The Witcher 3: Hearts Of Stone
Ci sono prodotti che dimostrano come il confine tra mondo videoludico, cinema e letteratura sia ormai sfumato. Titoli come Heavy Rain, The Last Of Us, Beyond Two Souls, a fronte di una realizzazione tecnica di primo piano, si fanno forti anche di una trama profonda, emotivamente coinvolgente e con personaggi ben caratterizzati. Un pregio che in passato era limitato alle migliori produzioni LucasArts e Sierra.
Negli anni ’90 uno scrittore polacco, Andrzej Sapkowski, creò una saga fantasy che, in mezzo alle classiche storie di elfi, nani e draghi, narrava le avventure di una casta di guerrieri addestrati per difendere gli esseri umani dai numerosi pericoli di Nilfgaard. Conosciuti come Witcher, questi guerrieri vantavano capacità e conoscenze ben superiori a quelle della maggior parte delle altre creature.
Qualche anno dopo un’allora sconosciuta azienda polacca, CD Projekt RED, acquisì i diritti dei romanzi per realizzare un porting videoludico per PC nel 2007, ma fu solo quattro anni dopo, con l’eccellente The Witcher 2: Assassins Of Kings, che la saga videoludica iniziò ad avere il successo che meritava, rendendo inevitabile l’uscita di un terzo episodio. Con l’uscita di The Witcher 3: Wild Hunt a maggio di quest’anno, CD Project RED ha potuto riassumere il suo personale concetto di gdr in un solo titolo, premiato da un vasto successo di pubblico e critica.
Ben lontani dal riposarsi sugli allori del meritato successo, gli sviluppatori dell’azienda polacca hanno continuato da allora a lavorare alla loro creatura con una lunga serie di patch correttive (inizialmente il titolo originale era quasi ingiocabile a causa di una mole impressionante di bug), DLC gratuiti e con la promessa di una vera e propria espansione. Disponibile ora per tutte le versioni del titolo originale, Xbox One, PlayStation 4 e PC, questo Hearts Of Stone conferma ancora una volta l’abilità di CD Project RED nel creare titoli profondi e affascinanti, ben al di sopra della maggior parte di titoli simili.
Briganti, streghe, draghi e incantesimi
La nuova avventura di Geralt Di Rivia parte nel più classico stile da witcher. Sullo sfondo della Caccia Selvaggia e della guerra tra l’Impero di Nilfgaard e i regni settentrionali, Geralt si reca nella Locanda dei sette gatti in cerca di un nuovo contratto, dove viene a sapere dell’esistenza di una creatura nelle fogne di Oxenfurt.
Recatosi dall’enigmatico Olgierd von Everec per discutere meglio del contratto, Geralt si reca infine nelle fogne per affrontare la creatura. Una passeggiata, forse, per un witcher abituato ad affrontare demoni, briganti, sirene e persino draghi. Ma una volta uccisa la bestia e incrociata di nuovo la sua strada con quella di Olgierd, un personaggio che poi rivestirà un ruolo importante nell’avventura, Geralt si ritrova prigioniero su una nave diretta verso una realtà ben più complessa di quanto immaginasse. La storia di Hearts Of Stone, completamente slegata dalla ricerca di Ciri del titolo principale (al punto da poter essere giocata singolarmente), arricchisce il già profondo impianto narrativo di Wild Hunt con nuovi personaggi, dialoghi, missioni, oggetti e persino un Geralt più riflessivo e introspettivo.
Tra avventure e combattimenti
Dal punto di vista della giocabilità Hearts Of Stone non porta grandi cambiamenti rispetto a quanto già detto per Wild Hunt, fatta eccezione per un sistema di controllo ora leggermente più preciso e dei combattimenti più fluidi. Un cambiamento positivo dovuto più che altro alla massiccia patch 1.10 rilasciata quasi insieme all’espansione.
