The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel III – Recensione
In questo crudele mercato ci piace credere che, in mezzo alla massa di giochi pubblicati ogni anno, sia possibile avere successo anche solo grazie al puro talento. Per quanto esistano numerose storie di successo partite come modesti progetti, purtroppo la precedente affermazione non è totalmente vera. Se ciò che conta nel mercato è solo la qualità del titolo, allora The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel III sarebbe spalla a spalla con Death Stranding, il gioco più atteso di questo fine 2019.
Dopo 2 eccezionali prequel diretti e altri 5 titoli ambientati nello stesso universo, Nihon Falcom riprende in mano la propria serie madre con l’intenzione di porre fine all’epopea dei suoi leggendari eroi. E con 2 anni di ritardo anche noi occidentali possiamo finalmente godere di The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel III, titolo che consideriamo picco creativo assoluto di una sviluppatrice che, nella sua nicchia, ha sempre sfornato piccole – e grandi – gemme.
Come avrete inteso dall’introduzione, questa recensione avrà note principalmente positive. Tuttavia la natura “budget” del gioco e la sua peculiare posizione nella serie portano con sé qualche difetto che vogliamo evidenziare immediatamente. Innanzitutto, pur essendo arrivato da noi nel 2019, The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel III non è un titolo che vanta un comparto grafico all’altezza di tanti rivali, Persona e Dragon Quest su tutti. Il titolo non è sgradevole da vedere, tutt’altro, ma se c’è un campo in cui ci piacerebbe vedere Falcom crescere è proprio la presentazione dei propri titoli. Altro ostacolo verso il pieno apprezzamento del gioco è la sua natura di epilogo, o almeno di prima parte dell’epilogo, di una serie composta da 7 titoli, che raccontano 3 diversi archi narrativi. Per quanto non riteniamo questo un difetto, per motivi che esporremo in seguito, è innegabile che per giocare a Trails of Cold Steel III sia consigliato perlomeno recuperare i primi due Cold Steel, in modo da vivere la saga di Erebonia e della Classe 7. Iniziare da questo terzo capitolo non è sconsigliato, è proprio puramente impossibile se si vuole apprezzare la componente narrativa, che pur non essendo l’unico punto forte del gioco, è parte dell’anima che lo rende uno dei migliori, se non il migliore, JRPG della generazione attuale.
Tolti il metaforico sassolino dalla scarpa, passiamo a parlare direttamente della già citata anima dell’ultimo titolo di Nihon Falcom. The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel III narra le vicende di Rean Schwarzer, eroe della guerra civile Ereboniana alle prese con la sua nuova vita da insegnante nella branca secondaria della scuola militare nella quale è cresciuto. Il titolo, pur avendo un time skip rispetto all’epilogo di Cold Steel II, si pone come suo seguito diretto, andando ad affrontare tanti temi rimasti in sospeso e utilizzando molti personaggi dei due episodi precedenti. Dove però questo terzo capitolo si differenzia è nel ruolo in cui pone tutti i personaggi, coinvolti assieme anche a parecchi nuovi arrivati in una narrazione che assottiglia estremamente la linea che divide personaggi principali e secondari. Questo sia a livello di trama che nel gameplay, infatti i personaggi utilizzabili in The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel III sono innumerevoli, e i loro ruoli nella storia tanto importanti e approfonditi da non poter essere considerati propriamente personaggi secondari.
Ed è proprio nei personaggi che The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel III trova il suo maggior punto di forza. Se già il primo capitolo proponeva una scrittura molto personale, che permetteva di far crescere i membri della Classe VII in modo verosimile e soddisfacente, questo seguito perfeziona la formula già consolidata in Cold Steel portando a una narrativa che intreccia le storie di decine di personaggi incredibilmente senza che nessuno di loro abbia una psicologia abbozzata o incoerente. Per quanto la trama non sia priva di colpi di scena e abbia un ritmo praticamente perfetto, sono i meravigliosi personaggi e la loro caratterizzazione a elevare il titolo. In questo aspetto entra in gioco tuttavia il difetto di cui vi abbiamo già parlato: per quanto i personaggi nuovi siano convincenti e carismatici quanto i vecchi, con speciale menzione per Musse, i protagonisti dei precedenti Legend of Heroes giocano un ruolo chiave in The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel III, quindi senza conoscerli ci si potrebbe perdere l’emozione di alcuni momenti di interazione. Di contro, grazie al suo immenso world building, Trails of Cold Steel III è un titolo in grado di donare una soddisfazione che cresce più lo si conosce. Rivedere i personaggi dei giochi passati ritornare in gioco e sapere di più delle loro vite è divertente e gratificante per chi ha passato ore in loro compagnia. Non neghiamo che rivedendo personaggi come Laura, Oliver o altri che preferiamo non anticipare, ci si è un po’ stretto il cuore.
