There Came an Echo – Recensione
Il mondo videoludico sta attraversando una fase piuttosto avara di innovazioni, con case di sviluppo timorose di lanciare nuove IP e di proporre veri e propri stravolgimenti per quel che riguarda il gameplay. Proprio per questo motivo, la generazione attuale è stata fino ad ora contraddistinta da remastered e versioni in HD di titoli usciti anche un paio di generazioni fa. Ma questo è un problema che affligge i cosiddetti tripla A, ossia le produzioni dal budget più elevato. A latere, anche sfruttando queste pesanti lacune, abbiamo visto la proliferazione del sottobosco dei giochi indie, nati dalle menti spesso visionarie di team di sviluppo con la voglia di proporre qualcosa di decisamente nuovo ai propri giocatori. Anche grazie a piattaforme di crowdfinding come Kickstarter piuttosto cheSteam Greenlight, molte piccole software house hanno potuto realizzare il loro sogno di creare un videogioco ed, essendo slegate da grandi publisher sempre alla ricerca di facili guadagni, hanno potuto dar libero sfogo alla propria creatività.
Questa è anche la storia di Iridium Studios, creatori di Sequence (titolo veramente strano e che consigliamo di recuperare), che, grazie ad una fortunata campagna di raccolta fondi, hanno ora lanciato ufficialmente sul mercato la loro seconda fatica: There Came an Echo. Naturalmente, dopo tutta questa introduzione sulle novità importate dal mondo indie, il titolo di Iridium Studios non può che essere una veraventata fresca nel panorama dei videogiochi e, grazie alle suo sistema di gioco, rimarrà a lungo nella memoria di chi lo giocherà. Nel bene o nel male.
Pillola rossa o pillola blu
Sul finire degli anni ‘90, il mondo del cinema fece la conoscenza di The Matrix, vero e proprio capostipite di una genere fantascientifico, nel quale il confine tra la realtà e il virtuale veniva messo in discussione.There Came an Echo, già dalle prime fasi di gioco, si rivela a suo modo figlio di quel filone narrativo e per fugare ogni nostro dubbio, il primo achivement che sbloccheremo è chiamato proprio “Pillola rossa”. Ogni riferimento non è puramente casuale. L’avventura inizia nell’ufficio di Corrin, un timido sviluppatore che, per sua sfortuna, ha creato un codice all’apparenza indecifrabile, chiamato Radial Lock, che custodisce al suo interno pericolosi segreti che, una volta rivelati, potrebbero metter a repentaglio l’umanità intera. Nonostante all’apparenza il programma sembri inespugnabile, non tutti ne sono convinti e la perfida Heather Farrick, desiderosa di metter le sue avide mani sulla tecnologia, ha già messo i propri scagnozzi alle calcagna del povero Corrin. Le somiglianze con il sopra citato The Matrix si palesano nel momento in cui una voce fuori campo, precisamente quella di Val, mette in allarme Corrin e lo avvisa del pericolo imminente: dopo uno scambio di battute che mette subito in chiaro il mix fra umorismo e tensione che pervade tutto There Came an Echo, vedremo il nostro non più imbranato sviluppatore fare in rapida successione la conoscenza della voce fuori campo di Val, della pericolosa mercenaria Miranda, della diciannovenne Grace, rapita all’apparenza senza veri e propri motivi da Farrick e, infine, di Syll, personaggio impossibile da non amare. Attraverso i siparietti messi in scena da questo team di anti-eroi, Iridium Studios è riuscita a creare un titolo veramente brillante sotto il punto di vista della narrazione e nelle 4-5 ore dell’avventura è stato davvero piacevole scoprire di volta in volta i segreti e i misteri inseriti dal team di sviluppo.
