The Surge 2 – Recensione

Recensito su PlayStation 4

Il mese di settembre si avvia ormai alla conclusione. Prima di salutarlo e lasciare spazio al mese di ottobre, che si prospetta un attimino più tranquillo per quanto riguarda il fronte videoludico, dobbiamo prepararci all’arrivo di due titoli particolarmente affascinanti per tutti gli amanti dei souls-like: Code Vein e The Surge 2. Quest’ultimo in particolare si presenta ai nastri di partenza con un’importante, complicata ma ben precisa missione: migliorare il primo capitolo, portando sugli scaffali un prodotto innovativo e capace di fare veramente breccia nel cuore dei tanti appassionati.

Il primo capitolo della saga, infatti, ha peccato dal punto di vista stilistico e narrativo, rimanendo relegato in un ecosistema abbastanza anonimo e tutto sommato sterile. The Surge 2 si presenta quindi come un esame fondamentale per il team di sviluppo polacco, che ha iniziato questa difficile traversata con Lords of the Fallen nel lontano 2014, dimostrando poi con The Surge di saper migliorare progressivamente. Non sarà facile, sicuramente, riuscire a soddisfare tutti, ma possiamo dirvi, dopo averci giocato per molte ore, che potete stare tranquilli da questo punto di vista: The Surge 2 è un passo avanti importante rispetto al suo predecessore sotto tutti i punti di vista. A onor del vero il lavoro di Deck13 non riesce, in ogni caso, a fugare tutti i dubbi della vigilia, ma rappresenta un grandissimo passo verso una tanto ricercata maturazione. Se dovessimo esprimere un giudizio sull’esperienza maturata durante questa settimana in compagnia di The Surge 2, sarebbe sicuramente positivo, giacché ci siamo trovati tra le mani un souls-like di carattere, seppur ancora timido in alcuni punti, sia a livello contenutistico sia a livello di longevità, intesa anche come difficoltà, cosa che rappresenta il vero cuore pulsante del sottogenere cui appartiene.

the surge 2

Una città da salvare

La storia che muove gli eventi di The Surge 2 risulta più centrale e meglio focalizzata rispetto a quanto accadeva nel suo predecessore. All’interno di quest’ultimo, infatti, analogamente a quanto accade in Demon’s Souls e nei vari Dark Souls, la trama veniva narrata per sommi capi e stava al giocatore metterne insieme i vari pezzi, ricavandoli dalle varie descrizioni e dai dialoghi presenti nel titolo. Senza abbandonare questo stilema, si avverte però la volontà degli sviluppatori di distanziarsi leggermente, sotto questo aspetto, dagli altri titoli del sottogenere, dando ai giocatori una trama per certi versi più chiara, più sfaccettata sia nel racconto sia nella varietà degli obiettivi da portare a termine.

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The Surge 2 va così contro corrente rispetto ai suoi “compagni” e ciò si evince anche dall’introduzione di missioni secondarie vere e proprie, discretamente numerose, e in alcuni casi ben inserite nel contesto narrativo generale. Il nostro protagonista – di cui possiamo creare l’aspetto attraverso un editor tutto sommato modesto – e dunque non più Warren, è sopravvissuto ad un disastro avvenuto verosimilmente poco dopo le vicende del primo capitolo, si risveglia in un futuro non ben precisato, senza alcun ricordo di quanto accaduto. Qui la popolazione è caduta vittima di una sorta di “infezione” che ha finito per mutarla a livello umano ed emotivo: gli esseri umani sono sull’orlo della follia, mossi da un forte istinto omicida, aggregati in varie fazioni in lotta tra loro, le cui azioni fanno da apripista agli eventi che accadono nel gioco. Ed ecco la prima differenza: la mappa di gioco non è unica ma si apre a diverse location, in particolare a partire da Jericho City, che fa da teatro principale per le vicende. Jericho City si mostra già dalle prime battute ormai abbandonata a se stessa, in cui regna l’anarchia, controllata da diverse fazioni “giocanti”. Il background narrativo si sviluppa anche grazie alle varie sotto trame, tante, così come tanti sono gli NPC. Questi non risultano sempre complementari e marginali, ma alle volte si mostrano forieri di informazioni rilevanti ai fini della comprensione dell’intricata storia portata in scena, che però, man mano, finisce sempre di più col cadere nell’ovvio e ad abbandonare quel barlume di originalità iniziale.

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Le varie missioni da portare a termine per avere un quadro più chiaro risultano immediatamente ben visibili nel menù di gioco, ancora una volta inneggiando alla semplicità e al cambiamento, in un menù che non di distacca più di tanto (esteticamente) da quello del primo The Surge. Fino alle battute finali la storia risulta pertanto chiara, mostrando di voler abbracciare temi maturi e più cupi rispetto al predecessore, ma complessivamente fallisce nel risultare originale e memorabile, seppur nettamente superiore rispetto al primo capitolo della saga.

