The Medium – Recensione
A prescindere dai gusti personali o dall’opinione che ci si potrà fare dell’ultimo lavoro di Bloober Team, The Medium verrà sicuramente ricordato poiché rappresenta il primo titolo spartiacque tra old e next-generation in casa Microsoft. Disponibile su PC e in esclusiva console su Xbox Series X e Xbox Series S, il team polacco ha scelto dunque di rilasciare il proprio lavoro sulla nuova console di casa Microsoft (disponibile al day one su Xbox Game Pass) perché, come spiegato in più occasioni, sarebbe risultato impossibile rendere questa particolare esperienza di gioco su macchine che non dispongono della potenza hardware della next-gen.
Ma The Medium rappresenta anche un importante spunto di svolta per il team di sviluppo stesso: non solo per il cambio stilistico col passaggio dalla prima persona alla terza persona ma, in maniera ancora più preponderante, perché è evidente l’ingente investimento di risorse e mezzi – pensiamo ad esempio all’importante campagna marketing culminata con il rilascio di un trailer live-action – che sono stati messi sul piatto attorno a questo ambizioso progetto.
Un dono o una maledizione?
Per chi ha avuto modo di giocare i precedenti titoli di Bloober Team (Layers of Fear e relativo sequel, Observer ecc.) sarà quasi naturale individuare elementi narrativi comuni anche in The Medium. Questa volta però il team di Cracovia, in fase di scrittura, ha voluto allargare il ventaglio dei propri temi andando a toccare, e integrandoli nella trama principale, elementi della storia e della cultura polacca. Ecco dunque che le vicende che vedono protagonista Marianne andranno a intrecciarsi con personaggi, vicende e situazioni tutte accomunate da un elemento comune: il resort Niwa.
Questa fittizia imponente struttura dismessa dopo una terribile tragedia, quasi un simbolo del decadimento polacco post-comunista, farà da sfondo alle nostre esplorazioni per quasi tutta la durata di The Medium. Qui ci recheremo dopo che la protagonista, dato l’ultimo saluto al tutore Jack appena venuto a mancare, riceve una telefonata da un misterioso personaggio, Thomas, a conoscenza dei suoi poteri da medium.
Il titolo si apre infatti con un evento luttuoso che fin da subito mette in chiaro le cose: in The Medium i temi della morte e spiritualità saranno centrali. La trama strutturata da Bloober Team è interessante e si sbroglia nelle fasi finali di gameplay in maniera convincente, nonostante sia evidente che alcune sotto trame vengano toccate, e lasciate poi in sospeso o abbandonate. Lo si evince soprattutto quando ci troveremo a esplorare la fatiscente struttura del Niwa per poi bruscamente virare, in maniera incalzante e decisamente più convincente, verso l’epilogo delle vicende di Marianne.
Survival horror?
Titolo horror in terza persona ma che passa intelligentemente alla prima persona durante l’analisi di oggetti e punti d’interesse, fortemente caratterizzato da enigmi ed esplorazione tipici delle avventure su binari, presenta anche alcuni (ma davvero pochi) elementi che possono ricondurlo a esperienze più “survival” in senso stretto. Sarebbe sbagliato paragonare però il titolo Bloober Team a produzioni quali i Resident Evil della saga originale o Silent Hill, perché The Medium è una produzione improntata più alla narrazione che all’azione.
Certamente è possibile trovare dei richiami e degli omaggi al titolo Capcom ma è soprattutto all’horror Konami che The Medium sembra volgere lo sguardo, forse grazie alle atmosfere grigie, alla doppia dimensione e alle fasi “al buio” in cui una torcia ci permetterà di farci largo tra i tetri corridoi dell’imponente resort.
A livello di gameplay il titolo è allo stesso tempo classico per gli standard Bloober ma anche originale: l’esplorazione, la lettura di documenti, la ricerca di oggetti chiave e gli enigmi rappresentano gli elementi classici della produzione mentre le fasi in cui muoveremo Marianne a cavallo tra realtà e mondo spirituale sono la vera novità del titolo. Queste fasi di gioco, dual-reality gameplay, si svolgeranno a schermo diviso e saranno attive esclusivamente in alcune situazioni chiave in cui la protagonista sarà richiamata allo “sdoppiamento” da una presenza o da un evento extrasensoriale.
Dunque il movimento simultaneo sarà la chiave per la risoluzione di enigmi o per farci largo in zone altrimenti inaccessibili. A tal proposito sarà possibile distaccarsi del tutto dal corpo per potersi muovere liberamente nella dimensione spirituale, seppur con un tempo limite scandito dalla dissolvenza della Marianne “medium”, al fine di raggiungere aree altrimenti invalicabili e poter quindi aprire la strada anche nel mondo materiale. La luce, simbolicamente, rappresenta da sempre il bene e sarà una fonte di energia a cui Marianne potrà attingere e sfruttare per difendersi dalle minacce che la perseguiteranno in alcune fasi di gioco.
