The Raven Remastered – Recensione
L’impressione a caldo percepita appena scorrevano i titoli di coda di The Raven Remastered, fatica dei King Art, è stata di come la casa di sviluppo tedesca abbia svolto un compitino, un lavoretto scolastico senza troppe pretese. Conosciuta ai più come i creatori del punta e clicca fantasy The Book of Unwritten Tales, King Art si è cimentata invero in un genere poco consueto per un videogioco: un giallo di stampo classico che sembra provenire dalle pagine della regina del settore: la scrittrice britannica Agatha Christie.
Se, a ragione, può dirsi inusuale la scelta di rimasterizzare un titolo uscito nel 2013 – anno di cui si può ancora parlare di tempi recenti – THQ Nordic ha ritenuto il titolo così inestimabile da dover essere riproposto su tutte le console del momento, non ultima la Nintendo Switch (nostra console di riferimento), in una neo-trovata modalità portatile.
Calandoci nei panni di un ispettore critico, il nostro caso o meglio il nostro “enigma”, sarà scoprire se questa operazione di rivitalizzazione si limiti a provenire solo dalla penna della sopra citata autrice, senza quindi fornire nulla di eclatante, o il titolo in questione, il nostro “colpevole”, è da ritenersi innocente e merita il beneficio del dubbio.
Vecchio e Nuovo Corvo
The Raven Remastered viene resuscitato esattamente come il suo antagonista, il Corvo. Figura nell’ombra e inacciuffabile per molti anni, tanto da essere considerato il miglior ladro di tutti i tempi, svaligiava i musei dei gioielli più preziosi con colpi fatti ad arte finché, durante un inseguimento sui tetti a Parigi, un giovane francese, l’Ispettore Legrand, non finisce per catturarlo e porre fine alla sua vita. In breve tempo, Legrand assurge a eroe sui giornali e il mondo non sente più parlare del Corvo… almeno fino a oggi. Sì, perché il Corvo è tornato dalla morte con l’obiettivo di rubare i due Occhi della Sfinge – un rubino e uno smeraldo che esposti insieme aumentano esponenzialmente il loro valore – in occasione della loro mostra simultanea per la prima volta al Museo de Il Cairo, in Egitto.
Sfortunatamente per gli organizzatori, il Corvo è già riuscito a sgraffignare il rubino a Londra, ma qualcosa non quadra: il ladro provetto era conosciuto e quasi ammirato dalla gente comune per i suoi colpi sì spettacolari, ma innocui: nessun agente veniva mai ferito. Tale era la scaltrezza del ladro dalla maschera corvina che, come un “moderno” Arsenio Lupin, era a modo suo un ladro gentiluomo. Questa volta, invece, il Corvo è andato oltre, cambiando modus operandi e ferendo due agenti del museo con un’esplosione, prima di scappare via in maniera inelegante con il primo Occhio.
Si moltiplicano, quindi, le voci sul ritorno del Corvo, ma qualcuno, più arguto, inizia a separarne la persona dopo il misfatto, andando così a creare un “Vecchio Corvo” (quello gentiluomo e spettacolare) e un “Nuovo Corvo” (pericoloso), rigettando l’Ispettore Legrand alla volta dell’inseguimento e facendogli dubitare di aver sparato all’uomo giusto.
Lo spettacolo deve continuare, però, così (come da piano) il secondo Occhio della Sfinge viene trasportato da Zurigo a Venezia sull’Orient Express – prima di una lunga serie di citazioni ad Agatha Christie – per arrivare alla capitale egizia (via nave da Venezia). Ed è qui che facciamo la conoscenza del vero protagonista di The Raven Remastered: non il Corvo, non il talentoso ispettore Legrand, bensì tale Agente Anton Jakob Zellner. Svizzero dall’animo buono, con qualche chilo in più e un paio di baffi che ne fanno l’Hercule Poirot della situazione, Zellner è un uomo assolutamente ordinario che prega il suo superiore di essere messo sull’Orient Express con la voglia di acciuffare il Corvo per sfuggire alla routine quotidiana di agente semplice. Appassionato di romanzi gialli e con problemi cardiaci, Zellner è anche un attento osservatore, controparte meno sanguigna dell’Ispettore Legrand che ha fatto del caso una questione personale.
