Travis Strikes Again: No More Heroes – Recensione
Nei giorni che hanno preceduto questa recensione una domanda ci ha attanagliato: come comunicare al meglio un titolo tanto contraddittorio come Travis Strikes Again: No More Heroes? Questo perché, giocando all’ultima fatica di Suda ci siamo innamorati di un titolo originale come pochi, ma con limiti evidenti; divertente, ma con dei problemi di game design abbastanza ingenui; con uno stile unico e fenomenale, ma con un comparto grafico approssimativo. Un gioco che sembra rappresentare le due facce di una medaglia, ma non è questo che rende complessa la recensione.
Solitamente in sede di recensione si evidenziano pregi e difetti, tirando le somme su quanto valga la pena sopportare i limiti per apprezzarne i lati positivi. Ma con questo titolo, un articolo del genere non andrebbe bene. La difficoltà di recensire Travis Strikes Again: No More Heroes, sta nel riuscire a comunicare quanto questo gioco si riveli un’esperienza fenomenale, pur evidenziandone gli oggettivi problemi. Praticamente farne risaltare i pregi a tal punto da convincere chi potrebbe essere infastidito dai difetti a dar comunque una chance al gioco. Questo perché il nuovo No More Heroes è un titolo semplicemente imperdibile, non perché possa piacere a tutti, ma perché offre un’esperienza di pura e costante sorpresa che pochi titoli, quasi nessuno, riescono a dare oggi.
Per iniziare al meglio il discorso su Travis Strikes Back, bisogna iniziare riconoscendone i già citati limiti. Il titolo gira su Unreal Engine, come spesso Travis stesso ci ricorda, ma l’impatto grafico, per quanto concerne la pura tecnica, non è dei migliori. Alcune texture sono a bassa risoluzione (notevolmente bassa), e lo stile grafico peculiare (comune anche ai primi due No More Heroes) non riesce a mascherarle. Questo è forse anche sintomo del concept stesso del gioco, che punta a utilizzare una varietà enorme di stili diversi per differenziare i vari “mondi” di gioco, ma è innegabile che l’impatto grafico ne risenta decisamente.
Oltre al discorso sulla grafica (ricordiamo, grafica, non estetica, di cui parleremo nella seconda parte della recensione), ci sono anche da sottolineare un paio di ingenuità a livello di gameplay. Ad esempio, nonostante il titolo sia concepito per essere giocato anche in cooperativa (cosa che riesce a fare e pure egregiamente), la telecamera ha un comportamento strano, che può portare molto spesso uno dei due giocatori a uscire dall’inquadratura. Inoltre, sempre parlando di gestione della telecamera, questa, pur essendo fissa (solitamente la miglior scelta per gli Hack and Slash), può risultare limitante. Certo, son presenti degli avvertimenti che segnalano gli attacchi provenienti dall’esterno dello schermo, ma ciò non toglie che si potesse fare di più. Infine, è da segnalare come in due punti specifici di un livello ci siano sempre dei mini freeze. Roba da poco che disturba giusto i primi secondi dopo l’entrata in un livello, ma considerando le proprietà grafiche non impressionanti si poteva far meglio anche qua.
Avrete notato che, nonostante una logorroica introduzione, non abbia ancora specificato veramente il genere di Travis Strikes Again: questo perché, pur attestando la propria base sul genere hack and slash, il titolo di Suda51 non abbraccia propriamente un genere. La sinossi del titolo è che Travis e Bad Man, padre di Bad Girl, uno dei boss di No More Heroes, vengono risucchiati dentro una console maledetta chiamata Death Drive MK II. Per poter esprimere un desiderio, i due devono riuscire a completare tutti i sette giochi usciti per questa leggendaria console. Questa premessa è ciò su cui Suda51 ha costruito un viaggio di pura follia, composta da sorprese, costanti rotture della quarta parete e tanto, tanto divertimento.
Al livello di gameplay basilare, Travis Strikes Again si presenta come un hack and slash dalla forte vena action, ove statistiche e loot, tipici di giochi come Diablo, lasciano il posto a super-mosse e lotte adrenaliniche, con abilità dal numero limitato ma tutte utili e in grado di creare combo devastanti. Il sistema di combattimento è divertente, specie a difficoltà alte, e adatto alla cooperazione dove riesce a dar una forte tensione in co-op, senza però risultare mai particolarmente squilibrato. Sono presenti nemici dal moveset strano che possono dar fastidio, ma un minimo di tattica e tanta abilità permettono di superare anche gli ostacoli più grandi. In singolo, invece, la modalità sbloccabile post game risulta un po’ tediosa in alcuni punti, ma è qualcosa che ci sentiamo di perdonare considerando quanto questa risulti divertente giocando in due. Menzione d’onore anche ai boss, tutti diversi tra loro sia esteticamente sia a livello di meccaniche, ma soprattutto tutti molto divertenti, con speciale attenzione sul fenomenale e adrenalinico boss finale.
