Tom Clancy’s Rainbow Six Vegas – Recensione Tom Clancy’s Rainbow Six Vegas
Nove anni di successi
Era il lontano 1998, nove anni or sono. Una delle piattaforme più sfruttate in ambito videoludico è il Personal Computer, dove una neonata software house pubblica un gioco che inizialmente sembrò un titolo come gli altri, senza grandi pretese, ma che in seguito sarà considerato il padre degli odierni sparatutto tattici.
Questo gioco era Tom Clancy’s Rainbow Six, un FPS (First Person Shooter, sparatutto in prima persona). Ma non uno sparatutto qualsiasi, con centinaia di nemici da massacrare a suon di fucilate o granate bensì caratterizzato da uno stile unico: era infatti il primo FPS tattico in 3D. Non bisognava buttarsi nella mischia, uccidere tutti quelli che vi si paravano davanti, curarsi con i medikit e ricominciare daccapo. No. Era necessario osservare il nemico, capire le sue mosse, pianificare un attacco e eseguirlo in sincronia con tutta la squadra, al fine di eliminare tutti i cattivi più rapidamente ed efficacemente possibile. Un team formato da sei uomini, fra i più esperti soldati del mondo provenienti da tutte le nazioni e utilizzati per le situazioni più gravi, come occupazioni armate o sequestri di persone altolocate. Dovevamo coordinare il gruppo anti-terroristico più segreto e letale al mondo in 17 missioni adrenaliniche e emozionanti, al fine di sgominare una banda di terroristi armati fino ai denti. Come Metal Gear Solid ha rivoluzionato il mondo dei giochi d’azione, R6 (acronimo di Rainbow Six) ha cambiato il mondo degli sparatutto in prima persona.
E pensare che tutto questo è partito da un libro. Ebbene sì, è dall’omonimo romanzo di Tom Clancy, il ricco e famoso scrittore che compare nel titolo di diversi giochi oltre a R6, (chi ha detto Splinter Cell?!), che è nata questa saga che ci ha regalato ore ed ore di sano divertimento. Dopo il grande successo di questo primo episodio, le software house ci hanno preso gusto ed hanno sfornato dei seguiti veramente ben realizzati, che hanno sempre riscosso grande favore dal pubblico e dalla critica. Giusto per citarne un paio, ricordiamo R6 3 e R6: Lockdown, rispettivamente il terzo ed il quarto capitolo, che hanno lasciato il segno sia su PC che su le due console old gen, ovvero ps2 e Xbox. Esatto, old gen. Perché ormai la next-gen è arrivata, e next gen è sinonimo di Playstation 3. Poteva quindi la Ubisoft lasciarci a mani vuote in questa nuova era di splendore videoludico, poteva mancare all’appuntamento con la console di casa Sony? Certo che no. Rispolverate il vostro M16 e caricate la Beretta, perché con Raimbow Six: Vegas bisogna giocare duro, anzi, d’azzardo!
Messico o Nevada?
La copertina cita "Vegas", ma il gioco comincia in Nevada: tranquilli, non avete sbagliato gioco, è solo il prologo.
Questa volta ci toccherà vestire gli scomodi panni dell’agente speciale Logan, il “vecchio” capo di una squadra speciale. Verremmo mandati in Messico ad indagare sul rapimento di alcuni sconosciuti cittadini messicani in una sperduta cittadella, nella quale sono state segnalate delle attività sospette, forse legate al terrorismo internazionale. Sfortuna vuole che due vostri compagni d’arme vengano catturati da una inquietante quanto bella donna, e il compito di liberarli sarebbe in teoria toccato a Logan. Nel frattempo però dei terroristi senza scrupoli decidono di attaccare Las Vegas e le sue strutture, quindi non c’è tempo da perdere: giusto quello di rispolverare il fucile, un viaggio in elicottero e vi ritroverete a combattere nelle suggestive ambientazione della metropoli del Nevada. Chissà perché, tra tante località più idonee per esercitare la nobile arte della guerra, è stata scelta la città del vizio, che a prima vista può sembrare bizzarra. Chissà perché, invece di angusti bunker, rifugi segreti o altri posti lugubri dovremmo farci strada a suon di pallottole dentro lussuosi hotel, sfavillanti casinò e luoghi da mille e una notte. La risposta a queste due domande è una sola: spettacolarità & maestosità, fattori attorno ai quali ruota tutta l’impostazione di R6.
Sfondare vetrate, calarsi dal tetto con corde o avanzare fra i fischi delle pallottole possiamo farlo ovunque. Ma a Las Vegas possiamo farlo con stile: sebbene la trama si snodi attraverso un canovaccio super-collaudato, l’ambientazione mette il giocatore in un contesto unico nel suo genere. Avanzare fra le slot machine e le statue dorate delle locazioni in cui dovremmo operare ci metterà addosso quel massiccio carico di adrenalina ottimo per procedere l’azione.
Azzeccatissima dunque la scelta dei ragazzi della Ubisoft Montreal per quanto riguarda l’ambientazione, che come abbiamo detto non manca di originalità, stile e ci farà sognare ad occhi aperti.
Anche l’occhio vuole la sua parte
Graficamente questo Vegas fa il suo dovere: i modelli poligonali di terroristi e soldati sono ineccepibili, e le animazioni, soprattutto quelle facciali, sono molto realistiche e ben caratterizzate. Il gioco si svolgerà principalmente in hotel, casinò e altri luoghi indoor della città del vizio, eccezion fatta per due missioni: la prima, che sarà ambientata nella già citata cittadella messicana, e l’ultima, della quale naturalmente non riveliamo la locazione per non rovinarvi l’esperienza di gioco.
