The Waste Land
Dopo una prima occhiata particolarmente appagante, abbiamo deciso di spingerci ancora più affondo in The Waste Land, soprattutto grazie al suo arrivo, qualche giorno fa, su Steam. Sino alla fine del gioco, che di per sé è riuscita a occupare una buona manciata di ore, l’epica avventura del nostro Re non è stata affatto insoddisfacente: più si prosegue nell’avventura e più l’animo decadentista e desolante si fa energico. D’altro canto il nostro personaggio si muove verso un completo svecchiamento di sé, e cambia radicalmente sotto ogni punto di vista.
Ebbene si, il Re di The Waste Land non era di certo una personalità nota per la sua bontà o morale, più che altro era cinico e abituato al decoro. É sia l’antagonista che l’eroe della narrazione. Gioca un po’ il ruolo della chiave di volta, sia perché a causa delle sue azioni ha scatenato l’inferno in terra, sia perché sarà proprio lui a dover riportare il mondo al suo ordine naturale. In questo nuovo universo vivido e desolante che non ha pazienza di attendere, della sua regalità non può farsene sostegno alcuno, e sarà costretto a contare solo sulle sue di energie.
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Il poema senza tempo di T.S. Eliot, La terra desolata, ha instillato in Caletti (Fledermaus, lo sviluppatore ndr) un vero e proprio senso di disperazione, portandolo a creare un mondo privo di innocenza, ma fatto di ignoranza e avidità. Il Re non riesce proprio a sfuggire a questo schema, e si distingue solo per la sua inettitudine, la causa di decadimento per lui e per il suo regno. Eppure a ogni cambio di scenario, dopo ogni battaglia, sembra che il nostro eroe si stia formando, lentamente, dalle sue ceneri: inizia a osservare con cognizione il mondo intorno a lui, e si impegna per una giusta causa, ben lontana dai pregi del lusso.
Questo mondo desolante ci viene presentato in pochissimo tempo, e veniamo catapultati in situazioni che di certo non erano ben accette. Un po’ quello che succedeva negli anni 80′, all’epoca del S/NES, quando i giochi non si perdevano in lunghissimi preamboli e ci lanciavano subito all’azione, con orde e orde di nemici che volevano farci la pelle. Seguendo questa scia, The Waste Land potrebbe essere identificato come una riesumazione di un titolo di quegli anni, che per qualche motivo stralunato non è riuscito a raggiungere il formato cassetta. É quel metroidvania che molti, da tempo, stavano aspettando.
Fledermaus è riuscito a raccontarci questa storia e le sue sensazioni senza riunirla in un unico filone principale, ma l’ha spezzettata e sparpagliata in tutto il mondo. Solo la nostra curiosità, e fantasia, riuscirà a chiudere quel che è il cerchio narrativo. Del nostro Re all’inizio non si conosce niente, ma grazie ai deliri di alcuni abitanti del suo castello abbiamo compreso di che pasta sia fatto. Di certo i suoi abiti da cacciagione non ci hanno permesso di comprendere la sua regalità. E questo stesso aspetto può essere applicato a qualsiasi altra cosa: la storia viene raccontata dagli scontri, dai dialoghi ma soprattutto dalle immagini, e dalla loro nostalgica pixel art.
La struttura di The Waste Land non facilita di certo questa curiosa ricerca, perché la non linearità si interfaccia soprattutto sul gameplay. Il vasto territorio che compone il titolo, formato da più continenti, è un open world errante. Per muoversi dobbiamo tenere in considerazione moltissime cose perché la mappa, praticamente abbozzata, da sola non riesce a indirizzarci correttamente. Le immagini comunque permettono di identificare determinati punti di interesse, e da lì sarà solo un gioco di memoria raggiungere il posto prestabilito.
Assumono un carattere secondario la componente platform e le battaglie. Non perché non siano ben architettate, anzi. Ma perché possono sembrare soltanto un modo attraverso il quale raggiungere un tassello in più della narrazione. Infin dei conti resta pur sempre un metroidvania. Però non esiste esperienza e quindi level up, e la maggior parte della battaglie potrebbero essere facilmente evitate. La salute si aumenta recuperando alcuni cuori sparsi per i continenti, molto difficili da acciuffare. A parte qualche oggetto per ripristinare la salute, non esiste loot lasciato dai comuni nemici.
Eppure i mostri sono molto importanti, perché riescono a rafforzare di più quel concetto di “La natura che si rivolta” poiché si adeguano all’ecosistema, e richiamano temi animali e vegetali. Sia il platform che i mostri comuni devono essere solo un allenamento per i boss che ci attendono, il vero osso duro dell’intero gameplay: non sono formati da pattern banali e richiedono approcci ben diversi tra loro e della giusta attenzione. Se così non fosse il Game Over sarebbe lì vicino ad aspettarci. Questi mastodontici nemici sono quindi molto forti e anche a difficoltà bassa rappresentano un’ottima sfida.
In The Waste Land non ci sono oggetti da craftare, non esiste l’inventario, non esiste il loot dei nemici (a parte gli oggetti dei boss che serviranno per raggiungere determinate aree) ma con l’arrivo su Steam sono stati aggiunti gli obiettivi, che di sicuro non dispiaceranno agli achiever più incalliti. Esistono d’altro canto diverse tipi spade e di archi, ognuna delle quali avrà delle caratteristiche importanti (come ad esempio la spada che può distruggere alcuni tipi di parete). Tutte queste armi saranno sparse nella mappa, e non disperiamo se otteniamo un’arma prima di un’altra, è tutto merito della non linearità.
[signoff icon=”quote-circled”]La terra desolata.
The Waste Land è un titolo esteticamente molto dettagliato, che può contare anche su di una memorabile colonna sonora, dai toni fantastici e medievali, che sa come infestare la narrazione. Riesce a ricordare quelli che furono i giochi del passato, e riporta col sorriso i nostalgici ai tempi della vera scoperta videoludica. E lo fa senza alcuna perplessità, soprattutto in questa industria moderna all’interno della quale il gioco viene immagazzinato per essere divorato con facilità. Ma non è un gioco solo per nostalgici: lo apprezzerà soprattutto chi ama le sfide, perché la sua difficoltà Hardcore di certo non sarà una passeggiata. Ma se sperate di avere sotto le mani il tipico gioco inscatolato, fatto di radar ultramoderni e mini mappe dettagliate (o spostamenti rapidi), siete ben lontani da quello che cercavate.[/signoff]