The Mortuary Assistant RECENSIONE PS5
Devo ringraziare Resident Evil VII. C’è voluto un solo trailer per farmi decidere, dopo decenni ad evitare il genere come la peste, per farmi tastare il terreno dei survival horror. Da lì, lo confesso, è stato tutto in discesa, con sempre più curiosità non solo verso il genere ma anche nei confronti proprio delle “regole”, esplicite o meno, del genere.
Molto del genere ha trovato particolare successo, in queste ultime generazioni, con lo streaming e le live: la paura, in fondo, ti dà sempre quel piacevole brividino, forse dovuto alla realizzazione che non c’è davvero nulla di pericoloso ma “è solo la tua testa” che rende reale qualcosa di digitale. Condividere quel brividino, complice la passività di chi lo stream lo guarda senza nemmeno dover interagire con il gioco stesso, rende l’orrore contemporaneamente più leggero nella sua condivisione e più potente nella sua gittata.
The Mortuary Assistant RECENSIONE PS5
The Mortuary Assistant è un gioco di DarkStone Digital del 2022 che ha già fatto il “giro del web” più e più volte, a causa in particolare della sua natura procedurale. Giustamente tu che mi leggi ti chiederai “Horror procedurale?”, quindi ti chiedo un altro po’ di pazienza prima di poterti dare una risposta.
Uscito inizialmente come su PC nel 2022, e con un presupposto adattamento cinematografico in arrivo, solo ad inizio Settembre The Mortuary Assistant è arrivato su console (anche se tecnicamente su Switch è arrivato ad Aprile dell’anno scorso).
Ambientato a fine millennio nel Connecticut, in The Mortuary Assistant ci tocca diventare becchini. Rebecca, la protagonista, è infatti l’assistente mortuaria del titolo e, dopo una fase tutorial nella quale il nostro boss Raymond ci spiega ogni step della procedura di imbalsamazione, basterà una chiamata nel cuore della notte per ritrovarci in obitorio. Di notte. Con un diluvio universale fuori. E con uno strano figuro che ci chiuderà dentro l’obitorio.
Spero il contratto preveda straordinari.
La situazione è presto spiegata, per quanto assurda da accettare, più che da comprendere. Qualcosa, durante la nostra fase tutorial, si è “attaccato” a noi, alla nostra anima, e ora non è pronto a lasciarci andare. Quel qualcosa è apparentemente una presenza diabolica, un demone che, se non scoveremo il quale dei cadaveri si nasconde (da noi), ci trascinerà all’inferno quando la notte diventerà giorno.
Ecco che quindi The Mortuary Assistant compie, spero volendolo, una piroetta logica dal punto di vista del design ma relativamente inesplorata negli horror su larga scala, in particolare quelli nati dalla costola indie dell’industria: ci introduce ad una quotidianità (anche se chiamare quotidiana un’imbalsamazione è strano) e ne tende i confini come un impasto per pizza, mescolandolo a momenti procedurali fatti di piccoli orrori, jumpscare e situazioni piuttosto tese.
Orrido e orrorifico
Se infatti i confini ludici di The Mortuary Assistant sono quelli di un walking sim con le imbalsamazioni, gli aspetti mondani del lavoro di becchino sono già a limite della normalità, e questo spostamento dell’ago della bilancia tutto verso l’orrore “normale” rende stranamente più efficace ma anche più definibile quello para-normale.
I dettagli dei cadaveri sono infatti piuttosto ben fatti, nel contesto di un titolo indie e con asset relativamente semplici nella loro qualità estetica. L’utilizzo di vari strumenti ci richiede un costante stop&go che, nel rinforzare la routine che raccontavo, tira più esageratamente la corda di violino della tensione: l’orrido si bagna i piedi nell’orrorifico, e poi indietreggia fino al prossimo passo in avanti.
Grazie alla nostra fidata cartellina non sarà difficile eseguire al meglio i circa 10 step dell’imbalsamazione, ma è appunto tra step e step che, staccandoci dal tavolo operatorio, dovremo andare in un’altra parte dell’obitorio per recuperare quella soluzione, quel materiale, o quello strumento.
Qui entra in gioco la proceduralità: dopo averne regolato i limiti nel menu principale (con uno slider accessibile però anche nel menu di pausa), The Mortuary Assistant creerà degli spaventi randomici che vanno dal semplice rumore assordante nell’altra stanza, a manifestazioni demoniache, a visioni che si fondo a ricordi e paure.
L’immaginario al quale il titolo si riferisce non è incredibilmente originale, d’altronde trovo anche difficile esserlo, ma è originale e rinfrescante il modo in cui il gioco gestisce il materiale. The Mortuary Assistant infatti “ricorda” quali orrori avete incontrato e a quali eventi avete assistito, e fa in modo di offrirvene di nuovi nella vostra prossima run.
