TLoH: Trails to Azure – Recensione
The Legend of Heroes: Trails to Azure è il sequel diretto di Trails from Zero, da praticamente ogni punto di vista. La trama inizia a qualche mese di distanza, il gameplay riprende la stessa formula e persino il livello dei personaggi ricomincia (all’incirca) da dove finì l’avventura di Zero. Per questo motivo, questa recensione sarà particolare. Gran parte dei difetti che attribuisco a Trails to Azure sono uguali a quelli che attribuisco a Zero, in quanto i giochi condividono anche motore grafico e, purtroppo, porting pigro. Sono essenzialmente due metà di un’unica grande avventura. Non mi ripeterò quindi nell’elencare i vari problemi che ho con il porting del gioco, con la presentazione invecchiata maluccio o con l’enorme ritardo nella localizzazione; per dettagli a riguardo vi invito a leggere la recensione di Trails from Zero.
Detto questo, ciò che rimarrà in questo articolo sarà un giudizio decisamente poco equilibrato. Al netto dei suoi anni e della sua presentazione, The Legend of Heroes: Trails to Azure è un capolavoro e rimane il mio titolo preferito della serie pre-Kuro no Kiseki, nonché uno dei miei RPG preferiti. Se fosse uscito dieci anni fa, come doveva essere, il voto sfiorerebbe il 100.
Il punto forte di The Legend of Heroes: Trails to Azure, come in quasi tutta la serie, è la sinergia narrativa tra ottima scrittura dei personaggi, world building interessante e magistrale gestione della tensione. Grazie alle preparazioni attuate dal titolo precedente, Azure è libero (o quasi) di concentrarsi sull’esplorare personaggi e dinamiche già familiari al giocatore, creando un’avventura che ti tiene costantemente sulle spine. Il cast viene ulteriormente migliorato rispetto al passato, grazie anche al fatto che gli eventi di questo gioco portano molti dei loro archi narrativi ad una conclusione. Persino personaggi di vecchi archi narrativi, come Joshua, Estelle e Kevin, riescono a brillare e proseguire le loro storie senza però mettere in ombra la Special Support Section.
Al centro di tutti gli eventi c’è la dinamica da “found family” dei protagonisti, che si vedranno messi fortemente alla prova e divisi dagli eventi politici di Crossbell. Gli scrittori utilizzano i rapporti prestabiliti per guidare l’attenzione del giocatore all’interno di una serie di eventi molto fitta e a tratti complicata. Trails of Azure dopotutto è uno dei titoli più “fantapolitici” della serie ed è facile cadere nella noia quando la storia diventa troppo grande per i protagonisti, ma grazie all’utilizzo saggio del personaggio di KeA, l’immersione è sempre ben mantenuta. Parlarne senza scendere in spoiler è difficile e mi rendo conto che non possa rendere giustizia alla qualità della storia. Tuttavia se foste appassionati di altri RPG narrativi vi consiglio fortemente di dare una chance alla serie, o perlomeno alla duologia Zero/Azure. Si tratta di due titoli rari al giorno d’oggi, con una cura nei dettagli dei propri personaggi che è quasi unica nel medium.
Purtroppo c’è un piccolo neo nella narrativa di Azure. Nonostante la reputi migliore a quella di Zero, purtroppo questo secondo gioco cade in alcuni cliché che mi han fatto storcere il naso. All’interno della storia raccontata in questo singolo gioco, risultano ancora accettabili, ma sapendo la direzione presa dalla serie con i Trails of Cold Steel e Reverie, non posso che essere amareggiato da alcuni scenari narrativi introdotti da questo titolo. Fortunatamente il resto del prodotto è estremamente solido, grazie anche a villain memorabili ed un finale strabiliante.
Lato gameplay devo fare una piccola, ma importante, aggiunta rispetto a ciò che discussi nella recensione di Trails from Zero. Il sistema del gioco è essenzialmente lo stesso, ma viene introdotta una nuova meccanica, il “Master Quartz”, che cambia molto come vengono gestite le build. Si tratta, a mio parere, di un semplicissimo miglioramento sul vecchio sistema che rende la personalizzazione dei personaggi molto più varia e divertente. Il contro è che da questo punto in poi diventa molto più semplice “rompere” l’equilibrio di gioco, ma non penso che in questo titolo sia un problema. Dopotutto un altro grande pregio di The Legend of Heroes: Trails to Azure è il suo livello di difficoltà molto ben calibrato, con sfide interessanti che riflettono bene la disperazione mostrata nella narrativa. Si possono creare strategie molto forti, ma l’impegno necessario è molto e sinceramente trovo giusto ricompensare un giocatore che si metta d’impegno per diventare quasi invincibile.
Lato colonna sonora rimaniamo su livelli qualitativi altissimi, forse il picco mai toccato dalla compagnia Falcom e la Jdk band, con tracce memorabili in ogni fase di gioco e molte canzoni che riflettono alla perfezione un dato momento nella narrativa, così da aumentare l’impatto delle scene più importanti
The Legend of Heroes: Trails to Azure è un gioco fenomenale, che purtroppo arriva da noi con un ritardo assurdo ed un porting rivedibile. Detto ciò, è un titolo unico, un picco del genere che purtroppo non ha mai riscosso il successo che meriterebbe e mai avrà tale riconoscenza. Se siete appassionati del genere, date una chance ai The Legend of Heroes, perlomeno a Zero e Azure che funzionano molto bene anche standalone (per quanto ovviamente diventino anche meglio nel contesto dell’intera serie.
The Legend of Heroes: Trails to Azure è un capolavoro e rimane il mio titolo preferito della serie pre-Kuro no Kiseki, nonchè uno dei miei RPG preferiti. Se fosse uscito dieci anni fa, come doveva essere, il voto sfiorerebbe il 100.
Pro
- Cast eccezionale
- Ottimo climax per la duologia
- Gameplay migliorato
- Colonna sonora al picco di quanto offerto da Falcom
Contro
- Porting pigro
- Presentazione limitata