Il modo in cui iniziare la nostra nuova avventura denota ancora una volta l’abilità di CD Project RED nel curare anche i piccoli particolari: ci sono infatti tre modi distinti per affrontare Hearts Of Stone. Nel primo caso ci ritroveremo con la missione attivata nel nostro diario subito dopo il prologo del titolo principale, anche se in ogni caso è consigliabile essere almeno di livello 30 prima di affrontare il contratto iniziale. Nel secondo potremo esportare un salvataggio nel New Game Plus, mentre nel terzo, ideale per chi è ancora agli inizi di Wild Hunt, c’è la possibilità di giocare l’intera avventura di Hearts Of Stone singolarmente con un personaggio predefinito di livello 32, con 45 punti abilità da spendere e un equipaggiamento piuttosto potente. Anche in questo caso si può regolare il livello di difficoltà da «Una storia semplice» fino a «Marcia della morte».
La missione principale risulta perfettamente inserita nel contesto, già vastissimo, del titolo originale, proponendo nuovi equipaggiamenti, alcuni dei quali in grado di rendere lo strigo un combattente decisamente temibile, nuovi personaggi, tra cui un’intera nuova etnia di chiara impostazione mediorientale, nuove creature e nuove avventure secondarie decisamente varie, talvolta addirittura meglio diversificate rispetto a quelle viste in Wild Hunt. I combattimenti, anche se rimangono ancora leggermente legnosi, risultano ora più sciolti e meglio gestiti rispetto a prima. Un cambiamento che si nota soprattutto nelle battaglie contro i boss, che ora necessitano di più tattica e attenzione, anche a causa della difficoltà abbastanza alta di questa espansione.
La novità più evidente di Hearts Of Stone è la presenza di un nuovo mercante-incantatore, in grado di potenziare sensibilmente l’equipaggiamento di Geralt. Grazie a questo personaggio, sbloccabile portando a termine una missione secondaria, è ora possibile creare slot di potenziamento anche sugli oggetti che ne sono sprovvisti, oppure unire glifi e rune per creare parole arcane da inserire negli oggetti, consumando tre slot di potenziamento in modo permanente. I poteri ottenuti in questo modo non sono nulla di completamente nuovo, ma rielaborano in modo efficace incantesimi e potenziamenti già visti in Wild Hunt. Non mancano aggiunte come nuove carte Gwent, ulteriori cacce al tesoro e persino una nuova storia d’amore con una vecchia fiamma del protagonista, il tutto fino a coprire almeno 10-15 ore di gioco.
I vasti orizzonti del REDengine
Il comparto tecnico di Hearts Of Stone conferma il già eccellente lavoro svolto con Wild Hunt e si integra perfettamente con la corposa patch 1.10, eliminando quasi completamente i bug grafici, anche minori, che caratterizzavano il titolo originale. I vasti scenari, gli eccellenti effetti ambientali, i modelli poligonali e le texture, tutto viene ora gestito ottimamente dal motore proprietario REDengine 3 (che dovremmo vedere all’opera anche nel futuro Cyberpunk 2077), donando finalmente quella sensazione di realismo che si merita un titolo come The Witcher 3.
I tramonti, la pioggia, le città, le montagne, i piccoli e i grandi dettagli ci porteranno talvolta a vagare per le terre di Nilfgaard con il solo scopo di perdersi nella bellezza degli scenari. Di fronte a tanta magnificenza grafica rimangono alcuni leggeri bug, ormai rarissimi, e una telecamera non proprio eccellente durante i combattimenti in spazi ristretti. Sul versante sonoro troviamo ben poco che possa migliorare i livelli già alti raggiunti in Wild Hunt: i nuovi dialoghi rimangono ben doppiati e caratterizzati, mentre le musiche possono contare sull’aggiunta di poche nuove tracce, ottime, legate alle nuove ambientazioni.
[signoff icon=”quote-circled”]Hearts Of Stone conferma in definitiva l’importanza che la saga di The Witcher riveste nel curriculum di CD Project RED. L’eccellente rapporto tra prezzo e longevità già da solo ne giustificherebbe l’acquisto, ma gli sviluppatori non si sono accontentati di aggiungere una decina di ore di gioco alla loro monumentale opera originale. Tra missioni interessanti, nuovi equipaggiamenti, avventure e nuovi nemici, Hearts Of Stone si concede anche di approfondire il lato psicologico del protagonista, aggiungendo di fatto un nuovo capitolo letterario e videoludico al titolo originale, in grado di ampliare la vastità e il fascino delle avventure di Geralt di Rivia. Se questa è l’espansione piccola, a detta di CD Project RED, rimane solo da immaginare cosa potrà rappresentare la prossima Blood And Wine.[/signoff]