Tomb Raider: Anniversary – Recensione Tomb Raider: Anniversary
Buon anniversario, Lara
Era il 1996 quando Lara Croft, l’archeologa inglese più famosa al mondo, sbarcò su PC negli Stati Uniti inaugurando la sua ascesa inesorabile al monte del successo globale che perdura da 10 anni. Un successo che ha tuttavia visto alti e bassi, come l’epopea ha cambiato volto tra Tomb Raider II e III, The Last Revelation, Chronicles; l’ultimo capitolo del brand guidato da Core Design, Lara Croft Tomb Raider: the Angel of Darkness, inaugurava in maniera disastrosa l’era 128bit, tanto che Eidos fu costretta a cedere il progetto alla Crystal Dinamics, che seppe ben risanare il prodotto con Legend, per poi concludere il ciclo oggi, quando viene celebrato il decimo compleanno in compagnia di Lara Croft. Nasce così Lara Croft Tomb Raider: the 10th Anniversary, poi abbreviato in Tomb Raider: Anniversary: un richiestissimo remake della prima mirabolante avventura dell’archeologa alla scoperta di Atlantide. Come non amare un capolavoro che dopo tanto tempo torna a nuova vita? Impossibile.
Una storia che non perde mai colpi
Chi si fosse perso l’adrenalitica vicenda del primo Tomb Raider, magari riluttante a giocarlo per via del suo aspetto vetusto, ha ora l’occasione di riparare all’errore. Lara Croft viene contattata da Jacqueline Natla, potente donna d’affari che convince la nostra archeologa a recuperare un misterioso artefatto dalla tomba di Qualopec, re d’Atlantide, in Perù. Senza perdere tempo, Lara si avvia alla ricerca di uno dei tre pezzi dell’antico Scion, un mistico talismano di incredibile potere, che proviene appunto dal mondo sommerso e per cui suo padre Lord Hensingly Croft è tempo addietro comparso.
Il viaggio partirà quindi dal Perù, per deviare alla Grecia e all’Egitto, attraverso antiche tombe e rovine infestate da nemici animali e umani, come i tristemente noti scagnozzi della perfida Natla, Pierre Dupont e Larson, per scoprire misteri vecchi di millenni e svelarne le connessioni con l’inquietante presente e la stessa Jaqcueline.
Il gioco si ambienta nel 1996, anno di uscita dell’originale Tomb Raider: quindi i fidi Zip ed Alister e tutta la loro tecnologia degli anni duemila è ancora lontana da entrare nel mondo di Lara, che al momento può contare, del resto come accadeva nei capitoli a 32 bit, solo sul suo fedele maggiordomo Winston, che si prende cura della Residenza Croft attualmente in ristrutturazione, prima ancora di arrivare allo splendore di Legend, dunque.
Crystal Dynamics ha voluto buttare qua e là elementi di raccordo tra il vecchio Tomb Raider I e l’altro capitolo da essa sviluppato, cioè TRLegend del 2005, per così affievolire le libertà che si era presa sul background e la vita di Miss Croft. Non possiamo che apprezzare.
Extra + titolo affermato = capolavoro
È inutile parlare di come Lara si muoverà, visto che dopo dieci anni solo un eremita non avrebbe notato il successo dei giochi che la vedono protagonista. E basta un veloce confronto con il passato a 32 bit per rimanere sconcertati dal salto di qualità che Crystal Dynamics ha imposto alla serie; meno evidenti sono le novità rispetto all’ottimo Tomb Raider Legend, se non fosse che Anniversary è un gioco di gran lunga più appassionante.
Il sistema di controllo è rivoluzionato rispetto al passato, ma invariato rispetto a Legend: quindi la libertà di movimento di Lara è massima e graditissima, e presenta anche piccole apprezzabili novità, come la possibilità di selezionare l’opzione Appiglio manuale, se non vi sta bene la presa a corde e sporgenze automatica che era forse la novità più sconvolgente introdotta da Legend; la nostra eroina non avrà il PDA, il PLS o il Binocolo, e, inoltre, il rampino magnetico visto nel precedente episodio diverrà la semplice corda uncinata vista già nel filmato iniziale di dieci anni fa (comunque estremamente utile!).
Il gameplay resta fondamentalmente invariato, ma l’IA degli avversari sarà migliorata permettendo loro di attaccare con precise strategie di gruppo, cosa che metterà in difficoltà Lara, che, oltre alle sue fidate pistole, avrà a disposizione fucili e magnum, da trovare durante il percorso; torna il famoso inventario ad anello che permette, come un tempo, storaggi infiniti di oggetti e armi: sarà poco realistico, ma affascinante e chiaramente un segnale dal forte appeal nostalgico.
Saranno aggiunte altre mosse all’archeologa, tra le quali la possibilità di correre sui muri tenendosi in aria grazie all’appiglio del rampino, in purissimo stile Prince of Persia (il modello già del primo TR torna dopo dieci anni rinnovato anch’esso!), oppure la possibilità di rimanere in equilibro senza difficoltà su pali appuntiti: se 10 anni fa vi avevano colpito le versatili qualità di Miss Croft stavolta ne rimarrete strabiliati.
Scovare segreti sarà una cosa fondamentale del gioco e vi permetterà anche di sbloccare golosi extras, tra le quali nuovi vestiti da indossare nel guardaroba della Casa di Lara e qualche commento dei produttori.
