Toby: The Secret Mine – Recensione

Il mondo dell’indie gaming non smette di crescere e non possiamo che esserne contenti: grazie al supporto sempre maggiore, aumenta il numero di sviluppatori che possono emergere dall’anonimato, talvolta con videogiochi in grado di rivaleggiare anche con i tripla A più blasonati. Purtroppo non è il caso di Toby: The Secret Mine, gioco  sviluppato da Lukas Navratil e pubblicato da Headup Games che si ispira senza nasconderlo a titoli come Limbo, ma senza riuscire a conquistarci al suo arrivo su Xbox One. Perché? Ve lo diciamo subito.

Toby: The Secret Mine ci getta direttamente nel trambusto dell’azione sin dall’avvio, mettendoci subito nei panni di un piccolo essere molto simile ad un diavoletto che assiste, suo malgrado, alla distruzione del villaggio e successivo rapimento dei suoi abitanti da parte di creature misteriose. Inizia così il nostro viaggio alla ricerca di risposte, attraversando gli ambienti più disparati e cercando, nel frattempo, di salvare ogni superstite che incontreremo sulla nostra strada.

Questo approccio molto elementare della trama fa da sfondo ad un platform pieno di pericoli ed enigmi, sfruttando meccaniche ormai collaudatissime nel genere, che prendono piena ispirazione, come già detto, da giochi come Limbo. Non è un caso se citiamo ossessivamente il capolavoro di Playdead, giacché Toby riprende da questo titolo anche lo stile grafico minimalista in bianco e nero, pur prendendosi delle libertà cromatiche sviluppando degli sfondi colorati indubbiamente affascinanti, che rendono più marcata la progressione tra i vari livelli del gioco.

Nonostante gli evidenti richiami, Toby prova comunque ad avere la sua identità, cercando sempre di variare e proponendo una sfida sempre più intrigante anche se a volte tediosa e frustrante, dettaglio sicuramente noto agli sviluppatori visto il numero più che generoso di checkpoint presenti, spesso e volentieri vicinissimi al luogo di morte.

Toby, di fatto, sfrutta fin troppo le meccaniche del trial and error tipiche del genere con enigmi spesso incomprensibili e che cambiano spesso pattern, costringendo il giocatore ad assumere un pensiero laterale a volte molto scontato ma anche apparentemente illeggibile, magari nascondendo leve o meccanismi in luoghi dove non ci verrebbe mai in mente di cercare. Questa cosa ci ha portato inoltre in momenti di stallo completo, al punto da essere costretti a riavviare un intero livello per poter risolvere enigmi che ci avevano bloccato in modo permanente.

Problematici anche i controlli, reattivi ma non sempre precisi in situazioni delicate, ad esempio salti al millimetro che non sempre vanno a buon fine a causa di un sistema di collisioni che fa le bizze. Problemi non da poco che inficiano il gameplay, seppur non in modo irreparabile, fino alla fine del gioco, raggiungibile in un paio d’ore e che potrebbe comunque non soddisfarvi, sia per l’effettiva qualità del finale del gioco sia perché, a meno di non mettersi a cercare tutti gli abitanti superstiti, la vostra esperienza con Toby finirà così, breve ma non abbastanza intensa da giustificare i 10€ richiesti per l’acquisto.

Tra i lati positivi si possono comunque annoverare un art direction molto buona e una soundtrack che, pur non innalzandosi a capolavoro, restituisce un buon feeling all’interno dell’azione: tirando le somme, però, non è abbastanza.

In conclusione

Toby: The Secret Mine è un gioco che non riesce ad emergere dal suo Limbo (perdonate il gioco di parole) personale, impigliato nella sua stessa ispirazione e incapace di assumere un’identità davvero ben definita, al punto da sembrare una macchietta nel panorama indie che ci ha dato e ci darà grandi soddisfazioni, ma non stavolta.