The Banner Saga 2 – Recensione
In un mondo dove siamo abituati a sviluppatori che sfornano sequel, prequel e reboot (spesso non richiesti) delle loro serie a cadenza quasi annuale, pensare che ci siano voluti più di due anni per far uscire la seconda parte della trilogia di The Banner Saga pare quasi una stranezza. Dopo aver lasciato i giocatori con un finale tragico, Stoic ha efficacemente creato la necessità per coloro che hanno apprezzato il gioco (noi compresi) di volerne sapere di più e scoprire se il “viaggio del vessillo” avrà mai fine.
The Banner Saga, per chi non lo conoscesse, è un ibrido tra gioco di ruolo e strategico a turni con una profonda componente narrativa ispirato alla mitologia norrena, e se questo non fosse sufficiente motivo di curiosità sappiate che Stoic, il team di sviluppo, è formato da ex membri di Bioware.
Da degno frutto delle saghe vichinghe, il mondo di The Banner Saga è ricco di epicità e oscurità, con un clima costantemente apocalittico e cupo. Questo seguito non è da meno: la trama riprende esattamente da dove era finito il primo, in maniera differente a seconda delle scelte fatte nel precedente capitolo, e incalza immediatamente con nuovi eventi che spingono i protagonisti a rimettere in viaggio la carovana e scappare dagli onnipresenti dredge, la razza di esseri di pietra uscita fuori dalle profondità della terra che sta minacciando tutti gli esseri viventi. Gli altri segni caratteristici che hanno reso il primo capitolo uno dei videogiochi più accattivanti degli ultimi anni, come la colonna sonora emotiva e fondali e personaggi disegnati a mano, sono rimasti, mentre i combattimenti sono profondamente cambiati.
I combattimenti di The Banner Saga sono stati forse l’unico punto davvero dolente del primo capitolo, non perché non offrissero un buon grado di sfida (tutt’altro!) ma perché a lungo andare scadevano nella ripetitività a causa delle meccaniche piuttosto povere. Stoic ha adottato l’unica soluzione possibile, ovvero aggiungere contenuti: una nuova razza con meccaniche di gioco completamente diverse dalle altre, differenti nuove classi di combattenti, un level cap più alto con possibilità di scegliere tra differenti abilità per i singoli personaggi. Non solo: mentre il primo capitolo offriva combattimenti essenzialmente statici dove l’unico obbiettivo era eliminare tutti gli avversari, The Banner Saga 2 rende più dinamici i campi di battaglia con ostacoli e coperture al suo interno, condizioni metereologiche che influenzano le statistiche, mappe che si estendono e obbiettivi più variegati che non comportano necessariamente l’uccisione di tutto ciò che si muove.
Meno differenti i viaggi in carovana: anche in questo capitolo la gestione delle scorte di cibo, decidere quando fermarsi a riposare e le (tante) scelte multiple sugli eventi che capitano determineranno vita o morte di personaggi giocabili e non, l’unica reale novità è la possibilità di addestrare questi ultimi negli accampamenti per ottenere nuovi guerrieri non controllabili (che aumenteranno le probabilità di sopravvivenza durante determinati eventi di battaglia) o punti bonus da spendere per quelli controllabili.
L’unico difetto concettuale del primo gioco è stato pressoché risolto, ciò nonostante The Banner Saga 2 non è un capolavoro a causa della sua stessa natura di saga: questo episodio lascia una sensazione simile a quella di una stagione di intermezzo di una serie televisiva, con primi episodi molto caldi e promettenti ma un proseguimento che lascia costantemente tiepida l’attesa di un momento cruciale che alla fine non arriva, o quantomeno non arriva con la stessa enfasi e brutalità del primo episodio. Non possiamo comunque non ritenerci soddisfatti: il livello qualitativo resta molto alto, e quando The Banner Saga 3 uscirà sarà bellissimo poter rigiocare l’intera serie tutta di un fiato.
Pro
- Combattimenti molto più variegati e impegnativi
- Artisticamente ineccepibile
- Apocalittico ed epico come pochi...
Contro
- ...ma meno del primo
- Soffre della sindrome da episodio transitivo