Datemi un martello…

Ludicamente parlando The Surge 2 è una validissima esperienza, pur presentandosi come una naturale evoluzione del primo capitolo. Dunque, il principale obiettivo di Deck13 è stato quello di limare i difetti del suo predecessore, in particolare la legnosità di fondo del combat system – indipendentemente dal tipo di arma impugnata – e una sterilità scenica in cui il level design risultava sì di buon livello ma fin troppo circoscritto.

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In questo secondo capitolo si avverte subito come Deck13 sia riuscita a svolgere un lavoro massiccio, con mappe interconnesse sin dall’inizio in modo convincente, coerente e interessante. Ci è capitato di trovarci, tramite una scorciatoia appena sbloccata, in posti visitati molto tempo prima, anche avanzando parecchio nella storia. Tutto ciò si lega in modo forte alle introduzioni effettuate dal punto di vista del mero gameplay, con due particolari oggetti capaci di fare da apripista per nuove aree e scorciatoie: il gancio teleferico e la “Stella Marina”, una particolare mod del drone in dotazione. Il cuore pulsante della produzione è certamente legato al gameplay, nella fattispecie al combat system, vera spina dorsale, che in questo secondo capitolo viene affinato nelle criticità più evidenti imputate al primo The Surge. Stavolta, Deck13 è riuscita a rendere il gioco molto più fluido e lo si nota sin dalle prime fasi, che fungono un po’ da tutorial a quelle che saranno poi le meccaniche che ci accompagneranno per tutta la durata della nostra avventura. Permane comunque quella sensazione di scarso feedback in alcuni frangenti, che fu quasi un marchio di fabbrica per Lords of the Fallen prima e The Surge poi, ma è certamente stato fatto un passo in avanti veramente importante.

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Molto bella ad esempio è la varietà di armi: queste sono veramente tante, discretamente caratterizzate e dotate di differenti moveset, anche se appartengono alla stessa categoria di arma. Per fare un esempio: le “doppie lame” offrono attacchi diversi in base all’arma trovata, e dunque non risultano identiche soltanto perché appartenenti alla stessa famiglia. Direttamente legato alla possibilità di usare tante diverse armi è il crafting, che qui si amplia molto rispetto al primo capitolo, che qui diventa nettamente più importante anche grazie alla necessità di cambiare, sperimentare sempre nuovi armi e armature in base anche alla situazione. Alcune armi, però, ci sono sembrate nettamente più efficaci di altre, anche a livello di moveset che in alcuni casi (come per i bastoni) risulta fin troppo caotico da assimilare e poco efficacie. Prima parlavamo di armature, e in The Surge 2 torna la meccanica di recuperare parti degli avversari sotto forma di progetti di nuovi equipaggiamenti, possibilmente amputandone quel preciso punto debole: come nel primo capitolo le varie corazze, elmi, guanti ecc. vengono recuperate sotto forma di progetti, realizzabile poi nell’immancabile Medbay. Tutto questo si traduce in tanto backtracking e tanto farming, seppur senza far gridare al miracolo.

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Le corazze creabili sono comunque poche, e offrono soltanto nei (pochi) bonus presenti quella necessità di variare, se proprio non si riesce a superare un certo ostacolo. Noi, ad esempio, abbiamo tenuto la stessa corazza praticamente tutto il tempo, potenziandola il più possibile. Questa, comunque, è una limitazione tutto sommato marginale, se si considera che la meccanica dello smembramento è pensata più per il piacere ludico che per l’ottenimento di nuovi oggetti. I combattimenti vengono poi impreziositi dall’introduzione delle parate a tempo, che permettono di eseguire un contrattacco (il tipico “parry” dei Souls), davvero molto dannoso. In alcuni casi, con alcuni nemici, questa meccanica diventa un obbligo, cosa che rappresenta una limitazione che ci è sembrata un attimo troppo incisiva: accade questo, per farvi un esempio, con i nemici “scudati”, risultano eliminabili solo (o quasi) con i contrattacchi, anche se si ha tra le mani un personaggio nettamente superiore di livello. Un’altra delle meccaniche più interessanti introdotte è quella legata al sistema di batterie: oltre ad essere un nuovo status potenziabile (insieme all’energia e alla resistenza), esse rappresentano un punto fondamentale per poter attaccare i nemici con i droni e soprattutto per potersi curare.

