Tomb Raider – Recensione Tomb Raider
Alzi la mano chi non ha mai sentito parlare, almeno una volta nella vita di Lara Croft, o del videogame che l’ha resa famosa, Tomb Raider. E’ praticamente impossibile che si sia restati del tutto immuni al fenomeno mediatico tra i più colossali degli anni ’90, si sa, forieri di moltissimi miti generazionali che si sono poi rivelati più o meno fragili e duraturi.
Starring: Lara Croft
Nel 1996 nasceva negli studi inglesi di Core Design il personaggio destinato ad operare una piccola grande rivoluzione nel mondo dei videogames, e, a più di dieci anni di distanza, ancora ne parliamo: segno che erano state gettate solide basi.
Il debutto di Lara Croft avvenne infatti all’interno di un panorama videoludico fondamentalmente stereotipato in cui primeggiavano gli eroi di sesso maschile che avevano per missione salvare la propria amata se non il mondo intero: proprio per questo l’uscita di Tomb Raider segnò un vero e proprio spartiacque nel modo di concepire i videdogames, assolutamente premiato da pubblico e critica di settore.
Legend
Tomb Raider ci porta a fare la conoscenza di Lady Lara Croft, ricchissima avventuriera inglese dai nobili natali con la passione per l’archeologia. Un incidente aereo anni addietro l’ha portata ad affinare le sue capacità di sopravvivenza e le sue doti atletiche permettendole oggi di dedicare tutto il suo tempo ed energie al ritrovamento di manufatti e siti di interesse archeologico viaggiando ininterrottamente per il globo: la sua fama le è valso l’incarico di ritrovare per conto della ricca imprenditrice Jacqueline Natla, della Natla Technologies, lo Scion, antico manufatto atlantideo dall’enorme potere. Ma come fa la bella donna d’affari ad essere così informata in merito? E per quale motivo si interessa di leggendari reperti storici? Spetterà a Lara Croft, munita delle sue ormai mitiche doppie pistole, capire che cosa si nasconda dietro la sua committente, recuperando e studiando in prima persona i frammenti che compongono lo Scion per venire a capo del mistero prima che sia troppo tardi.
Una trama che non risparmia colpi di scena inaspettati: e che porta per mano il giocatore attraverso 12 livelli regolarmente suddivisi in 4 macroblocchi da 3, trasportandoci dal Perù alla Grecia e l’Egitto per arrivare su di un’Isola misteriosa.
Ognuno dei livelli è grande al punto giusto e ben strutturato, e la varietà di mappe ed obiettivi lascia piacevolmente sorpresi; anche se non sempre è chiaro fin da subito cosa occorre fare per procedere nell’avventura, il livello della difficoltà è ben bilanciato, ed anche se all’inizio alcune situazioni ci potranno sembrare impossibili da superare, con la giusta pazienza e tenacia esse si riveleranno perfettamente abbordabili.
Tombe e Rovine
Consapevoli della potenzialità del nuovo personaggio, il creatore di Tomb Raider Toby Guard e il suo entourage di programmatori crearono tutto un universo esplorabile dalla bella eroina virtuale, assolutamente vario, affascinante e ricco di sfide. Le ambientazioni in cui Lara si trova a districarsi variano da antichi templi egizi a rovine medievali, da tombe su picchi montani ad isole tropicali: ognuna di queste locations è davvero ben realizzata nel suo dipanarsi di labirinti tridimensionali, ed è arricchita da dettagli 2d come piante rampicanti, antichi reperti di vario tipo o poco rassicuranti resti umani di precedenti esploratori meno abili di Lara; inoltre è notevole la varietà e il senso di sorpresa che ha sul giocatore il continuo susseguirsi di cubicoli a tratti claustrofobici e di ampie zone aperte che preludono ad edifici dall’entrata maestosa.