Fortunatamente ad accompagnare il formidabile cast principale abbiamo un mondo meravigliosamente costruito, una trama che non smette mai di evolversi e un cast di personaggi secondari con più caratterizzazione di quanto spesso si riserva a quelli principali in altri titoli meno curati. Grazie a quest’ultimo pregio viene impreziosito il gameplay, dato che il giocatore è molto più invogliato a svolgere delle attività secondarie sapendo che includono delle mini-storie riguardanti personaggi che comunque sanno sempre dare qualcosa in più al gioco, che sia una missione a sfondo comico o un approfondimento su come la popolazione di erebonia ha vissuto eventi passati.
Ultimo, ma assolutamente non meno importante, il discorso gameplay. Il passato ci ha dimostrato che è possibile fare giochi con narrativa eccezionale e gameplay scarso, riuscendo comunque a rimanere nei cuori dei giocatori. Un buon esempio lo si può ritrovare nei titoli di Yoko Taro precedenti ad Automata. Tuttavia, Trails of Cold Steel III non sbaglia nemmeno il sistema di combattimento, e come i capitoli passati propone un sistema a turni molto complesso e gratificante. La principale forza di questo combat system è la stratificazione del sistema: durante il combattimento ci saranno tante armi a nostra disposizione, che potranno però addirittura rivoltarsi contro di noi. Il motivo per cui è così bello combattere in questo gioco, comunque, è che ognuna di questa meccaniche può essere sfruttata in diverse strategie. Che si voglia puntare sul glasscannon, sul manipolare i propri turni e quelli nemici per avere la combinazione perfetta di buff ambientali, o che si pensi a qualsiasi altro modo di combattere, il gioco permette di sperimentare senza mai perdere un ottimo livello di sfida, persino a difficoltà normale.
La quantità di contenuti offerta è semplicemente impressionante. Parliamo di un gioco che necessita di una sessantina di ore per essere completato, persino con “High speed mode” attiva, senza però mai avere la sensazione che il tutto si stia tirando per le lunghe. All’orizzonte c’è sempre contenuto valido: che siano gli eventi legame coi personaggi, le missioni secondarie, l’esplorazione delle zone di esercitazione o i minigiochi (tra cui un simil-Hearthstone molto carino), tutto è utile e tutto è divertente. Sottolineiamo anche come Falcom si sia finalmente alleggerita nella sua politica riguardante i cosmetici, prima riservati quasi esclusivamente a NG+ e DLC, ma ora ottenibili durante la campagna tramite esplorazione o altre attività secondarie.
Buona anche la musica, che pur non potendosi affiancare a titoli come Persona e o il fenomenale Shadowbringers rimane ottima per l’intera, lunga, avventura. Se proprio dobbiamo cercare il pelo nell’uovo, potremmo lamentare l’impossibilità di esplorare liberamente ogni zona del gioco e il fatto che il finale resti aperto in vista del prossimo capitolo, tuttavia troviamo che questi elementi siano più dei “prezzi” da pagare per avere la storia che Falcom vuole regalarci, più che dei veri e propri difetti, specie perchè comunque l’avventura è più che soddisfacente pur avendo un “to be continued” alla fine dei titoli di coda.
Trails of Cold Steel III, come i precedenti The Legend of Heroes, non lascerà il segno nel mercato. Non si tratta di un titolo che potrà avere la fortuna di far rinascere il brand come Persona 5 ha fatto due anni prima di lui. Tuttavia è un titolo semplicemente eccezionale, che a maggior ragione dovrebbe invogliare più gente a recuperare questa saga purtroppo così facilmente ignorata in occidente. In una generazione che, sul lungo andare, ha regalato grandi soddisfazioni per i fan dei JRPG, Trails of Cold Steel III entra in una speciale triade di capolavori che mostrano come il genere sia ancora in grado di dare esperienze irripetibili. Un titolo che, a distanza di anni dai tempi in cui Final Fantasy X ci fece innamorare del genere, ci ha ricordato perchè amiamo giocare ai JRPG. Purtroppo non è consigliato a chi non ha giocato i primi due Trails of Cold Steel, anche se tutto sommato portare la gente a recuperare (almeno) queste altre 2 perle non è un difetto imperdonabile.
Pro
- Sistema di combattimento stratificato e soddisfacente
- Personaggi e storia scritti magistralmente
- Alta qualità e quantità di contenuto
Contro
- Graficamente inferiore ai maggiori concorrenti
- Non adatto come punto d'ingresso nella serie