Questi due livelli saranno gli unici ambientati in luoghi aperti, ed è qui che si notano gli effetti grafici più spettacolari, come l’illuminazione dinamica o l’ombreggiatura di ogni oggetto presente su schermo.
Il gioco sfrutta l’Unreal Engine 2, un evoluzione del motore grafico già utilizzato per Unreal: Tournament, anche se in questo caso non è sfruttato al massimo: l’interattività con lo scenario, pur essendo sfavillante e ultra dettagliato, è spesso molto bassa; alcuni elementi non sono danneggiabili come altri e potrebbe risultare fastidioso vedere parti della scenografia di gioco andare in mille pezzi mentre altri restare lì, fermi, immobili.
La conversione da Xbox 360 a ps3 è stata fatta con grande cura, nonostante i due hardware siano sensibilmente diversi: le due versioni sono praticamente identiche, arduo riscontrare differenze degne di nota.
Un gameplay d’acciaio
Quando si è in-game, Vegas stupisce sotto tutti i punti di vista. Innanzitutto il sistema di controllo: veramente preciso e ben calibrato, semplice da gestire in ogni situazione. Questo Rainbow Six è essenzialmente uno sparatutto in prima persona, ma non al cento per cento; abbiamo infatti la possibilità di ripararci dietro ad un qualsiasi tipo di struttura come colonne, muri o altro tramite la pressione del tasto L1. Così facendo la visuale passerà da prima in terza persona, e potremmo avere diverse possibilità: sparare delle raffiche alla cieca sperando di beccare qualche terrorista, oppure affacciarci tramite l’uso della levetta analogica sinistra per mirare più accuratamente. Tutto ciò si accoppia alla grande con il nuovo metodo di recupero dell’energia introdotto in Vegas, lo stesso utilizzato nei vari Call of Duty: come nei giochi Activision, vi basterà riposare qualche istante al riparo dal fuoco nemico per tornare in forma smagliante.
Oltre a Logan, dovrete badare ad altri due commilitoni che vi spalleggeranno nel corso delle missioni.
Questo metodo ci darà la possibilità di creare spettacolari manovre belliche col minimo sforzo e con grande rapidità, e la conformazione dei livelli esalta al massimo queste possibilità, non a caso il level design è sensazionale. Anche il sensore giroscopico del pad Sixaxis è stato sfruttato, anche se minimamente: potremmo infatti utilizzarlo per muovere una microcamera da piazzare dietro gli angoli o sotto le porte per sbirciare i terroristi.
Il gameplay è molto tattico, come da tradizione: per sgominare i nemici dovremo agire in tre fasi diverse, secondo un sistema di attacco chiamato OPA, ovvero Osservazione, Pianificazione e Attacco. La prima è la più calma: dovremmo spiare gli avversari attraverso un binocolo o un mirino, studiarne i percorsi di ronda cogliendone i movimenti. Sarà dunque la volta di disporre gli uomini: piazzarli dietro alle porte, metterli dietro agli angoli o farli appostare nei luoghi più appropriati. Solamente ora potrete entrare in azione: sfondare le vetrate o calarvi dai tetti sono solo due possibilità, ne avrete di infinte. Assicuratevi sempre di agire nel modo più rapido e indolore possibile. Non pensate che la cosa sia facile: l’I.A. nemica è molto sviluppata, i terroristi vi verranno a cercare, facendo anche il giro di intere locazioni se necessario. Certo, nessuno vi vieta di entrare con le armi spianate alla Rambo, ma entro cinque minuti sareste carne da macello, perché il gameplay di Vegas ruota tutto intorno a una parola: realismo.
Tutti insieme appassionatamente
Vale la pena di dare uno sguardo al multiplayer, fiore all’occhiello di questo Rainbow Six. Potremo giocare in split-screen con un amico, in LAN o in rete, sfruttando l’ottimo servizio online offerto da Sony. Innanzitutto, dovremmo creare il nostro alter-ego virtuale da utilizzare sul web, grazie un editor vastissimo, agendo su quasi tutte le parti del corpo. Una volta finito, potremo gettarci nella mischia. Oltre alle classiche modalità come il deathmatch, potremo cimentarci in diverse sfide, come scortare un ostaggio da un punto all’altro di una mappa o divertirci in una sfiziosa modalità cooperativa. Tutto ciò, abbinato alle mappe sapientemente strutturate, un arsenale di armi personalizzabili e a classifiche online da mille e una notte fa di Vegas un gioco unico nell’ambito del multiplayer, che ci permette di giocare online insieme a un massimo di 14 amici. La longevità naturalmente ringrazia.
In pillole
Con questo Vegas, Ubisoft e la saga di Rainbow Six fanno il suo ingresso nella next-gen, e lo fanno alla grande, con un gioco che è sicuramente uno dei migliori titoli in commercio per ps3. La grafica non ha risentito della conversione da 360, si resta sempre su alti livelli di dettaglio, soprattutto se possiamo permetterci un HDTV. Il sonoro è ben fatto, il doppiaggio è ottimo e gli effetti sonori quali spari o rumori assortiti sono realizzati con cura. Il gameplay è solido è ben strutturato, con un sistema di controllo comodo e un level design ineccepibile. Il multiplayer, online e non, è uno dei migliori sul mercato, divertente e vario, con classifiche, trofei, premi e clan. Il gioco in solo, per quanto magnifico, non ha longevità molto alta, circa 9-10 ore. Il motore grafico non è eccellente, l’interattività con gli scenari non è totale anche se non ci si può lamentare. In sintesi, Vegas è un ottimo sparatutto tattico, con un gameplay consolidato e una modalità in rete invidiabile, che vale da solo il prezzo del biglietto.
Se amate gli sparatutto tattici e il multiplayer online, questo R6 è il gioco che fa per voi.