Tuttavia, Travis Strikes Again non si crogiola nel suo sistema di combattimento, snobbandolo completamente per diverse sezioni. Questo in favore di un costante e sorprendente cambio di scenario che può mettere Travis in situazioni completamente inaspettate. L’estetica di ogni singolo stage è unica e peculiare, e, sebbene un paio di stage risulti meno ispirato, il risultato complessivo rimane impressionante. Il miglior omaggio che il videogioco vintage abbia mai avuto, un gioco che non utilizza uno stile già esistente per omaggiare il passato, ma che prende la propria estetica e vi reinterpreta all’interno il vintage videoludico.
Chiunque conosca Suda51 sa che i suoi giochi trasudano stile. Chiunque conosca Suda51 conosce anche come questo autore ami, di tanto in tanto, mettere qualcosa di completamente fuori luogo nei suoi titoli per spiazzare i giocatori, come ad esempio quando Shadows of the Damned si trasforma da TPS a bullet hell 2D per un intero stage. Travis Strikes Again è l’apoteosi dell’ideologia videoludica di Suda51, dato che stile e cambi improvvisi di genere sono all’ordine del giorno. A questo si uniscono i numerosi dialoghi irriverenti, con il tanto amato Travis in forma come sempre, che sperimenta dei nuovi tipi di humour rispetto a quelli della canonica saga No More Heroes ma rimane un personaggio familiare e fedele a se stesso.
Ciò che rende la nuova esclusiva Nintendo Switch tanto speciale è proprio lo stile che Grasshopper Manufacture ha deciso di utilizzare per creare questo gioco. Un gioco che non si pone come No More Heroes 3, ma utilizza il marchio “No More Heroes” come scusa per essere in realtà una celebrazione dell’ideologia e della carriera di Suda51. E parliamo di un’ideologia che basa il divertimento di un videogioco sull’imprevedibilità di esso, il risultato? Un titolo da più o meno dieci ore, ove non passano venti minuti senza che succeda qualcosa di memorabile. Suda51 è un autore strano, quindi la celebrazione di lui come autore non poteva che essere fuori di testa. Un gioco del quale fatico a scegliere screenshot da inserire nella recensione, per la paura di poter rovinare anche solo una delle tante sorprese che ha in serbo per il giocatore.
Ma sarebbe scorretto limitarsi a parlare della mano di Suda51, dopotutto i titoli della Grasshopper sono famosi anche per il comparto musicale… e Travis Strikes Again è forse il titolo più ambiziosamente folle che quest’ultima abbia prodotto a livello di colonna sonora. Le tracce synthwave composte per rappresentare i vari titoli del Death Drive Mk II sono eccezionali e sorprendentemente varie, in grado di rappresentare al meglio sia l’industrial punk delle ambientazioni di Electric Thunder II, sia l’inquietante e sfarzoso albergo di Coffee and Doughnouts. Tutto questo con ovviamente alcune chicche speciali, specie per i fan dei precedenti titoli di Suda51.
Travis Strikes Again non è per nulla ciò che ci aspettavamo, ma non solo non ci ha deluso, ma ci è entrato nel cuore proprio perché non ci aspettavamo qualcosa di simile. Un gioco che porta la follia e la sperimentazione a livelli forse mai visti in ambito tripla A, e sicuramente mai visto su un’esclusiva Nintendo. Un titolo che prende una totale libertà creativa, a discapito probabilmente anche del proprio successo critico per creare qualcosa di speciale. Il gioco stesso afferma di non essere interessato al proprio meta-score, e sinceramente non ci aspettiamo che molte altre testate esprimano il nostro stesso apprezzamento, ma per quella che è stata la nostra esperienza, ci teniamo a ricompensarlo con un signor voto. Una valutazione tanto positiva perché rappresenta un’esperienza che ormai, è sempre più rara nel mondo dei videogiochi, e totalmente unica in campo tripla A.
Pro
- Sorprendente e originale
- Gameplay di base divertente, varietà di scenari impressionante
- Colonna sonora fantastica
- Estetica vintage fenomenale...
Contro
- ... ma l'impatto grafico non è convincente
- Qualche problema tecnico