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In The Surge 2, infatti, il sistema di cure è legato alle batterie: attaccando i nemici otterremo nuova energia e ogni volta che si caricherà una batteria sarà possibile curarsi. Si tratta di una soluzione certamente non rivoluzionaria ma che comunque offre una discreta ventata di aria fresca in termini di gameplay. E proprio il gameplay di The Surge 2 risulta molto sfaccettato, appagante e assuefacente, capace di spingere il giocatore a continuare a giocare, a volersi migliorare e a cercare di apprendere nuove mosse in modo da avere la meglio sui nemici più ostici. La scelta di introdurre tante armi diverse con diversi tipi di danno si presenta comunque un’offerta interessante, che spinge i giocatori a provare ogni arma per trovare quella che più si addice al loro stile di gioco, e peccato che alcune di essere soffrano di un bilanciamento complessivo piuttosto singhiozzante. Quello che comunque è importante in questo secondo capitolo è il livello di sfida, nettamente impegnativo e tarato verso l’alto. Il suo predecessore, non ispiratissimo artisticamente, è risultato essere un ottimo souls-like proprio sotto questo aspetto, e questo secondo capitolo non è da meno, anzi. Esso riesce infatti a fare anche meglio, mostrandosi sin dall’inizio estremamente difficile, sorretto da un gameplay ostico, che si manifesta in particolare sotto due aspetti: un’IA nemica molto aggressiva e una quantità di nemici nettamente superiore rispetto al passato. I nemici sono tanti, molto aggressivi e attaccano il giocatore con astuzia e sana cattiveria, costringendolo a parare in più direzioni o a subire diversi colpi contemporaneamente. Questa difficoltà può essere in parte attutita dalla perizia del giocatore nella scelta dell’equipaggiamento in modo da proteggersi dai vari tipi di attacchi ma la sensazione è che, nonostante si progredisca nella creazione di nuove protezioni, il danno ricevuto è sempre superiore a quanto dovrebbe essere.

the surge 2

Al netto di tutto, The Surge 2 è un titolo ostico e appagante, l’ideale per chi è alla ricerca di una sfida ardua, impegnativa e, perché no, longeva. Il discorso riguardante la sfera ludica di un souls-like, comunque, non potrebbe concludersi se non con i boss, vero ago della bilancia, in molti casi. Come ogni soulslike che si rispetti, l’ago della bilancia non può non essere rappresentato dai boss. Deck13 ha sicuramente osato di più rispetto al passato, anche in termini meramente numerici, portando su schermo una vastità e una qualità dei boss decisamente più convincente. Il tutto però mostra il fianco a un lavoro decisamente meno preciso in termini di bilanciamento, con alcuni di essi nettamente più (o meno) forti e, più semplicemente, artisticamente ed esteticamente più (o meno) ispirati.

Una sonora guerra al risparmio

Graficamente parlando, The Surge 2 si dimostra abbastanza in linea con il suo precedessore. Al netto di una varietà e caratterizzazione maggiori dei nemici e delle location, si avvertono comunque le stesse skill qualitative in termini di modellazione poligonale, sicuramente non miracolose e tendenti al “risparmio”. Migliora però la direzione generale, in cui si palesano diverse aree ben diversificate tra loro, discretamente vaste e piene di oggetti da recuperare. Noi abbiamo provato il titolo su PlayStation 4 Pro e dobbiamo ammettere che risulta discretamente pulito e rifinito, nonostante lasci il campo ad alcuni svarioni, come il caricamento in ritardo delle texture, alcuni elementi scenici riciclati e una modellazione decisamente meno curata di alcune aree rispetto ad altre. Su PlayStation 4 Pro, così come su Xbox One X, il titolo offre due modalità grafiche (Qualità e Prestazioni), così come un po’ accade anche con altri titoli. Abbiamo potuto constatare come il gioco funzioni molto meglio in modalità Prestazioni, con un dettaglio grafico tutto sommato non troppo dissimile da quello offerto dall’opzione “Qualità” ma con in compenso un frame-rate in generale molto più stabile. Bocciato sicuramente il design delle armi e del vestiario, con elementi in generale tutti abbastanza anonime e molto simili tra loro. Decisamente non pervenuta la componente sonora. Se il doppiaggio dei vari NPC non è sicuramente da buttare, lo stesso non si può dire di una soundtrack incredibilmente anonima e poco ispirata, totalmente incapace di accompagnare il giocatore attraverso la difficile traversata nel minaccioso mondo di gioco, tanto meno nelle boss fight.

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The Surge 2 entra a far parte con buoni meriti nella schiera dei souls-like, dimostrandosi un prodotto sorretto da un solido gameplay, da una ricercatezza nel combat system e da un tasso di sfida decisamente tarato verso l’alto. I ragazzi di Deck13 hanno saputo migliorare praticamente sotto ogni punto di vista il loro precedente lavoro, risultando però ancora una volta timidi sotto alcuni aspetti, compromettendo così in parte la riuscita complessiva del progetto. Ad ogni modo, se siete appassionati del genere, il nostro consiglio è quello di provarlo, perché vi ritrovereste tra le mani un titolo di tutto rispetto: la naturale evoluzione del primo, controverso, The Surge.

7.8

Pro

  • Combat system di livello, appagante e soddisfacente
  • Tanta varietà nella scelte delle armi
  • Missioni secondarie piacevoli che ampliano l'offerta ludica
  • Smembrare i nemici è sempre un toccasana
  • Diversi passi avanti compiuti nel level design e nella varietà delle mappe...

Contro

  • ...ma si poteva fare di più
  • Bilanciamento delle armi discutibile
  • I boss sono più interessanti, ma ancora una volta risultano pochi e poco caratterizzati
  • Colonna sonora non pervenuta
  • Tecnicamente non è un prodigio, nemmeno sulle console mid-gen
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