Titan Souls
Nel corso della 28a Edizione dell’evento Ludum Dare Game Jam dove sviluppatori indipendenti hanno 48 ore per creare un gioco seguendo un tema ben preciso, fu creato Titan Souls (il tema di quell’anno era You only get one/“Ne puoi avere solo uno”). Si fa menzione di questo poiché talvolta e’ importante capire le circostanze della creazione di un titolo, specialmente uno indie, per poter apprezzarne il risultato, qualunque esso sia. Ovviamente la prima versione del gioco era molto più ridotta e priva di rifiniture, ma dopo aver ottenuto ottimi risultati allo stesso Ludum Dare, lo sviluppatore Acid Nerve ha deciso di migliorare l’esperienza per dare a noi il titolo che si recensisce in questo momento. Quindi senza altri indugi immergiamoci nel mondo pixellato di Titan Souls. Ci vogliono nervi d’acciaio e sangue freddo, si va a caccia di titani.
Attack on Titan, più o meno
La premessa è alquanto semplice, come il resto dell’esperienza. Bisogna andare a caccia di titani e ottenere un’essenza, appunto i Titan Souls, che ognuno di essi conserva. L’obiettivo di tutto ciò? Potere? Gloria? Verità? Rimane un mistero fino alla fine. Ma forse il punto è proprio quello. Dall’inizio non ci vengono date spiegazioni su chi siamo o dove siamo. Veniamo immersi in un mondo che ci ricorda ICO o Shadow of the Colossus: difatti il tempio abbandonato in cui ci troviamo servirà da sfondo per l’intera avventura. L’unica cosa che importa è andare avanti, scoprendo pezzo per pezzo i misteri che circondano il mondo di Titan Souls.
Non vado spesso a caccia di Titani, ma quando lo faccio uso soltanto una freccia
Citiamo nuovamente il tema che era alla base della creazione di Titan Souls: You only get one/Ne puoi avere solo uno. Difatti questa premessa si ritrova in tutti gli elementi del gameplay per regalare un’esperienza immediata, intuitiva ma difficile (relativamente). Titan Souls in essenza è un open-world (per modo di dire) in 2D visto dall’alto. I controlli sono molto lineari e facili da capire: con un pulsante si spara la freccia, con un altro si schiva, tenendo premuto lo stesso bottone della schivata si può correre. Il nostro protagonista, armato di arco e una singola freccia dovrà far fronte a ben venti titani, ognuno diverso dall’altro.
Una sola freccia? E come fa? La freccia, una volta sparata, può essere richiamata a sé (se avete visto Guardiani della Galassia più o meno sapete di cosa si sta parlando) come un boomerang, ed ecco che la cosa si fa interessante. Questa meccanica, in aggiunta alla imprevedibile natura di ogni titano che si incontra, crea una sorta di action-puzzle estremamente strategico dove bisogna calcolare distanze, raggio d’attacco del titano, velocità di schivata, il tempo di sparo della freccia, il tempo di ritorno della freccia, i movimenti del titano di turno, capire dove è e qual è il suo punto debole e come colpirlo (si fa molto uso, ad esempio, del ritorno della freccia se il nemico può essere solo colpito da dietro). Aggiungiamo a tutto ciò il fatto che sia il protagonista sia i Titani muoiono sul colpo. One shot, One kill. Il tutto diventa un continuo analizzare il nemico tra una morte e l’altra, e si muore molto. Sebbene ripetitivo come schema, la diversità di approccio in combattimento fra un titano e l’altro è vastissima. La velocità di azione è tale da far scattare il pensiero di “Un’altra volta, adesso ci riesco!” quasi immediatamente, e senza tempi di caricamento eccessivi ci si ritrova subito in mezzo alla mischia. Inoltre non c’è un ordine preciso nel quale vanno sconfitti i titani, quindi se un titano è troppo complicato si può tornare dopo averne sconfitto un altro. Ci sono delle barriere nel tempio abbandonato che si attraversano dopo averne sconfitti un certo numero, dietro di esse c’è un’altra serie di titani per un numero cumulativo di venti (quattro nella prima versione flash). Alla fine ci troviamo con un distillato di Dark Souls, Shadow of the Colossus, e The Legend of Zelda, se proprio vogliamo mettere i puntini sulle i.
Minimal Chaos
La parola chiave qui è distillato. Tutto, a partire dalle animazioni di gioco, alle scenografie, al design dei titani, e anche alla musica è quanto di più semplice si possa avere. Per semplice non si intende scarso, attenzione. Il lato visuale è reso in un meraviglioso stile in 8bit, con colori vivaci e atmosfere sorprendentemente dettagliate considerata la risoluzione. Musicalmente siamo nella stessa situazione: a tratti ci sono movimenti epici, passando a momenti di silenzio dove gli unici suoni sono quelli della mischia. Il design dei Titani è il punto di forza, qui si ritrovano un sacco di influenze dei migliori dungeon crawler passati. Variano incredibilmente l’uno dall’altro, sia nel design che nelle animazioni, e questo aiuta molto nel mitigare la natura talvolta ripetitiva dell’esperienza.
[signoff icon=”quote-circled”]Titan Souls prende quello che ha reso tanto popolare gli action RPG degli ultimi 10-15 anni e lo distilla in un’esperienza di gioco altamente strategica, molto immediata, ma talvolta ripetitiva nella sua esecuzione. È un bel viaggio nel passato per chi lo ha vissuto, e una valida scelta per i fan del genere. Se consideriamo che l’idea base è stata sviluppata in sole 48 ore, beh allora tanto di cappello alla Acid Nerve.[/signoff]