The Walking Dead: The Final Season Episode 1 – Recensione

Recensito su Steam

Fin dai minuti iniziali di The Walking Dead: The Final Season, la sensazione che si affaccia nella mente del giocatore è che Telltale Games abbia compreso e fatto ammenda degli errori commessi nella realizzazione di A New Frontier e abbia puntato a un sobrio, seppur deciso, cambio di rotta.

La terza stagione videoludica dedicata a Clementine e ai tanto amati Walkers si è conclusa in maniera ben lontana dall’insufficienza, ma alcune scelte narrative hanno limitato quegli episodi a poco più di una parentesi, necessaria a mostrare lo scorrere del tempo e la crescita della protagonista, ma comunque priva di contenuto e personaggi determinanti come accaduto con Lee nella prima stagione e Kenny nella seconda.

A rafforzare il presentimento è  la pressocchè totale assenza di eventi legati a A New Frontier all’interno dello Story Builder creato da Telltale; The Walking Dead: The Final Season ha ancora tutto il tempo necessario per rendere giustizia ai personaggi della terza stagione, per quanto sia innegabile che, trattandosi appunto dell’arco conclusivo della storia (almeno, quella legata alle vicende di Clementine) bisogna augurarsi che la sceneggiatura punti a nuovi elementi e figure da sviluppare, senza rimanere ancorata alle scelte più o meno felici del passato.

The Walking Dead: The Final Season

Il primo episodio di The Walking Dead: The Final Season mostra una protagonista meno aspra che in passato, probabilmente per merito del ricongiungimento con il piccolo Alvin Jr., che ne ha riportato a galla l’umanità; AJ risulta forse fin troppo maturo e lucido per la propria età, ma riesce almeno a slegarsi dal classico, abusato trope sceneggiativo del bambino indifeso e in pericolo intorno al quale ruota ogni singolo problema dei protagonisti.

Dopo un breve riassunto della storia fino a quel momento e un prologo in cui vengono spiegati i comandi di gioco, Clementine e AJ incontrano un nuovo gruppo di comprimari, giovanissimi ragazzi e ragazze cresciuti in un istituto per bambini problematici e lì rimasti, nascosti e isolati dal resto del mondo fin dal principio dell’apocalisse zombie, abbandonati dagli adulti insegnanti e tutori: si tratta di un’interessante visione in salsa Walkers de l’Isola che non c’è, un piccolo paradiso, una bolla di libertà circondata dall’inferno e dalla morte, all’interno delle cui solide mura Clementine tira un respiro di sollievo e AJ può per la prima volta comportarsi come il bambino che è.

The Walking Dead: The Final Season

Tuttavia, la Bibbia insegna che non v’è pace per gli empi e The Walking Dead: The Final Season non sembra voler rinnegare le tradizioni narrative della serie Telltale: tanto l’edificio scolastico quanto i suoi abitanti nascondono infatti terribili segreti, che verranno a galla nelle fasi conclusive dell’episodio pilota, in un crescendo di pericolo e tensione bruscamente sospeso da un cliffhanger.

Su PC, The Walking Dead: The Final Season regala un’esperienza fluida e un colpo d’occhio notevole, degno canto del cigno del motore grafico Telltale Tool: sia i modelli dei personaggi che le ambientazioni sono estremamente curati e ben animati, con un minimo stutter durante i caricamenti nascosti fra una scena e l’altra, che però non inficia l’esperienza di gioco nel suo complesso.

Discutibile, almeno all’interno di questo primo episodio, la scelta di creare combattimenti veri e propri con gli zombie, quindi non legati a filmati interattivi a mezzo di QTE, bensì a un basilare combat system che offre la possibilità di attaccare i nemici, stordirli o interagire con l’ambiente (nel caso sia possibile) per attivare trappole ambientali. L’idea di rendere più dinamici gli scontri è sicuramente interessante e le brevi sessioni shooting delle stagioni passate sono (quasi) sempre state benvenute, ma nel caso di The Walking Dead: The Final Season la libertà che ne consegue è solo apparente.

The Walking Dead: The Final Season

Trattandosi di un’avventura grafica, i controlli non offrono la giusta reattività nel sistema di movimento, la telecamera è troppo vicina per garantire una visione d’insieme dell’ambiente e un singolo errore del giocatore porta la giovane Clementine a finire circondata da due o più non-morti e inevitabilmente uccisa, senza possibilità di difendersi. A questo va aggiunto che, non trattandosi di una cutscene con eventi scriptati, manca del tutto una regia d’inquadrature e la metà abbondante di eliminazioni di Walkers in questo episodio si riduce a un loop audio-video dell’animazione in cui la protagonista accoltella le creature alla testa, in una non voluta citazione alle uccisioni con il tasto R3 di God of War, ma senza un grammo della stessa epicità.

Non è da escludere che la ripetitività macchinosa degli scontri dell’Episodio 1 non sarà presente nei successivi, ma non si può negare che concatenare due o tre Game Over consecutivi solo perchè non si è capito quale zombie attaccare prima degli altri può risultare frustrante e spezzare l’atmosfera.

The Walking Dead: The Final Season

Per fortuna, il punto focale dei giochi Telltale non è certamente il gameplay e The Walking Dead: The Final Season regala un ottimo impatto iniziale, con una grafica ormai iconica per la serie, una colonna sonora sempre azzeccatissima e personaggi scritti in modo convincente e ottimamente doppiati: menzione d’onore a Ray Chase, conosciuto nei tempi recenti per la sua performance con Noctis Lucis Caelum di Final Fantasy XV e qui alle prese con Marlon, leader dei novelli “bimbi sperduti” di questa stagione. La strada è ancora lunga, ma dopo una terza stagione decisamente sottotono la fine del viaggio di Clementine e AJ ha avuto inizio nel migliore dei modi.

8.2

Pro

  • Benvenuto ritorno dei sottotitoli italiani
  • Personaggi più "freschi" rispetto al passato
  • Tanto potenziale per una degna conclusione

Contro

  • Il (poco) gameplay non è divertente
  • Un piccolo dietrofront nella crescita emotiva di Clementine
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2 Commenti

  1. un pippone di recensione per un tale-tales game…
    per riuscire a interpretarla, minimo devi leggertela 3 volte,
    ma già a metà della prima lettura ti si sono scese le palle
    talmente tanto che devi cercarne un’altra on-line per capirci qualcosa….

  2. Come prevedevo non sono d’accordo per gran parte della recensione ma questa e’ risultata comunque ben scritta, comprensibile anche a una prima lettura e dettagliata. Seguendo l’implicito suggerimento di Shirken andro’ a provare il test del mensa. Hai visto mai che faccio parte della minoranza intellettualmente fortunata del paese?

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