Buona parte dei meriti va anche attribuita ai doppiatori dei protagonisti, come Wil Wheaton (sì, proprio l’amico-nemico di Sheldon Cooper) che ha prestato la sua voce per il doppiaggio di Corrin e Ashley Burch, già conosciuta per aver donato la sua voce a Tiny Tina, protagonista di Borderlands 2. Magari il plot non inizia con la premessa più originale del mondo, ma There Come an Echo, attraverso le su varie cutscene, riesce a raggiungere altissimi livelli di “intricatezza”, alle volte anche esagerata, soprattutto nelle fasi finali del gioco. Dobbiamo fermarci qui per non cadere negli spoiler e bruciarvi l’ultima oretta di gameplay. Sappiate in ogni caso di non fidarvi di nulla…
The power of the voice
Lo ammettiamo, siamo stati molto bravi. Arrivati a questo punto, chiunque di voi si aspetterebbe di vestire i panni del programmatore Corrin in There Came an Echo perché, in fin dei conti, le vicende narrate vertono attorno al software da lui creato. No, niente affatto. Se ci permettete un ultimo paragone con Matrix, in There Came an Echo voi sarete quello che fu Morpheus per il film creato dai Wachowski, vale a dire una voce fuori campo, per la precisione quella diSam, la quale dovrà guidare la squadra attraverso i vari stage che compongono il gioco. Ed ecco svelato come gli Iridium Studios hanno deciso di abbattere la quarta parete. Se volessimo dare una descrizione canonica del gameplay, si potrebbe definire There Came an Echo come un RTS, con la sostanziale differenza che gli ordini dovranno essere impartiti direttamente tramite la vostra voce e non esclusivamente tramite la pressione del mouse. Ma come funziona precisamente questo riconoscimento vocale? Iridium Studios è stata brava a creare un game system che potesse sposarsi alla perfezione con il “sistema di comandi” da loro scelto e il giocatore non avrà alcuna difficoltà a memorizzare quelle semplici indicazioni che servono per spostare i membri del team lungo i punti prestabiliti della mappa, per switchare le armi, per far fuoco su determinati bersagli e per imbastire manovre tattiche degne di nota. Se pensate che basti dire “Alpha fai fuoco su bersaglio 1” oppure “Bravo concentra il fuoco su bersaglio 2” per veder eliminati dal fuoco amico tutte le unità avversarie vi sbagliate di grosso. I ritmi in There Came an Echo sono davvero elevati e quindi, fidatevi del nostro consiglio, armatevi di una bottiglietta d’acqua, perchè i comandi da impartire vocalmente si susseguiranno in rapida successione.
Poco più sopra vi abbiamo detto come sia semplice memorizzare tutti i comandi vocali stabiliti di default da Iridium Studios, ma se proprio non riuscite a ricordare le parole esatte, potrete personalizzare liberamente i “tasti” e collegare ad ogni azione dei protagonisti le parole che voi preferite. Se poi la lingua vi si continua ad attorcigliare, Iridium Studios ha pensato bene di inserire anche una modalità orda al fianco della campagna principale, molto utile per far pratica ed affinare le vostre tattiche offensive. Infine, se la componente RTS è la parte principale di There Came an Echo, durante la campagna abbiamo anche potuto apprezzare una piccola dose di RPG, racchiusa in una semplice e funzionale personalizzazione dei protagonisti, che permette al giocatore di potenziare i membri del party e di specializzarli in base alle armi scelte.
