The Last Story – Recensione The Last Story
The Last Story, assieme a Xenoblade Chronicles e Pandora’s Tower, è uno dei famosi giochi di ruolo su Wii che, nonostante la loro ottima fattura, sono stati relegati per diverso tempo nel solo Giappone, per poi approdare, come esperimento, qui in Europa prima ancora che in America, dove il titolo deve ancora uscire. Uscito più di un anno fa, finalmente possiamo provarlo anche noi con le nostre mani e vedere come Sakaguchi, dopo l’abbandono della saga di Final Fantasy, abbia sviluppato la propria concezione degli rpg.
Io diventerò un cavaliere!
Protagonista del gioco è un giovane ragazzo di nome Zael (in originale Elza). Il Nostro ha perso i genitori da piccolo, e nonostante il suo sogno di diventare cavaliere, per sopravvivere è stato costretto ad unirsi ad una banda di mercenari. I suoi compagni sono principalmente tre: Dagran, il leader del gruppo che funge anche da fratello maggiore per Zael; Syrenne, ragazza ubriacona e dall’insulto facile ma in realtà molto dolce con gli amici; e Yurick, il più giovane dei quattro, piccolo mago con la fobia degli spettri e negato per i rapporti sociali.
Il gruppo di mercenari viene chiamato dal Conte Arganan per una importante missione da svolgere sull’isola Lazulis (anche se in originale il nome dell’isola è Ruli). Il loro incarico potrebbe essere l’occasione giusta per farsi conoscere, ma naturalmente non tutto va come si aspettano. E l’incontro tra Zael e Calista, nobile ragazza di Lazulis, sancirà una inaspettata svolta nel destino di tutti loro.
La trama è ben strutturata, piuttosto lineare e con la presenza di moltissimi intermezzi video, a volte forse anche invasivi, ma necessari per far conoscere i personaggi e gli eventi in tutte le loro sfaccettature. I dialoghi presenti, anche mentre si cammina, saranno infatti moltissimi e ci si metterà ben poco ad affezionarsi a tutti i png che ci seguiranno nelle nostre avventure. In molti considerano piena di clichè la storia di questo gioco, soprattutto in relazione alla storia d’amore tra i due protagonisti, ma in realtà, andando ad analizzare meglio quello che ci viene posto di fronte, noteremo che invece The Last Story tende a mostrarci un nuovo volto del gioco di ruolo, un volto in cui sono le relazioni tra i personaggi e la loro crescita interiore a farla da padrone, piuttosto che la salvaguardia del mondo con epiche battaglie, allo stesso modo di ciò che accadde con Neon Genesis Evangelion, dove le battaglie erano un semplice "contorno" alla vera storia: l’evoluzione interiore del protagonista.
La strategia è tutto
Nonostante il nome di Sakaguchi, questo titolo si discosta di molto dai jrpg classici a cui siamo abituati (ma negli ultimi tempi nemmeno tanto), ed è invece un interessantissimo ibrido tra un gioco di ruolo e un action. Il personaggio che controlliamo, Zael, avrà una visuale da dietro in terza persona, con possibilità di azioni come la corsa, mettersi in copertura dietro muri, detriti e quant’altro e saltarli, in linea con altri titoli come ad esempio Gears of War, noto sparatutto in esclusiva per Xbox360. Questo ci servirà per avere un effetto sorpresa durante le battaglie, punto focale del gioco. In questa recensione ci concentreremo infatti sul battle system, visto che le fasi di esplorazione in questo titolo sono piuttosto comuni alla tipologia di gioco che stiamo analizzando.
Durante le nostre scorribande controlleremo solo Zael (al quale, utilizzando speciali tinture, potremo anche personalizzare i colori dei vestiti), mentre gli altri 3 membri del party saranno diretti da una capace intelligenza artificiale. All’inizio di ogni battaglia, la prima cosa che vedremo sarà una visuale dall’alto, con la quale potremo studiare le posizioni e i punti deboli di tutti i nemici presenti, nonché la struttura del terreno, per elaborare la strategia di attacco migliore. Sì, perché cogliere gli avversari di sorpresa significherà fare rilevanti danni extra, sia andando ad attaccarli alle spalle (basta avvicinarci al nemico per far attaccare in automatico Zael con la sua spada), sia utilizzando il territorio per agevolare il nostro attacco. Per esempio un ponte pieno di nemici può essere bersagliato da una magia di Yurick per farlo crollare prima ancora che i nostri avversari si rendano conto di cosa stia succedendo, oppure si potrà utilizzare l’abilità con la balestra di Zael per attaccarli usando frecce e togliendo di mezzo i nemici più problematici (come ad esempio utilizzare le speciali frecce antimago contro i lanciatori di incantesimi avversari).
