The Walking Dead: The Final Season Episode 3 – Recensione
Dopo diversi mesi di limbo, la storia di The Walking Dead: The Final Season ha finalmente avuto la meritata svolta: ora in mano a Skybound Entertainment, il terzo e penultimo episodio ha visto la luce il 15 Gennaio dell’anno appena cominciato.
La storia procede da dove era stata interrotta e solo la scomparsa del logo Telltale Games dai titoli di apertura e la disattivazione dei link al sito web dal menu principale indicano che qualcosa di grosso è cambiato, sotto una superficie apparentemente calma.
“Giocattoli Rotti”, terzo episodio di The Walking Dead: The Final Season, mantiene una durata media di due ore in linea con quella dei capitoli precedenti e presenta un punto cruciale per le vicende di Clementine, AJ e i loro nuovi quasi-amici. Le scelte compiute in passato influenzano dialoghi e situazioni in maniera importante, senza però che la corrente degli eventi principali ne sia concretamente condizionata.
Il penultimo episodio di The Walking Dead: The Final Season è infatti quello che, ancor più dei predecessori, spinge il giocatore in una direzione prestabilita, senza lasciare effettivamente la possibilità di “plasmare gli eventi in base alle proprie scelte” come indicato all’inizio di ogni avventura grafica di casa Telltale; l’unico, corposo bivio narrativo pare manifestarsi proprio alla fine dell’episodio, ma per capire l’effettiva importanza di quella decisione occorrerà attendere il 26 Marzo, data di uscita dell’ultimo segmento della storia.
Pur con un passaggio di testimone fuori programma, The Walking Dead: The Final Season mantiene lo stesso stile grafico e stilistico a cui Telltale ha abituato il proprio pubblico nel corso degli anni: le ambientazioni mostrate sono curate, tanto per dettagli quanto per gestione delle luci ed è solo tecnicamente che il software mostra il fianco alle critiche, a causa di animazioni (soprattutto facciali) meno convincenti e qualche calo di framerate in più rispetto ai primi due episodi della stagione, dovuti forse a uno sviluppo non ottimizzato del contenuto.
Con “Giocattoli Rotti”, The Walking Dead: The Final Season porta ancora avanti il parallelismo con il Peter Pan di Barrie: dopo uno scontro sanguinoso per entrambe le parti, Clementine e i pochi sopravvissuti cercheranno di liberare i “bimbi smarriti” prigionieri dalla “nave pirata”, il cui “Capitan Uncino” ha ormai consolidato gli attriti con la protagonista, che vede come incarnazione del passato perduto e specchio del mostro che è diventato.
Estremamente interessante la gestione del personaggio di AJ, che riveste ormai un ruolo chiave nelle vicende ed è appunto il cardine intorno a cui girano la storia e la vita di Clementine, la quale ha ormai accettato il ruolo di protettrice e mentore del bambino, con tutte le responsabilità che ne conseguono. Le scelte della giovane hanno avuto già in passato forte impatto nel comportamento di AJ e “Giocattoli Rotti” sembra aver imboccato una strada sicura in tale direzione: come Lee prima di lei, Clementine dovrà accettare sulla propria pelle le conseguenze di ciò che AJ potrebbe diventare, se presente nel posto sbagliato e al momento sbagliato.
Tanto i protagonisti quanto i comprimari di The Walking Dead: The Final Season hanno ormai assunto una buona profondità e coerenza nei loro comportamenti, condizione sempre più rara negli ultimi prodotti di casa Telltale e per questa ragione il giocatore riesce a empatizzare più facilmente con loro e lasciarsi trascinare dalla corrente di emozioni nel caso accada loro qualcosa: visti i limiti strutturali del progetto, i problemi di sviluppo e la necessità di chiudere un arco narrativo, potrebbe rivelarsi saggia la decisione di puntare più sulla qualità che sulla quantità di scelte offerte.
Mediocre invece la localizzazione italiana, qualitativamente assai inferiore rispetto agli episodi precedenti, con traduzioni imprecise e sottotitoli spesso completamente diversi dal parlato, con persino intere proposizioni in più o in meno.
Escludendo qualche forzatura narrativa (comunque sempre state più o meno presenti fin dalla prima stagione) e alcuni eventi scatenati da reazioni violente, eccessive persino per un contesto post-apocalittico, The Walking Dead: The Final Season pare aver scelto la direzione giusta per concludere in modo degno la storia di Clementine. Rimane la perplessità su come un singolo episodio possa riuscire nell’impresa, ma dopo il fallimento di Telltale e il quasi abbandono del progetto, il risultato qualitativo raggiunto da “Giocattoli Rotti” dovrebbe far ben sperare i fan della serie videoludica, grazie anche ai diversi mesi di tempo a disposizione di Skybound per fare un buon lavoro di chiusura.