Thimbleweed Park – Recensione Switch
Quando l’oscurità scende per le strade anche una placida cittadina di appena ottanta anime può diventare un luogo pericoloso, e io oggi sono qui per presentarvi un curioso caso irrisolto dai miei dossier personali che si è svolto a Thimbleweed Park: un luogo ormai malfamato, che ha visto la propria nascita grazie a Kickstarter.
A costruire Thimbleweed Park è stato un certo Ron Gilbert, alcuni tizi dalla buona memoria se lo ricordano per certe scorribande a Monkey Island, poi potete immaginare come va la vita: i tempi passano, la tecnologia avanza e il tuo nome viene dimenticato, finisci poi per giocarti la paga settimanale in qualche bar che ti aiuti a non pensare a dove sei finito.
Poi quella diavoleria di Kickstarter, che per alcuni può anche significare una gran botta di fortuna, ed ecco che Gilbert torna a tirar su progetti, in particolare quel letamaio di Thimbleweed Park: ormai diventato un epidemia, arrivando su Xbox One, PC, e ora, Nintendo Switch.
Ho deciso di mostrarvi le mie indagini proprio su quest’ultima versione, fatevi un goccetto, vi servirà.
Calibro 44
Alle porte del 1987 Thimbleweed Park è ormai diventato l’ombra di se stesso: numerosi negozi hanno ormai chiuso, le strade sono quasi sempre deserte e le ottanta persone rimaste in città sono per lo più tizi fuori di testa. Da idraulici che vanno in giro vestiti da piccioni giganti, venditrici di maledizioni e commessi strafatti ormai non c’è quasi più nessuno con un briciolo di sale in zucca.
Che la città fosse una polveriera pronta a esplodere si era capito, nessun ordine o legge, tutto in mano a fantomatiche macchine che rilasciano mandati d’arresto. E’ proprio in una desolata notte che avviene il fattaccio: un uomo trucidato, col viso sprofondato nel fango, sotto il ponte che collega la cittadina alla strada statale.
Ad arrivare sulla scena del crimine due agenti dell’FBI, un uomo e una donna che non si erano mai conosciuti prima, ma che sembrano avere altri interessi oltre al solo omicidio, inoltre il luogo delle indagini sembra nascondere molto di più che polvere e persone stralunate.
Ve lo dirò sinceramente, questo è uno dei casi più succulenti che mi siano capitati sotto mano, uno dei più originali e assurdi che abbia mai visto nella mia carriera. All’inizio tutte le tracce sembravano abbastanza semplici: un omicidio, indagini da fare, qualcuno da arrestare. Tuttavia man mano che i due agenti parlavano con i pochi abitanti del luogo altri elementi emergevano, attraverso dei flashback si potevano conoscere altri personaggi piuttosto singolari: un clown sboccato e irritante che aveva offeso la persona sbagliata e una ragazzina troppo giovane per il suo quoziente intellettivo, con il sogno di fare la programmatrice di videogiochi.
Ora so che vi sembrerà strano, ma nel mio dossier ci sono le prove che queste quattro anime si sono incrociate in quella sperduta città, e qualcosa di grosso si stava muovendo, ma non voglio rovinarvi la sorpresa, indagate voi se ne avete il fegato. Quei quattro tipi potranno da un certo punto in poi esser comandati in qualsiasi momento, scambiarsi oggetti e altro, e vi dirò di più: per arrivare in fondo a questa brutta faccenda dovrete far collaborare questa strampalata combriccola.
Old Style
Immagino già che da bravi detective vi sia venuta l’acquolina in bocca, ma dovete conoscere bene il caso che state per affrontare: parliamo di una avventura grafica, di quelle punta e clicca alla buona vecchia maniera.
Niente “interazioni generiche” qui miei cari, ogni volta in cui vorrete far qualcosa dovrete specificare per bene l’azione da eseguire con gli oggetti del vostro inventario. Un modo di fare un po’ più meccanico, sicuramente, ma nel pieno rispetto di una tradizione vecchia come il whisky che ho nel bicchiere mentre vi parlo.
E vi dirò di più, dovrete scegliere come affrontare questo caso all’inizio dell’indagine: potrete selezionare un approccio “casual” (e risolverete il mistero in appena otto ore) oppure “esperto”: la differenza sta nel numero di enigmi da affrontare, e se ne avete il coraggio vi consiglio di prendere la via più difficile, sicuramente più appagante per i detective più scafati.
Ma siamo qui per parlare di quell’ultima diavoleria giapponese, eh si, usare quella dannata tavoletta anche per uno appartenente alla “vecchia scuola” è sicuramente una goduria: io stesso avrò utilizzato il televisore pochissime volte, catturato dalla tentazione di toccare con mano i tasti del telefono, le prove che raccoglievo nel mio inventario e le pagine dei documenti. Questa versione del caso ha proprio quel Je ne sais quoi in più.
L’ultimo bicchiere
Anche quello che vedrete sarà davvero old style miei cari, pixel su pixel, eppure così ben fatti da mostrare Thimbleweed Park per il luogo fuori di testa che è. Anche i poveri malcapitati che incroceranno le loro strade saranno realizzati in maniera egregia, tutti riconoscibili e alcuni veramente carismatici: specie quel Clown di cui vi parlavo prima, quello manda a quel paese chiunque. L’atmosfera noir è quindi stata resa in pieno, anche attraverso soffici musiche di accompagnamento.
Se all’accademia di polizia non vi hanno insegnato l’inglese non vi preoccupate, a parte il doppiaggio è tutto localizzato in italiano, adesso sta a voi: risolverete il mistero di Thimbleweed Park? Il caso è vostro.
Thimbleweed Park è la dimostrazione di come le avventure grafiche vecchio stile possano dire tanto ancora oggi: grande sceneggiatura ed enigmi ben strutturati, senza dimenticare la difficoltà maggiore per gli appassionati del genere. La versione su Switch gode dello schermo touch e della portabilità, un surplus rispetto alle versioni su piattaforme che non siano mobile. Non vi resta altro che lasciarvi catturare dal vero spirito delle avventure grafiche.
Pro
- La dimostrazione che certi generi non possono morire
- Ottima trama ed enigmi calibrati alla perfezione
- Caldamente consigliato su Switch
Contro
- La ricetta rètro di grafica e comandi potrebbe non piacere a tutti