Zellner, curioso e propositivo nonostante le diverse primavere, è il compagno d’avventure ideale per una punta e clicca in salsa gialla qual è la creatura dei King Art. Come le più classiche avventure grafiche ci muoveremo tra le mappe di gioco toccando e studiando i vari oggetti: Zellner avrà da (ri)dire su tutto, attraverso dei comandi ridotti all’osso che limitano a esaminare o utilizzare un oggetto messo in evidenza con l’icona di una lente di ingrandimento.
Spostandosi tra le varie carrozze che compongono il treno, The Raven Remastered mostrerà subito il fianco con dei caricamenti piuttosto lenti, contro natura rispetto la mole contenuta di mappe del gioco, che porteremo con noi fino alla fine dell’avventura. La grafica non può dirsi allo stato dell’arte, infatti, da giustificare decine di secondi spesi a guardare lo schermo nero mentre Zellner effettua i suoi spostamenti da uno scompartimento all’altro o da un’area all’altra della crociera dove si imbucherà. Essendo The Raven Remastered un puzzle game, vale a dire che per proseguire con le testarde indagini di Zellner bisognerà combinare oggetti e ascoltare i dialoghi dei personaggi, va da sè che bisognerà spostarsi numerose volte avanti e indietro: un caricamento dopo l’altro.
Parlando della grafica, è difficile notare la differenza tra il gioco del 2013, The Raven: Legacy of a Master Thief, uscito sulle console di scorsa generazione, con la rimasterizzazione arrivata sulle console current-gen. Un’operazione di routine, ormai, che si limita a rimasterizzare il gioco in Full HD e poco più. Non ci vuole un detective navigato per dire che la materia di partenza lasci poco spazio a un miglioramento e, a parte l’aggiunta di qualche extra sempre ben accetto, come la colonna sonora, artwork e studi sul gioco, rimane l’impressione che non si siano impegnati molto negli studi di King Art su questo fronte: le animazioni, anch’esse pubblicizzate come rimasterizzate, le espressioni facciali e i movimenti dei personaggi, appaiono legnosi e strani al “tatto” e contribuiscono a un ritmo piuttosto lento del gioco. La grafica, insomma, poco definita nel complesso e non aiutata dalla luminosità, che passa da troppo scura a troppo chiara, funge solo da accompagnamento alla trama, ma non è di sicuro il punto di forza del titolo.
Zellner sul Nilo (e non)
La storia, d’altro canto, è quella che ci si aspetterebbe di trovare in un classico giallo: una storia intrigante, che però ha poco tempo per svilupparsi. In poco meno di 10 ore di gioco, dipanate in tre capitoli, il caso del Corvo sarà bello che risolto. The Raven Remastered prende spunto da romanzi come Assassinio sull’Orient Express, Poirot sul Nilo e in parte anche quel capolavoro de L’assassinio di Roger Ackroyd, e per risolvere i puzzle che si pareranno di fronte a Zellner sarà vitale parlare con i personaggi, con cui avremo modo di familiarizzare perché compiranno il nostro stesso viaggio alla volta de Il Cairo.
Tra i tanti con cui potremo interagire di sicuro spicca la ricca romanziera Lady Clarissa Westmacott, personaggio chiaramente ispirato alla vera Agatha Christie, che ha in comune con la britannica diverse cose, a partire dalla nazionalità. L’arguta signora, come la Christie, ha già scritto la morte del suo personaggio da tramandare ai posteri dopo la propria dipartita, Maurice Partout, reduce da diversi romanzi, il cui più famoso è Piccoli Indiani. Tra medici tedeschi e violinisti squattrinati sullo sfondo degli anni ’60, Zellner concentrerà inevitabilmente le indagini su di loro convinto, a differenza dell’Ispettore Legrand, che il Corvo non sia lo stesso del passato, ma un impostore che ne ricalca malamente le orme.