Non tutto è perfetto
Arrivati a questo punto, all’apparenza sembrerebbero non esserci grosse falle nel prodotto diIridium Studios. Beh, non è proprio così. Partendo dal comparto narrativo, molte volte siamo stati spiazzati e confusi dal fatto che le voci e i sottotitoli non combaciassero affatto e non stiamo parlando semplicemente di una mancata sincronizzazione. Mentre nelle nostre cuffie sentivamo la voce di Corrin, nel box dei sottotitoli venivo riportate altre parole, magari provenienti da un paio di battute fa o magari non ancora pronunciate, e di frequente ci veniva mostrato come personaggio che stava in quel momento parlando Val oppure Miranda.Insomma, non sapevamo davvero chi stesse dicendo cosa! Inoltre, nonostante si siano spese parole di elogio per la tecnologia adottata da Iridium Studios per il riconoscimento vocale, non possiamo affermare che quest’ultima sia perfettamente funzionante. Soprattutto nei momenti più concitati, dove si era costretti a dare ordini ai membri del party in rapida successione, il flusso rapido delle nostre parole metteva in seria difficoltà la tecnologia adottata da Iridium Studios. La conseguenza era vedere sui nostri schermi i vari Corrin, Miranda, Grace e Syll non rispondere ai comandi oppure eseguirli in modo errato, causando in tal modo il fallimento della missione. Certo, Iridium Studios avverte più volte il giocatore di scandire bene le parole, ma quando si è assaliti da ogni dove e si deve correre rapidamente ai ripari, è ben difficile stare lì a badare alla corretta pronuncia di ogni singola parola!Ovviamente, scordatevi pure di giocare in modo adeguato senza un microfono di buona qualità.
Durante la nostra recensione abbiamo fatto un rapido accenno alla longevità del titolo, circa 4-5 ore, e, nonostante il rapporto durata/prezzo sia più che sufficiente, le ore effettive di gameplay in There Came an Echo risultano inferiori alla cifra sopra citata, a causa di numerose e lunghe (in relazione alla durata complessiva) cut scene. Non vorremmo fare un paragone fuori luogo, ma è un problema simile a quello riscontrato per The Order: 1886.
Infine, anche dal punto di vista prettamente grafico, There Come an Echo non brilla certamente per effetti, creazione di ambienti dettagliati oppure animazione dei personaggi. I componenti del nostro team si spostano infatti come degli androidi, con movimenti piuttosto legnosi e meccanici e il numero di animazione è piuttosto scarno. Anche gli scenari messi in piedi da Iridium Studios, pur presentando un buon numero di varianti tattiche, sono piuttosto poveri di elementi e anche i modelli 3D utilizzati per i dettagli non sono di primissima fattura.Decisamente meglio il comparto audio. Abbiamo già parlato dell’ottimo doppiaggio dei personaggi e anche le musiche non sono certamente da meno. I creatori della soundtrack, Jimmy Hinson e Ronald Jenkees, hanno fanno un superbo lavoro, riuscendo a far combaciare le musiche con il ritmo del gioco e il sound elettronico della OST si sposa perfettamente conThere Come an Echo.
Tirando le somme, pur non essendo privo di difetti, There Came an Echo può essere certamente annoverato fra le produzioni più innovative approdate sui nostri schermi di recente eIridium Studios non può non esser premiata per aver osato portare qualcosa di (semi) nuovo nel panorama videoludico moderno.
Il mio primo approccio con There Came an Echo non è stato dei più facili e, da amante degli strategici, ho sempre pensato che il vecchio sistema mouse+tastiera fosse senza ombra di dubbio il migliore. Probabilmente lo è ancora, soprattutto per RTS più complessi e profondi, ma devo dire che non è stato per nulla difficile abituarmi ad usare il sistema vocale implementato da Iridium Studios. Anzi, dopo le difficoltà iniziali, ci ho preso parecchio gusto: dare ordini al mio team tramite parole si è rivelato molto divertente e ammetto che i miei toni si alzavano spesso in concomitanza di fasi più action e frenetiche. Ecco, se proprio devo darvi un consiglio extra, posso affermare che There Came an Echo, grazie al suo sistema di controllo non convenzionale, non farà propriamente la felicità dei vostri famigliari, costretti a sorbirsi una lunga serie di comandi (alle volte a voce molto alta) che ai loro occhi appare incomprensibile e anche molto fastidiosa.
Pro
- - Ritmo narrativo ben sostenuto e trama per nulla banale
- - Comparto audio di primissimo ordine, sia per i doppiaggi sia per la OST
- - Sistema di riconoscimento vocale ben implementato...
Contro
- - Ma non sempre infallibile
- - Graficamente non impeccabile
- - Qualche bug di troppo, come per i sottotitoli