Sebbene i nomi dei livelli e le locations siano fedelmente mutuate dal primo indimenticabile capitolo, la grafica sfoggiata da Tomb Raider Anniversary è tra le migliori permessa dalla moderne tecnologie, ed è decisamente una delle prove più dure da gestire per l’ormai vecchiotta PS2; la versione Pc vanta infatti un maggiore dettaglio delle textures ed impercettibili (ad hardware di fascia media, almeno) miglioramenti delle animazioni.
E’ attualmente in fase di sviluppo una trasposizione del gioco in uscita su XBox360, che probabilmente migliorerà quanto già visto in occasione di Legend; è inoltre under development la versione per Nintendo Wii del gioco. Avete capito bene, potremo probabilmente mimare le mitiche doppie pistole con Nunchuck e Wiimote! Peccato non sia questo il caso: andiamo avanti.
Stessi luoghi, ma molto diversi, quindi: e, in ragione delle mille nuove abilità a disposizione di Lara rispetto a TR1, gli enigmi di Anniversary saranno molto più complessi ed impegnativi, il che rende il gioco per nulla semplice, in special modo se non si sa cosa aspettarsi. E, anche nel caso in cui si conosca TR1 a memoria, a volte si resta piacevolmente spiazzati dalla novità presentate dalle mappe dei livelli, tornati grandi e difficili, a differenza di Legend, in piena tradizione Tomb Raider, cosa che rende ancora più accattivante il remake non solo per un appassionato della serie ma virtualmente per tutti.
La versione PC presenta una configurazione di default dei comandi al limite dell’assurdo: in alcuni casi, ad esempio si noterà semplicemente che tenendo premuto il tasto CTRL per stare appesi alle sporgenze dei muri, non è possibile usare la barra spaziatrice, così da rendervi impossibile il salto da una sporgenza ad un’altra: cambiate il tasto per tenervi appesi, quindi, o disinserite l’opzione Presa manuale preferendo l’automatica, se siete pigri; come per ogni gioco dalle alte qualità di giocabilità è consigliato usare un joypad per evitare che le vostra dita si possano incastrare tra di loro cercando di far saltare Lara, con la barra spaziatrice, tenendola attaccata al rampino, col tasto Q, e prepararvi ad afferrare la sporgenza del muro, col tasto CTRL, e tenervici attaccati perchè siete arrivati in una posizione difficile, usando il tasto E: avete una mano così contorsionista? In alcuni punti rischiate la vostra sanità mentale.
La versione PS2 non presenta di questi problemi, ovviamente.
Vogliamo più musica
Lara avrà molti più poligoni rispetto al modello virtuale visto nel capitolo precedente, Legend, e la cosa che vi colpirà sicuramente sarà vedere l’eroina uscire dall’acqua dopo una nuotata: la sua pelle risulterà bagnata e i suoi capelli perderanno goccioline d’acqua per alcuni secondi dopo esser venuti a galla, bellissimi gli abiti impregnati che impiegheranno un po’ per asciugarsi. Gli effetti stessi dell’acqua saranno notevoli, come le cascate che troveremo in Perù, meravigliosamente riprodotte, e al passaggio di Lara noterete una fluire incredibilmente realistico. Le ambientazioni sono dettagliatissime e ricostruite alla grande, e non c’è perdita di qualità nei filmati di intermezzo realizzati non più in FMV (per fortuna, o purtroppo?) ma col medesimo motore grafico del gioco, che gestisce movimenti plastici (definiamo così il sexy ancheggiare della protagonista) e una riproduzione solida e convincente della fisica: spettacolare vedere il sinuoso e per nulla forzato piegarsi delle estremità di Lara ormai defunta perché caduta da troppo in alto: peccato solo ciò significhi Game Over, quindi non distraiamoci troppo osservando i suoi ridottissimi hot pants.
Gli effetti sonori sono ottimi, dal muoversi dell’acqua, ai versi dei mostri, fino ai passi di Lara: tutto molto suggestivo e ben calibrato per un’avventura ai massimi livelli. La musica, la colonna sonora, è però nelle fasi di gioco quasi assente, ancor più di quanto non era nel capitolo precedente, e forse questa potrebbe essere l’unica pecca rintracciabile in questo capolavoro anche a livello tecnico. Musiche davvero ben orchestrate sono udibili solo quando, ad esempio, raggiungiamo una nuova aerea o veniamo attaccati di sorpresa da un nemico, per pochi, adrenalinici secondi; o ancora quando affrontiamo un boss. Il bellissimo Natla’s theme è forse l’opera migliore di Peter Connelly, music composer partner di Eidos fin da TR3.
Andiamo a profanare altre tombe?!
Sommiamo tutte le magnificenze elencate poc’anzi e cosa avremo come risultato? Una grandiosa conferma per un remake di un capolavoro che non solo ripropone quanto detto dieci anni fa dal primo episodio della saga della "predatrice di tombe" ma, aggiungendo extra più che indovinati e degni del nome che questo gioco porta, si rende nettamente superiore alla concorrenza di ieri, di oggi e di domani. Da comprare sia per chi non ha giocato il gioco base, sia per chi l’ha giocato: godrete di questo capolavoro.