The Outlast Trials RECENSIONE | Cavie Cercasi
Outlast ha rivoluzionato il genere survival horror in prima persona grazie alle sue meccaniche uniche, che mettono il giocatore nei panni di un personaggio che ha solo una telecamera e le sue abilità nel riuscire ad evitare il killer di turno, senza armi, senza aiuti. Si è da soli in un’atmosfera angosciante e piena di incubi.
Dopo due capitoli incentrati sul single player, i ragazzi di Red Barrels hanno deciso di cambiare questa formula e ampliarla con un gioco multiplayer cooperativo, prima dell’arrivo del vero terzo capitolo della serie.
In questa recensione, giocata su PlayStation 5, vedremo come il team di sviluppo canadese ha implementato il multiplayer cooperativo nella sua opera, dandoci anche un contesto narrativo che si colloca come prequel del primo capitolo uscito nel 2013.
The Outlast Trials Recensione | I test sono aperti
La storia di The Outlast Trials non ha una vera e propria trama lineare, é più un contesto. L’impatto iniziale é simile ai film della saga di Saw l’enigmista, dove i giocatori non sono altro che persone disperate che vivono ai margini della società che, per racimolare un po’ di denaro, accettano di sottoporsi a degli esperimenti senza sapere di cosa trattano.
Siamo nel 1959, in piena guerra fredda, la Murkoff Corporation é alla ricerca di cavie per i suoi esperimenti per la creazione di un soldato dalle capacità che possono essere attivate a comando: lo “Sleeper agent”.
Noi saremo un senza tetto comune che verrà prelevato dalla strada e portato nella struttura medica, che sarà il nostro hub principale, dove ci verrà impiantato nella testa il visore notturno.
Dopo un’introduzione che funge principalmente da tutorial, che ci fa giocate alla “vecchia maniera” con una struttura molto simile ai precedenti capitoli, dovremo sopravvivere in una struttura invasa dai villain che incontreremo durante le varie prove future, se riusciremo a sopravvivere, arriveremo nella struttura medica che non è altro che l’hub principale di gioco.
The Outlast Trials RECENSIONE | Meglio accompagnati che da soli
In The Outlast Trials noi saremo passivi, succubi, vittime di un qualcosa che ci é oscuro. Nell’hub principale, unica area sicura del gioco, possiamo interagire con gli altri giocatori presenti attraverso due attività ricreative: il braccio di ferro e gli scacchi. Tutto sotto gli occhi degli scienziati che annotano ogni nostro progresso.
Per avviare i test basta avvicinarsi ad un terminale dove potremo scegliere quale livello affrontare, organizzare l’equipaggiamento per affrontare al meglio la prova e, non meno importante, avviare il matchmaking che ci affiancherà tre giocatori o invitare i nostri amici.
Le location che sono state preparate per questi esperimenti perversi, organizzati dalla Maurkoff, sono un luna park, una stazione di polizia, un tribunale e una fabbrica di giocattoli. Location all’apparenza, molto simili tra loro nell’iter di esecuzione, ma popolata da killer e malati mentali che non vedono l’ora di farci la pelle.
Durante i test, saremo chiamati a portare a termine diversi obiettivi, come trovare ed eliminare una spia, distruggere alcuni corpi di un’autopsia o plagiare le menti mettendo in circolo dei messaggi falsi. Tutto mentre cercheremo di sopravvivere mentre verremo braccati dai nemici.
Non provate a tentare di effettuare il test in solitaria, é vero il gioco lo permette, ma i livelli e alcuni incarichi sono studiati per essere effettuati in coop. Anche la IA dei nemici è studiata per dare il tormento a più giocatori, in alcuni casi ci si deve sacrificare per poter permettere agli altri di finire il lavoro, da soli saremo costantemente braccati.
Ho testato con mano il gioco prima dell’apertura dei server e vi posso assicurare che finire anche il solo livello della stazione di polizia da solo é stata un’esperienza a dir poco frustrante. Le bastonate del sergente Coyle vivono nei miei incubi.
The Outlast Trials RECENSIONE | Survival tattico
Sostanzialmente il gameplay di The Outlast Trials rimane lo stesso dei capitoli precedenti e di altri survival in prima persona. Negli altri titoli dovevamo solo fare affidamento solo alla nostra abilità nel cercare il modo migliore di sopravvivere, interagendo con pochi elementi e correre via.
I ragazzi di Red Barrels, hanno voluto concedere ai giocatori degli strumenti per poter esplorare le mappe di gioco e anche difendersi, seppur in maniera minimale, dagli attacchi dei nemici. Quindi l’utilizzo di bottiglie da usare come diversivo, grimaldelli e mattoni saranno le nostre uniche armi per passare i vari test. Le vere novità del titolo, però, sono gli artefatti, oggetti che variano in base alla classe che il giocatore vuole utilizzare.
