in cui potreste cominciare a provare fastidio per alcune delle scene. Sfruttando le peculiarità del corpo di Ciel, vengono spesso messe in atto battaglie cruente e più affini a torture che a sconti tra vampiri ed esecutori. 

Un unico vero e proprio difetto che potrei sottolineare in questa route sta nell’utilizzo di Arcueid. Il suo coinvolgimento è molto pesante e parzialmente apprezzo questa cosa, aiuta a far sentire il mondo “vivo” ed evita di abbandonare un personaggio con cui Shiki ha già dovuto interagire.

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Ciel protagonista della seconda route del gioco

Tuttavia la presenza di Arcueid e la chimica tra lei e Shiki è di detrimento al rapporto tra Ciel e lo stesso Shiki. Tsukihime è sempre stata a modo suo una storia d’amore e non è semplice costruire molteplici relazioni incentrate su un personaggio, senza finire ad avere discrepanze emotive tra loro.

Purtroppo trovo che Ciel, sebbene molto ben scritta rispetto alla sua controparte originale, non riesca a uscire completamente dall’ombra di Arcueid e la romance tra lei e Shiki finisce per essere messa in ombra dal dramma che si scatena attorno alla principessa vampira, in seguito al rifiuto del protagonista.

Detto ciò, trovo che il finale riesca a sfruttare bene entrambe le ragazze e ad arrivare ad una soddisfacente conclusione, per quanto aperta e probabilmente destinata ad essere ampliata in futuro, tramite Fate/Grand Order.

Extra Ending: La goccia che fa traboccare il vaso

Una volta conclusa la Ciel Route, non è finito il gioco. Come se la mia critica verso l’importanza eccessiva di Arcueid nella storia di Ciel non bastasse, il gioco stesso chiederà di portare al massimo il rapporto con la principessa vampira, così da sbloccare un capitolo extra della route dell’esecutrice.

Questo capitolo è, per mancanza di termini che rendano abbastanza il mio sentimento, figo. Tutto ciò che succede è spettacolare, il modo in cui si lega alla lore ampliata dell’universo Type- Moon, mostrando finalmente perchè Arcueid ne è una pedina fondamentale,  è affascinante.

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Noel uno dei nuovi personaggi

Da fan di molteplici opere della compagnia e da giocatore di Grand Order, dovrei essere entusiasta di questo extra ending. Tuttavia, l’ho concluso con sentimenti contrastanti. Pur essendo molto importante per contestualizzare meglio i mondi più esagerati di altre opere della compagnia, finisce per essere la goccia che da traboccare il vaso in Tsukihime.

Se ci sono tre cose in cui riassumerei i pregi di Tsukihime Remake sono atmosfera, ritmo della battaglie e approccio psicologico ai temi trattati. Questo extra ending perde tutti e tre questi punti. L’atmosfera è intrigante e unica nel suo genere, ma completamente aliena a tutto ciò che è successo prima.

La psicologia dei personaggi gioca un ruolo centrale nella premessa dell’extra ending, ma va a perdersi nella lunghissima ed esageratissima battaglia che segue. Mentre lo scontro in sè continua ad utilizzare lo stesso ritmo di quelli prima, pur essendo poco adatto alla scala cosmica degli eventi.

Preso nella sua bolla, l’extra ending di Tsukihime Remake è figo. Potrebbe essere uno degli atti finali più entusiasmanti di una Lostbelt di Fate/Grand Order. Nel contesto del resto dell’opera però, mi fa un po’ storcere il naso.

Tsukihime Remake RECENSIONE | Conclusione

Tsukihime Remake è la miglior storia videoludica che potrete leggere quest’anno, forse eguagliata da Nahui Mictal quando Lasengle deciderà di pubblicarlo. Se non avete la pazienza di giocare Fate/Grand Order ma apprezzate le opere dell’universo Fate, date una chance a questa novel. Si tratta del modo più veloce per leggere un’opera moderna di Kinoko Nasu, essendo Witch on the Holy Night di ben 10 anni fa e Stay Night di ben 20. 

Anche se semplicemente siete interessati a provare una visual novel, leggete questa. Pur con qualche piccolo problema, rimane il remake di una delle più influenti storie del nuovo millennio giapponese. 

9.5
Tsukihime Remake è un capolavoro del genere visual novel

Pro

  • Modernizza un classico
  • Il "reboot" della Ciel route è fantastico
  • Scritta da uno dei migliori scrittori della generazione
  • Presentazione di alto livello
  • Arcueid

Contro

  • L'extra ending è esagerato
  • Alcuni elementi poco approfonditi in vista di Red Garden
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