Torment: Tides of Numenera – Recensione PS4
I videogiochi di ruolo sono uno dei generi più variegati della realtà videoludica attuale, ma risultano comunque vittime della tendenza alla semplificazione tanto amata dal mercato moderno. Un po’ per raggiungere la più ampia fetta di pubblico, un po’ per la pigrizia insita nella natura stessa dell’uomo, è innegabile che i videogiochi – ma anche ogni altro aspetto della vita quotidiana – puntino al “tutto e subito“, o comunque ad accompagnare il fruitore/consumatore, passo passo verso la soluzione del problema o l’aggiramento dell’ostacolo.
Torment: Tides of Numenera non è niente di tutto questo: è la punta più aguzza dello zoccolo più duro di una nicchia in via d’estinzione, ancora in vita quasi esclusivamente grazie ai progetti indipendenti e finanziati da crowdfunding.
I sogni son… Donazioni
Il recente titolo di inXile Games ha visto la luce proprio grazie ai quasi centomila sostenitori di un Kickstarter pieno di sogni e passione, che è stato in grado di raggiungere il traguardo minimo dopo solo dopo sei ore dal lancio: una raccolta fondi pensata e sostenuta col cuore e che ha permesso al seguito spirituale di Planescape: Torment di raggiungere le librerie fisiche e digitali dei giocatori, “consolari” compresi.
Ed è proprio la versione Playstation 4 quella di cui si parlerà oggi (la versione PC l’abbiamo già analizzata in separata sede).
Fin dai primi momenti, Torment: Tides of Numenera si inserisce alla perfezione nei canoni dei CRPG: visuale isometrica, conseguenze delle proprie scelte dipendenti da valori percentuali, tanti parametri e ancora più dialoghi sono solo alcuni degli elementi che faranno scendere una lacrimuccia a tutti gli appassionati di GDR cartacei e old school.
All’interno di Torment: Tides of Numenera, la narrativa riveste un ruolo primario, al punto da surclassare persino l’aspetto “giocoso” del titolo: almeno il 70% del tempo va investito in dialoghi a scelta multipla, influenzati sia dalle statistiche dei personaggi coinvolti che dall’orientamento, chiamato Tide, assunto dal protagonista nel corso del viaggio.
“Che valore ha una singola vita?”
Il giocatore prende il controllo del Last Castoff, l’ultimo corpo forse abbandonato dal Changing God durante le sue incessanti reincarnazioni per ascendere ed evitare la morte. I “ricettacoli” scartati, tuttavia, non muoiono, ma ottengono una nuova coscienza, priva di esperienze e con solo qualche ricordo del precedente “inquilino”.
Il protagonista è quindi un nessuno, l’ennesimo pezzo di carne messo da parte e ridotto a una tabula rasa; da qui la possibilità, offerta dal gioco, di plasmargli intorno una nuova identità, una “classe”, un carattere. E da questo punto di vista, Torment: Tides of Numenera è impressionante: i cinque Tides, o allineamenti, alterano realmente l’esperienza di gioco e, combinati alle abilità attive e passive del Last Castoff e all’influenza dei compagni di viaggio, rendono ogni partita unica.
Dal punto di vista narrativo, Torment: Tides of Numenera è sicuramente il GDR più profondo e dal concept più originale nel parco titoli delle console di attuale generazione. Questo non è necessariamente un bene, dato che il Nono Mondo in cui il giocatore viene catapultato potrebbe risultare spiazzante proprio per la mancanza di “punti di riferimento”, di tòpoi. Moltissimo è spiegato attraverso dialoghi e osservazione dell’ambiente, ma nel caso si puntasse per lo più ad avanzare con gli eventi troppo resterebbe incomprensibile. E altrettanto troppo si sarebbe sbagliata la scelta d’acquisto.
Se la matematica non è un’opinione, stando a quanto detto finora solo il 30% del tempo in-game potrà essere sfruttato per esplorare e combattere; gli scontri occupano un ruolo davvero marginale all’interno del gioco, sebbene offrano a loro volta buona varietà di tattiche e approcci alle battaglie. Torment: Tides of Numenera è dunque più un’avventura narrativa, che un CRPG story-driven, e questo va tenuto in forte considerazione da chi vorrebbe approcciarsi al titolo credendolo una copia carbone meno colorata di Divinity: Original Sin.
I Tormenti del Nono Mondo
Quanto detto finora potrebbe aver scaldato il cuore di chi sentiva la mancanza di un gioco del genere al di fuori delle librerie PC. Purtroppo però, la conversione console è tecnicamente tragica: la versione 1.01 di Torment: Tides of Numenera soffre di un framerate instabile e costantemente sotto i 30fps, di gravi input lag, di comandi saponosi e con schermate di caricamento piagate da imbarazzanti e frequenti mini-freeze.
Dato che tutto ciò è fortunatamente assente nella versione PC, è auspicabile che buona parte dei problemi siano correggibili con una o più patch, già annunciate dagli sviluppatori ma ancora senza una data di rilascio.
Tuttavia, per quanto sia apprezzabile la buona volontà di inXile Games, non si può nascondere che allo stato attuale il titolo abbia gravissimi problemi di giocabilità e porti rapidamente alla stanchezza mentale e visiva di chi tiene il controller in mano. Gli scatti a video, la difficoltà nel muoversi all’interno di ambienti e menu si accompagnano all’accettabile, ma comunque povera, realizzazione dei modelli dei personaggi, protagonista compreso… Tutti tra l’altro curiosamente e completamente diversi dai ritratti delle rispettive icone. L’assenza del doppiaggio non sarebbe un difetto in sé, se non che, quando presente, risulti mediocre ed evitabile.
Questo, insieme all’assenza di localizzazione italiana, rischia di minare seriamente l’esperienza dei giocatori incuriositi, ma poco avvezzi al genere e non pronti ad affrontare la “rusticità” del titolo. Oltre a una trama intrigante infatti, Torment: Tides of Numenera offre decine e decine di missioni opzionali e secondarie, tutte risolvibili con approcci differenti e tutte, rigorosamente, senza alcun indicatore sulla mappa a mostrare il benché minimo suggerimento…
Un gioco quindi non per pochi, ma per pochissimi, soprattutto in rapporto a quanto attualmente offerto dal panorama console.
Appare chiaro come Torment: Tides of Numenera abbia puntato quasi del tutto sulla narrativa, sacrificando “il graficone” per una storia originale, sfaccettata, in grado di coinvolgere sin da subito e trascinare fino alla fine, o annoiare immediatamente. I problemi tecnici su console sono gravi e per fortuna anche risolvibili: al momento l’esperienza ne risulta gravemente compromessa, ma gli sviluppatori sono già al lavoro per rimediare il prima possibile a questa conversione infelice e immeritata di un gioco sì particolare e sicuramente unico su Playstation 4.
Pro
- Longevo e rigiocabilissimo
- Grande libertà di azione e scelta
- Setting originale ed estremamente ispirato
- Testi e narrazione di alto livello
- Il sogno fatto realtà per i nostalgici della vecchia guardia
Contro
- Graficamente limitato
- La conversione PS4 è tecnicamente pessima
- Interfaccia poco chiara nella versione console
- Il doppiaggio, quando presente, è mediocre
- I muri di testo in inglese potrebbero essere un ostacolo