C’è da dire che nonostante i nostri attacchi, che possono essere automatici o manuali a nostra discrezione, la maggior parte dei danni provengono dalle magie, che però diversamente dagli altri videogiochi, richiedono un tempo incredibilmente lungo per essere castate. Oltretutto basterà il minimo attacco avversario al mago di turno per interrompere il suo tentativo di lanciare l’incantesimo. Per questo motivo The Last Story presenta un altro particolare aspetto: la Concentrazione. Zael acquisirà infatti uno speciale potere all’inizio del gioco, proveniente da una voce misteriosa. Attivando questo potere Zael attirerà su di sé l’attenzione dei nemici (visibile tramite una linea, che mostra l’obiettivo attuale degli avversari), che attaccheranno il nostro eroe senza badare ai suoi compagni. Questo avrà svariati effetti: non solo renderà i maghi liberi di pronunciare i loro incantesimi, ma impiegheranno la metà del tempo per farlo, e soprattutto darà a Zael il potere di "resuscitare" i compagni a terra che han terminato i punti vita. Ogni personaggio in ogni battaglia ha un totale di 5 "vite", il che rende il tutto abbastanza semplice, a eccezione di alcuni boss particolarmente ostici.
Questa unione di elementi molto particolari tra loro rende il titolo un ibrido di vari generi diversi, ma che nel loro insieme si sposano perfettamente dando vita ad una esperienza molto strategica e profonda. Nonostante ciò non ci verrà data una enorme libertà di movimento, la mancanza di una mappa o di un buon backtracking si fa sentire, anche se come già detto non si dovrebbe pensare a questo titolo come a un jrpg puro, ma almeno ci sono un buon numero di sidequest a variare la nostra avventura.
A grandi poteri si richiedono grandi console
The Last Story, graficamente, è senza dubbio eccelso. E questo è un punto forte ma anche un punto debole, a causa della console su cui si poggia. La Wii infatti, si sa, non è famosa per la potenza del suo lato tecnico, e un gioco come The Last Story che cerca di spremerla il più possibile, finisce, nonostante un risultato senz’altro apprezzabile, con il "cadere" su cose come cali di framerate piuttosto frequenti, o texture eccellenti in certi punti e orripilanti in altri, lasciando anche piuttosto perplessi sulla mancanza di coerenza grafica. Le melodie sono tutte di ottima composizione, soprattutto quella del combattimento finale, senza dimenticare il main theme, summa delle opere di Nobuo Uematsu. L’energia della polifonia mostrata dal compositore nipponico, supportato da Yoshitaka Suzuki (già autore delle OST per Final Fantasy XIII-2 e per gli ultimi capitoli di Metal Gear Solid) riesce a trasmettere la giusta carica durante la nostra esperienza videoludica, alternando, in maniera adeguata, momenti di grande tensione musicale ad altri rilassanti e flebili. Il doppiaggio inglese, come quello di Xenoblade, è di ottima fattura, anche se si fa sentire l’enorme mancanza del doppiaggio giapponese. Persino la longevità è un ibrido in questo titolo: si può completare in 20-30 ore, che sono meno rispetto a un jrpg, ma sono molte più rispetto a un titolo action. Tutte queste "incertezze" però non lasciano l’amaro in bocca: The Last Story è un grandissimo prodotto, l’unico problema è che non si sa precisamente in quale genere porlo.
In conclusione
The Last Story è un ibrido tra tanti generi, un qualcosa che può sembrare a primo acchito un esperimento, ma che invece, giocato per bene, si rivela essere uno connubio tra tanti modi diversi di giocare che insieme, come una melodia, accompagnano il giocatore verso un finale che forse giunge anche troppo presto rispetto a quando vorremmo. La sua grafica è eccezionale, ma allo stesso tempo sembra "incerta" a causa della scarsa potenza della Wii. Sakaguchi ha provato a raccontare qualcosa in maniera nuova, riuscendoci anche grazie all’accompagnamento sonoro del maestro Uematsu. Nonostante a volte i filmati siano troppi e troppo invasivi (ma in fondo nulla raggiungerà mai il modo in cui lo fa la saga di Metal Gear Solid), è senza ombra di dubbio uno di quei titoli che i possessori di Wii devono avere. The Last Story, insieme con Xenoblade Chronicles, si erge indubbiamente a killer application della Wii nonostante la console Nintendo sia oramai giunta al suo canto del cigno.