Theatrhythm Final Fantasy: Curtain Call
Era il 2012 quando Theatrhythm Final Fantasy venne annunciato per festeggiare il 25esimo anniversario dell’uscita di Final Fantasy, una delle saghe attualmente più longeve nel mondo dei videogiochi. Un insieme delle colonne sonore dei migliori capitoli che permetteva di lanciarsi in un rhythm game – à la Ouendan, per intenderci – capace di trasportare tutti i videogiocatori nel magico mondo delle colonne sonore di Nobuo Uematsu. A distanza di due anni, dopo diversi DLC rilasciati per il primo capitolo, arriva Curtain Call, il sequel, già disponibile dal 24 aprile in Giappone, che si pone l’obiettivo di confermare il già rodato gameplay e innovare alcune formule, oltre a risultare molto più completo del suo prequel.
Partiamo subito col dire che Curtain Call è la raccolta definitiva del parco colonne sonore di Final Fantasy. A differenza del primo capitolo, non mancano colossi della storia videoludica della saga di Hironobu Sakaguchi: se, infatti, nel primissimo Theatrhythm si poteva notare l’assenza – almeno nell’arcade – di To Zanarkand, main theme di Final Fantasy X, qui non c’è pericolo. Si va da Final Fantasy Mystic Quest fino a Final Fantasy IX e X che arriveranno addirittura ad avere 14 canzoni a testa. L’Advent Children, Dissidia, Dissidia Duodecim, saranno ampiamente rappresentati in Curtain Call, senza lasciare nulla di intentato e soddisfacendo, così, tutti gli appassionati della saga con più di 200 canzoni a disposizione. Va da sé che non tutte saranno disponibili subito, anzi dovremo sudare in alcuni casi per sbloccarle, soprattutto gli Event Stage, che si sbloccheranno soltanto al raggiungimento di un certo quantitativo di punti ottenuti. E non finisce qui, perché il nuovo capitolo del rhythm game di Square-Enix comprende ben 60 personaggi giocabili, senza tener conto dei DLC che arriveranno: significa aver selezionato più di due character per capitolo, racchiudendo tutti i personaggi principali in un’unica realtà.
La principale delle novità dal punto di vista del gameplay, che non viene comunque toccato o innovato perché al massimo dell’espressione già due anni fa, è l’aver caratterizzato i Field Stage. Se ci troviamo, ad esempio, a suonare la melodia di Final Fantasy V, dove veniva utilizzata l’aeronave, invece di veder camminare il nostro membro della squadra ci ritroveremo a guidare l’aeronave nel corso attraverso le note: una soluzione vivace, che annulla la monotonia che potrebbe arrivare nel gestire sempre lo stesso protagonista. Questo comporterà anche dei movimenti dello schermo, non più statico, ma dinamico a seconda dei movimenti dell’airship, che vi porterà a salire e scendere in profondità. Feature che, ovviamente, con il 3D rende molto di più. Per quanto riguarda invece le novità nei Battle Stage tutto si riduce all’aggiunta del Critical Hit Trigger, facilmente riconoscibile perché pregno di luce riflettente: se colpito in maniera critica al suo arrivo, vi permetterà di infliggere più danni del normale al vostro avversario, così da poter immediatamente fronteggiarne un altro. Perché è risaputo che negli stage da battaglia è preferibile riuscire a battere quante più creature avversarie possibili per aumentare il quantitativo di oggetti ottenuti al termine del livello. Infine un accenno anche per quanto riguarda la Daily Feature: ogni giorno vi verrà mostrata la canzone del momento, che viene scelta dal sistema in maniera sincronizzata: nel caso in cui decidiate di suonarla, riuscirete a ottenere un bonus di punteggio ricevendo un moltiplicare di 1.5x al momento del calcolo dei Rhythmia.