Se i finali multipli spingono alla rigiocabilità, le influenze di The Mortuary Assistant sono un po’ troppo evidenti, in particolare verso l’estetica e i ritmi dei found footage che spopolavano post-REC, e tendono a “rovinare” la sorpresa in più di qualche jumpscare situazionale.
Al momento giusto
Questa proceduralità funziona, in The Mortuary Assistant, ma diventa presto vittima del caso. Più di qualche volta mi sono infatti trovato ad eseguire le azioni necessarie più velocemente di quanto il jumpscare si manifestasse, altre volte invece cadendo perfettamente vittima di esso con conseguente risata nervosa e maledizione trattenuta.
È davvero difficile, a livello di design e di programmazione, creare una vera struttura di random, per gli eventi di gioco, e questo mi rende molto curiosa sulla struttura creata dal team di sviluppo. Il ritmo altalenante, infatti, riesce comunque sempre a rispettare la volontaria sospensione dell’incredulità.
La relativa “durezza” degli asset delle manifestazioni che ci faranno compagnia nella notte in obitorio è invece l’elemento che più rischia, come in parte ha fatto con me, di rovinare l’esperienza di gioco. Se un demone vi compare davanti in un corridoio, un urletto ve lo ruba, no? Se quel demone si muovesse come una marionetta irrigidita, glitchando contro la parete e poi scomparendo con un suono che chiaramente non gli apparteneva, proveresti ancora paura?
È chiaramente il rischio del lavorare con il procedurale, ma è un rischio che The Mortuary Assistant corre senza preoccupazione evidente, restituendo un’equazione del terrore più affascinante quando riesce, che ridicola quanto fallisce.
Il tempo di una serata in compagnia
Un aspetto di The Mortuary Assistant che invece funziona e, lo si vede, è stato pensato a tavolino, è la sua durata. Con una prima run conclusa in circa 3 ore e una componente procedurale molto più ampia e potente di quella che ho potuto esperire in una run e mezza, The Mortuary Assistant è IL gioco da stream, o da serata con le amiche/gli amici.
In questo, il titolo mi ha ricordato molto i titoli più riusciti della Dark Pictures Anthology (e vediamo se Directive 8020, da me visto in hands-off a Colonia, rialzerà il tiro), con qualche piccolissimo colpo di genio che ho davvero apprezzato per come, con semplicità, pone più pressione sulle spalle di chi gioca.
Il nostro scopo, come dicevo, è quello di trovare in che cadavere si nasconde il demone che è pronto a portarci con sé all’inferno, eseguire un rito di esorcizzazione e infine bruciare il corpo. Se bruceremo il corpo corretto, la notte finirà e noi potremo tornare ad una vita normale, possibilmente lontani da quel dannato obitorio.
Questa possessione è però a tempo, e non è legata al nostro avanzamento nella trama. Certo, le istruzioni per individuare il demone, trovare il suo nome ed eseguire l’esorcismo non sono chiarissime, e funzionano nel generare ancora più ansia, ma sono un post-it e una matita i veri elementi del countdown diegetico di The Mortuary Assistant. Con la pressione di un tasto, in quel caos di UX chiamato menu di pausa, potremo infatti scribacchiare velocemente qualche tratto su di un post-it.
Nel farlo, potrebbero iniziare a palesarsi delle forme, dei simboli, magari un nome, magari un acronimo. Più passa il tempo, più la possessione si fà palese, più queste forme saranno definite. Il leggero senso di terrore quando siamo ancora al terzo cadavere da imbalsamare su 4 e quei simboli scarabocchiati iniziano da un po’ ad avere senso… è molto efficace.
Se riesci a guardare oltre l’altalenante qualità degli asset e l’aspetto fortemente trail & error della componente horror procedurale, The Mortuary Assistant sembra un po’ un prodotto di A24 del discount, con una buona idea alla base ed una realizzazione che, pur protagonista a tratti di una danse macabre piuttosto telefonata, sorprende e terrorizza più di quanto fallisce e si rende ridicola. Sono curioso su una futura evoluzione dell’IP, magari con qualche sicurezza tecnica in più e un controllo più orchestrato degli elementi randomici.
Link all’acquisto di The Mortuary Assistant su Instant Gaming
Fallato ma coraggioso e innovativo
Pro
- La gestione dell'orrore procedurale è interessante
- Buono il mood che il gioco stabilisce fin da subito
- In quanti altri giochi si possono imbalsamare cadaveri
Contro
- La qualità degli asset e animazioni abbassa di molto la riuscita complessiva
- Problemi tecnici piuttosto diffusi
- UX dei menu inaccettabile