La grafica si attesta quindi su alti livelli, ovviamente rapportando il risultato al lontano anno 1996, ed anche il modello virtuale della nostra protagonista è il risultato di un grande impegno di programmazione, con le sue numerose animazioni disponibili e i dettagli visibili sul suo volto. Lara ha in questa sua prima apparizione i capelli raccolti, perché, per ammissione del team di sviluppo, sarebbe stato troppo arduo per allora gestire una treccia in continuo movimento dinamico; non ha invece molte scuse la perfetta triangolarità delle sue notoriamente abbondanti forme: vedere quelle celebri “tette a punta” di profilo è risibile oggi come lo era allora.
Da uno dei primi titoli PlayStation non possiamo aspettarci una grandiosa qualità delle textures: nemmeno la coeva versione PC del titolo ne offre di migliori, mediamente parecchio pixellose; mentre i modelli poligonali dei nemici (soprattutto quelli facenti parte del regno animale) sono ben resi e tutto sommato gradevoli a vedersi.
Action-Adventure
Il comparto degli effetti sonori di Tomb Raider è discreto: spari, passi e versi di animali si mantengono su quantomai mediocri standards; la colonna sonora è invece ottima, presentando forse per la prima volta su un gioco Psx suggestivi temi orchestrali che molto bene si adattano alle ambientazioni anticheggianti visitate dalla sexy archeologa avventuriera.
Il gameplay di Tomb Raider è a dir poco rivoluzionario. Non tanto nel sistema di controllo della nostra protagonista, che pure è in grado di compiere senza sforzo diverse azioni come correre, saltare, eseguire capriole, nuotare o issarsi su piattaforme alla sua portata, quanto nelle situazioni che il dipanarsi dell’avventura ci porrà davanti. La prima avventura di Lara Croft di fatto crea il genere dell’Action-Adventure, ovvero una commistione di classiche e frenetiche sequenze d’azione, in cui dovremo dare il meglio di noi armi in pugno, e più riflessivi momenti dedicati alla risoluzione di enigmi a volte complessi; il tutto non senza una spruzzata di quello che potremmo definire platform, soprattutto nelle sezioni in cui dovremo saltare di sporgenza in sporgenza evitando assolutamente errori che sarebbero fatali.
E’ pur vero che al giorno d’oggi il tutto potrebbe risultare poco innovativo: quanti games rispondono a queste caratteristiche? Peraltro più di qualche volta lo sforzo intellettuale richiesto al giocatore consiste semplicemente nel trovare la giusta chiave per una porta sigillata. Inoltre il sistema di controllo incentrato su “blocchi” e quadrilateri di dimensione standard rende a tratti legnoso e poco realistico il movimento di Lara, ma non occorre troppo tempo per farci l’abitudine.
Una vera spina nel fianco di questo titolo è però rappresentata dal suo antiquato sistema di salvataggio per checkpoints fissi: durante le prime partite potrebbe capitarvi di dover ripetere tratti di gioco piuttosto lunghi a causa dell’assenza di un cristallo di salvataggio nei pressi di una impegnativa serie di salti, ad esempio.
Difetti che con un po’ di pazienza e di esperienza da parte del giocatore si possono tranquillamente superare: giova anche considerare positivamente il carico di emozione che questo titolo porta con sé anche attraverso il tempo: assolutamente memorabili l’improvvisa entrata in scena del T-Rex o la breve inquadratura che vede Lara cadere da una ripida cascata, oppure la continua paura di precipitare nel vuoto nell’arena verticale di St Francis’ Folly, tanto per citare gli esempi più classici.
Avventura con la A maiuscola
Tomb Raider passa senza dubbio il test del divertimento a pieni voti. Dieci anni dopo la sua messa sul mercato, il suo nemico più pericoloso è forse proprio Tomb Raider Anniversary Edition che, essendo in sostanza la medesima avventura fortemente modernizzata, potrebbe svolgere da disincentivo a giocare l’originale. Ma, se persino negli anni del suo fortunato remake la prima apparizione di Miss Croft resta un’esperienza di gioco quantomeno discreta, significa che siamo al cospetto di un videogame che ha davvero segnato la storia e che è all’altezza del successo mondiale che ha riscosso negli anni. Anche nel 2007, questo titolo merita un’occhiata e qualche ora del vostro tempo: non ve ne pentirete.