Tralasciando quindi l’aspetto puramente da listino per le novità dal punto di vista dell’arcade, è nelle Quest Medley che Curtain Call mostra i denti. Partiamo col dire che tutte le melodie e i livelli conclusi nei Medley saranno riconosciuti anche nell’arcade, così da evitarvi, eventualmente, di doverli ripetere due volte per avere un completamento al 100%: un punto a favore, sicuramente, che diminuisce la longevità ma allo stesso tempo ottimizza anche la durata del titolo. Le Quest, proposte viaggiano su binari di diverse difficoltà, partendo da quelle più semplici, le short quest, fino a quelle che durano di più e richiedono più impegno da parte vostra. Si sviluppano su un movimento a scacchi, riproponendo la world map di Final Fantasy Tactics, con la possibilità di scegliere il percorso, che inevitabilmente conduce, sul finire, alla sfida con il boss. Ogni casella corrisponde a una melodia da suonare, contraddistinte dall’icona delle Field e da quella delle Battle, e nel menù di pausa tra l’una e l’altra vi ritroverete ad affrontare una vera e propria Survival Mode: gli HP, infatti, non si ristorano, quindi quelli che perderete durante ogni sessione di gioco non verranno recuperati, salvo utilizzo di Tende, Pozioni e consumabili che possano ridare energia e life points. Il percorso, che di per sé conta non pochi passaggi e livelli, già nelle short quest, può essere accorciato sfruttando la moneta del gioco per acquistare i ticket dell’aeronave: a seconda della classe – economica o prima – verrete gettati in un livello più avanzato nel percorso, col rischio però di incappare in una soluzione meno felice di quella che stavate per affrontare. Terminare le Quest Medley vi porterà a ottenere gli Shard, i cristalli necessari per sbloccare nuovi personaggi: una modalità che quindi, rispetto a quanto visto con il precedente Theatrhythm, riesce a ottimizzare lo sforzo dei Medley. Due anni fa, infatti, per ottenere i cristalli era necessario superare la prima Field, arrivare alla Battle e riuscire a stendere tre avversari prima di battere anche il boss, così da ottenere in ricompensa un solo Shard. Meno fatica, una formula più interessante e più avvincente.
Se vogliamo trovare un difetto a Curtain Call è sicuramente quello di non avere subito tutto a disposizione. È inevitabile, però, che il gioco debba in qualche modo convincere l’utente ad andare avanti, a procedere, spingendolo a sbloccare il necessario per un’esperienza completa: la Versus Mode, ad esempio, è l’ultima modalità che riusciremo a sbloccare e, soprattutto, non si attiverà in maniera totale, ma soltanto con accenni, spingendovi a ottenere più conquiste e più risultati per sbloccare tutto il resto. Le stesse canzoni, come già detto, dovranno essere conquistate, soprattutto per quanto riguarda quelle legate alla quantità di Rhythmia guadagnati. Non ci soffermiamo ulteriormente sulla Versus Mode, perché il nome parla già per sé: giocando in locale, od online, avrete modo di sfidare un avversario sulla stessa melodia, trovando nella zona in alto sullo schermo l’indicazione sui punteggi raccolti più la barra HP: nel caso in cui doveste arrivare entrambi vivi al termine della sfida vincerà chi, logicamente, avrà acquisito più punti, superando anche gli ostacoli che lo stage metterà a entrambi in determinati momenti, come l’inversione dei tasti, le ombre sulle note, che spariranno soltanto l’istante prima di essere premute e altri ancora. Curtain Call, insomma, ha degli espedienti funzionali e che migliorano nettamente l’esperienza offerta dal capitolo di qualche anno fa, aggiungendo modalità che donano un’esperienza multiplayer necessaria e che perfezionano i Medley trovando una formula molto più à la Final Fantasy, in chiave RPG.
[signoff icon=”quote-circled”]Theatrhythm Final Fantasy: Curtain Call, in chiusura, non può essere definito un prodotto definitivo, perché è palese che il gameplay, la proposta ludica, non è alla portata di tutti. Il genere permane troppo di nicchia, ancorato a dei dettami che non appartengono all’hardcore gamer, pur non essendo Curtain Call un casual game, anzi. La difficoltà lo rende molto più difficile di un titolo di fascia alta, ma indossando i panni di un rhythm game costringe gran parte del pubblico ludico a guardare oltre. Nel suo genere, però, permane il miglior titolo mai proposto sul mercato, pur agendo con uno scorrimento orizzontale piuttosto che a comparsa su schermo: la longevità, l’offerta sonora, la realizzazione e anche il perfezionamento della modalità multiplayer lo rendono un titolo imperdibile per chiunque voglia placare la nostalgia per Final Fantasy e godersi un ottimo rhythm game. Per chi si pone la domanda riguardante l’eccessiva similitudine con il vecchio capitolo, fughiamo ogni dubbio: le novità sono così tante che a distanza di due anni non sentirete il peso di dover ripetere le melodie del primo Theatrhythm.[/signoff]