Questi strumenti possono essere offensivi o di supporto per gli alleati, dipende da che tipo di approccio si vuole affrontare il gioco. Con un approccio più d’azione possiamo stordire o accecare i nemici, mentre se vogliamo dare il miglior supporto possibile ai compagni, possiamo curare o dare indicazioni trovando gli oggetti nascosti oltre le pareti. É chiaro che avere un team ben coordinato e organizzato, significa successo assicurato.
Per quanto questi oggetti possano dare una certa profondità nel gameplay, é anche vero che il potenziare tali abilità può risultare molto lento.
Rispetto all’accesso anticipato (trovate qui la recensione) gli sviluppatori hanno cambiato in maniera diversa l’esperienza, organizzando le prove in tre gruppi. Questa scelta, obbliga i giocatori di ripetere spesso le stesse prove più volte, prima di accedere a quelle più avanzate.
Questo aspetto potrà divertire all’inizio, ma alla lunga la voglia di riprendere il gioco viene meno. Gli elementi procedurali sono molto scarsi e, dopo un paio di partite, difficilmente si ha la voglia di tornare a fare un’altra partita. Anche le sfide settimanali sono poco interessanti perché sono solo delle riproposizioni delle missioni base, solo con qualche modificatore extra.
The Outlast Trials RECENSIONE | Il gore non manca mai
Considerando che parliamo di un gioco online, tecnicamente, The Outlast Trials fa il suo dovere e gira con una risoluzione 4k nativa e 60 fotogrammi al secondo stabili. Tutto questo grazie alla presenza di scenari piuttosto statici e pochi personaggi presenti sullo schermo.
Tutto questo ha permesso ai ragazzi di Red Barrels di ottenere un colpo d’occhio davvero impressionante per quanto riguarda gli effetti e anche per una maggiore cura sui modelli dei nemici, carismatici e con stile da vendere.
Peccato per il level design delle mappe, quasi sempre dei labirinti di stanze che, seppur mantenendo la solita atmosfera dei titoli precedenti, non brillano di originalità.
Labirinti dove, una volta imparati a memoria, non risulta difficile trovare vie di fuga o nascondigli utili per evitare i nemici. Avessero creato delle aree di gioco procedurali, sempre diverse a ogni partita, sarebbe stata una bella sfida per i giocatori e un’ottima occasione del team di sviluppo di dare sfogo alla loro creatività.
Creatività che la si trova nell’aspetto gore del titolo, fiore all’occhiello della produzione. Gli sviluppatori non si sono risparmiati nel creare scene davvero disturbanti già durante il caricamento dell’area di gioco.
Seduti in attesa verremo investiti da flash degli elementi principali che affronteremo durante la partita, con tanto di jump scare e immagini raccapriccianti.
Peccato che alla lunga, anche l’effetto horror verrà meno, purtroppo anche questo elemento viene afflitto da una certa ripetitività.
Ultima nota d’onore sono i modelli dei freaks principali del gioco, come ad esempio il sergente Laland Coyle e Madre Gooseberry, il primo é un poliziotto armato di bastone elettrico molto carismatico e la seconda é accompagnata da Mr. Flutterman, un burattino che nasconde un trapano nella sua bocca. Ovviamente è lei la star del gioco.
Oltre ai due main villan appena citati, troviamo anche Skinner Man, un mostro che si manifesta quando veniamo esposti a delle tossine che ci faranno avere delle allucinazioni, ben create attraverso un effetto distorto, ed è lì che il mostro ci attaccherà.
The Outlast Trials | Bene ma non benissimo
In definitiva The Outlast Trials é un gioco che diverte quelle prime ore dove si vorrà scoprire ogni tipo di test e personaggio che caratterizza il gioco, ma purtroppo alla lunga può stufare.
Gli sviluppatori hanno provato a proporre un gioco con personaggi e ambientazioni convincenti, ma la ripetitività eccessiva e dei server un po’ vuoti, per essere i primi giorni di lancio su console, non invogliano di certo a tornarci per sottoporsi ai test.
Peccato che non ci sia una minima possibilità di giocare in solitaria, magari con dei bot controllati con IA, per poter sottoporsi alle prove anche senza altri giocatori.
Tecnicamente davvero buono, grazie alle atrmosfere che rimandano a film come Saw l’enigmista e non aprite quella porta. Giocatelo se avete degli amici che amano la serie, sicuramente qualche serata divertente salterà fuori.
Un buon passatempo in compagnia, in attesa del terzo Capitolo
Pro
- - Buona atmosfera generale
- - In cooperativa intrattiene
- - Ottimo comparto tecnico
Contro
- - Poca varietà di sfide
- - Level design scarno
- - Server non troppo affollati