Un oscuro scrutare
Se Marianne rappresenta il bene e la luce, il male viene palesato da un’entità mostruosa, bramosa di “indossare” la medium, e che ci darà la caccia in alcune sezioni di gioco in cui potremo esclusivamente sfuggirle tramite movimenti furtivi, trattenendo il respiro e nascondendoci. I combattimenti sono assenti – ma del resto, salvo la nostra nemesi, anche i nemici – e non avremo armi dalla nostra. Tuttavia la medium potrà evocare un’aura difensiva per sfuggire alle minacce del mondo spirituale mentre nelle fasi avanzate di gioco sarà possibile sfruttare l’ambiente e la luce a nostro vantaggio per infliggere dei danni consistenti.
Il fulcro del titolo, a livello di gameplay, resta ancora una volta la risoluzione degli enigmi che si differenzieranno per difficoltà e complessità: dalla semplice ricerca di un oggetto chiave all’attivazione di sequenze tramite il mondo spirituale e la realtà. Possiamo riscontrare davvero pochi rompicapo “complessi”, in grado di bloccare il giocatore per qualche minuto, ma in linea generale il gameplay è studiato per focalizzarsi ancora una volta sulla narrazione e la scoperta di una storia intima e coinvolgente. Si poteva fare di più? La risposta è certamente sì in quanto, una volta terminato il titolo, la cui durata è di circa 8-10 ore alla prima run, sarà ben difficile trovare nuovi stimoli per affrontare una seconda partita, se non per completare gli obiettivi e raggiungere i 1000G su Xbox.
A livello grafico The Medium è stato realizzato tramite l’Unreal Engine 4, utilizzato dal team polacco anche in precedenti produzioni quali ad esempio il recente Blair Witch. Visivamente il titolo è molto gradevole su Xbox Series X e vanta una risoluzione nativa 4K con un blocco del framerate a 30fps, scelta discutibile ma giustificabile per la gestione delle sezioni in split screen del gameplay. Non vi sono rallentamenti e il titolo fila liscio nelle fasi in cui muoveremo Marianne contemporaneamente tra le due realtà, tuttavia in alcune situazioni si potranno notare alcune incertezze nelle poche fasi “action” a causa dei cambi di inquadrature.
The Medium presenta una classica fixed camera con i suoi pro e i suoi contro: una scelta dettata dalla particolarità del titolo e che, alternativamente, non avrebbe permesso manovre simultanee agevoli tra i due mondi di gioco. La fixed camera è però ben studiata e le inquadrature restituiscono un convincente taglio cinematografico, pur palesando i sui limiti nelle poche fasi action in cui dovremo sfuggire alla nostra “nemesi”.
L’opera di Bloober Team può vantare tra i crediti della colonna sonora un compositore d’eccezione, ben noto ai fan di Silent Hill: Akira Yamaoka affianca Arkadiusz Reikowski per firmare la componente musicale di The Medium. La mano dell’artista giapponese si sente, ma in generale il lavoro dei due compositori è apprezzabile e rimarca in maniera sottile e intima tutte le fasi di gioco, garantendo un valore aggiunto alla produzione e il cui culmine è l’evocativo brano finale “Voices” in cui si può apprezzare la bella voce di Mary Elizabeth McGlynn. Per quanto riguarda il comparto sonoro, non possiamo che confermare le doti del team polacco nell’accompagnare, e questa volta con meno boost audio da “jump scare”, i propri titoli con un’effettistica credibile ed evocativa.
The Medium non presenta eventi davvero terrificanti ma riesce comunque a mantenere il giocatore in uno stato di tensione costante proprio grazie all’audio ambientale che ci accompagna, insieme ai dialoghi e ai pensieri di Marianne, per tutta la durata dell’esplorazione del Niwa e dintorni.
The Medium è sicuramente l’opera più ambiziosa e dispendiosa di Bloober Team, supportata da un’ottima campagna di marketing e spartiacque in casa Microsoft tra old e next-gen. Siamo di fronte a un titolo memorabile? Fatto salvo lo stile particolare, con la possibilità di passare tra una realtà a un’altra, e la presenza del grande Akira Yamaoka a evocare i ricordi del fu Silent Hill, non è purtroppo così. Nonostante ciò The Medium è un’avventura horror ben scritta, pur con qualche sbavatura, e rappresenta la summa dei lavori di un piccolo team polacco che dimostra di poter ormai ambire a progetti di alta caratura. Chi si è avvicinato a The Medium con false aspettative, attirato dal suo essere incluso al lancio nel Game Pass e da un possibile survival horror vecchia scuola, sarà forse rimasto deluso oppure avrà scoperto, in maniera piacevole, un gameplay diverso ma che riesce comunque a suscitare emozioni vivide. In questo, un plauso va a Bloober Team, studio indipendente ma ormai veterano del genere, ma da qui in avanti è bene pensare a un cambio di rotta e alla possibilità di poter osare maggiormente ed esprimere altre tipologie di gameplay.
Pro
- Trama convincente
- Dual-reality gameplay
- Una telecamera fissa ben studiata
- Colonna sonora eccellente
Contro
- Alcune sotto trame risultano lasciate in sospeso
- Fasi "action" limitate e rese ostiche dalle fixed camera
- Enigmi poco originali