Tom Clancy’s Splinter Cell: Conviction – Recensione Tom Clancy’s Splinter Cell: Conviction
La cellula fantasma di Tom Clancy approda anche su iPhone. Splinter Cell: Conviction, il quinto atto della serie, si mostra sul gioiellino Apple con l’ormai celeberrimo Sam Fisher impegnato a far luce sulla prematura scomparsa della figlia Sarah. Gameloft inserisce fra le sue fila un altro nome pesante degno di esser acquistato: anche in questo caso è lecito non tralasciare il buon lavoro svolto nel trasferire il titolo su mobile dopo le apparizioni su Xbox360 e PC.
La morte di Sarah tuttavia non è la sola vicenda che intacca gli avvenimenti di questo capitolo: Sam è scosso psicologicamente anche a causa della scomparsa del proprio compagno Irving Lambert e dai programmi non troppo rosei che Third Echelon ha in serbo per lui.
Il gioco si presenta con un filmato introduttivo di pregevole qualità in CG che ci rimanda direttamente nei panni di Sam Fisher appena sopraggiunto a un molo: sin dalle prime battute sarà evidente come buona parte dell’avventura sarà contraddistinta dall’oscurità in cui il protagonista dovrà operare per evitare di esser scoperto dai nemici.
Il pannello per giocare non è eccessivamente invadente nei confronti dello schermo, fattore lodevole per la molteplicità di opzioni che un gioco stealth come Splinter Cell può garantire.
In basso a sinistra è presente il controller con cui dirigeremo il protagonista, sulla destra invece compaiono i comandi di attacco; questi muteranno sul display in base alla situazione: se normalmente viene raffigurato un simbolo per indicare la pistola o un’arma a fuoco, nel caso in cui Sam si ritrovi a tal punto vicino a un nemico da poterlo affrontare fisicamente, il simbolo muterà in un pugno, indice di lotta corpo a corpo.
Medesimo discorso per il pulsante adiacente che in prossimità di un riparo conterrà al suo interno immagini diverse a seconda del movimento eseguibile.
Come è ben visibile nell’immagine sottostante, non possono mancare un’icona con le armi in uso ed i colpi rimanenti, tantomeno una che consenta di passare ad una visuale più ravvicinata per garantire una maggior precisione nel colpire i nemici.
Una caratteristica che può rivelarsi fastidiosa è la presenza di indicazioni per il giocatore nella parte superiore dello schermo, fattore che può aiutare in determinate situazioni di gioco particolarmente complesse, ma al tempo stesso costituisce un elemento di disturbo non indifferente.
Per quanto riguarda il punto di vista grafico il porting conferma l’ottimo livello mostrato nelle versioni Xbox 360 e PC: non sono presenti eccessivi rallentamenti e anzi i movimenti sono abbastanza fluidi, il tutto arricchito da filmati in computer grafica di ottima fattura.
Lo stesso discorso non vale per ciò che concerne il sonoro, di discreta qualità: le musiche rendono bene il contorno all’atmosfera stealth di Splinter Cell, ma risultano alla lunga monotone e ripetitive; l’affermazione è valida anche per i nemici che si incontreranno nel corso dell’avventura, molto spesso cloni di se stessi e tacciabili di una scarsa IA.
Splinter Cell si mostra su iPhod come un porting che valga la pena esser giocato, nonostante il trasferimento abbia lasciato su Xbox360 e PC la tanto amata modalità multiplayer e l’assenza si accusi parecchio in termini di longevità, che non risulta essere uno dei punti di forza del gioco, per quanto i vari scenari siano ampi e piuttosto vari.
È bene inoltre aggiungere che il gioco, essendo un sequel, implica una buona conoscenza dei capitoli precedenti per essere gustato appieno: molti dialoghi fanno infatti riferimento ad avvenimenti precedentemente accaduti.
Gameloft inserisce il gioco su App Store a un prezzo ancora alto per gli standard dei mobile come accaduto per Prince of Persia (7.99€): Splinter Cell: Conviction tuttavia si pone nella categoria dei mobile dove il genere stealth non ha ancora avuto grande seguito e costituisce senza un dubbio un ottimo punto di partenza per chi volesse vivere le avventure di Sam Fisher.