La trama presenta diversi colpi di scena ed è piacevole seguirla, ma pecca di approfondimenti a causa della durata. Un plauso ai ragazzi di King Art è d’obbligo per aver deciso di mostrare anche il rovescio della medaglia, permettendo al giocatore di vestire i panni di altri personaggi, utili per scacciare la bruma sulla rivelazione finale. Il finale, giust’appunto, ci è sembrato un po’ affrettato, soprattutto spoglio di un epilogo per i diversi personaggi che, stereotipati ma approfonditi, sono utili solo ai fini della trama, venendo scartati a favore di un finale a impatto. Zellner (e il giocatore, di riflesso) semplicemente non ha in mano o non ha avuto il tempo di racimolare le giuste prove per incastrare un colpevole, nel momento topico della sua rivelazione – chiave in ogni romanzo giallo che si rispetti – causa anche un’escamotage che in realtà inganna un po’ il detective in erba e lo costringe a giocare alle sue regole.
Una volta sbrogliata la matassa, sicuramente il titolo assume un altro gusto, ripercorrendo le molliche lasciate dal Corvo rigiocando i capitoli e notando se esse sono state sapientemente direzionate per indicare il colpevole alla fine del gioco – cosa di cui non abbiamo avuto impressione nella prima avventura. È bello partecipare alle indagini nei panni di un’agente semplice, ma il sentimento finale è quasi d’impotenza davanti al gran burattinaio: il gioco stesso.
I puzzle non risultano particolarmente impegnativi, ma piuttosto fantasiosi, con Zellner che farà diverse creazioni con gli oggetti che è possibile raccogliere, riporre in tasca e utilizzare in un secondo momento, come fili metallici per le più classiche opere di scassinatura o scoprire creativamente le impronte digitali con della grafite ricavata da una matita. L’agente porta con sè un taccuino in cui si segna dettagli sui personaggi e sui vari sviluppi del caso, che i giocatori potranno utilizzare in caso di difficoltà per possibili indizi sui puzzle correnti che, se usati, toglieranno punti alla fine capitolo (sistema che lascia il tempo che trova).
La traduzione italiana, presente per tutti gli oggetti a schermo e i dialoghi ma non per il doppiaggio, sebbene siano presenti errori di battitura in più di un’occasione, compie un buon lavoro, esattamente come fa la colonna sonora nell’accompagnare i giocatori durante le molte interazioni con i personaggi. Il doppiaggio, da marcati accenti francesi e tedeschi, contribuisce a creare quel clima “multiculturale” che ci si aspetta di trovare in treni e crociere intercontinentali, in un contesto – gli anni Sessanta – fedelmente restituito.
Nulla da eccepire per quanto riguarda il port su Nintendo Switch: giocare in modalità portatile è comodo e rende forse più giustizia del grande schermo data la “leggerezza” del titolo, che come un buon libro può essere dosato e portato con sè.
The Raven Remastered, a conti fatti, è un “onesto mestierante” nel vasto mondo videoludico. Un titolo forse venduto a sovrapprezzo per quanto offre, sia in termini di contenuti che di durata; King Art ha voluto omaggiare la grande Agatha Christie e in questo ci riesce, ma la scelta di rimasterizzazione rimane dubbiosa non portando grandi rinnovamenti. La storia è classica e interessante, ma il finale sbrigativo, contornato da una grafica incerta e animazioni macchinose e datate spingono a confermare l’impressione a caldo che ha aperto la recensione, consigliando il ritorno del Corvo solo a chi è digiuno di gialli o in caso di sconto.
Pro
- Chi è il Corvo?
- Piacevole e portatile
- Omaggio ad Agatha Christie
- Diversi punti di vista
- Traduzione italiana
- Narrazione e personaggi interessanti...
Contro
- ... che sarebbero dovuti essere approfonditi di più
- Caricamenti un po' lenti
- Tecnicamente datato
- Durata limitata
- Finale sbrigativo