Toukiden: The Age Of Demons
Ci sono casi in cui, quando videogame e folkore giapponese si incontrato, si creano le condizioni necessarie per un discreto prodotto; ed è proprio questo che è Toukiden: the Age of Demons, Mounster Hunter secondo Tacmo Koei / Omega Force. L’accostamento alla famosa IP Capcom è d’obbligo, Toukiden infatti, viaggia sulla sottile linea tra ispirazione e plagio, riuscendo, nonostante tutto, a dimostrare una propria identità e ragion d’essere, forte anche del fatto che nei piani futuri della software house di Osaka, la console portatile Sony non sembra farne ancora parte.
C’era una volta…
Ambientato in un alternativo Giappone feudale, dove la lotta tra i malvagi Oni e gli umani è quotidiana, una setta millenaria di potenti guerrieri, gli Slayers, difende gli uomini dai demoni. Un giorno un gigantesco Oni appare seminando morte e distruzione; il peggio viene scongiurato ma da quel giorno, chiamato “il risveglio”, nulla è più come prima; gli attacchi dei demoni si fanno sempre più cruenti, feroci e frequenti. La nostra storia comincia da qui: otto anni dopo quel giorno, vestiamo i panni di un giovane Slayer, inesperto e privo dei mezzi necessari, ma sufficientemente promettente da attirare su di se l’attenzione. Il canovaccio di per sé non è innovativo e tantomeno coinvolgente, ma l’evolversi degli eventi si intrecciano con le personali storie degli Slayer nostri alleati creando nel complesso una narrazione piacevole.
Anima “action”
Dopo aver creato il nostro personaggio (o importato dalla demo, qualora avessimo avuto modo di giocarci) il gioco propone il classico tutorial, che illustra non solo i primi rudimenti del sistema di controllo e di combattimento, ma anche l’introduzione del nostro personaggio nella storia. Il titolo sfrutta bene le caratteristiche tipiche di una console portatile di ultima generazione, implementando il secondo stick analogico per la rotazione della telecamera posizionata alle spalle del personaggio e la combinazione dei quattro tasti anteriori e dei dorsali per creare i differenti attacchi. Sono inoltre presenti anche numerose opzioni per configurare touchpad posteriore e touchscreen o la sensibilità degli stick analogici. Come vedremo più avanti, il gioco non costringe a un approccio tattico, tuttavia si dimostra ampia la lista di armi tra cui scegliere offrendo un approccio differente e naturalmente una discreta varietà di combo, schivate e attacchi caricati. L’arsenale a nostra disposizione comprende armi a corto, medio e lungo raggio, armi rapide dalla scarsa potenza contrapposte ad armi lente ma dall’alto potenziale d’attacco, e, come avviene in Monster Hunter, anche qui è presente un sistema di crafting che ne aumenta le caratteristiche usando gli oggetti recuperati purificando gli Oni sconfitti, mantenendo il chiaro binomio, più potente è l’Oni sconfitto, maggiore sarà la potenza dell’arma da lui derivata. Armi e armature chiaramente non sono sufficienti a fronteggiare tutti i demoni. In nostro aiuto quindi, arrivano i Mitama, spiriti leggendari (anche in questo caso, ispirati sempre al folkore giapponese) che associati all’arma forniscono abilità attive e passive, differenti a seconda della combinazione o del tipo di Spirito che si utilizza. A conti fatti le possibilità sono tante, ognuna in grado di soddisfare il nostro modo di giocare. Possiamo scegliere se essere offensivi, in questo caso un Mitama d’attacco e un arma a corto raggio sarà la scelta giusta, oppure giocare di supporto con un Mitama votato alla cura o alla difesa associato a un’arma a lungo/medio raggio come l’arco o la polivalente kusarigama (falce a catena).
Non chiamatelo Monster Hunter
Se il primo approccio ci porta immediatamente a paragonare il gioco con la celebre saga Capcom, è giocando che certi dettagli dimostrano come in realtà questa sia solo una somiglianza di superficie. Toukiden possiede un’anima votata all’action, non costringe il giocatore a imparare il “path” del nemico o le sue abitudini, non prevede l’uso di oggetti in game e quindi non è necessario preparare con cura l’inventario prima di affrontare la missione, non dobbiamo ricordarci di mangiare, o di combinare gli oggetti, e cosa ancor più fondamentale non siamo costretti a giocare decine e decine di volte le stesse missioni alla ricerca dell’oggetto raro. Anche il gameplay risulta differente, più veloce, meno tattico, dove l’IA dei compagni è di fondamentale aiuto e le aeree molto ampie sono utili per riprendere fiato. Infine, è possibile privare gli Oni più grandi di arti o altri “accessori”, ma l’effetto sarà puramente grafico, non esiste stanchezza o debolezza, al contrario, il demone entrerà in “rage” talvolta modificando l’aspetto e cambiando lo schema d’attacco.
Suggestivo e ben curato
Tecnicamente il gioco eccelle sotto molti aspetti, in particolare le ambientazioni sono suggestive al punto che alcune aree ci sono rimaste impresse per la loro dettagliata caratterizzazione, così come di buon livello ci è sembrato il design e le animazioni del personaggio principale, dei comprimari e degli Oni più grandi, dando, nel complesso, la sensazione di un prodotto curato sotto il punto di vista estetico. Per trovare qualche difetto dobbiamo analizzare con cura il design dei demoni inferiori, poco dettagliati, o la resa a video degli attacchi elementali che risultano piatti, quasi fossero in due dimensioni. Va infine detto, che le aree di gioco, benché ampie e visivamente d’impatto, non consentono alcun tipo di interazione con il gioco (rara eccezione sono gli oggetti da raccogliere, evidenziati da sfere luminose visibili anche da grandi distanze) e le caratteristiche ambientali dell’ambiente circostante non ha effetto sullo status dei personaggi. Di alto livello si conferma essere anche il comparto audio, composto da musiche in tema, evocative e incalzanti. Infine, raffinata si dimostra la decisione di mantenere la voce dei dialoghi in lingua originale (giapponese), ai più comprensibile grazie ai sottotitoli in lingua inglese.
[signoff predefined=”Signoff 1″ icon=”quote-circled”]Non chiamatelo clone. Toukiden: the Age of Demons, si dimostra, console alla mano, un validissimo titolo, con molte frecce al suo arco, un’ambientazione accattivante, una storia ricca di intrecci, un sistema di gioco semplice ma efficace. La longevità del titolo è garantita non solo dalla grande quantità di missioni “single player”, ma anche dalla possibilità di giocare online, attraverso il PSN Sony, oppure ad-hoc, collegando localmente le console; e, qualora terminassimo tutte le missioni, sullo store già troverete missioni e armi supplementari. Buona la prima, anche se molti aspetti possono essere migliorati, le premesse per una nuova IP ci sono tutte.[/signoff]